Il Moscato di Scanzo è un vinoDOCG, un Moscato passito a bacca nera, la cui produzione è consentita solo nella zona collinare del comune di Scanzorosciate, in Provincia di Bergamo[2], ed unicamente con uve dell'omonimo vitigno Moscato di Scanzo. È definito vino di meditazione: da gustare con lentezza cogliendone tutte le sfumature. L’uva coltivata appartiene alla numerosa famiglia dei moscati. I vitigni di questo gruppo sono accomunati dal fatto di essere aromatici, cioè portano con sé un inconfondibile bagaglio di profumi che si ritrovano poi nel vino. Essendo questo un vino passito l'uva viene torchiata e lasciata appassire: questo processo serve da un lato, ad aumentare gli zuccheri negli acini, dall’altro a iniziare una trasformazione di alcuni composti che daranno al vino la sua tipicità.[3]
Il Moscato di Scanzo è un prodotto così importante che annualmente si organizza, nel mese di settembre, "La festa del Moscato di Scanzo", in cui le aziende agricole del territorio sono organizzate in stand, dove i visitatori possono procedere con le degustazioni. Nel 2020 la festa non è stata svolta per via dell'emergenza sanitaria Covid, ma si sono programmati comunque quattro weekend in cui le aziende e i ristoranti del territorio hanno proposto i loro prodotti a chilometro zero, comportando un meritevole successo.[4]
Comprende la sola zona collinare del comune di Scanzorosciate in provincia di Bergamo. Ad oggi solo 31 ettari sono vitati a Moscato di Scanzo, rendendolo una tra le più piccole DOCG d'Italia.
Le vie di riferimento nel paese sono Via Fanti, Via Forni, confine comunale a nord e ad est, confine comunale a sud fino alla Via Piave, (località Negrone), via Polcarezzo, Via IV Novembre, P.zza Caslini, Via F. Martinengo.
Informazioni sulla zona geografica
Si tratta di una piccola zona collinare con pendenze che vanno dal 50 al 100%. Inoltre il terreno è molto superficiale con un substrato di marna dal colore grigio-azzurra (localmente denominata “Sass de luna”), che si aggrega in grossi noduli calcarei resistenti persino alle trivelle. Col tempo essa si sbriciola, venendo esposta al sole e a intemperie, dando così origine ad un'alta mineralità del terreno.[5] Non è conosciuta l’origine del nome, anche se già nei primi dell’800 i cavatori bergamaschi erano soliti chiamarlo così: forse per il suo colore simile alla luna piena.[6]
Il clima è tipicamente mediterraneo capace quindi di garantire una buona maturazione delle uve.[1]
Caratteristiche colturali ed attitudini produttive
Vigoria: alta
Fertilità e produzione: bassa fertilità delle gemme anche di quelle basali. Produzione discreta ma incostante.
Grappolo e acino a maturità: grappolo medio, alato piuttosto spargolo, di forma allungata, piramidale. Acino medio, ovoidale, di sezione circolare regolare, buccia pruinosa di colore blu nero regolarmente distribuito..
Sensibilità ad avversità e fitopatie: abbastanza sensibile alla peronospora e ai marciumi, in particolare alla botrite a causa della buccia estremamente sottile. Non manifesta problemi per l’oidio. Sensibile al disseccamento del rachide, alla carenza di magnesio e potassio.
Allevamento e potatura: si può adattare a forme di allevamento tipo guyot con fittezze medio-alte.[7]
Storia
La prima testimonianza "scritta" della presenza di questo vino giunge a noi l'8 giugno 1347 quando Alberico da Rosciate (divenuto ora, con Simone da Scanzo, il simbolo rappresentativo di questo vino) lasciava a Jonolo da Priatini un'indefinita quantità di Moscato prodotto in terra bergamasca. Riapparve successivamente grazie alle "Effemeridi" di Donato Calvi nelle quali venne citato l'episodio risalente al 1398 in cui i Guelfi si impossessarono di 42 carri di Moscato Rosso di Scanzo.
La tradizione lo fa risalire all'epoca degli Atestini. Rosciate o Rosate, come scrive il Capitano di Venezia Giovanni Da Lezze, deriva dall'unione del greco "Ros" (grappoli o fascio di uva), con il celtico "ate", che significa villaggio. Da qui "Rosate" oggi Rosciate.[1]
Lunga è la storia di questo vino che può vantare anche il fatto di essere stato dono prezioso del grande architetto Giacomo Quarenghi alla zarina Caterina II di Russia. Infatti in quei tempi la Russia era alleata con l'Inghilterra contro Napoleone, per cui gli inglesi venivano comunemente alla corte dove Quarenghi si recava per viaggio con le bottiglie del Moscato di Scanzo. Da qui conquistò velocemente quote del mercato londinese; furono proprio i Londinesi a trasformarlo in delizioso passito, spinti dalla voglia di creare un nuovo sherry di uva. Si dice che nel Settecento fosse il vino più caro al mondo, quotato alla borsa di Londra.[8]. Ancora oggi Buckingham Palace si rifornisce di questo passito.
Riguardo a certe tradizioni antiche dei contadini di Scanzo, è curioso sapere che in occasione di un matrimonio e per augurare fortuna e prole, i genitori dello sposo offrivano alla sposa che entrava nella nuova casa, un bicchiere di Moscato di Scanzo, su un vassoio con delle focaccine salate.
