Docente di storia moderna all'Università di Cambridge (1927-40), poi rettore del Trinity College (1940-51), si dedicò inizialmente alla storia inglese del XIV secolo e dell'età degli Stuart, poi al Risorgimento italiano con una trilogia su Giuseppe Garibaldi. Dopo la prima guerra mondiale s'interessò all'Inghilterra del XIX secolo. La sua ultima opera significativa fu "English Social History A Survey of Six Centuries" (1942), un esame di sei secoli della storia britannica attraverso la ricostruzione delle relazioni umane nella loro globalità. Nelle sue opere lasciò ampio spazio alla narrazione e alla sottolineatura degli aspetti più umani degli eventi storici.
Dopo la laurea Trevelyan divenne docente dell'Università di Cambridge e lo rimase fino al 1903, quando decise di abbandonare la vita accademica per diventare uno scrittore a tempo pieno. Nel 1903 si trasferì infatti a Londra, dove riteneva di trovare un ambiente più stimolante e comprensivo rispetto a quello ipercritico di Cambridge. Nel 1904 completò il suo secondo libro “England under the Stuarts”.
Nel 1904 sposò Janet Penrose Ward, figlia della scrittrice Mary Augusta Humphry Ward e del giornalista Thomas Humphry Ward.[9] La coppia si trasferì a Cheyne Gardens, Chelsea (Londra). Ebbero tre figli, Mary Caroline (1905), Theo Macaulay (1906), che morì di appendicite all'età di 5 anni, e Charles Humphry (1909).
Tra il 1907 e il 1911 realizzò la sua trilogia su Giuseppe Garibaldi che gli procurò la reputazione di storico letterario fra i più notevoli della sua generazione. Appassionato dell'Italia e della storia italiana si dedicò infatti allo studio del Risorgimento italiano, pubblicando nel 1907"Garibaldi's defence of the Roman Republic" (1907; traduz. it. 1909),[10][11] nel 1909 "Garibaldi and the Thousand" (1909; traduz. it. 1910)[12] e nel 1911"Garibaldi and the making of Italy" (1911; traduz. it. 1913), per l'elaborazione delle quali si avvalse anche di preziosi consigli e primizie d'archivio che gli pervennero dal suo collega e amico lo storico pesarese Alessandro Luzio .[senza fonte]
In questa trilogia Trevelyan rappresentò Garibaldi come un eroe, poeta, patriota e uomo d'azione, che aveva creato la nazione italiana, ma allo stesso tempo aveva promosso la libertà, il progresso e la tolleranza, e vinto il dispotismo, reazionario e oscurantista, dell'impero austriaco e della monarchia borbonica. I tre volumi furono considerati notevoli per la loro vivida evocazione dei personaggi e del paesaggio, ma soprattutto per l'uso innovativo di fonti storiche orali e documentali.[6]
Prima guerra mondiale e anni '20
A causa della vista difettosa Trevelyan risultò inadatto per il servizio militare e pertanto, durante la prima guerra mondiale, comandò una unità di ambulanze della Croce Rossa Britannica sul fronte italiano, dove trascorse tre anni, (1915-18), trasportando i soldati feriti negli ospedali dietro le linee. Il 24 dicembre 1915 fu personalmente decorato da re Vittorio Emanuele III di Savoia con la Medaglia d'argento al Valor Militare presso il suo ospedale di Villa Trento di Dolegnano per un audace sgombero di feriti da un ospedaletto bersaglio del fuoco austriaco.[13][14] Dall'esperienza sul fronte italiano durante la guerra trasse il libro "Scenes from Italy's war" (1919; traduz. it. 1919).[15]
Nel 1920 vinse l'importante premio letterario 'James Tait Black Memorial Prize' per la biografia "Lord Grey of the Reform Bill" e nel 1923 pubblicò un'altra opera di argomento risorgimentale italiano, "Manin and the Venetian Revolution of 1848" (1923; traduz. it. 1926). Nel 1925 fu eletto membro della British Academy. Nel 1926 abbandonò il Partito Liberale per passare nelle file del Partito Conservatore. Contemporaneamente suo fratello Charles era diventato uno dei principali esponenti del Partito Laburista. Nello stesso anno pubblicò la grande "History of England", opera nella quale espose quelli che lui considerava gli elementi essenziali e l'identità nell'evoluzione dell'Inghilterra: il governo parlamentare, il ruolo fondamentale della legge, la tolleranza religiosa, la libertà dalle interferenza e dai coinvolgimenti continentali, l'orizzonte globale della supremazia marittima e dell'espansione imperiale.[6] Nel 1927 tornò nell'ambiente universitario per assumere una posizione come docente di storia moderna all'Università di Cambridge. Fra il 1930 e il 1934 pubblicò i tre volumi della monumentale opera sull'Inghilterra del XVIII secolo, "England under Queen Anne" (3 volumi, 1930-34), probabilmente la sua opera più importante e più completa sotto l'aspetto professionale.
