Fervente antifascista, con l'inizio della dittatura fascista diventa uno dei massimi dirigenti del PCI. Nel 1922 è membro di una delegazione che si reca a Mosca per il congresso dell'Internazionale Comunista, dove incontra Lenin. Nel 1923 è arrestato a Milano, nell'ambito della "battuta anticomunista" che porta all'arresto di molti quadri del partito, e rinchiuso nel carcere di San Vittore dove resterà per un anno. È ancora detenuto quando la sua compagna, Teresa Noce, dà alla luce il primogenito, cui viene imposto il nome augurale di Luigi Libero.[1] Nel 1926 emigra in Francia e diviene un quadro del Comintern e responsabile del Centro estero della FGCI (mentre Pietro Secchia era responsabile del Centro interno) e, in questa veste, trascorre vari mesi a Mosca come membro dell'Esecutivo dell'Internazionale giovanile comunista, partecipando al congresso di Lione; a Mosca ci va portando con sé il figlioletto di tre anni; qui incontra Stalin e tutti i vertici del Cremlino. Sul piano internazionale, si schiera a favore della linea del socialismo in un solo paese[2], mentre sul piano interno - sostenuto da Secchia - chiede di abbandonare la parola d'ordine dell'assemblea repubblicana, per sostituirla con quella del governo operaio e contadino.[3]
Nel 1933 è membro della commissione politica del Comintern e nel 1934 firma il patto di unità d'azione tra PCI e PSI. Nel 1936, insieme alla compagna, lascia la Francia per partecipare alla guerra civile spagnola nelle Brigate internazionali, guidate dal repubblicanoRandolfo Pacciardi in qualità di ispettore delle truppe repubblicane, col nome di battaglia Gallo; dapprima come membro del Comitato Organizzatore delle Brigate Internazionali, in seguito del Comitato Militare. L'8 dicembre 1936 diventa Commissario Politico della XII Brigata Internazionale, con la quale partecipa alla difesa di Madrid. Incarico che lascia un mese dopo, essendo stato nominato Commissario Ispettore Generale delle Brigate Internazionali. Carica che manterrà fino all'11 febbraio 1939 quando si allontana dalla Spagna con gli ultimi volontari. Dopo la sconfitta della Repubblica spagnola a opera del generale Francisco Franco, ritorna in Francia,[4] dove il governo Daladier lo fa internare in un campo di detenzione a Le Vernet.[5] Qui, tra gli altri, conosce Leo Valiani.
Nel 1947 pubblicherà a suo nome Un popolo alla macchia descrivendo tutta l'epopea resistenziale della quale era stato testimone, in realtà il libro fu scritto interamente da Guglielmo Peirce, all'epoca redattore capo della terza pagina de l'Unità[9].
Il secondo dopoguerra
Al V Congresso del PCI (dicembre 1945), tiene una relazione sulla prospettiva del 'partito unico della classe operaia' e subito dopo è eletto alla carica di vicesegretario. Dopo la guerra fa parte della Consulta nazionale e nel 1946 dell'Assemblea Costituente; viene poi eletto alla Camera dei deputati nelle liste del PCI e successivamente viene sempre rieletto. Come vicesegretario mantiene un profilo politico più simile a quello dell'amico Pietro Secchia, preferendo sempre, a differenza dell'impostazione di Togliatti, una linea d'azione più fondata sulla lotta e sulla mobilitazione delle masse anziché primariamente sull'azione politico-parlamentare. Ciò nonostante fu sempre avulso, come anche Secchia d'altronde, da tentazioni avventuristiche, estremistiche o dogmatiche, e si riconobbe sempre nella strategia politica togliattiana. Tra le diverse iniziative messe in campo, fu ideatore e direttore della rivista "Vie Nuove", strumento che voleva conciliare mezzi di comunicazione di massa, necessità di svago e cultura popolare con le finalità dell'approfondimento politico.
