Papa Giovanni XI
Giovanni XI (Roma, tra il 907 e il 910 – Roma, dicembre 935/inizi del 936) è stato il 125º papa della Chiesa cattolica dal 931 al 935. BiografiaOrigini familiari e carriera ecclesiasticaL'identificazione del padre di Giovanni XI è discussa. Sua madre era sicuramente Marozia, la donna più potente di Roma. Ufficialmente Giovanni era figlio di Alberico I di Spoleto (conte dei Marsi, marchese di Toscana e Camerino e duca di Spoleto)[1], il primo marito di Marozia. Secondo Liutprando, invece, suo padre fu papa Sergio III: (LA)
«Quo mortuo, ipsius Marotiae filium Johannem nomine, quem ex Sergio papa meretrix ipsa genuerat, papam constituunt.» (IT)
«Morto costui [papa Giovanni X], eleggono papa lo stesso figlio di Marozia[2], di nome Giovanni, che proprio quella meretrice aveva generato da papa Sergio (III).» Anche il Liber Pontificalis attribuisce la paternità a papa Sergio III: "Johannes, natione Romanus ex patre Sergio papa"[3]. La relazione tra Sergio e Marozia, quindi, fu intrattenuta tra il 907 e il 910[4], anni in cui Marozia ha dato alla luce Giovanni.[5] Ferdinand Gregorovius[6], Ernst Dümmler , Thomas Greenwood (Cathedra Petri: A Political History of the Great Latin Patriarchate), Philip Schaff e Rudolf Baxmann[7] sono d'accordo con Liutprando nell'indicare papa Sergio III come vero padre di Giovanni XI. Se questo fosse vero, allora Giovanni XI sarebbe l'unico figlio illegittimo conosciuto di un papa divenuto papa egli stesso. D'altra parte H. Mann[8] Reginald L. Poole[9], Peter Llewelyn, Karl Josef von Hefele, August Friedrich Gfrörer[10], Ludovico Antonio Muratori e Francis Patrick Kenrick[11] ritengono che il padre di Papa Giovanni XI fosse Alberico I di Spoleto. È dunque comprensibile che gli storici e i biografi dei papi d'epoca successiva a quella di Liutpando, quali l'umanista Platina, e storici contemporanei come Claudio Rendina e il tedesco Franz Xaver Seppelt sostengano l'ipotesi di Liutprando e del Liber Pontificalis. Il Seppelt, in particolare (citato dal Rendina, p. 320), afferma che "Il maldicente Liutprando non costituisce l'unica fonte sui natali illegittimi del nuovo papa, per cui questa illegittimità può essere ammessa con una certa fondatezza"[12]. In conclusione, mentre la maternità di Marozia appaia certa e confermata da tutte le fonti, la paternità rimane incerta e le opinioni sono tuttora discordanti. In ogni caso, è accertato che Giovanni rimase orfano di padre nel suo primo anno di vita. Dal matrimonio con Alberico Marozia ebbe altri figli, ma riservò a Giovanni la carriera ecclesiastica, facendogli percorrere le tappe necessarie per diventare pontefice mentre sedevano sul soglio pontificio Leone VI e Stefano VII. L'ultima tappa prima dell'elezione papale fu la nomina a cardinale presbitero di Santa Maria in Trastevere (data sconosciuta). Il pontificato (931-935)ElezioneQuando Stefano VII morì, nel marzo del 931[13], Giovanni era cardinale prete di Santa Maria in Trastevere[5], e dunque salì al soglio di Pietro quando aveva tra i 21 e i 24 anni. Giovane e inesperto, per i primi due anni di pontificato, ossia finché Marozia ebbe il potere assoluto su Roma, Giovanni rimase totalmente succube della volontà della madre e del fratello Alberico[14]. Come i suoi due predecessori, Giovanni non prese parte al governo della città, essendo il potere temporale nelle mani della madre. Il colpo di stato di AlbericoRimasta vedova per la seconda volta, nel 932 Marozia celebrò un terzo matrimonio con il Re d'Italia Ugo di Provenza, che era però suo cognato, in quanto fratello del defunto secondo marito di