Nasce a Ponte Buggianese, in provincia di Pistoia, il 12 maggio 1940. Dopo essersi trasferito a Milano nel 1959, inizia a suonare in un gruppo, I Satelliti, che accompagna Ricky Gianco, e a comporre canzoni insieme a Gianco, che le incide; durante una serie di serate in Belgio ha modo di ascoltare una canzone di Salvatore Adamo (con cui si esibiscono in una manifestazione) che in quel periodo riscuote molto successo, Amour perdu. Ritornato in Italia, firma un contratto con la Vedette e incide la canzone del cantautore belga nel 1963 in un 45 giri inciso con lo pseudonimo Perry, con il titolo Perduto amor.
Con alcune modifiche alla musica, il brano viene firmato da Pieretti e Gianco. Il disco contiene sul lato B una canzone scritta dai due musicisti, Uno strano ragazzo, che è, dopo Coccinella di Ghigo Agosti, la prima canzone nella musica leggera italiana ad occuparsi di omosessualità. Dal secondo 45 giri in poi usa lo pseudonimo Gian Pieretti e comincia a far serate in proprio con un suo gruppo di accompagnamento, I Grifoni (che diventeranno, con qualche cambiamento nella formazione, i Quelli e, in seguito, la Premiata Forneria Marconi), con Roberto Frizzo alla chitarra (sostituito alla fine del 1965 da Giorgio Logiri). Questi primi singoli, a metà tra il beat ed il genere tipico dei cantautori, riscuotono un successo relativo: l'esplosione avviene nel 1966.
Il successo
Pochi mesi prima ha avuto successo, anche in Italia, Donovan: Pieretti scrive con Ricky Gianco una canzone che musicalmente si ispira alle melodie del cantore d'oltremanica e che nel titolo cita uno dei primi brani di Donovan, Catch the wind: la canzone, che diventerà un classico degli anni '60, è Il vento dell'est e porta per la prima volta il cantautore nelle posizioni alte dell'hit-parade. Pieretti ha inoltre modo di conoscere personalmente Donovan, ed è proprio lui a fare il suo nome al celebre scrittore Jack Kerouac che, dopo aver ascoltato la canzone, lo vuole accanto a sé per un breve ciclo di conferenze-esibizioni improvvisate tenute a Milano, Roma e Napoli nell'ottobre dello stesso anno: ciò gli conferisce una credibilità ed uno spessore che lo pongono in un'area colta del beat italiano.
L'anno dopo partecipa al Festival di Sanremo in coppia con Antoine con Pietre, ancora una volta scritta con Gianco: la canzone, costruita sulla falsariga di Rainy Day Women No. 12 & 35 di Bob Dylan (pubblicata pochi mesi prima in Blonde on Blonde), nell'esecuzione dell'autore pone in risalto l'aspetto di canzone di protesta, mentre la versione dell'artista francese (che risulterà essere alla fine dell'anno la più venduta) trasforma il brano in una sorta di marcetta commerciale.
Sul retro Pieretti riprende una canzone, Via con il tempo, che aveva scritto per i Quelli: la loro incisione era più vicina al beat, mentre quella di Pieretti si caratterizza per le sonorità folk. Il successo, comunque, fa sì che la Vedette gli consenta la pubblicazione di un album, Se vuoi un consiglio, che oltre a racchiudere quasi tutti i 45 giri pubblicati, contiene qualche brano inedito. Altro successo dell'anno è Julie 367.008, con la musica caratterizzata dall'uso del sitar: una curiosità legata a questo brano è che il numero citato è quello del telefono di Dori Ghezzi, all'epoca amica del cantante.
Nello stesso periodo Gian Pieretti scrive anche molte canzoni di successo per altri artisti: Nel ristorante di Alice, cantata dall'Equipe 84, è la più nota, ma ve ne sono anche molte altre meno conosciute ma altrettanto interessanti, come Miss Ann e Piove sul mondo per Rebecca e C, due canzoni acustiche basate su chitarra e flauto. Da ricordare anche Accidenti per Rocky Roberts e Il Supergruppo, che partecipa al Festival di Sanremo 1970 (e verrà incisa anche da Il Balletto di Bronzo), Ti voglio per Donatello, Un viaggio in Inghilterra per I Nuovi Angeli, che partecipa al Festival di Sanremo 1972 e Domani domani per Laura Luca (cantante da lui scoperta e prodotta), che partecipa al Festival di Sanremo 1978.
