Questa pagina contiene un elenco, in ordine alfabetico, degli edifici civili della città di Vicenza, con funzione di raccordo nell'ambito dell'enciclopedia, per facilitare la ricerca. Propone perciò:
l'individuazione dell'edificio, riportandone l'esatta denominazione, l'indirizzo e le coordinate geografiche
qualche dato sintetico relativo ad aspetti storico-artistici
l'indicazione di quali edifici non sono più esistenti (in corsivo)
Primo palazzo rinascimentale di Vicenza. La struttura dell'edificio e la tipologia delle modanature suggeriscono la sua costruzione nel tardo Quattrocento, nell'ambiente influenzato da Lorenzo da Bologna. Agli inizi del XVI secolo passò dagli Alidosio ai Conti. Primo e secondo piano sono ora occupati da uffici comunali, collegati all'interno con palazzo Trissino[1].
Palazzo Angaran, in piazza XX Settembre, di fronte a ponte degli Angeli, in angolo tra contrà Torretti e contrà Santa Lucia (antico Borgo di San Pietro, oggi Borgo Santa Lucia). 45.550519°N 11.550725°E45°33′01.87″N, 11°33′02.61″E
Costruito intorno al 1480 per la famiglia Magrè, forse su progetto di Tommaso Formenton; ricostruito fedele all'originale tra il 1921 e il 1934.
Bell'esempio di architettura del primo Rinascimento, l'unico palazzo che in città sviluppa due facciate su portico continuo[2].
Palazzo Angaran, in contrà San Marco 39 → Palazzo Schio Vaccari Lioy Angaran.
Palazzo Angaran alle Fontanelle, progettato agli inizi del Settecento da Francesco Muttoni in contrà delle Fontanelle (oggi via IV Novembre, Borgo di San Pietro), edificio non più esistente[3].
Palazzo Angiolello, in piazzetta Duomo, angolo contrà Vescovado, edificio di scuola scamozziana di fine Cinquecento, distrutto dai bombardamenti del 14 maggio 1944[4].
Tipico esempio di architettura veneta minore della seconda metà del Settecento[5].
Palazzi Arnaldi
Gli Arnaldi furono una famiglia aristocraticavicentina, ascritta al patriziatoveneziano e annoverata fra le cosiddette Case fatte per soldo. Furono proprietari di palazzi in città dal XV al XIX secolo.
Edificio dell'ultimo quarto del XV secolo (testimoniata la presenza di Lorenzo da Bologna), presenta una raffinata facciata rinascimentale con portone in marmo rosso, rivestimento a losanghe e modanature in pietra rossa di Nanto[6].
La costruzione - la cui paternità è attribuita a Giandomenico Scamozzi- fu iniziata nel 1574; la facciata neoclassica prospetta su un ampio cortile[7].
Palazzo Arnaldi Piovene, in contrà Zanella → Palazzo Sesso Piovene
Un tempo sede delle magistrature pubbliche di Vicenza, oggi dotata di più spazi espositivi, è teatro di mostre d'arte e d'architettura. Dal 1994 è nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[12].
Edifici dei Bissari
I Bissari furono una famiglia eminente in Vicenza fra il Duecento e l'Ottocento, secolo del suo decadimento.
Governò diversi feudi e tenute, in particolare il feudo di Costa Fabrica, ora Costabissara.
Ristrutturato da Camillo Bissari nel 1696, è di incerta attribuzione[13].
Palazzo Bissari, attualmente un grande condominio, ricostruito dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, sull'isolato occupato dalla dimora cinquecentesca dei Bissari; entrata in contrà Vescovado 6[14].
Commissionato a fine Quattrocento dai Bissari in forme rinascimentali (resta il bel portone), con rifacimenti del XVI secolo, fu venduto alla famiglia Arnaldi nel 1584. Qui morì l'umanista Enea Arnaldi[15].