lei Guido di Toscana[15]. Giovanni, come papa e figlio della sposa, non ebbe ovviamente problemi a superare le norme del diritto canonico al riguardo, che avrebbero dovuto impedire il matrimonio incestuoso tra congiunti, ma Ugo preferì non correre rischi e inventò una diversa ascendenza sia per Guido che per l'altro fratello Lamberto[16]. Giunto a Roma, il matrimonio fu celebrato in Castel Sant'Angelo[15]. Gregorovius ritiene plausibile che fosse proprio Giovanni ad officiare e benedire le nozze: «Ugo adesso era messo dentro al Castel Sant'Angelo, vi celebrava il suo matrimonio con Marozia e può darsi che il figlio di lei, Giovanni XI papa, lo benedicesse.» Le ambizioni di Marozia cominciarono a suscitare invidie e malumori nell'aristocrazia romana[5], ma colui che concretamente scompaginò i suoi piani fu un suo familiare, addirittura un suo figlio: il già citato Alberico[17][18]. Egli aveva in qualche modo celato la sua ambizione di sostituire la madre come signore de facto di Roma. L'occasione gli si presentò durante il ricevimento di nozze di Marozia con Ugo di Provenza. Alberico fu costretto dalla madre a fare il paggio; per sbaglio (o apposta) versò un po' d'acqua sulle mani del re, il quale ricambiò con un sonoro schiaffo sulla guancia di Alberico. Un simile insulto ai romani da parte di un barbaro (Ugo apparteneva alla dinastica franca dei Bosonidi) era un insulto a Roma: il popolo afferrò le armi e, sotto la guida di Alberico, assaltò Castel Sant'Angelo. Ugo fuggì di notte da Roma senza scorta e ritornò nelle sue terre[19]. Subito dopo la presa del potere, Alberico rinchiuse la madre in convento e si autoproclamò senator, patricius et princeps Romanorum. Quanto a Giovanni, fu confinato nella residenza pontificia del Palazzo del Laterano[18][20]. Da quel momento in poi, lo stesso Alberico controllò interamente Roma, papato compreso, per più di due decenni. Sotto l'autocrazia di AlbericoIl Piazzoni scrive che «[Giovanni] da allora e solo per qualche anno (morì venticinquenne) esercitò il suo ministero praticamente agli arresti domiciliari nel Laterano e limitandosi ad attività liturgiche e religiose». È dello stesso parere il Ferdinand Gregorovius[21]. Il pontificato di Giovanni fu segnato dal sostegno all'intronizzazione di Teofilatto, giovane figlio dell'imperatore bizantino Romano I Lecapeno, sul seggio del Patriarcato di Costantinopoli. Nel 931 Giovanni XI conferì a Oddone, abate del monastero di Cluny in Borgogna, un privilegio che sarà fondamentale per la rinascita spirituale dell'XI secolo: la protezione diretta della Santa Sede sul monastero francese e la possibilità di aggregare monasteri al "monastero madre"[5][22]. Quest'atto escludeva l'interferenza di principi e del vescovo locale nella vita della comunità, rendendo Cluny una sorta di enclave papale in terra francese. Ciò permise ai monaci cluniacensi di operare indisturbati nella diffusione dei loro ideali comunitari e delle virtù che si prefissero di raggiungere. Creazione di cardinaliDurante il suo pontificato Giovanni XI creò un solo cardinale: Leone,[23] che diventerà suo successore nel gennaio del 936 col nome di Leone VII. Documenti del pontificatoNon è possibile fissare una data esatta dei documenti di Giovanni; ma si possono ugualmente citare i più importanti:
MorteNel dicembre del 935[20] (o al più tardi agli inizi del 936[5][13][21]) Giovanni XI morì all'improvviso,[5] dopo essere vissuto per cinque oscuri anni sotto lo sguardo vigile del fratello.[21] È sepolto in San Giovanni in Laterano.[20][24] Note
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