Il clima di monte Cavo è tipico delle zone appenniniche di bassa e media montagna, risentendo in parte dell'azione mitigratrice del vicino Mar Tirreno. Gli inverni sono mediamente freddi, con minime che a volte scendono sotto lo zero. Le nevicate sono possibili, sebbene poco abbondanti e con scarsa durata del manto nevoso al suolo. Nel febbraio 2012, tuttavia, l'accumulo ha superato il metro di altezza. Le estati sono fresche e gradevoli, senza particolari eccessi di calura.
Storia
Iuppiter Latiaris e la via sacra
Il mons Albanus, ossia monte Albano o monte di Alba, fu sede di un abitato protostorico latino sviluppatosi nell'età del bronzo finale e nella prima età del ferro (XII-VIII secolo a.C.), i cui resti archeologici sono stati riconosciuti solo nel 1977. Il nome attuale deriva dalla vicina città latina di Cabum, corrispondente a Rocca di Papa, ed è stato preceduto dalle versioni monte Gabo e monte Gavo da cui l'odierno oronimo di monte Cavo.
Fu una montagna sacra per i popoli preromani del Lazio, e successivamente anche per i Romani, poiché vi sorgeva il tempio di Iuppiter Latiaris, una delle più ambite mete di pellegrinaggio per i popoli latini e nei secoli di dominazione romana. Il percorso, che partiva dall'Urbe, si diramava per oltre 30 chilometri, passando per il Lago di Nemi, ove si adorava Diana Nemorensis ("Diana del bosco sacro"), dea della Caccia, per poi raggiungere la base della montagna, dalla quale iniziava una strada lastricata in basalto, detta appunto via sacra o via trionfale, che con un percorso di 6 km, ottimamente conservatosi finora, giungeva al tempio.
Fu Tarquinio Prisco che fissò un tempio comune ai Latini, agli Ernici ed ai Volsci sul monte Albano, dove ogni anno si sarebbero celebrate feste in onore di Iuppiter Latiaris. Inoltre Giove Laziale conferiva il potere a chi veniva eletto a capo della confederazione latina, il dictator latinus. Sul mons Albanus, tra gennaio e marzo, si svolgevano le Feriae latinae. I Consoli appena insediati dovevano sacrificare a Giove Laziale e indire le "ferie latine".[1] Quando il console otteneva una vittoria in guerra doveva anche celebrare il trionfo sul monte Albano.
Nel 1890 però il ministero non rinnovò il contratto, lasciando che la struttura fosse adibita ad albergo, che ospitò tra gli altri: Umberto di Savoia[non chiaro], Armando Diaz (che soggiornò nel paese e venne ricordato con una lapide commemorativa posta dinanzi l'abitazione), il re d'InghilterraEdoardo VIII con sua moglie Wallis Simpson, e la scrittrice svedese Amelie Posse Brazdova che me descrive il soggiorno nel V° capitolo del libro Roman Round About.
Oggi la struttura è in stato di abbandono.
Le testimonianze
Sono molti i personaggi che dal XVIII secolo in poi hanno lasciato la loro testimonianza, e hanno colto fonte di ispirazione, dalla bellezza del panorama.
Papa Pio II inoltre, centinaia di anni prima, nel 1463, scrisse nei suoi Commentarii di aver visto persino il monte Amiata.
Telecomunicazioni
Monte Cavo è un importante centro di trasmissioneradio-televisiva, essendo il principale sito laziale in termini di popolazione raggiunta, avendo un'esposizione favorevole sulla capitale e sull'entroterra romano, in un raggio utile che va da Ladispoli sino a Latina. Vi sono installati decine di ripetitori radio tra network locali e di rilievo nazionale, e stessa cosa vale per le trasmissioni televisive, con tralicci e pannelli trasmittenti orientati sia verso il territorio di Roma che verso l'Agro Pontino.
Nel periodo estivo, grazie ai fenomeni propagativi, i segnali provenienti da monte Cavo possono essere ascoltati sulle coste della Sardegna orientale (lo dimostrano peraltro gli esperimenti eseguiti negli anni trenta da Guglielmo Marconi e collegamenti effettuati tramite ripetitori ad uso amatoriale qui presenti), nonché in alcune vallate della Calabria e della Sicilia.
È stato usato anche come parte del sistema di telecomunicazione troposcatterACE High della NATO.
Negli ultimi anni la presenza massiccia di trasmettitori televisivi sulla sommità del monte ha provocato le proteste della popolazione preoccupata per i possibili effetti derivati dall'elettrosmog[3], mentre i tradizionalisti pagani romani ritengono la presenza delle antenne una profanazione di quello che per loro è ancora un luogo sacro e ne chiedono la rimozione[4].
Recentemente, a seguito della variazione del piano regionale delle frequenze, è stato stabilito che circa metà degli impianti dovranno essere spostati altrove, ma provvedimenti definitivi in tal senso non hanno ancora avuto luogo[5].
Galleria d'immagini
Il monte Cavo come appare oggi
Panorama dei laghi di Nemi ed Albano dal monte Cavo; in primo piano al centro il monte Gentile, sullo sfondo Vallericcia