Nel 1953 ottenne l'annullamento del matrimonio a San Marino presentando un documento che conteneva una firma contraffatta della moglie Teresa Noce, che l'aveva lasciato a causa dei continui tradimenti. La stessa, nella propria autobiografia Rivoluzionaria professionale[10], riporterà di avere appreso questo fatto dalle pagine del Corriere della Sera, e che per lei rappresentò un evento «grave e doloroso più del carcere, più della deportazione». La sua decisione di rivolgersi alla Commissione Centrale di Controllo del PCI con l'intento di denunciare il comportamento di Longo fu considerata inopportuna da una parte del gruppo dirigente del Partito e questo determinò la sua esclusione dalla Direzione.
L'elezione a segretario del partito
Nel 1964, in seguito alla morte di Palmiro Togliatti, diventa segretario del PCI, dichiarando di essere "un segretario e non un capo". Tra i suoi primi atti in qualità di segretario, fa pubblicare "Il memoriale di Yalta", uno scritto considerato il testamento politico di Togliatti, altrimenti destinato a rimanere riservato.
In questa veste, egli prosegue la linea togliattiana nota come "via italiana al socialismo"; nel campo delle relazioni estere e del movimento comunista internazionale, sviluppa la tematica togliattiana del "policentrismo", tendendo a superare ogni tipo di subordinazione acritica e incondizionata del PCI a partiti o stati "guida", pur nell'ambito di un unico ed unito movimento internazionalista che, al di sopra delle particolarità e della diversità delle vie al socialismo per le diverse nazioni del mondo, si riconosca attorno a precisi principi teorici. Sostenne Alexander Dubček e la primavera di Praga, il movimento di riforma da questi diretto, vedendovi un'occasione di rafforzamento e insieme di rinnovamento della democrazia socialista. Col viaggio a Praga ai primi di maggio manifestò al Dubček la solidarietà dei comunisti italiani allo sviluppo del socialismo cecoslovacco. Dopo l'intervento del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia, Longo e il PCI espressero il loro "grave dissenso", dissociandosi dai sovietici. Questo fatto provocò risentimenti da parte del PCUS, partito che era sempre stato un fondamentale riferimento nella linea politica del PCI.
Sempre in ambito internazionale, si espresse per il superamento della logica dei blocchi contrapposti e per una politica di sicurezza collettiva europea. Favorì l'Ostpolitik di Brandt, vedendovi una politica di sicurezza, di coesistenza pacifica e di possibile avanzata per i partiti comunisti dell'Europa capitalistica. Sotto la sua segreteria il PCI mutò anche le sue opinioni nel campo dell'integrazione europea, considerata ora un'occasione per le forze di sinistra e socialiste europee per sviluppare linee strategiche e politiche comuni e per costruire un'Europa dei popoli, democratica, non fondata sui grandi poteri economici. L'attenzione internazionalistica di Longo si concentrò anche sulla necessità di aiutare e favorire i movimenti antimperialisti e anticolonialisti del Terzo Mondo e di coordinare le forze politiche antimperialiste del Mediterraneo per la riaffermazione della sovranità delle nazioni da ingerenze esterne.
Sotto la sua direzione nel PCI si polarizza lo scontro interno tra "amendoliani" e "ingraiani"; suo compito fu perciò di mediare tra le due ali del partito, valorizzandone da un lato alcuni elementi e temperandone dall'altro gli eccessi.
Il Sessantotto
Tentò di aprire un dialogo con il movimento del Sessantotto, ma il suo tentativo trovò resistenze anche nelle file dello stesso PCI. Nel maggio incontrò comunque un gruppo di studenti romani del movimento, sostenendo la necessità di ancorare le lotte studentesche alle lotte operaie. Colpito da ictus alla fine del 1968, sarà affiancato da Enrico Berlinguer come vicesegretario già nel febbraio 1969 e nel 1972 ne sostiene la candidatura a suo successore alla guida del partito. Da quell'anno, fino alla morte, viene nominato presidente onorario del PCI.
