Ugo divenne marchese di Toscana già negli anni precedenti al 970, successivamente all'abdicazione del padre.
Egli decise di spostare la sua residenza da Lucca a Firenze, dando un primo riconoscimento dell'ascesa economica e politica della città sull'Arno.
Durante il regno dell'Imperatore Ottone III fu uno dei consiglieri più ascoltati, per le questioni italiane. Nel 993, all'apice della sua vicinanza al re (Königsnähe), si sposò con un membro della dinastia ottoniana-salica di nome Giuditta, forse figlia di Ottone I, duca di Carinzia,[8] ed ebbe da questa una figlia.[9] Divenne duca di Spoleto e marchese di Camerino nel 986,[10] ma dopo il 994, anno in cui Ottone III cominciò a governare in prima persona, forse si impaurì dal vasto potere di Ugo, nell'Italia centrale, e nel 996, pur essendo Ugo uno dei suoi più fedeli sostenitori, lo privò di Spoleto in favore di Corrado d'Ivrea. Ancora accompagnò l'imperatore nella sua nuova discesa in Italia e nell'anno 1000 era comandante delle truppe imperiali con il cugino di Ottone il futuro imperatore, il duca di Baviera, Enrico.
Nel 1001 i Romani si ribellarono a Ottone e lo assediarono nel suo palazzo romano e chiusero le porte della città impedendo di entrare in Roma con le truppe ad Ugo ed Enrico, che dopo tre giorni trattarono la liberazione di Ottone, che avrebbe preferito combattere. Ottone dovette uscire da Roma e molto probabilmente Ugo fu allontanato dalla corte imperiale. Ugo morì, in quello stesso anno (1001) a Pistoia ma venne sepolto a Firenze presso la Badia Fiorentina, fondata da sua madre. Più di quattro secoli dopo Mino da Fiesole gli scolpì un monumento funebre[11].
Nell'ultimo periodo del suo governo in Toscana, si prodigò, come aveva già fatto la madre, alla cura e all'accrescimento di vari istituti religiosi, con numerose donazioni, che vennero confermate dai suoi successori.
La sua biografia fu arricchita di numerose leggende nel tempo e Placido Puccinelli scrisse una Istoria delle eroiche azioni di Ugo il Grande (1664), visto come principe pio e di alto valore morale.
Leggende
Secondo la leggenda, Ugo passando dal Mugello si convertì ad una vita più cristiana dopo una crisi mistica in cui ebbe una visione nella quale gli veniva ordinato, in cambio della remissione dei peccati e quindi per la salvezza dell'anima, l'incarico di edificare sette abbazie con altrettante chiese[12]:
^Chiamato magnus da Pier Damiani nella Vita del marchese Ugo ( scritta nel 1070 ca. in Petri Damiani opera omnia, II, a cura di J. P. Migne, in Patrologia Latina, CXLV, Lutetiae Parisiorum, 1853, pp. 825 ss.)
^Secondo San Pier Damiani, quando Ugo morì non aveva ancora compiuto cinquant’anni, per cui fino al 970, o poco oltre, egli era ancora minorenne (oggi come data di nascita si propende per il 953). Infatti il Santo racconta che, quando il nobiluomo si ammalò, un vescovo avrebbe interpretato nelle forme di un pezzo di legno che stava bruciando il numero L che profetizzava che il marchese sarebbe morto all’età di 50 anni, tranquillizzando i presenti. Ugo morì poco dopo non ancora cinquantenne - v. Guido Tigler, «Le origini della Badia Fiorentina e il sepolcro del marchese Ugo», in Castelli nel Chianti tra archeologia, storia e arte, Atti del Convegno tenuto il 26 settembre 2015 presso il Castello di Gabbiano, Centro di Studi Chiantigiani “Clante”, p. 123; Nota n° 70 p. 153 dello stesso studio.
^È probabile che anticamente l’insegna fosse percepita come stemma dello stesso Ugo, e non della Badia ( come riportato dal Borghini): perché le abbazie italiane non si fregiavano di uno stemma, a differenza delle Reichsabteien ( «abbazie imperiali») tedesche divenute stati sovrani colla Bolla Aurea del 1356. G. Tigler, «Le origini della Badia Fiorentina...», 2015, p. 126.
^cfr. Le carte del monastero di S. Maria in Firenze (Badia), a cura di, L. Schiaparelli con la collaborazione di F. Baldasseroni e R. Ciasca, Firenze, 1913, ristampa anastatica (Regestum Chartarum Italiae 41), Roma, 1990, I: sec. X- XI, doc. 6, carta di vendita del 27/01/979, p. 18 «a terra et palco qui fuet Guille marchionesse».
