Il toponimo è ben attestato in età classica e tarda[4]. L'etimologia non è chiara, ma è stata proposto un accostamento al (pre)greco Βλῆραι, Blêrai, di una glossa che parla di una specie di ortica[5].
Del tutto ipotetica la proposta che il nome abbia origine dall'etrusco Plaise-ra, "la (città) di Plaise", in cui Plaise era un nome etrusco di persona, attestato dal gentilizio Plaisena (famiglia orvietana, di cui sono note tre tombe in una delle sue necropoli) e da una fuseruola del IV sec. a.C. trovata in una tomba a Genova[6].
Storia
Le origini di Blera sono databili intorno all'VIII-VII secolo a.C., come dimostrano le numerose necropoli site intorno all'abitato. Sebbene sul pianoro della città siano stati rinvenuti resti attribuibili ad un importante insediamento della tarda età del bronzo, l'abitato storico non sembra prosperare in diretta continuità con quello. Infatti solo dopo un periodo di apparente abbandono del territorio (X-IX secolo a.C., periodo iniziale del Primo Ferro, in cui la maggior parte della popolazione concorre a formare i centri protourbani costieri), è documentata la nuova e prolungata fase di occupazione dello sperone di roccia tufacea alla confluenza dei torrentiBiedano e Rio Canale. Il nome latino Blera, citato da diverse fonti dell'epoca (Strabone, Plinio il Vecchio,[7]Tolomeo, Tabula Peutingeriana), si conservò fino al Medioevo quando troviamo Bleda, quindi Bieda, fino al 1952, allorché la città riassunse il nome originario.
Il periodo più importante del paese è certamente quello etrusco, nell'epoca arcaica (VII-V secolo a.C.), quando, sotto l'influenza di Tarquinia, e poi di Cerveteri, raggiunse quella floridezza che viene dimostrata dalle vaste necropoli che lo circondano. In quell'epoca Blera si trovava in corrispondenza di un crocevia di itinerari che collegavano Cerveteri e Tarquinia ad altre città dell'interno, come Norchia, Tuscania, Castel d'Asso, Volsinii (Orvieto), Veio. L'importanza di Blera continuò anche durante l'età Repubblicana ed Imperiale Romana, quando era attraversata dall'antica via Clodia, strada consolare che percorreva la Tuscia collegando Roma a Cosa. Di questa via, oltre a diversi tratti incassati nel tufo restano i due ponti (del Diavolo e della Rocca), rispettivamente del I e II secolo a.C. In epoca imperiale Blera fu elevata al rango di Municipio ed ebbe quindi suoi propri magistrati. Di quel periodo vi sono diversi mausolei e numerosi resti di ville rustiche disseminati nella campagna circostante. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente iniziò anche la decadenza della città.
Blera fu tra le prime diocesi, ed ebbe propri vescovi dal 457 al 1093, quando venne unita alla diocesi di Toscanella (odierna Tuscania), e nel 1192 fu unita a quella di Viterbo. La tradizione indica in san Vivenzio (odierno protettore del paese) il primo vescovo. A Blera visse anche, tra il IV e V secolo san Sensia martire.
A Blera è nato Papa Sabiniano I (604-606); per qualche tempo si è ritenuto di Blera anche Papa Pasquale II (1099-1118), di Bleda in Romagna (si veda la permanenza del toponimo urbano di Piazza dei Papi).
Nel 772 subì la prima distruzione, dopo un assedio, da Re Desiderio, per risposta a Papa Adriano I che aveva richiesto la restituzione dei territori occupati dai Longobardi. Dal XIII al XV secolo appartenne alla famiglia dei Prefetti di Vico. Nel 1247, per rappresaglia contro questa famiglia, l'esercito di Federico II di Svevia, comandato da Alessandro Calvelli, nel quadro delle lotte tra guelfi e ghibellini, la distrusse. Dopo l'estinzione dell'ultimo membro dei Prefetti di Vico, Blera venne data in feudo - nel 1400 - da Papa Bonifacio IX ai conti Francesco e Nicola Anguillara. Dopo la deposizione dei loro successori, per dissidi con Papa Paolo II, nel 1465, la città rimase sotto la reggenza della Santa Sede fino al 1516; del 1515 è il primo degli Statuti Comunali rimasti. Nel 1516 il Papa Leone X la donò come feudo, a Don Lorenzo Anguillara di Ceri, e sotto questa famiglia rimase fino al 1572, anno della morte senza eredi del figlio di Lorenzo, Don Lelio. Da allora fino al 1870 fu governata dalla Camera Apostolica.