Nei confronti della politica della "Solidarietà nazionale" ha modo di esprimere obiezioni e contrarietà.
Morì il 16 ottobre a Roma[11].
Il ruolo nel partito
Luigi Longo era circondato nel suo ambito politico da un'aura di particolare autorevolezza derivatagli certamente dal ruolo di primo piano ricoperto durante la guerra di Spagna e nella Resistenza, ma soprattutto dalla sua statura intellettuale. Spesso veniva chiamato "Comandante Gallo", sebbene non tutti fossero abituati alle nomenclature rivoluzionarie. Si sapeva comunque che contava molto nel Partito in una linea gerarchica non corrispondente a quella ufficiale.
Così come Togliatti, Luigi Longo non frequentava il Transatlantico né dava troppa confidenza a persone estranee alla sua cerchia. Certamente Longo aveva un ruolo molto importante all'interno del gruppo parlamentare: come già nella fase Costituente, era lui a dare il via libera per manifestazioni di dissenso, corali, di cui governava anche l'intensità e la durata[12]. L'apporto ai dibattiti parlamentari non fu ininfluente: molti discorsi furono rivolti contro i governi e le maggioranze di centro-sinistra, in favore di una nuova maggioranza che includesse tutte le forze comuniste, socialiste e democratiche assieme ai laici e ai cattolici di sinistra per un governo in grado di avviare le riforme di struttura e l'applicazione della Costituzione.
Particolarmente sensibile alle necessità delle classi contadine e del mondo agrario (egli stesso proveniva da famiglia contadina), rimase famoso un suo intervento contro il dazio sul vino. Nella base del PCI aveva grandissima popolarità per lo stile modesto e fraterno con cui intratteneva rapporti anche con piccole sezioni e singoli militanti; questa popolarità ebbe peso rilevante per la sua elezione a segretario.
Opere
Gli inganni e le menzogne di "Giustizia e libertà", Parigi, Edizioni del P.C.d'I., 1931.
Il libro giallo della socialdemocrazia italiana, Paris, Edizioni di Stato operaio, 1933.
Un anno di guerra in Spagna, Parigi, Edizioni di coltura sociale, 1938.
Contro le provocazioni fasciste. Per l'ordine democratico, Roma, Società editrice l'Unità, 1945.
Ricostruire nella solidarietà nazionale, Roma, Società editrice l'Unità, 1945.
Un popolo alla macchia. Il diario, le memorie del grande combattente partigiano, Milano, A. Mondadori, 1947.
Sulla via dell'insurrezione nazionale, Roma, Edizioni di cultura sociale, 1954.
I giovani comunisti. Ambasciatori del futuro. XIV congresso nazionale della FGCI, Milano 23-26 giugno 1955, Roma, Gioventù nuova, 1955.
Le brigate internazionali in Spagna, Roma, Editori Riuniti, 1956.
Revisionismo nuovo e antico, Torino, Einaudi, 1957.
Lo statuto del Partito comunista italiano. Relazione all'VIII Congresso del PCI, Roma, Editori Riuniti, 1957.
Longo ai giovani. Lettera del segretario generale del PCI, Roma, Cronograph, 1960.
Le Brigate Internazionali, in Trent'anni di storia italiana, 1915-1945. Dall'antifascismo alla Resistenza, Torino, Einaudi, 1961.
Il miracolo economico e l'analisi marxista, con Gino Longo, Roma, Editori Riuniti, 1962.
Gramsci oggi, Roma, Editori Riuniti, 1967.
Sui fatti di Cecoslovacchia, Roma, Editori Riuniti, 1968.
L'unità del movimento operaio, con Enrico Berlinguer, Roma, Editori Riuniti, 1968.
Un'alternativa per uscire dalla crisi, Roma, Editori Riuniti, 1969.
La Conferenza di Mosca, con Enrico Berlinguer, Roma, Editori Riuniti, 1969.
La politica comunista, con Enrico Berlinguer, Roma, Editori Riuniti, 1969.