^Il nome Willa, corrispondente femminile del prenome germanico Wilhelm (che in Italia si trasforma da Wilhelmus/Wiligmus/Vuiligelmus in Guilhelmus), lo troviamo anche nelle forme Vuilla, Guilla o Guillia. G. Tigler, op. cit., p. 142. Inoltre, sia nella famiglia di Bonifacio di Spoleto che in quella di Ugo, vi erano diverse nobildonne franche di nome Willa v. A. Calamai, Ugo di Toscana, Realtà e leggenda di un diplomatico alla fine del primo millennio, Firenze, 2001, p. 275 e pp. 272-73.
^Nell’anno 1001 ( o poco dopo) Ugo venne sepolto in una cassa di ferro sulla quale si leggeva HUGO MARCHIO MI ( Puccinelli, Galletti), a sua volta inserita in un labrum del II secolo d.C. in marmo rosso antico ( e non in porfido come credeva Puccinelli (1643)), cioè un sarcofago a forma di vasca, a sua volta questa tipologia di sarcofago si ispirava alle vere vasche da bagno romane. Nel 1481 il vecchio sepolcro di Ugo venne sostituito dall’attuale monumento funebre di Mino da Fiesole e fu sposato in uno dei cortili della Badia Fiorentina e riadattato come abbeveratoio per cavalli (Baronio). Fu restaurato nel XVII-XVIII secolo con un nuovo orlo in giallo di Siena e nel 1743 furono effettuati degli interventi sulle teste leonine. Dopo essere passo di mano in mano, il sarcofago è stato riscoperto in occasione della mostra Magnificenza alla corte dei Medici- Museo degli Argenti, 1997, ed è oggi esposto nel cortile di Ajace di Palazzo Pitti. Nel sarcofago era inciso un componimento, databile all’inizio dell’XI secolo, colmo di citazioni classiche. L’unico studio monografico sulla vasca è di F. Paolucci. Il sarcofago di Ugo, allo stato attuale delle ricerche (vedi Tigler, 2015), rappresenta il primo caso toscano del fenomeno di impiego di pregiato materiale di spoglio. Da un sepoltuario della Badia contenuto in un codice di inizio Duecento, citato da Davidsohn (Firenze, BNC, Conv. D. 8.2851) si viene a sapere che il sepolcro del marchese Ugo era situato nei pressi dell’altar maggiore rialzato su una scalinata. G. Tigler, op. cit., p. 131.
^Secondo Leone Ostiense ( o Marsicano), Ugo il Grande avrebbe però fondato cinque non specificate abbazie, le quali probabilmente ospitarono i monaci di Montecassino, quando il principe di Capua impose come abate Mansone nel 988 e 995. San Pier Damiani dice che Ugo avrebbe fondato sei abbazie, una delle quali è la Badia Fiorentina. Secondo Villani ( Nuova Cronica) e il notaio Andrea ( Epistula Andree notarii..., 1345, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ms. Conv. D. 8 2851, pubblicata da Gaudenzi nel 1906) il nobiluomo avrebbe fondato invece sette abbazie. Alcuni storici moderni, però, riconoscono come sua unica fondazione ex novo quella di Capolona, altri ancora attribuiscono ad Ugo la fondazione delle abbazie di Marturi, Capolona e Vangadizza a Badia Polesine in provincia di Rovigo ( Il Marchese Ugo di Tuscia. Ricerche di Antonio Falce, 1921, p. 75) , G. Tigler, op. cit., p. 149.
^Luciano Artusi, Firenze araldica, pp. 280, Polistampa, Firenze, 2006, ISBN 88-596-0149-5, pagg. 45-48
Bibliografia
Calamai A., "Ugo di Toscana, realtà e leggenda di un diplomatico alla fine del primo millennio", Prefazione di Franco Cardini, Semper Editrice, Firenze 2001.
C. W. Previté-Orton, "L'Italia nel X secolo", cap. XXI, vol. II (L'espansione islamica e la nascita dell'Europa feudale) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 662–701.
Austin Lane Poole, "Ottone II e Ottone III", cap. V, vol. IV (La riforma della chiesa e la lotta fra papi e imperatori) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 112–125.
Guido Tigler, «Le origini della Badia Fiorentina e il sepolcro del Marchese Ugo» in Castelli nel Chianti tra archeologia, storia e arte, a cura di Nicoletta Matteuzzi, Atti del convegno tenuto il 26 settembre 2015 presso il Castello di Gabbiano, Centro di Studi Chiantigiani “Clante”.