Papa Alessandro VII
Alessandro VII, nato Fabio Chigi (Siena, 13 febbraio 1599 – Roma, 22 maggio 1667), è stato il 237º papa della Chiesa cattolica dal 7 aprile 1655 alla sua morte. BiografiaFabio Chigi nacque a Siena dal conte Flavio Chigi Ardenghesca e da Laura Marsigli, settimo di undici figli. I Chigi erano una nota famiglia di banchieri toscani; suo padre era discendente di Agostino Chigi e nipote di Papa Paolo V. Fabio ricevette un'ottima istruzione da un precettore privato, sotto la supervisione della madre. Poi studiò all'Università di Siena, dove conseguì tre lauree (la prima in utroque iure, poi in filosofia e in teologia)[2], conseguendo un vasto sapere che spaziava dalla letteratura alla filosofia, dalla storia locale all'architettura. Fin da giovane mostrò spiccate doti religiose e letterarie, essendo descritto come austero e zelante nella fede. Dopo la laurea, conseguita nel 1626, si trasferì a Roma, dove avviò la carriera nella Curia (dicembre 1626). A Roma Fabio Chigi ebbe modo di conoscere alcuni tra i migliori intellettuali dell'epoca, tra cui Celso Cittadini e Giovanni Battista Borghese (circa 1554/55 – 1609). Frequentò le accademie dei Lincei, dei Virtuosi e degli Umoristi e personaggi quali Agostino Mascardi e Giovanni Ciampoli[2]. Iniziò la carriera diplomatica nel 1629, inviato da Urbano VIII come vice legato di Giulio Cesare Sacchetti a Ferrara; seguirono le sedi di Malta (dove svolse l'incarico di inquisitore) e Colonia. Nel dicembre 1634 fu ordinato sacerdote. Nominato vescovo di Nardò, rimase nella diocesi fino al 1639, quando fu nominato nunzio straordinario a Colonia. Il Chigi rappresentò la Santa Sede alle trattative di pace tra le potenze coinvolte nella Guerra dei Trent'anni, che portarono ai Trattati di Westfalia. Davanti ai monarchi europei espresse apertamente le proprie opinioni contrarie alle modalità del trattato e si rifiutò di firmarlo, in quanto contrario agli interessi della Chiesa[2]. Creato cardinale nel concistoro del 19 febbraio 1652, papa Innocenzo X lo nominò Segretario di Stato. Fabio Chigi fu autore di una raccolta di poesie in latino, Philomathi Musae iuveniles. Furono date alle stampe a Colonia nel 1645 e poi a Parigi nel 1656 sotto il titolo di Philomathi Labores Juveniles. Cronologia incarichi
Il conclave del 1655Fabio Chigi fu eletto pontefice in Palazzo Vaticano il 7 aprile 1655 e fu consacrato il 18 aprile dal cardinale Giangiacomo Teodoro Trivulzio. Il conclave si aprì il 18 gennaio; all'ultima votazione parteciparono 64 cardinali. Durato più di tre mesi, fu il conclave più lungo degli ultimi cento anni. I cardinali formarono quattro gruppi: uno guidato da Francesco Barberini, poi i due tradizionali gruppi: spagnolo (guidato da Carlo di Ferdinando de' Medici, cardinale decano) e francese (condotto da Rinaldo d'Este) e infine un gruppo di cardinali indipendenti (cioè non legati ad alcun monarca), guidato da Decio Azzolini. Inizialmente prevalse il partito spagnolo, perché più numeroso ed attivo e composto da cardinali appartenenti a famiglie potenti (come quelle dei Medici, dei Colonna, dei Carafa, dei Capponi, dei Trivulzio). Spagna e Francia si scontrarono sulla nomina di Giulio Cesare Sacchetti: voluto dai francesi fu bloccato dagli spagnoli, che opposero il veto. Lo stallo tra le due potenze perdurò per molte settimane, finché il gruppo dei cardinali indipendenti si schierò per Fabio Chigi, risultando decisivo per la sua elezione. Probabilmente il nuovo papa assunse il nome pontificale di Alessandro dietro suggerimento del cardinale Barberini (determinante per la sua elezione), che gli suggerì di ispirarsi a Papa Alessandro III (1159-1181). Il pontificatoCuria romana
