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Moscato di Scanzo

Scanzo o Moscato di Scanzo
Dettagli
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneLombardia
Resa (uva/ettaro)7,0 t
Resa massima dell'uva30,0%
Titolo alcolometrico
naturale dell'uva
12,0%
Titolo alcolometrico
minimo del vino
17,0% di cui almeno 14% svolto
Estratto secco
netto minimo
24,0 g/l
Riconoscimento
TipoDOCG
Istituito con
decreto del
28/04/2009  
Gazzetta Ufficiale deln. 114 del 19.05.2009
Vitigni con cui è consentito produrlo
MiPAAF - Disciplinari di produzione vini[1]

Il Moscato di Scanzo è un vino DOCG, un Moscato passito a bacca nera, la cui produzione è consentita solo nella zona collinare del comune di Scanzorosciate, in Provincia di Bergamo[2], ed unicamente con uve dell'omonimo vitigno Moscato di Scanzo. È definito vino di meditazione: da gustare con lentezza cogliendone tutte le sfumature. L’uva coltivata appartiene alla numerosa famiglia dei moscati. I vitigni di questo gruppo sono accomunati dal fatto di essere aromatici, cioè portano con sé un inconfondibile bagaglio di profumi che si ritrovano poi nel vino. Essendo questo un vino passito l'uva viene torchiata e lasciata appassire: questo processo serve da un lato, ad aumentare gli zuccheri negli acini, dall’altro a iniziare una trasformazione di alcuni composti che daranno al vino la sua tipicità.[3]

Il Moscato di Scanzo è un prodotto così importante che annualmente si organizza, nel mese di settembre, "La festa del Moscato di Scanzo", in cui le aziende agricole del territorio sono organizzate in stand, dove i visitatori possono procedere con le degustazioni. Nel 2020 la festa non è stata svolta per via dell'emergenza sanitaria Covid, ma si sono programmati comunque quattro weekend in cui le aziende e i ristoranti del territorio hanno proposto i loro prodotti a chilometro zero, comportando un meritevole successo.[4]

Zona di produzione

Comprende la sola zona collinare del comune di Scanzorosciate in provincia di Bergamo. Ad oggi solo 31 ettari sono vitati a Moscato di Scanzo, rendendolo una tra le più piccole DOCG d'Italia.

Le vie di riferimento nel paese sono Via Fanti, Via Forni, confine comunale a nord e ad est, confine comunale a sud fino alla Via Piave, (località Negrone), via Polcarezzo, Via IV Novembre, P.zza Caslini, Via F. Martinengo.

Informazioni sulla zona geografica

Si tratta di una piccola zona collinare con pendenze che vanno dal 50 al 100%. Inoltre il terreno è molto superficiale con un substrato di marna dal colore grigio-azzurra (localmente denominata “Sass de luna”), che si aggrega in grossi noduli calcarei resistenti persino alle trivelle. Col tempo essa si sbriciola, venendo esposta al sole e a intemperie, dando così origine ad un'alta mineralità del terreno.[5] Non è conosciuta l’origine del nome, anche se già nei primi dell’800 i cavatori bergamaschi erano soliti chiamarlo così: forse per il suo colore simile alla luna piena.[6]

Il clima è tipicamente mediterraneo capace quindi di garantire una buona maturazione delle uve.[1]

Vitigni con cui è consentito produrlo

Caratteristiche colturali ed attitudini produttive

  • Vigoria: alta
  • Fertilità e produzione: bassa fertilità delle gemme anche di quelle basali. Produzione discreta ma incostante.
  • Grappolo e acino a maturità: grappolo medio, alato piuttosto spargolo, di forma allungata, piramidale. Acino medio, ovoidale, di sezione circolare regolare, buccia pruinosa di colore blu nero regolarmente distribuito..
  • Sensibilità ad avversità e fitopatie: abbastanza sensibile alla peronospora e ai marciumi, in particolare alla botrite a causa della buccia estremamente sottile. Non manifesta problemi per l’oidio. Sensibile al disseccamento del rachide, alla carenza di magnesio e potassio.
  • Allevamento e potatura: si può adattare a forme di allevamento tipo guyot con fittezze medio-alte.[7]

Storia

La prima testimonianza "scritta" della presenza di questo vino giunge a noi l'8 giugno 1347 quando Alberico da Rosciate (divenuto ora, con Simone da Scanzo, il simbolo rappresentativo di questo vino) lasciava a Jonolo da Priatini un'indefinita quantità di Moscato prodotto in terra bergamasca. Riapparve successivamente grazie alle "Effemeridi" di Donato Calvi nelle quali venne citato l'episodio risalente al 1398 in cui i Guelfi si impossessarono di 42 carri di Moscato Rosso di Scanzo.