Edificio ottocentesco in parte restaurato dall'architetto Carlo Scarpa, che nell'ultimo piano del palazzo realizzò Casa Gallo. Sede della Biblioteca internazionale La Vigna - Centro di Cultura e Civiltà Contadina.
I Caldogno furono una famiglia nobile vicentina legata al comune di Caldogno nella provincia di Vicenza, che si suddivise in vari rami. Nell'apice del loro splendore ebbero la residenza principale a Vicenza e possedettero varie proprietà in tutto il vicentino.
Eretto nel Trecento dalla famiglia Caldogno e completato in stile tardogotico nel 1477 circa dalla famiglia Dal Toso, che lo ampliò sul retro e completò il cortile verso il 1500. Il piano terreno fu risistemato da Lorenzo da Bologna, autore del ricco portale; l'atrio e l'interno furono ristrutturati sul finire del Settecento. Distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e ricostruito[22].
Uno dei più fastosi edifici della città, costruito nella seconda metà del Cinquecento e interamente ricostruito dopo la seconda guerra mondiale, è ora sede della Camera di Commercio[23].
I Capra furono una famiglia antica che apparteneva al Consiglio nobile di Vicenza. Capostipite della famiglia fu Enrico Capra che nel principio dell'XI secolo fece molte acquisizioni nel territorio vicentino di Carrè.
Palazzo Capra, del XVIII secolo, in piazzetta Santo Stefano, angolo stradella Santo Stefano
Modificato un edificio preesistente nella seconda metà del Settecento e dall'inizio del Novecento per adattarlo a sede delle Poste e telegrafi[27].
Dalla facciata lunga e spoglia ma in origine affrescata. Dietro il palazzo, superato un ponte in pietra sull'Astichello, si accede al parco Querini, che costituiva il giardino del palazzo. Divenuto di proprietà della famiglia dei conti Rezzara, il parco venne aperto al pubblico nel 1971 dopo un'annosa disputa sul suo utilizzo[30].
Costruito per conto dei fratelli Giovanni Giacomo, Pier Antonio, Vincenzo e Francesco Civena da Palladio nel 1540, è il primo palazzo di città da lui realizzato. In seguito divenne dimora dei conti Trissino dal Vello d'Oro, che fecero ampliare notevolmente da Domenico Cerato, aggiungendo le ali laterali. È tra i monumenti palladiani patrimonio dell'umanità UNESCO[36].
Pur essendo inserito nella lista dei palazzi palladiani tutelati dall'UNESCO, è considerato da alcuni studiosi un apocrifo di Palladio. Costruito di fronte al convento domenicano di Santa Corona tra il 1550 e il 1554, venne concluso solo nel 1581, un anno dopo la morte di Palladio[45].
Costruito a metà del Cinquecento, su richiesta di Girolamo Garzadori che intendeva ristrutturare le case ereditate dalla zio Battista Graziani. Forse al Palladio viene richiesto uno studio in merito, ma la morte del committente, avvenuta nel 1567, annullò il rapporto anche se, come ricordano alcune testimonianze documentarie, era già stata costruita almeno una prima parte entro il 1564. Fu il figlio Girolamo che completò la fabbrica, sicuramente prima della morte di Palladio; lo schema compositivo è legato a strutture palladiane consimili[64]. È comunque inserito tra i palazzi palladiani patrimonio UNESCO.
Edificio gotico tra i più importanti e meglio conservati della città, costruito intorno al 1460 inglobando strutture romaniche[65].
Casa Gastaldi, in contrà Santa Lucia, angolo stradella dei Orbi.
Ristrutturata nel 1773 da Ottavio Bertotti Scamozzi[66].
Palazzo Ghellini, in contrà Oratorio dei Proti, angolo contrà Sant'Antonio.
Progettato probabilmente da Antonio Pizzocaro, fu gravemente danneggiato dai bombardamenti dell'ultima guerra e ricostruito negli anni cinquanta del Novecento[67].