Con l'avvento del Romanticismo e la rivalutazione delle civiltà antiche, il paese venne descritto in diverse pubblicazioni sugli Etruschi, di cui la più famosa resta quella di George Dennis, The cities and cemeteries of Etruria. Nel 1914 fu meta di una missione archeologica tedesca, che pubblicò un approfondito studio sulla città, quindi a cavallo degli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, l'Istituto svedese di studi classici, anche con la partecipazione diretta del re di Svezia, Gustavo VI Adolfo, iniziò uno studio sistematico che portò alla valorizzazione dei villaggi protostorico ed etrusco di San Giovenale e di quello di Luni sul Mignone.
Simboli
Per la comunità blerana la figura di san Vivenzio è talmente importante da essere raffigurata in abiti pontificali sopra uno scudo, al centro del gonfalone comunale.
Lo stemma, riconosciuto con decreto del 9 dicembre 1958[9], ha la blasonatura:
«d'argento, alla figura di san Vivenzio Protettore, in abiti pontificali, tenente nella destra il pastorale, e nella sinistra una chiesa.»
Il gonfalone, concesso con decreto del presidente della Repubblica del 20 aprile 1959[9], è rappresentato da un drappo di colore bianco, riccamente ornato di ricami in argento e caricato dello stemma comunale, con l'iscrizione centrata in argento: Comune di Blera. Le parti ed i cordoni sono argentei.[10]
«Piccolo centro di appena tremila abitanti, durante i due conflitti mondiali, contò tra le sue vittime trentasei militari e quarantaquattro civili, questi ultimi deceduti a seguito di una spietata rappresaglia e di violenti bombardamenti. Nobile esempio di elevato spirito di sacrificio ed amor patrio. Blera (VT), Guerre 1915-1918 e 1940-1945.» — 9 aprile 2003[11]
Seconda domenica: pellegrinaggio alla grotta di San Vivenzio;
Giugno, luglio e agosto
Seconda domenica di giugno: festa di San Senzia (Compatrono).
Secondo fine settimana di luglio: Cavalli in Piazza
Terzo fine settimana di luglio: Centro Storico in Festa - Blera in Fiore
Penultimo fine settimana di agosto: Blera in Rock Festival
Ultimo fine settimana di agosto (dal venerdì al lunedì): festeggiamenti in onore di Sant'Ermete (Compatrono della città e Protettore dell'Università agraria).
Settembre
Seconda domenica: festeggiamenti in onore della Madonna della Selva.
Novembre
Secondo fine settimana: Per San Martino ogni mosto diventa vino - Festa delle Cantine
Dicembre
11 dicembre: festeggiamenti in onore di San Vivenzio (Patrono della città).
Cultura
Istruzione
Biblioteche
Biblioteca Comunale "Domenico Mantovani".
Scuole
A Blera sono presenti tre plessi scolastici, tutti facenti capo all'Istituto Comprensivo A. Scriattoli di Vetralla:
Scuola dell'infanzia
Scuola primaria
Scuola secondaria di primo grado "Mario e Giovanni Alberti"
Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).[13]
2015
2014
2013
Numero imprese attive
% Provinciale Imprese attive
% Regionale Imprese attive
Numero addetti
% Provinciale Addetti
% Regionale Addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Blera
179
0,77%
0,04%
308
0,52%
0,02%
170
308
176
310
Viterbo
23.371
5,13%
59.399
3,86%
23.658
59.741
24.131
61.493
Lazio
455.591
1.539.359
457.686
1.510.459
464.094
1.525.471
Nel 2015 le 179 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,77% del totale provinciale (23.371 imprese attive), hanno occupato 308 addetti, lo 0,52% del dato provinciale (59.399 addetti); in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato una persona (1,72).
Blera è capolinea COTRAL ed è collegata travite servizio bus a Roma Cornelia (una sola corsa), Roma Saxa Rubra, Viterbo, Barbarano Romano, Bracciano, Canale Monterano, Manziana, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia e Vetralla.
Un servizio di Trasporto pubblico locale collega il capoluogo con la frazione Civitella Cesi.
^abDizionario di toponomastica, Torino, UTET, 1990, p. 95, ISBN88-02-07228-0.
^Giovanni Alessio, Āpulia et Calabria nel quadro della toponomastica mediterranea, in Atti e Memorie del VII Congresso Internazionale di Scienze Onomastiche, vol. 1, Firenze, Istituto di glottologia dell'Universita degli studi, 1962, p. 111, SBNSBL0144351.
^ Giovanni Colonna, I nomi delle città dell'Etruria meridionale Interna, in L'Etruria meridionale rupestre, Roma, Palombi, 2014, ISBN978-88-6060-629-7.
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Borghi G., Blera e Lupatia, toponimi peucezio-messapici in L'Idomeneo 2018.25 (2018), 13-64.
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