Un altro aneddoto: i bambini, dopo aver ricevuto la Prima Comunione, si recavano in corteo o in Comune o in Parrocchia, dove veniva offerto per la prima volta un bicchiere di vino moscato, prodotto in bianco (serviva per la messa) e biscotti appena sfornati. Era la prima occasione per poter degustare un vino dolce e mai provato, con cui si dava l'idea di stare diventando grandi.[8]
Tecniche di produzione
Sono esclusi i terreni di pianura che sono eccessivamente umidi o poco soleggiati. I nuovi impianti e i reimpianti devono presentare una densità di almeno 3 000 ceppi/ha; sono consentite solo le forme di allevamento già usate nella zona: spalliera semplice, pergola unilaterale, a tetto inclinato e casarsa; è vietata ogni pratica di forzatura e qualsiasi tipo di irrigazione. Le operazioni di appassimento, vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento devono essere effettuate nel territorio del comune di Scanzorosciate in modo da assicurare il mantenimento delle sue caratteristiche; l'appassimento dell'uva deve protrarsi per almeno 21 giorni e fino al raggiungimento di un tenore zuccherino di almeno 280 g/l; inoltre deve essere sottoposto ad invecchiamento di almeno ventiquattro mesi a partire dal 1º novembre successivo alla vendemmia.[1]
La vendemmia di questo vino avviene in un periodo successivo rispetto a quella delle altre tipologie.
Le uve vengono attentamente selezionate e si calcola che ogni ettaro produca al massimo 6 tonnellate di uva. Quest'ultima viene fatta appassire per circa 40 giorni in apposite stanze molto aerate, ma soprattutto asciutte.
Successivamente troviamo la fase della pigiatura attraverso la quale si ottiene un mosto carico di zuccheri ed aromi. La pigiatura rappresenta una delle fasi più importanti e delicate in quanto è in questo passaggio che si deve ottenere l'equilibrio giusto tra alcool e zuccheri rimasti, non compromettendone i profumi.
Segue una fase di macerazione della durata massima di 5 giorni; fasi successive sono la svinatura ed il travaso in una vasca differente. Si procede poi alla fase finale della fermentazione dove il mosto precedentemente ottenuto viene posto in recipienti di acciaio inox o vetro. Dopo tale pratica si svolge la chiarificazione, il travaso e l'affinamento.
Infine il vino viene posto ad invecchiamento per la durata di circa due anni dalla vendemmia; avviene così il termine del processo con l'imbottigliamento che può essere lasciato maturare per il tempo desiderato.
Il Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo
Il Consorzio di Tutela nasce nel dicembre del 1993 dalla trasformazione dell'Associazione Produttori Moscato di Scanzo, fondata nel dicembre 1982.
Il primo obiettivo del neo costituito Consorzio fu l'ottenimento di una Denominazione non associata al Valcalepio; il fatto si concretizzò con il D.M. del 17 aprile 2002, con il quale veniva istituita la nuova Denominazione: “Moscato di Scanzo Doc” o “Scanzo Doc”.
Ma la particolarità e l'unicità del Moscato di Scanzo richiedevano una superiore denominazione. Il 12 febbraio 2009, il Ministero alle Politiche Agricole, sentito il parere del Comitato Nazionale Vini, accoglieva la richiesta del Consorzio di Tutela, attribuendo al Moscato di Scanzo la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (Docg), divenendo in tal modo la prima e unica Docg di Bergamo e la quinta della Regione Lombardia.
Il Moscato di Scanzo è stato riconosciuto come Docg con D.M del 28 aprile 2009, pertanto con la produzione anno 2007 si è potuto utilizzare il riconoscimento Docg garante della tutela e della qualità del prodotto.
Nel 2015 venne inaugurata una nuova sede del Consorzio. Viene denominato “il Salotto” la sala principale, in onore di due personaggi che si sono impegnati attivamente nella diffusione della storia relativa al Moscato di Scanzo: l’avvocato Paolo Beninelli e l’architetto Corrado Fumagalli. La sala delle degustazioni è stata dedicata invece a Gino Veronelli, in quanto ha saputo amare il Moscato di Scanzo, la cui dedizione, infatti, ha permesso di ottenere la denominazione di origine certificata. L’architetto Massimiliano Mandarini realizzò al meglio questo salotto che si sviluppa su due piani e che attraverso tecniche e spunti differenti ha creato questo luogo tanto lussuoso quanto informale. L’antico si è unito al contemporaneo attraverso diversi scenari di luci e forme.[9]
Oggi il Consorzio Tutela Moscato di Scanzo è impegnato attivamente per la sua valorizzazione, divulgazione e promozione attraverso azioni dalle molteplici sfaccettature.[10]
Attualmente la presidente è Francesca Pagnoncelli Folcieri e la vicepresidente Ippolita Lucchetti.[11]
sapore: dolce, gradevole, armonico, con leggero retrogusto di mandorla; dal sentore di prugna, rosa canina, salvia sclarea e sottobosco. Già da giovane presenta note terziarie come tabacco e cioccolato che si evolvono e si amplificano con l’invecchiamento.
Ottimo anche l'abbinamento con cioccolato fondente, max 70% di cacao.
Si abbina inoltre a dolci da forno a pasta lievitata. È ottimo con i classici dolci natalizi, quali panettone e pandoro, magari farciti con zabaione o crema. Perfetto anche con la panna cotta ai frutti di bosco.
^abHome Page | Moscato di Scanzo, su www.consorziomoscatodiscanzo.it. URL consultato il 19 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 18 agosto 2016).