Abitato dai Giustiniani fino al 1812, passato ai discendenti Zorzi Giustiniani, che lo vendettero ai primi del Novecento a Marco Baggio. Passato ancora all'Ospedale Civile di Vicenza e infine acquistato dalla Fondazione Cariverona, che ne ha terminato il restauro nel 2011[72]
Costruito nel primo decennio del Seicento su progetto di Vincenzo Scamozzi e appiatto a fine Settecento con intervento di Ottone Calderari, ora è sede della Prefettura[74].
Casa natale dello statista, progettato in stile neoclassico vicentino da Giacomo Fontana nel 1804 e completato verso la metà del secolo da Giovanni Maria Negrin Quartesan (figlio di Antonio Caregaro Negrin)[80].
Vedi anche l'adiacente Palazzetto Capra Lampertico
Grandioso edificio, unico palazzo vicentino in stile barocco, fatto costruire nel corso del Seicento da Bernardino Montanari e dal suo erede Giovanni Leoni, unificando diversi edifici preesistenti[83].
Palazzo costruito all'inizio dell'Ottocento per il Casino Nuovo su fatiscenti edifici preesistenti, l'ospedale e la chiesa di Sant'Antonio Abate[95][96]
Ostello Olimpico, in viale Giuriolo 9, nei pressi di piazza Matteotti 45.54843°N 11.55011°E45°32′54.35″N, 11°33′00.4″E
Palazzetto napoleonico, sede dell'ostello cittadino
L'edificio originario tardo-cinquecentesco, di tipica matrice veneta, è stato nel tempo ampliato e rimaneggiato. Dalla fine degli anni venti del Novecento è sede della casa canonica della parrocchia di San Marco.
Palazzo Piovene all'Isola, sul Retrone, costruito nel 1569 nell'ambito di una complessiva riqualificazione di tutta l'area mercantile dell'Isola, demolito nel 1818[104].
Palazzo Piovene, demolito, sul sito ora occupato da palazzo Repeta, in piazza San Lorenzo[105].
Antico palazzo della famiglia Bissari e acquistato dal Comune nel XIII secolo, più volte sistemato, distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruito, ora è sede di uffici comunali[106].
Attribuito all'architetto Andrea Palladio, che lo avrebbe progettato nel 1540 circa. È inserito nell'elenco dei 23 monumenti palladiani della città che fa parte dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Sotto l'arco del palazzo inizia contrà Do Rode[108].
Palazzi e case da Porto
Palazzo da Porto Breganze
Palazzo da Porto Colleoni
I Porto furono una delle principali famiglie che dominarono il Comitato vicentino sin dal principio del X secolo, in qualità di vicecomites fra i più influenti del vescovo, essendo aggregata al Consiglio nobile di Vicenza.
Opera dell'architetto Andrea Palladio, fu commissionato dal nobile Iseppo da Porto nel 1552; l'edificio vide una fase piuttosto lunga di progettazione ed ancor più lunga - e travagliata - di realizzazione, rimasta in parte incompiuta. È inserito dal 1994 nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[109].
Ristrutturato per conto di Bernardo Schio da Andrea Palladio, che ne disegnò la facciata nel 1560, fu completato intorno al 1574-1575;[135] venne fatto restaurare da Carlo Angaran nel 1825[136].
Palazzo Schio in corso Palladio → Palazzo Caldogno Dal Toso Franceschini da Schio detto Ca' d'Oro
Costruito tra il 1620 e il 1630, attribuito a Ottavio Bruto Revese, in seguito proprietà della diocesi di Vicenza, che lo ha adibito a convitto per studenti; è dotato di un peculiare giardino a forma di isola in un'ansa del fiume Bacchiglione[143].
Tempietto monoptero al centro di un'isola artificiale, edificato in stile classico da Antonio Piovene nel 1820, con colonne ioniche a sorreggere la cupola. Sotto di esso sorge un'antica ghiacciaia.
Complesso di edifici, rimaneggiato nel XVI e XVII secolo, che sorge sull'area occupata dal duecentesco Castello di San Pietro. Al suo interno è collocato il Teatro Olimpico[144].