Il vestito rosa del mio amico Piero
I 45 giri successivi si allontanano sempre più dal beat per accostarsi decisamente allo stile dei cantautori, ma non riscuotono molto successo; ritorna anche nuovamente alla Vedette per un 45 giri, Motocross e Ho portato la mia vita fin qui, che passa inosservato. Nel 1973, però, la Ricordi gli fa pubblicare un concept album, Il vestito rosa del mio amico Piero, molto coraggioso: riprendendo le tematiche del 45 giri d'esordio, racconta la vicenda di un ragazzo omosessuale. Mai ristampato in Italia (è invece reperibile in CD in Giappone), è rimasto uno dei due album nella storia della canzone italiana ad affrontare questa tematica (l'altro è Come barchette in un tram di Alfredo Cohen, pubblicato comunque alcuni anni dopo). Ovviamente, a causa delle tematiche trattate, il disco non venne minimamente promosso e pubblicizzato e Pieretti non venne chiamato in nessuna trasmissione televisiva.
L'attività di produttore
L'insuccesso del disco precedente causa l'allontanamento di Pieretti dalla Ricordi ed il suo passaggio alla Dig-It: il cantautore ha conosciuto Ivan Graziani e con il musicista lavora ad un album, Cianfrusaglie, pubblicato nel 1975: nel disco Graziani suona la chitarra, il banjo e il flauto, compone alcune musiche (tra cui quella di Francesca no e Il viola) e canta nei cori. Il disco, che contiene anche una versione di Harvest di Neil Young (intitolata Canada e pubblicata anche su 45 giri), passa inosservato. Da questo momento Pieretti si allontana dall'attività di cantautore e si dedica alla composizione per altri artisti ed alla produzione (per la già citata Laura Luca).
Il ritorno in attività
Torna sul mercato solo nel 1989 con il disco Don Chisciotte che, pur non ottenendo successo di vendita, gli consente di riprendere l'attività dal vivo; viene inoltre chiamato come ospite in alcuni programmi di revival sugli anni 1960. Pubblica poi altri album, tra cui nel 1997 il live Caro Bob Dylan..., in cui propone anche una sua versione di Auschwitz di Francesco Guccini. Nel 1998 scrive e canta la sigla di apertura[2] de Il processo alla tappa durante il Giro d'Italia, condotto da Claudio Ferretti, prima edizione moderna del programma televisivo condotto negli anni Sessanta da Sergio Zavoli. Tale sigla risultava introvabile[3] fino al suo caricamento su YouTube[4].
Nel 2016 e nel 2017 lavora a un nuovo album, intitolato Nobel, dedicato al repertorio di Bob Dylan, di cui traduce in italiano alcune canzoni; il disco viene bloccato per qualche tempo per ragioni editoriali[9] e viene pubblicato nel 2019.
AA.VV., Enciclopedia del rock italiano, a cura di Gianluca Testani, Arcana Editrice, 2006, ISBN88-7966-422-0.
Umberto Bultrighini - Claudio Scarpa - Gene Guglielmi: Intervista approfondita di 8 pagine a Gian Pieretti effettuata da Claudio Scarpa e inserita nel libro “Al di qua, al di là del Beat” edito e pubblicato da Carabba Editore a luglio 2011 – 430 pagine.
Claudio Scarpa Intervista con Pieretti sul numero 2 della rivista/fanzine "Anni '60" nel 1987
Dizionario della canzone italiana", di Autori Vari (a cura di Gino Castaldo), ed. Curcio, 1990; alla voce Pieretti, Gian, di Nicola Sisto, pagg. 1339-1340,
Ursus (Salvo D'Urso) - Manifesto beat - Juke Box all'Idrogeno, Torino, 1990; alla voce Gian Pieretti, pagg. 99-100
Enciclopedia del Rock Italiano, a cura di Cesare Rizzi, Arcana Editrice, 1993; alla voce Gian Pieretti, pagg. 139-141