Anni '30 e seconda guerra mondiale
Negli anni trenta Trevelyan si rese conto della pericolosità dell'ascesa di Adolf Hitler e della Germania nazista, ma, in quanto sostenitore di Stanley Baldwin e Neville Chamberlain, appoggiò la loro politica dell'appeasement. Comunque fu sempre certo che un'altra guerra con la Germania sarebbe stata inevitabile, e che, in qualunque modo fosse finita, tale conflitto avrebbe significato la fine del mondo come era stato fino ad allora.[16]
Nel 1938 scrisse il breve ma importantissimo saggio sullo spirito dei principi costituzionali inglesi, "The English Revolution 1688-89" (1938).
Nel 1940 fu nominato rettore del Trinity College, carica che manterrà fino al 1951, quando decise di ritirarsi.
Durante la seconda guerra mondiale Trevelyan fu attanagliato da un senso di disperazione e dal timore che il conflitto potesse determinare la caduta della civiltà europea. Durante il periodo bellico pubblicò "English Social History: A Survey of Six Centuries", (1942; traduz. it. 1948), con lo scopo di integrare, soprattutto dal punto di vista politico, la sua precedente "History of England". Negli ultimi anni del conflitto e anche durante i successivi anni di austerità, promossa dal governo di Clement Attlee, l'opera ottenne un successo sensazionale. Di fatto Trevelyan aveva saputo offrire, da esperto storico della nazione, un quadro di vita passata dell'Inghilterra tra l'ispirato e il nostalgico, che, in un presente di grande difficoltà, affascinò lettori di tutte le estrazioni sociali.[6]
George Macaulay Trevelyan morì nella sua casa di Cambridge il 20 luglio 1962.[19] La rivista “History Today” gli dedicò un necrologio che metteva in evidenza la sua rilevanza come storico, ma anche il suo valore dal punto di vista morale e sociale e il suo ruolo di primo piano nel mondo intellettuale inglese.[20]
Attività letteraria e ideali politici
La posizione sociale privilegiata, dovuta alla nascita in un contesto aristocratico, unita al talento, permisero a Trevelyan di formare le sue opinioni ed esprimere i suoi punti di vista senza timori, con indipendenza e in una situazione di sicurezza finanziaria. Già da giovane aveva deciso di scrivere storia alla grande maniera, producendo grandi libri su grandi soggetti, dedicati ad un pubblico colto.[6]
Convinto che la Storia fosse un elemento essenziale nella cultura di ogni nazione civile, decise di dedicarsi a studiare i fatti storici della sua epoca, qualche volta nella forma delle biografie di grandi uomini, qualche volta nella forma di storie narrative nazionali. Di indirizzo liberale, Trevelyan si dedicò prevalentemente a studîare la storia inglese e la storia italiana del Risorgimento. Di fatto, dai primi anni del 1900 fino agli anni cinquanta, Trevelyan occupò una posizione di primissimo piano nella vita pubblica ed intellettuale inglese.[6]
In realtà la storia inglese scritta da Trevelyan era impegnata e partigiana. Molti dei suoi scritti promossero il Partito Whig, che rivestì un ruolo importante nella politica britannica dal XVII secolo fino alla metà del XIX secolo, e il Partito Liberale, suo successore naturale. Trevelyan, conformemente agli ideali Whigs, era convinto che la gente comune avesse un effetto più positivo sulla storia che sui fatti reali e che un governo democratico avrebbe portato un progresso sociale costante.[5]
Per quanto riguarda la storia italiana nella prima metà del XX secolo fu il più autorevole ed ascoltato divulgatore del risorgimento italiano presso i lettori britannici, nonché, almeno negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, il più accreditato biografo straniero di Garibaldi.[21]
^Janet era un membro della famiglia di artisti e letterati Arnold: il poeta Matthew Arnold era suo prozio e il famoso teologo ed educatore Thomas Arnold era suo bisnonno.
^Nelson H. Grey, 'George Macaulay Trevelyan, Garibaldi's Defence of the Roman Republic (1907)' , in: "The American Historical Review", Vol. 14, (2008), pp. 134–136.
^ Francesco degli Azzoni Avogadro, L'Amico del Re - Il diario di guerra inedito dell'Aiutante di campo di Vittorio Emanuele III, collana Leggiamo la Grande Guerra, I, Gaspari editore, 2009, ISBN88-7541-177-8.