S. N. BehrmanS. N. Behrman, pseudonimo di Samuel Nathaniel Behrman (Worcester, 9 giugno 1893 – New York, 9 settembre 1973), è stato un commediografo, scrittore e giornalista statunitense, noto per i suoi racconti adattati per i popolari spettacoli di Broadway, che hanno presentato e descritto problematiche morali contemporanee; si distinse tra i drammaturghi popolari per aver affrontato questioni complicate e per non aver creato personaggi banali[1]. BiografiaSamuel Nathaniel Behrman nacque a Worcester, in Massachusetts, in una famiglia di immigrati lituani di origine ebraica, in cui suo padre si dedicava spesso allo studio del Talmud.[2] Behrman studiò sotto la guida del critico letterario ed educatore George Pierce Baker[3] e si laureò ad Harvard,[1] avvicinandosi contemporaneamente alla letteratura e al teatro.[2] Durante la fine degli anni dieci, i racconti e le critiche di Behrman vennero pubblicate su riviste come The Seven Arts, The Liberator, The New Republic e The Smart Set,[1] oltre che numerose recensioni di libri eseguiti per il The New York Times, dove collaborò inizialmente nel settore degli annunci pubblicitari e in seguito come assistente alla redazione della sezione libri.[3] Gli occorsero undici anni per vendere la sua prima opera teatrale, The Second Man (1927), che risultò un grande successo[1][4] e diede l'avvio ad una carriera prolifica e brillante.[2] L'intelletto, la tecnica, l'arguzia e il fascino presenti in questo primo lavoro caratterizzarono anche i suoi scritti successivi.[2] L'opera è incentrata sulle vicende di vita di uno scrittore che lo pongono di fronte a una scelta romantica tra una donna facoltosa che lo sostiene finanziariamente e una bellissima donna più giovane che lo adora.[3] Questo affresco della condizione di indecisione umana, presentato con ironica grazia, fu elogiato dalla critica per il suo dialogo colto, arguto e la sua sottile intuizione sulla psicologia umana.[3] Ottenne il successo con commedie brillanti di costume, dove evidenziò il rispetto per i valori umani.[5] Tra le altre sue opere più note: Serena Blandish (1929), un malizioso ritratto femminile;[4] Meteor (1929), basata sul protagonista, un finanziere, simbolo di una società e dei costumi;[4] Biography (1932), un ritratto di donna; Rain from heaven (1934), presa di posizione contro il nascente nazismo;[4] End of summer (1936); Wine of choice (1938), queste ultime dedicate alle problematiche dei mali totalitari; The talley method (1941); The pirate (1942); The cold wind and the warm (1958); Lord Pengo (1963); But for whom Charlie (1964).[5] Adattò per le scene opere di William Somerset Maugham, Marcel Achard e altri.[5] È autore inoltre di un volume di ricordi (The Worcester account, 1954) e delle biografie del mercante d'arte Joseph Duveen (1952) e dello scrittore Max Beerbohm (Portrait of Max, 1960).[5]Il suo romanzo The Burning Glass (1968) fu ambientato nella prima guerra mondiale a Salisburgo.[2] Durante gli anni trenta e quaranta, Behrman lavorò assiduamente a Hollywood, dove scrisse o collaborò a numerose sceneggiature, tra cui Tess of the Storm Country (1932), Anna Karenina (1935) e Waterloo Bridge (1940).[3][1] Si distinse per la capacità e la sensibilità negli adattamenti dei classici letterari e per il suo scintillante dialogo.[3] Tra i suoi amici e colleghi durante i suoi anni di Hollywood si possono menzionare Harpo Marx, Greta Garbo e Salka Viertel.[3] Il 20 giugno 1936, Behrman si sposò con Elza Heifetz Stone, la sorella divorziata del violinista Jascha Heifetz. Un figlio, Arthur David, nacque l'anno seguente, e Behrman divenne patrigno di due figli del precedente matrimonio della moglie.[3] Durante gli anni trenta e quaranta Behrman scrisse e ricevette numerose lettere per conto di ebrei europei in fuga dal nazionalsocialismo e cercò di farli entrare negli Stati Uniti.[3] Sulla sua rubrica per The New Yorker apparvero i profili di celebri personaggi: dal compositore George Gershwin all'ungherese Ferenc Molnár, dal leader sionista Chaim Weizmann al cantante Eddie Cantor; i pezzi più lunghi, usciti a puntate, furono poi raccolti in volume, come quelli sulla vita dell'antiquario e collezionista d'arte Joseph Duveen e del dandy Max Beerbohm. I suoi scritti autobiografici, anch'essi prima serializzati sul New Yorker, apparvero in due volumi. Gli importanti contributi di Behrman alla letteratura americana sono stati riconosciuti attraverso i premi, i titoli, quali la sua introduzione al National Institute of Arts and Letters (1943); l'assegnazione di una laurea honoris causa di dottore in lettere presso la Clark University (1949); l'elezione alla carica di Fellow all'American Academy of Arts and Sciences (1959); la sua nomina al Board of Trustees of Clark University (1962).[3] Samuel Nathaniel Behrman morì a New York il 9 settembre 1973.[3] Opere
Commedie
Sceneggiature
Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
Collegamenti esterni
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