Ulrike Maier ottenne i primi successi in carriera durante la stagione 1983-1984 di Coppa Europa, durante la quale vinse la classifica di slalom speciale e chiuse al 2º posto in quella generale[1]. Il 9 dicembre 1984 colse il primo piazzamento di rilievo in Coppa del Mondo, arrivando 14ª nella combinata di Davos, e il 30 novembre 1987 ottenne sulle nevi di Courmayeur il primo podio nel circuito, giungendo 3ª in slalom speciale alle spalle delle connazionali Anita Wachter e Ida Ladstätter.
Il 21 gennaio 1994 colse a Maribor la sua ultima vittoria in Coppa del Mondo, nonché ultimo piazzamento, in slalom gigante. Per via di un calo fisico che l'aveva penalizzata sia in Coppa del Mondo sia ai Mondiali a Morioka, aveva fatto intendere un suo ritiro dopo la stagione 1994[3], ma le brillanti vittorie ottenute negli ultimi mesi avevano però portato la Maier a un ripensamento: pochi giorni prima della gara di Garmisch-Partenkirchen che le sarebbe stata fatale l'atleta di Rauris aveva manifestato alle compagne di squadra l'intenzione di continuare almeno fino ai Mondiali della Sierra Nevada[senza fonte] in programma per il 1995.
L'incidente mortale
Il 29 gennaio si tenne sulla pista Kandahar di Garmisch-Partenkirchen la discesa libera valida per la Coppa del Mondo 1993-1994. Durante la sua prova la Maier, giunta ormai nel tratto finale della pista a una velocità superiore ai 105 km/h[3], cadde e scivolò verso il bordo del tracciato, sbattendo violentemente contro un mucchio di neve e un paletto che reggeva la fotocellula del cronometro[4]. L'impatto fu talmente violento che la sciatrice perse il casco[5][3]; il suo corpo ormai esanime venne rimbalzato verso centro pista, continuando a scivolare per una decina di metri. I soccorsi furono immediati, ma vani: a causa della rottura delle vertebre cervicali[3][6] morì poco dopo esser stata trasportata all'ospedale di Murnau am Staffelsee[7].
Fu seppellita nel cimitero del paese natale, Rauris[4]. Nei mesi successivi alla morte i familiari citarono in giudizio l'organizzazione della corsa, visto che l'esito fatale dell'incidente sembrava imputabile all'impatto del collo dell'atleta con le protezioni della fotocellula[3]; il giudizio della corte legò tuttavia il decesso principalmente all'impatto con il cumulo di neve a bordo pista, scagionando gli organizzatori da ogni colpa[senza fonte].
Altre attività
La Maier, che aveva conquistato complessivamente venti podi di Coppa del Mondo in carriera, era famosa nell'ambiente dello sci oltre che per le vittorie anche perché madre di una bambina, che portava spesso alle gare (era presente sulle tribune anche in occasione dell'ultima vittoria della madre a Maribor, pochi giorni prima della tragedia) e della quale era incinta di due mesi durante i vittoriosi Mondiali di Vail 1989[5]; alla fine della stagione in cui avrebbe perso la vita si sarebbe ritirata per sposarsi con il padre della bambina Hubert Schweighofer, a sua volta sciatore alpino[8].