Relazioni con le istituzioni della ChiesaDecisioni generali ecclesiasticheSubito dopo la propria elezione, il 14 maggio 1655 Alessandro VII indisse un giubileo universale per un saggio governo (costituzione apostolica Unigenitus). Un secondo giubileo fu proclamato il 21 luglio 1656 per invocare il soccorso divino (costituzione E Suprema); un terzo, con le stesse intenzioni, fu indetto il 26 febbraio 1663[4]. Una delle prime decisioni del nuovo pontefice fu quella di abolire i privilegi dei familiari degli stessi pontefici. Alessandro VII vietò ai parenti persino di fargli visita a Roma; ma nel concistoro del 24 aprile 1656, annunciò che il fratello e i nipoti lo avrebbero raggiunto a Roma per assisterlo. Nel 1655 assegnò al Magister Sacri Palatii, il prelato che aveva il compito di espungere dai libri le parti non conformi alla dottrina cattolica, il grado di uditore di Rota. Con la costituzione Cum inter coeteras (15 giugno 1659) il pontefice istituì il Collegio dei referendari della Segnatura. La carica di referendario di Segnatura costituì, a partire da quell'epoca, il primo gradino della prelatura da cui si ascende ai gradi superiori[5]. Nel 1662 Alessandro VII stabilì che, prima della nomina, i vicari dovessero sottoporsi ad un esame tenuto alla presenza di tre esaminatori (prelati superiori). Inoltre stabilì l'obbligo della laurea in diritto civile e canonico per accedere alla prelatura. Curia romana
Ordini e Istituti religiosi
Riformò le costituzioni dell'Ordine (breve In suprema, 19 aprile 1666), ponendo fine a dispute che si trascinavano da decenni e che avevano diviso l'Ordine. Il pontefice unificò la disciplina, salvo il conferimento di una certa autonomia alla Stretta Osservanza[8].
Trasferì la sede del capitolo generale dell'Ordine da Milano a Roma.
Ricostituì la congregazione delle scuole pie dell'Ordine (breve Dudum del 24 gennaio 1656).
Confermò i privilegi accordati dal predecessore Alessandro VI (1492-1503). Approvazioni
SoppressioniNel 1656 soppresse l'ordine dei crocigeri a causa della rilassatezza dei loro costumi. Relazioni con le Chiese orientaliNel 1661 Alessandro VII indirizzò una lettera allo scià di Persia Abbas II e al Patriarca di Babilonia dei Caldei Shimun XII, assicurando l'aiuto del vescovo latino di Ispahan in favore dei cattolici caldei sudditi del monarca persiano. Missioni
Decisioni in materia dottrinale
Alessandro VII ribadì la condanna del giansenismo, in continuità con i suoi predecessori Urbano VIII (bolla In eminenti) ed Innocenzo X (bolla Cum occasione). Firmò la bolla Ad sacram beati Petri sedem sulle cinque proposizioni eretiche contenute nell'Augustinus di Giansenio (16 ottobre 1656). Successivamente l'assemblea generale del clero francese, con l'approvazione del pontefice e di re Luigi XIV, approvò un formulario di sottomissione. Però la decisione non sortì gli effetti sperati. Nove anni dopo la prima bolla il pontefice intervenne nuovamente: con la Regiminis Apostolici (15 febbraio 1665) ordinò al clero francese di riconoscere la condanna. Il 18 gennaio 1667 il pontefice denunciò cinque vescovi che non si erano uniformati alla condanna pontificia.
Nel 1665, con la bolla Cum ad aures il pontefice condannò gli orientamenti gallicani della Sorbona e del Parlamento di Parigi[9].
L'8 dicembre 1661 il pontefice pubblicò la costituzione apostolica Sollicitudo omnium con la quale rinnovò i decreti di Sisto IV, Paolo V e Gregorio XV, già favorevoli al riconoscimento dell'immacolata concezione come dogma di fede[9]. I Domenicani, dal canto loro, fecero osservare al pontefice il fatto che l'Immacolata Concezione fosse già un'acquisizione di tutta la cristianità, una tradizione che si protraeva da secoli senza bisogno di una proclamazione ufficiale come dogma. Decisioni in materia liturgica
Rispondendo a una richiesta dei missionari gesuiti impegnati in Cina, Alessandro VII approvò il loro operato (decreto del 23 marzo 1656). Con la bolla Super Cathedram Principis Apostolorum (9 settembre 1659) dispensò per un settennio il clero cinese dalla lettura di parte della liturgia delle ore in latino, che venne sostituita da preghiere in cinese (testo online).
Rispondendo a una richiesta dei Cistercensi sulla regola dell'astinenza alimentare, il pontefice confermò la decisione del predecessore Sisto IV (1471-1484) secondo la quale l'astinenza dalla carne non è parte essenziale della regola monastica (novembre 1657). La controversia però continuò negli anni successivi, finché il 26 gennaio 1662 il pontefice convocò l'Ordine cistercense a Roma. Nel 1666 il pontefice permise all'ordine di consumare carne tre volte alla settimana[10].