Tra reazione e rivoluzione. Ricordi e riflessioni sui primi anni di vita del PCI, con Carlo Salinari, Milano, Edizioni del Calendario, 1972.
I centri dirigenti del PCI nella Resistenza, a cura di, Roma, Editori Riuniti, 1973.
Chi ha tradito la Resistenza, Roma, Editori Riuniti, 1975.
Dal socialfascismo alla guerra di Spagna. Ricordi e riflessioni di un militante comunista, con Carlo Salinari, Milano, Teti, 1976.
Continuità della Resistenza, Torino, Einaudi, 1977.
Opinione sulla Cina. Dalle polemiche sul revisionismo al dopo-Mao, Milano, La pietra, 1977.
La nostra parte. Scritti scelti 1921-1980, Roma, Editori Riuniti, 1984. ISBN 88-359-2737-4.
«Per i meriti ottenuti nel corso della lotta al nazifascismo, e per il contributo dato allo sviluppo dei rapporti italo-jugoslavi.» — Belgrado, 11 marzo 1980
^Umberto Terracini nel febbraio del 1923, scrisse in una lettera "Il governo fascista ha aperto la grande battuta anticomunista da tempo preannunciata. Nello spazio di una settimana la polizia ha arrestato oltre 5000 compagni...". Arrigo Cervetto, Il primo processo al Partito Comunista d'Italia in Lotta comunista n. 92, aprile 1978. Reperibile in Marxists Internet Archive
^La linea del 'socialismo in un solo paese' sostenuta da Stalin, si contrapponeva a quella della rivoluzione permanente propugnata da Trotsky
^«Luigi Longo fu il vero protagonista della svolta estremistico-stalinista del 1929.» Franco Livorsi, Tra estremismo e stalinismo. Luigi Longo e la «svolta», in Il Calendario del Popolo, vol. 47, nn. 547 e 548, Milano, Nicola Teti Editore, ottobre e novembre 1991.
^L'esodo dal territorio spagnolo dei combattenti repubblicani antifascisti è chiamato la Retirada.
^Cfr. p.es. la biografia Treccani citata nei collegamenti esterni
^Commissione di Roma, ordinanza del 20.4.1942 contro Luigi Longo ("Attività comunista in Italia e all'estero. Commissario generale delle Brigate internazionali in Spagna"). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1467
^Luigi Longo, I centri dirigenti del PCI nella Resistenza, Editori Riuniti, Roma, 1973, p. 38
Aldo Agosti, Storia del Partito comunista italiano: 1921-1991, Roma - Bari, Laterza, 1999. ISBN 88-420-5965-X.
Giorgio Galli, Storia del partito comunista italiano, Milano, Il Formichiere, 1976.
Carlo Galluzzi, Togliatti, Longo, Berlinguer, Milano, Sperling & Kupfer, 1989.
Alexander Höbel, Il Pci di Luigi Longo (1964-1969), prefazione di Francesco Barbagallo, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 2010.
Alexander Höbel, Luigi Longo, una vita partigiana (1900-1945), prefazione di Aldo Agosti, Roma, Carocci, 2013
Luigi Longo, La nostra parte, scritti scelti a cura di Renzo Martinelli, Roma, Editori Riuniti, 1984.
Mauro Maggiorani e Paolo Ferrari (a cura di), L'Europa da Togliatti a Berlinguer, testimonianze e documenti, 1945-1984, postfazione di Giorgio Napolitano, Bologna, Il mulino, 2005.
Renzo Martinelli, Storia del Partito comunista italiano, VI. Il "Partito nuovo" dalla Liberazione al 18 aprile, Torino, Einaudi, 1995. ISBN 88-06-13877-4.
Renzo Martinelli, Giovanni Gozzini, Storia del Partito comunista italiano, VII. Dall'attentato a Togliatti all'VIII Congresso, Torino, Einaudi, 1998
Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, 5 voll., Torino, Einaudi, 1967-1975.