Costruito nella seconda metà del Seicento su precedente edificio quattrocentesco, di cui resta il portone[145].
Palazzi Thiene
I Thiene sono un'antica famiglia che, pur mantenendo la città di Thiene come area d'interesse principale, nel primo decennio del Trecento si trasferì a Vicenza. Estese i suoi possedimenti in varie aree della provincia, fino a Camisano Vicentino. I Thiene ottennero il titolo di conti palatini dall'imperatore Federico III nel 1469.
Andrea Palladio aveva concepito - e riportato nei Quattro libri dell'architettura - un progetto unitario per il palazzo dei Thiene, che avrebbe dovuto coprire tutta l'area compresa tra corso Palladio, contrà Porti, stradella della Banca Popolare e contrà San Gaetano Thiene. Il progetto non poté essere realizzato in pieno, per cui oggi si possono distinguere, in questo isolato, tre distinti palazzi:
Eretto a fine Quattrocento da Lorenzo da Bologna e Tommaso da Lugano che fece il bel portale in marmo rosso di Verona, subì vari interventi nel Cinquecento e fu restaurato nel 1872-73, dopo essere stato acquistato dalla Banca Popolare[146].
Costruito a iniziare dal 1542 su progetto del Palladio, avrebbe dovuto collegarsi ai palazzi quattrocenteschi di contrà Porti, ma ne fu realizzato solo il settore orientale. Il palazzo è inserito dal 1994 nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Sede storica della Banca Popolare di Vicenza, è utilizzato anche per esposizioni e attività culturali[147].
Piano terreno e primo piano sono in stile tardo gotico di metà Quattrocento, il secondo piano e il sottotetto sono un innalzamento di metà Settecento[149].
I Trissino furono in epoca rinascimentale una delle famiglie più in vista della città. Antica famiglia nobiliare del vicentino di origine germanica, ricevettero investitura feudale da parte sia dell'Impero sia della Chiesa; i loro domini partivano dall'omonimo paese di Trissino nel vicentino, dove sorgeva un castello, includendo poi altri borghi vicini, tanto che la Valle dell'Agno fu nota per diversi secoli come la Valle di Trissino.
Progettato dall'architetto Vincenzo Scamozzi, dal 1901 è sede principale del Comune di Vicenza.
La costruzione si caratterizza per la presenza di elementi classici nel prospetto sul Corso e si articola intorno al quadrato del cortile centrale[157]..
Commissionato da Pier Francesco Trissino a Vincenzo Scamozzi nel 1577 e successivamente ampliato da Giambattista Albanese nel 1621-1622 per Achille Trissino, nipote del fondatore.
Il prospetto si è mantenuto un bell'esempio di architettura classica, mentre gran parte delle decorazioni interne sono andate perdute. È dal 1906 sede di una banca[158].
Fu costruito da Andrea Palladio nel 1540 per conto dei fratelli Giovanni Giacomo, Pier Antonio, Vincenzo e Francesco Civena, primo palazzo di città realizzato dall'architetto. In seguito divenne dimora dei conti Trissino dal Vello d'Oro, che lo ampliarono notevolmente.
È inserito dal 1994 nell'elenco dei monumenti palladiani della città facenti parte dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Attualmente è sede della casa di cura Eretenia[36].
Dotato di cortile, ampio giardino interno e scuderie, fu fatto costruire nella seconda metà del XVII secolo dal Conte Ottaviano Valle, che nel dicembre 1708 ospitò il re di DanimarcaFederico IV. L'architetto fu probabilmente Francesco Albanese.[164] Nel XVIII secolo il conte Giorgio Marchesini, affiliato alla Massoneria, vi stabilì qui la loggia nel 1735 e fece affrescare il piano nobile a Giambattista Tiepolo e a suo figlio Giandomenico, che vi rappresentarono simboli massonici e varie immagini allegoriche.[165] Alcune di queste, staccate in epoca non identificata, sono conservate al Metropolitan Museum di New York ed in altri musei o collezioni. Il Palazzo aveva una grande scuderia che poteva tenere fino a quattordici cavalli, un "Giardino botanico" e una "cedrara".[166][167].