La tradizione lo fa risalire all'epoca degli Atestini. Rosciate o Rosate, come scrive il Capitano di Venezia Giovanni Da Lezze, deriva dall'unione del greco "Ros" (grappoli o fascio di uva), con il celtico "ate", che significa villaggio. Da qui "Rosate" oggi Rosciate.[1]

Lunga è la storia di questo vino che può vantare anche il fatto di essere stato dono prezioso del grande architetto Giacomo Quarenghi alla zarina Caterina II di Russia. Infatti in quei tempi la Russia era alleata con l'Inghilterra contro Napoleone, per cui gli inglesi venivano comunemente alla corte dove Quarenghi si recava per viaggio con le bottiglie del Moscato di Scanzo. Da qui conquistò velocemente quote del mercato londinese; furono proprio i Londinesi a trasformarlo in delizioso passito, spinti dalla voglia di creare un nuovo sherry di uva. Si dice che nel Settecento fosse il vino più caro al mondo, quotato alla borsa di Londra.[8]. Ancora oggi Buckingham Palace si rifornisce di questo passito.

Riguardo a certe tradizioni antiche dei contadini di Scanzo, è curioso sapere che in occasione di un matrimonio e per augurare fortuna e prole, i genitori dello sposo offrivano alla sposa che entrava nella nuova casa, un bicchiere di Moscato di Scanzo, su un vassoio con delle focaccine salate.

Un altro aneddoto: i bambini, dopo aver ricevuto la Prima Comunione, si recavano in corteo o in Comune o in Parrocchia, dove veniva offerto per la prima volta un bicchiere di vino moscato, prodotto in bianco (serviva per la messa) e biscotti appena sfornati. Era la prima occasione per poter degustare un vino dolce e mai provato, con cui si dava l'idea di stare diventando grandi.[8]

Tecniche di produzione

Moscato di Scanzo DOCG
Moscato di Scanzo DOCG

Sono esclusi i terreni di pianura che sono eccessivamente umidi o poco soleggiati. I nuovi impianti e i reimpianti devono presentare una densità di almeno 3 000 ceppi/ha; sono consentite solo le forme di allevamento già usate nella zona: spalliera semplice, pergola unilaterale, a tetto inclinato e casarsa; è vietata ogni pratica di forzatura e qualsiasi tipo di irrigazione. Le operazioni di appassimento, vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento devono essere effettuate nel territorio del comune di Scanzorosciate in modo da assicurare il mantenimento delle sue caratteristiche; l'appassimento dell'uva deve protrarsi per almeno 21 giorni e fino al raggiungimento di un tenore zuccherino di almeno 280 g/l; inoltre deve essere sottoposto ad invecchiamento di almeno ventiquattro mesi a partire dal 1º novembre successivo alla vendemmia.[1]

La vendemmia di questo vino avviene in un periodo successivo rispetto a quella delle altre tipologie.

Le uve vengono attentamente selezionate e si calcola che ogni ettaro produca al massimo 6 tonnellate di uva. Quest'ultima viene fatta appassire per circa 40 giorni in apposite stanze molto aerate, ma soprattutto asciutte.

Successivamente troviamo la fase della pigiatura attraverso la quale si ottiene un mosto carico di zuccheri ed aromi. La pigiatura rappresenta una delle fasi più importanti e delicate in quanto è in questo passaggio che si deve ottenere l'equilibrio giusto tra alcool e zuccheri rimasti, non compromettendone i profumi.

Segue una fase di macerazione della durata massima di 5 giorni; fasi successive sono la svinatura ed il travaso in una vasca differente. Si procede poi alla fase finale della fermentazione dove il mosto precedentemente ottenuto viene posto in recipienti di acciaio inox o vetro. Dopo tale pratica si svolge la chiarificazione, il travaso e l'affinamento.