Nel 1660 Alessandro VII proibì la pubblicazione del Liber Diurnus Romanorum Pontificum, una raccolta di atti pontifici redatti nella Cancelleria della Curia romana dal V all'XI secolo[11]. Nel 1661 il pontefice proibì la traduzione del Messale Romano in francese. Decisioni in materia moraleNel corso del XVII secolo si sviluppò un vasto dibattito dottrinale in materia di teologia morale[12]. Si scontrarono due correnti: una fu definita probabilista mentre l'altra fu chiamata “rigorista”. Il perdurare di tale antagonismo rese necessario l'intervento della Santa Sede. Il 24 settembre 1665 il pontefice autorizzò un decreto del Sant'Uffizio in cui si dichiaravano contrarie alla morale cattolica 45 proposizioni (senza comunque fare cenno agli autori)[13]. Tra esse, la n. 14 veniva condannata sancendo che non è sufficiente un mero atto di contrizione per lucrare l'indulgenza plenaria. Il pontefice confermò che è obbligatoria la confessione, anche se il fedele si è macchiato solamente di peccati veniali. Provvedimenti verso gli ebreiAlessandro VII emanò quattro atti pubblici (tra bolle e costituzioni apostoliche) diretti agli ebrei[16]: Verbi aeterni (1657) che specificò l'applicazione del “diritto di gazagà” ai cristiani neofiti; Ad ea per quae Christi (1658), espressamente dedicata al “diritto di gazagà”, ovvero alle restrizioni imposte agli ebrei abitanti nel ghetto; Ad apostolicae dignitatis (1662), che ratificò il concordato tra il collegio dei neofiti e il Collegio Germanico-Ungarico; Illius, qui illuminant (1663), sui privilegi concessi ai neofiti figli di genitori ebrei. Relazioni con i monarchi europeiRelazioni con il Sacro Romano ImperoDurante il pontificato di Alessandro VII divenne imperatore Leopoldo I d'Asburgo, salito al trono nel 1658. Leopoldo I condusse una guerra contro l'Impero ottomano attraverso la quale arrestò l'espansione dei Turchi in Europa. Relazioni con la FranciaLa Francia considerò Alessandro VII un papa “spagnolo” e mantenne con la Santa Sede rapporti distaccati. Il cardinale Giulio Mazzarino, ministro del re, convinse re Luigi XIV a non inviare l'usuale ambasciata di obbedienza ad Alessandro VII e, finché fu in vita, impedì la nomina di un ambasciatore francese a Roma, facendo gestire gli affari diplomatici dai cardinali protettori, in genere nemici personali del Papa. Al conclave che lo vide eletto, Alessandro VII era stato sostenuto dal cardinale Jean-François Paul dei Gondi di Retz, arcivescovo di Parigi in esilio a Roma dal 1654. Il ministro del re, Mazzarino, che l'aveva espulso dalla Francia, morì nel 1661, ma il cardinale di Retz non poté essere reintegrato nella sede di Parigi a causa, questa volta, del diniego del re che lo considerò un cospiratore. Nel 1662 Luigi XIV impose al cardinale di rinunciare alla carica e indicò al suo posto un prelato a lui fedele, Pierre de Marca. Avuta notizia dell'accaduto, Luigi XIV ordinò il rientro a Parigi del suo ambasciatore ed intimò al nunzio Celio Piccolomini di lasciare la capitale francese: si giunse quasi alla rottura diplomatica. Da parte sua, il parlamento di Aix-en-Provence decise l'annessione di Avignone alla Francia. Successivamente le due parti raggiunsero un accordo, che fu siglato il 12 febbraio 1664 a Pisa. Il legato pontificio, cardinale Flavio Chigi, dovette scusarsi pubblicamente con Luigi XIV (29 luglio 1664); il governatore di Roma dovette recarsi a Parigi per fornire spiegazioni sull'accaduto; la Guardia córsa venne sciolta. Dopo tutto ciò il re di Francia restituì Avignone allo Stato Pontificio. Relazioni con altri monarchi
Relazioni con gli altri Stati italianiLa Repubblica di Venezia permise ai Gesuiti di fare ritorno nel suo territorio (erano stati espulsi nel 1606). In cambio ottenne dalla Santa Sede il sostegno finanziario per continuare la guerra contro i Turchi per la difesa dell'isola di Creta. Opere realizzate a RomaL'opera più imponente realizzata da Alessandro VII fu il colonnato di San Pietro, commissionato a Gian Lorenzo Bernini[18]. All'interno della Basilica di San Pietro il pontefice fece realizzare, una composizione che racchiudesse e proteggesse la Cattedra di San Pietro, una nuova “cattedra” per alloggiarvi la sedia gestatoria, trono mobile considerato il simbolo della successione apostolica. Il Bernini fu incaricato dei lavori. La cattedra, in bronzo, fu collocata nella nicchia al centro del coro di San Pietro.[19] Alessandro VII poi sistemò alcune piazze monumentali di Roma: piazza del Popolo, piazza della Minerva (innalzamento dell'obelisco) e la piazza antistante il Collegio Romano[20]. Il pontefice inoltre fece realizzare un nuovo fabbricato accanto al palazzo del Quirinale (la “Manica Lunga”) e ordinò il rimaneggiamento della Scala Regia del Palazzo Apostolico. Inoltre restaurò o rinnovò la Basilica di Santa Maria del Popolo, con nuove decorazioni eseguite dal Bernini, la Basilica di Sant'Andrea della Valle, la Chiesa di Santa Maria della Pace, dove i lavori furono eseguiti da Pietro da Cortona. Sempre al Papa si devono gli scavi e restauri che interessarono la Piramide Cestia,[21] e portarono all'apertura di un ingresso nella piramide dove fu scoperta la camera sepolcrale, e il Pantheon; qui, dopo aver fatto demolire l'arco trionfale di epoca romana che chiudeva la piazza del Pantheon perché fatiscente,[22] ripristinò l'imponente colonnato del portico.[21] Alessandro VII fu il primo pontefice a soggiornare regolarmente, una volta in primavera e una volta in autunno, nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo[23]. L'epidemia di peste del 1656 colpì anche Roma. Alessandro VII agì con molta determinazione per contenere il contagio: promulgò un giubileo universale, non imponendo (secondo il costume) processioni, visitazioni di basiliche, né digiuni, «per non disporre i corpi al malore col men salutifero pasto…». Ordinò inoltre la chiusura dei tribunali, dei collegi e, più in generale, di tutti i luoghi di assembramento, chiese e cappelle comprese. Case e quartieri contagiati vennero posti in quarantena. Il papa inoltre creò una Congregazione della Sanità, addetta ad allestire lazzaretti per il ricovero dei malati, sospetti o conclamati. Fu così che nel 1657 si riuscì a debellare il terribile flagello. Nel 1661, quando Ariccia passò dal dominio dei Savelli a quello dei Chigi, Alessandro si impegnò in un importante intervento di restauro del borgo, avvalendosi della preziosa collaborazione del Bernini e del suo giovane assistente Carlo Fontana. Di particolare interesse furono il progetto di restauro del palazzo e la creazione della Collegiata di Santa Maria dell'Assunta. Patrono di arti e scienzeAlessandro VII incoraggiò l'architettura e le arti in genere, divenendo uno dei pontefici più attivi nel compiere il rinnovamento della città di Roma, e a lui si devono molte delle opere in stile barocco della città eterna. Oltre al Bernini, Alessandro VII fu committente di opere di Pietro da Cortona, Claudio Lorenese, Carlo Maratta, Giovanni Francesco Grimaldi e Pierre Mignard. Nominò patrono delle arti l'abate Ferdinando Ughelli. Il pontefice fondò la biblioteca dell'Università di Roma La Sapienza. Fu inaugurata nel 1670 con il nome di Biblioteca Alessandrina[24]. Morte e sepolturaAlessandro VII, afflitto da marzo 1667 da gravi problemi di salute, morì a Roma il 22 maggio 1667. Diocesi erette da Alessandro VIINuove diocesi e vicariati apostolici
Concistori per la creazione di nuovi cardinaliPapa Alessandro VII durante il suo pontificato ha creato 38 cardinali nel corso di sei distinti concistori. Inoltre nominò il fratello Mario comandante delle guardie papali di Roma; il figlio di Mario, Flavio Chigi, fu nominato cardinale da Alessandro VII nel 1657. Durante il suo pontificato l'amministrazione venne messa ampiamente nelle mani dei suoi parenti e il nepotismo divenne ammantato di lusso, come non mai nel periodo dei papati barocchi: egli diede loro gli incarichi civili ed ecclesiastici più remunerativi nonché palazzi e proprietà principesche. Beatificazioni e canonizzazioni del pontificatoAlessandro VII canonizzò cinque beati, di cui tre per equipollenza, e proclamò beati quattro Servi di Dio. Inoltre il pontefice fece includere il nome del beato Raimondo Nonnato (proclamato santo nel 1669) nel Martirologio Romano. Diede inizio a una pratica poi confermata dai suoi successori, ovvero quella di solennizzare nella Basilica Vaticana le beatificazioni dei Servi di Dio[25]. Genealogia episcopale e successione apostolicaLa genealogia episcopale è:
La successione apostolica è:
OnorificenzeAlbero genealogico
Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
Collegamenti esterni
Information related to Papa Alessandro VII |