Il quadraturista degli affreschi tiepoleschi fu Gerolamo Mengozzi-Colonna. Il palazzo fu proprietà dei conti Raselli nel XIX secolo e della famiglia Sala dal 1899 al 1980. Fu restaurato fra il 1982 e il 1986.[168][169][170][171][172].
Palazzi e case Valmarana
I Valmarana furono una famiglia aristocratica vicentina, ascritta al patriziato veneziano e annoverata fra le cosiddette Case fatte per soldo.
Casa Valmarana, in corso Fogazzaro 8-10
Primo piano con porte-finestre, cornici cinquecentesche con fregio baulato e cimasa. Secondo piano sopraelevato nell'Ottocento[163].
È strutturata come un tempioesastilodorico a cinque fornici. Nei desideri del committente Gian Luigi Valmarana era destinata a essere punto d'incontro per intellettuali e accademici. Riporta la data 1592 (inaugurazione dei giardini).[173]
Grandioso palazzo costruito nel settimo e ottavo decennio del Cinquecento su progetto di Andrea Palladio. Parzialmente ricostruito dopo la seconda guerra mondiale, rimane l'unico a conservare in facciata intonaco e marmorine originali[174].
Edificio costruito a metà del Settecento su progetto di Giorgio Massari, ha la facciata principale sul quartiere di Porta Nova, che a quel tempo si iniziava a valorizzare, e quella secondaria rivolta alla città sul tracciato delle mura altomedievali[183].
^ P. Battaini, Giovanni Battista Magrini, Giovanni Vaccari, Pietro Gribaudi, La Nuova Italia: dizionario amministrativo, statistico, industriale, commerciale ..., F. Vallardi, 1908, p. 616.
^AA.VV., Dall'ospedale di Sant'Antonio al Palazzo delle opere sociali cattoliche. L'impegno del laicato vicentino (secoli XIV-XXI), Vicenza, Diocesi di Vicenza, Tipografia Rumor, 2002
^Simboli massonici, presenti sul soffitto della Galleria, sono: la Fenice, simbolo di rigenerazione spirituale; il cerchio (richiamo all'eternità); le ali aperte, richiamo ai cherubini, rappresentati nella reggia di Salomone, e i rami intrecciati, nati sulla tomba del grande architetto Hiram Abif. Nella Sala adiacente la Galleria, oltre agli ovali con le Virtù, si trovano decorazioni monocrome che richiamano alla massoneria: archi, bastoni, fiaccole accese, rami intrecciati, il caduceo di Mercurio. Le allegorie del Tempo e della Verità, della Prudenza, dell'Amor Patrio, della Temperanza, della Fortezza sono presenti nella Sala del Tempo e della Verità. Altre allegorie rappresentate furono l'Aritmetica, la Geometria, la Grammatica, la Metafisica. (Rita Menegozzo, Nobili e Tiepolo a Vicenza, "Il Palazzo Marchesini Valle", pagg. 73-88, edizioni Nuovo Progetto, Vicenza, 1990.).
^Archivio di Stato di Vicenza. Catasto del 1810, civico 1791, censo 266.
^Vittorio Sgarbi, Vittorio Veller e Mauro Cova, Il Palazzo dei conti Valle, Vicenza, 1986
^Franco Barbieri e Renato Cevese, Vicenza, ritratto di una città, Angelo Colla editore.
^
"Li 21 dicembre 1708 venne a Vicenza il re Federico IV e vi dimorò nove giorni continui. Fu alloggiato nel Palazzo del conte Ottavio Valle posto sopra il sagrato di San Michele nobilmente adornato" (Giuseppe Dian, mansionario della cattedrale, in Notizie delli due secoli XVIII e XIX spettanti alla città di Vicenza . Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana).