Figlio unico di Lucia Giannotti, sarta, e di Giovanni, chimico industriale ed appassionato fotografo dilettante, resta orfano del padre a nove anni. La madre investe tutti i propri guadagni nell'educazione del figlio che fin da adolescente mostra interesse per l'arte: inizia a studiare il violino, ma abbandona presto la musica per dedicarsi alla pittura e al disegno. Dopo gli studi superiori si iscrive all'Accademia Albertina, dove studia prospettiva, anatomia e composizione geometrica, sotto l'insegnamento di Giacomo Grosso. A seguire frequenta le lezioni di psichiatria e di antropologia criminale di Cesare Lombroso. Si appassiona alla fotografia e frequenta lo studio del pittore e fotografo Oreste Bertieri.
Nel 1895 lascia Torino per stabilirsi con la madre a Roma dove rimarrà tutta la vita.
Qui si avvicina alla nuova tecnica divisionista, diventandone promotore e trovando subito un buon seguito di allievi (tra loro Boccioni, Severini, Sironi). Nel 1904 in Campidoglio sposa Elisa Marcucci, anche lei sarta, conosciuta grazie all'amico Duilio Cambellotti. Dal matrimonio nascono due figlie, Luce Balla (Lucia) (1904-1994) ed Elica Balla (1914-1992).
La sua attività creativa è molto intensa nei primi anni dieci, ispirata dallo stile divisionista, ma a partire dal 1911 esprime nuovi interessi stilistici, entra in una nuova fase di ricerca pittorica tesa a rappresentare il dinamismo, il movimento; traccia su foglio o su tela linee di auto in corsa e altre figure in movimento.
Il Futurismo
Negli anni della prima guerra mondiale persegue l'idea di un'arte totale, definita Arte-azione futurista. Specialmente dopo il 1916, alla morte di Boccioni (a cui nel 1925 dedicherà l'opera Il pugno di Boccioni), è il protagonista indiscusso del movimento. Totalmente convertito al futurismo, vende tutte le proprie opere figurative all'asta e inizia a firmare le successive con lo pseudonimoFuturBalla.
Nel 1914 firma il manifesto futurista Le vêtement masculin futuriste a cui segue qualche mese dopo l'edizione italiana intitolata Il vestito antineutrale, pubblicazione corredata con figurini e modelli. È un invito ad adottare l'estetica futurista attraverso l'abbigliamento; teorizza e propone di sostituire il vecchio, cupo e soffocante abbigliamento maschile con uno più dinamico, più audace e variopinto, asimmetrico, che rompa con la tradizione e si adegui al concetto futurista di modernità e progresso; un abito che inoltre faccia riferimento alla guerra e renda l'uomo più aggressivo e festoso[3].
Sempre inseguendo l'estetica futurista, trasforma la propria abitazione decorando pareti e mobili in un tripudio di forme dai colori smaglianti[4].
Ancora nel 1914 realizza i fiori futuristi nel giardino di Casa Cuseni a Taormina; qui, insieme a Depero, è autore anche di molte decorazioni murali.
Nel 1915, ancora con Depero, firma il manifesto Ricostruzione futurista dell'Universo dove teorizza come il dinamismo pittorico e il dinamismo plastico ben si collegano alle parole in libertà e all'arte dei rumori:
«Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l'universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente[5]»
Inizia a lavorare sull'onomatopea, a comporre tavole parolibere e a progettare scenografie[6] mettendo in evidenza i collegamenti tra l'immagine e la dimensione fonetico-rumorista[7].
Dal manifesto scaturiscono le idee del "giocattolo futurista", del "paesaggio artificiale", dell'"animale metallico", del "vestito trasformabile", del "concerto plastico-motorumorista nello spazio", della "réclame fono-monoplastica".
Nel 1921 dipinge le pareti del Bal Tic Tac, locale di cabaret romano dove si suona Jazz; ambiente alla moda per tutti gli anni venti, poi decaduto e chiuso, è stato recentemente riscoperto durante la ristrutturazione di una palazzina sede della Banca d'Italia[9][10].
