Monte San Giovanni in Sabina
Monte San Giovanni in Sabina è un comune italiano di 641 abitanti della provincia di Rieti nel Lazio. Geografia fisicaTerritorioMonte San Giovanni in Sabina sorge a 728 metri di altezza sul livello del mare, su un costone dei monti Sabini. Nella parte meridionale del territorio comunale si trova la cima sui 961 m s.l.m. del Colle Pozzoneve. ClimaClassificazione climatica: zona E, 2690 GR/G StoriaMonte San Giovanni, di origine medievale, fu per molto tempo dominio degli Orsini del ramo di Monterotondo, finché nel XVII secolo passò alla diretta giurisdizione della Camera Apostolica.[4] Il castello (chiamato localmente anche Capo Sabina) aveva una forma circolare, andata in gran parte perduta a causa delle demolizioni di numerose abitazioni, resesi necessarie per la pestilenza del 1650 ed anche per i gravi danni procurati da un terremoto agli inizi del Settecento. Una piccola torre ed il massiccio mastio quadrato testimoniano ancora oggi la presenza dell’antico maniero medievale. I fatti di sangue del Venerdì Santo 1944Il macabro eccidio avvenne il Venerdì Santo in San Michele Arcangelo del Tancia, frazione di Monte San Giovanni in Sabina. La popolazione buona, caritatevole, ospitale s’era sempre mantenuta fuori di ogni contesa, seppur nelle alture circostanti si fossero rifugiati non pochi partigiani. Il comando germanico locale, dal canto suo, lamentava alle autorità italiane ripetuti fatti d'arme millantando il barbaro assassinio di un ufficiale. Per tutta risposta, il prefetto di Rieti per fronteggiare e rastrellare eventuali ribelli guidò lui stesso (alla testa di un manipolo di repubblichini del reatino) i guastatori tedeschi nella località interessata. Arrivarono in mattinata, quando gli uomini e qualche ragazzo si erano prudentemente allontanati alla vista del contingente, timorosi di deportazioni. Restavano tuttavia le donne ad accudire i lavori di casa e i bambini a pascere i greggi. I guastatori con violenze e maltrattamenti presero queste persone, sospingendole verso la cappella di S. Angelo, da dove dovevano assistere alla distruzione delle loro case e armenti. L’incendio fu sistematico e completo, niente fu risparmiato, gli armenti bruciati od uccisi; si sparava anche ai cani e ai gatti. Intanto le famiglie non si smarriscono, entrano in cappella e si stringono a pregare intorno all’altare; passano così tutta la giornata, quando verso le quattro e mezzo del pomeriggio, i carnefici li strappano con violenza brutale dalla cappella portandoli fuori di un centinaio di metri. Giunti in uno spiazzaletto prospiciente la fontana del paese, lì vennero sospinti e obbligati a saltare la spinosa siepe con nuovi generi di brutalità e tormenti. Un ragazzetto che tentò la fuga, fu colpito con una fucilata e cadde una trentina di metri più in là, gli altri tutti barbaramente e brutalmente mitragliati sullo stesso posto con diniego di sepoltura. I caduti, in numero di quindici, erano quattro mamme (una incinta di sette mesi), una bambina di due anni, due bambini di quattro e due di sei, un bambino di nove anni e una bambina di undici, una giovane di diciotto e la zia, più un vecchio infermo di ottantaquattro anni. I tedeschi nei giorni seguenti andavano e ritornavano da trionfatori, sparando e asportando tutte le bestie che potevano trovare. Intanto i pochi superstiti, rinvenuti gli uccisi per iniziativa propria, con terrore e tremore, alla chetichella di notte per non essere sorpresi dai militi germanici, trasportarono i morti nella cappella, dove furono sepolti parecchi giorni dopo in stato di avanzata putrefazione.[5] I nomi e l'età delle persone trucidate:
Luoghi d'interesse
SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[6] AmministrazioneNel 1923 passa dalla provincia di Perugia in Umbria, alla provincia di Roma nel Lazio, e nel 1927, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando venne istituita la provincia di Rieti, Monte San Giovanni Sabino passa a quella di Rieti.
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Note
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