È una pianta erbacea pubescente perenne con fusto carnoso e ramificato che può essere lungo dai 20 ai 50cm. Presenta foglie oblunghe, di un verde lucente, sessili e a margine irregolare. Durante tutta l'estate, una volta al mese appaiono grandi fiori color arancione, raggruppati in capolini; i periferici ligulati, quelli centrali ermafroditi e tubulosi.
Evidente l'etimologia dalle calendae romane, che indicano per antonomasia una ricorrenza mensile. Secondo alcuni autori ciò è dovuto alla rifioritura regolare della pianta,[1] secondo altri alle proprietà emmenagoghe.[2]
Distribuzione e habitat
Secondo Luciano Guignolini[3] "l'origine della Calendula officinalis è oscura, non è mai stata sicuramente individuata allo stato spontaneo; si ritiene che provenga dal Marocco o sia derivata da una specie diffusa nell'Europa meridionale e che giunge sino alla Persia e all'Arabia: la Calendula arvensis".
Largamente coltivata ovunque, da tempi remoti, per la fioritura ripetuta che arriva fino a novembre e la rende ideale a scopo decorativo, se ne possono trovare però esemplari inselvatichiti in ambiente mediterraneo fra 0 e 600 m sul livello del mare.
Usi
Uso ornamentale
Per decorare i giardini o in vaso sui terrazzi, coltivato industrialmente per la produzione del fiore reciso invernale.
Uso alimentare
I fiori sono commestibili, essiccati e ridotti in farina, detta "Marigold".
Uso fitoterapico
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Calendula officinalis è nota in fitoterapia per le sue proprietà lenitive, antimicrobiche e cicatrizzanti ed utilizzata prevalentemente per uso esterno, nel trattamento di ferite e di problemi dermatologici[4].
È inoltre consigliata, sempre per uso esterno, come antinfiammatorio (in colliri e detergenti intimi) nutriente e dermoprotettivo. Per uso interno può essere assunta per le proprietà ipotensive e vasodilatatrici e la sua azione sedativa sul sistema nervoso centrale. Può rivelarsi utile anche per ristabilire il flusso mestruale diminuendone i sintomi dolori e i disturbi di natura riflessa[5]
Coltivazione
Gradiscono posizione soleggiata, terreno ricco e soffice, poco acido[6].
La moltiplicazione avviene con il seme. Nelle regioni meridionali e in Liguria si semina d'estate trapiantando o diradando le piantine in settembre-ottobre per la fioritura in novembre, che con opportuni ripari prosegue per tutto l'inverno, dando fiori più grandi rispetto alle fioriture estive portate dalle piante ottenute nelle zone a clima rigido, con la semina primaverile.
I semi sono posti sotto la corolla del fiore aranciato e hanno una forma a falce; quando il fiore appassisce e si secca divengono facilmente visibili. La loro forma permette loro, cadendo e venendo bagnati dalla pioggia, di rimanere parzialmente interrati con una punta rivolta verso l'esterno. I semi hanno, verso il lato esterno della falce, una doppia fila di protuberanze che si allontanano quando l'acqua e il caldo permettono al germoglio di cominciare a crescere, a quel punto il seme si apre proprio in corrispondenza di questa incernieratura.
In appartamento conviene gettare i semi, che possono essere prelevati direttamente dai fiori, eventualmente acquistati in erboristeria, su un vaso riempito di terriccio, successivamente coprirli con uno strato di circa 1 cm di ulteriore terriccio e bagnare abbondantemente. Preferiscono zone soleggiate, per questo conviene, se possibile, lasciare i vasi esposti verso sud in maniera da garantire sole tutto il giorno.
Le piantine appena germogliate sono facilmente riconoscibili per le due foglioline allungate, lineari e spesse come quelle dei girasoli.
Nel linguaggio dei fiori la calendula rappresenta il dolore, il dispiacere e le pene d'amore[7].
Note
^Angelo Mereu mette inoltre in relazione la rifioritura mensile con il mito di Adone, in un riepilogo della storia della calendula pubblicato in Erbe Secondo Natura, n. 24, aprile 1987, numero monografico sulla calendula.
^F. Bianchini, F. Corbetta, M. Pistoia, Le piante della salute, Mondadori, Milano, 1975.
^Scheda botanica in Erbe secondo natura, numero monografico sulla Calendula, citato.
^Calendula, su wikiherbalist.com. URL consultato il 21 aprile 2023.
^ Enrica Companini, Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Milano, Tecniche Nuove, 2000, ISBN88-481-0526-2.
^Raffaele Curti, in Erbe Secondo Natura, numero monografico sulla Calendula, citato.
Funk V.A., Susanna A., Stuessy T.F. and Robinson H., Calenduleae, in Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.