Nell'ambito della sua adesione al futurismo, che Balla porta avanti senza sosta, nel 1926 scolpisce una statuetta raffigurante Mussolini, con alla base la scritta: "Sono venuto a dare un governo all'Italia". L'opera sarà consegnata direttamente al duce. Negli anni trenta diventa l'artista del fascismo per eccellenza, apprezzatissimo dalla critica. Tra 1932 e 1935 realizza Marcia su Roma, dipinto realizzato sul retro di un'altra tela, "Velocità astratta" del 1913; l'opera mostra un richiamo a Il quarto stato di Pellizza da Volpedo.
Nel 1937 scrive una lettera al giornale Perseo: quindicinale di vita italiana con la quale si dichiara ormai estraneo alle attività futuriste:
«Avevo dedicato con fede sincera tutte le mie energie alle ricerche rinnovatrici, ma a un certo punto mi sono trovato insieme a individui opportunisti e arrivisti dalle tendenze più affaristiche che artistiche; e nella convinzione che l'arte pura è nell'assoluto realismo, senza il quale si cade in forme decorative ornamentali, perciò ho ripreso la mia arte di prima: interpretazione della realtà nuda e sana»
Da questo momento Balla viene accantonato dalla cultura ufficiale, sino alla rivalutazione delle sue opere, e di quelle futuriste in genere, avvenuta nel dopoguerra.
Il secondo dopoguerra
Nel 1949 alcune sue opere, tra cui il famoso dipinto "Dinamismo di un cane al guinzaglio" del 1912, vengono esposte al MoMa alla mostra: Twentieth-Century Italian Art[11].
Di lui hanno scritto alcuni storici dell'arte e artisti, fra questi:
«Fu Giacomo Balla, divenuto nostro maestro, che ci iniziò alla tecnica moderna del divisionismo senza tuttavia insegnarcene le regole fondamentali e scientifiche. Balla era un uomo di assoluta serietà, profondo, riflessivo e pittore nel più ampio senso della parola. [...] Fu una grande fortuna per noi di incontrare un tale uomo, la cui decisione decise forse di tutta la nostra carriera. L'atmosfera della pittura italiana era a quel momento la più fangosa e deleteria che si potesse immaginare; in un simile ambiente anche Raffaello sarebbe arrivato appena al quadro di genere!»
«Balla che sul tema del dinamismo meditava già da alcuni anni (il famoso Cane al guinzaglio è del 1912), va al di là di Boccioni: prescinde quasi totalmente dall'immagine visiva per dare l'immagine psicologica del moto. La sua ricerca è prevalentemente linguistica: mira a stabilire un codice di segni significanti velocità, dinamismo ecc. Sono concetti che interessano intensamente l'uomo moderno: concetti che vogliono essere espressi visivamente perché la percezione è più rapida della parola, e che non possono essere espressi tramite segni che implichino riferimenti alla natura, perché debbono esprimere qualcosa di non naturale, di realizzato mediante congegni meccanici.»
«La "solidificazione dell'Impressionismo" costituisce la base di sviluppo della pittura di Balla futurista: cioè il passaggio dalla suddivisione del pigmento colorato del divisionismo alla costruzione geometrica astratta - a sé stante - delle compenetrazioni iridescenti: n° 1, 2, 3 (1912). Questi studi, sembrano giganteschi fotogrammi captati nello spazio da un immaginario occhio catodico.»
^Bal Tic Tac (PDF), su bancaditalia.it. URL consultato il 14 gennaio 2020.
^Nel 2017 sono state riscoperte le pareti dipinte da Balla nella sala ora di proprietà della Banca d'Italia; è in corso il restauro per una sua futura apertura al pubblico. Cfr.: Riappare a Roma il Bal Tic Tac di Balla, su ansa.it. URL consultato il 10 gennaio 2020.
^Remo Taccani (a cura di), 50 anni d'arte a Milano. Dal divisionismo ad oggi, Vallardi, 1959, p. 15.
^ Gino Severini, Tutta la vita di un pittore, Garzanti, 1946.
^ Giulio Carlo Argan, L'arte moderna 1770 - 1970, Sansoni, 1970.
^ Enrico Prampolini, Prefazione, in Catalogo della Mostra "Futur. Balla 1912-20" alla Galleria d'Arte Contemporanea Lungarno delle Grazie, Firenze, 8 novembre 1952.
Bibliografia
(Elenco parziale)
Anna Barricelli, Balla, Roma, De Luca, 1965.
Giovanni Lista, Balla, catalogue général de l'œuvre, I, Modène, Edizioni della Galleria Fonte d'Abisso, 1982.