Infine il vino viene posto ad invecchiamento per la durata di circa due anni dalla vendemmia; avviene così il termine del processo con l'imbottigliamento che può essere lasciato maturare per il tempo desiderato.

Il Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo

Colline di Scanzorosciate

Il Consorzio di Tutela nasce nel dicembre del 1993 dalla trasformazione dell'Associazione Produttori Moscato di Scanzo, fondata nel dicembre 1982.

Il primo obiettivo del neo costituito Consorzio fu l'ottenimento di una Denominazione non associata al Valcalepio; il fatto si concretizzò con il D.M. del 17 aprile 2002, con il quale veniva istituita la nuova Denominazione: “Moscato di Scanzo Doc” o “Scanzo Doc”.

Ma la particolarità e l'unicità del Moscato di Scanzo richiedevano una superiore denominazione. Il 12 febbraio 2009, il Ministero alle Politiche Agricole, sentito il parere del Comitato Nazionale Vini, accoglieva la richiesta del Consorzio di Tutela, attribuendo al Moscato di Scanzo la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (Docg), divenendo in tal modo la prima e unica Docg di Bergamo e la quinta della Regione Lombardia.

Il Moscato di Scanzo è stato riconosciuto come Docg con D.M del 28 aprile 2009, pertanto con la produzione anno 2007 si è potuto utilizzare il riconoscimento Docg garante della tutela e della qualità del prodotto.

Nel 2015 venne inaugurata una nuova sede del Consorzio. Viene denominato “il Salotto” la sala principale, in onore di due personaggi che si sono impegnati attivamente nella diffusione della storia relativa al Moscato di Scanzo: l’avvocato Paolo Beninelli e l’architetto Corrado Fumagalli. La sala delle degustazioni è stata dedicata invece a Gino Veronelli, in quanto ha saputo amare il Moscato di Scanzo, la cui dedizione, infatti, ha permesso di ottenere la denominazione di origine certificata. L’architetto Massimiliano Mandarini realizzò al meglio questo salotto che si sviluppa su due piani e che attraverso tecniche e spunti differenti ha creato questo luogo tanto lussuoso quanto informale. L’antico si è unito al contemporaneo attraverso diversi scenari di luci e forme.[9]

Oggi il Consorzio Tutela Moscato di Scanzo è impegnato attivamente per la sua valorizzazione, divulgazione e promozione attraverso azioni dalle molteplici sfaccettature.[10]

Attualmente la presidente è Francesca Pagnoncelli Folcieri e la vicepresidente Ippolita Lucchetti.[11]

Associati

  • Azienda agricola la Corona
  • Azienda agricola Pagnoncelli Folceri
  • Azienda agricola Cerri
  • Cascina del Frances
  • Azienda agricola Biava
  • Azienda agricola Fejoia
  • Azienda agricola Lucchetti
  • Azienda agricola Magri
  • Azienda agricola Locatelli Caffi
  • Ronco della fola s.r.l
  • Azienda agricola De Toma
  • Azienda agricola Birolini
  • Cascina San Giovanni
  • Azienda agricola Benigni
  • Azienda agricola La Berlendesa
  • Azienda Vitivinicola Daldossi
  • Azienda agricola Beretta Donatella
  • Azienda agricola La Rodola[10]
  • Azienda agricola Celinate

Disciplinare

Precedentemente l'attuale disciplinare DOCG era stato:

Approvato DOC con DM 17.04.2002 G.U. 111 - 14.05.2002
Approvato DOCG con DM 28.04.2009 G.U. 114 - 19.05.2009[1]
Modificato con DM 30.11.2011 G.U. 295 – 20.12.2011
Modificato con DM 7.03.2014

Il disciplinare del 2002 prevedeva:

resa_uva=6,0 t
resa_vino=40,0%
titolo_uva=12,0%
titolo_vino=17,0%
estratto_secco=22,0 g/l
vitigno=*Moscato di Scanzo 100.0%
Caratteristiche organolettiche:
colore: rosso rubino più o meno intenso che può tendere al cerasuolo con riflessi granati.
odore: delicato, intenso, persistente, caratteristico.
sapore: dolce, gradevole, armonico, con leggero retrogusto di mandorla.[12]

Tipologie

Moscato di Scanzo

  • Vino passito
Scanzo o Moscato di Scanzo Scanzo passito o Moscato di Scanzo passito*
uvaggio Moscato di Scanzo 100% Moscato di Scanzo 100%
titolo alcolometrico minimo 17,0% vol 17,0% vol
titolo alcolometrico svolto 17,0% vol. di cui almeno il 14,0% 17,0% vol. di cui almeno il 14,0%
acidità totale minima 4,50 g/l 4,50 g/l
estratto secco minimo 24,0 g/l 24,0 g/l
resa massima di uva per ettaro 7 t per ettaro 7 t per ettaro
resa massima di uva in vino 30% 30%

Caratteristiche organolettiche

  • colore: rosso rubino, più o meno intenso, che può tendere al cerasuolo con riflessi granati.
  • odore: complesso all'olfatto, delicato, intenso, persistente, caratteristico.
  • sapore: dolce, gradevole, armonico, con leggero retrogusto di mandorla; dal sentore di prugna, rosa canina, salvia sclarea e sottobosco. Già da giovane presenta note terziarie come tabacco e cioccolato che si evolvono e si amplificano con l’invecchiamento.
  • acidità totale minima: 4,50 g/l.[1]
  • zuccheri residui: 50-100 g/l
  • si serve: ad una temperatura di 15° in grandi calici per favorirne l'ossigenazione
  • resa massima dell'uva in vino: 30%
  • confezionamento: in bottiglie di vetro, chiuse con tappo di sughero e di capienza non superiore ai 750 ml.
  • indicazione annata: sempre obbligatoria.
  • proibito: trarre in inganno il consumatore con l'aggiunta di una qualificazione diversa da quella prevista dal disciplinare.
  • ammesse: indicazioni che specificano l'attività agricola dell'imbottigliatore.[13]

Abbinamenti consigliati

Tra gli abbinamenti consigliati sicuramente quello dei formaggi è il più adatto, visto il deciso sapore di questo vino.

I formaggi bergamaschi sono numerosi e tra i più conosciuti ci sono:

Ottimo anche l'abbinamento con cioccolato fondente, max 70% di cacao.

Si abbina inoltre a dolci da forno a pasta lievitata. È ottimo con i classici dolci natalizi, quali panettone e pandoro, magari farciti con zabaione o crema. Perfetto anche con la panna cotta ai frutti di bosco.

Note

  1. ^ a b c d e f g Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - Disciplinari di produzione vini
  2. ^ Disciplinare di produzione Moscato di Scanzo DOCG (PDF), su consorziomoscatodiscanzo.it (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2017).
  3. ^ primabergamo.it, https://primabergamo.it/viva-berghem/moscato-scanzo-perla-vino-bergamasco/.
  4. ^ terredelvescovado.it, https://www.terredelvescovado.it/news/il-settembre-del-moscato-di-scanzo-e-dei-sapori-scanzesi-6a4vupW1bQ.
  5. ^ ilcipresso.it, https://www.ilcipresso.it/prodotto/moscato-di-scanzo-degustazione/.
  6. ^ detomawine.com, http://detomawine.com/terre-di-scanzo/.
  7. ^ pecis.it, https://www.pecis.it/azienda/vitigni-autoctoni/vitigno-moscato-di-scanzo/.
  8. ^ a b "Rosciate e le sue Colline", Corrado Fumagalli. Negrone, Tribulina, Gavarno, Alberico da Rosciate Il Moscato di Scanzo
  9. ^ https://www.ecodibergamo.it, su ecodibergamo.it.
  10. ^ a b Home Page | Moscato di Scanzo, su www.consorziomoscatodiscanzo.it. URL consultato il 19 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 18 agosto 2016).
  11. ^ italiaatavola.net, https://www.italiaatavola.net/vino/cantine-consorzi/2021/3/9/consorzio-moscato-di-scanzo-rinnova-i-vertici-con-due-donne/74905/.
  12. ^ Disciplinare di produzione in: Strade dei Vini, su stradedeivini.it. URL consultato il 15 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  13. ^ catalogoviti.politicheagricole.it, http://catalogoviti.politicheagricole.it/scheda_denom.php?t=dsc&q=1061.

Collegamenti esterni


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