Il territorio di Decimoputzu era già abitato in epoca prenuragica e nuragica. Testimonianze più importanti di quel periodo sono i nuraghi di Monte Idda e Casteddu de Fanaris e la Domus de janas in località Sant'Iroxi, nota come Tomba dei guerrieri, dove, nel 1987, sono state rinvenute 19 lame di spade e pugnali in rame arsenicale di tipo El Argar, risalenti alla Cultura di Bonnanaro (1600 a.C. circa), che, assieme ad un analogo modello da Maracalagonis, costituiscono i più antichi esemplari di spada in Sardegna; all'epoca nuragica si riferisce la testa in avorio di una statuetta di soldato miceneo (che confermerebbe gli scambi con le civiltà dell'Egeo) proveniente dalla località di Mitza Purdia[4], nonché il ripostiglio sul Monte Idda nelle vicinanze del nuraghe, dove furono scoperti vari oggetti in bronzo tra i quali diverse spade.
Le prime notizie dell'esistenza del borgo risalgono al 1089 come testimonianza della donazione da parte del giudice di Cagliari Orzocco Torchitorio I della chiesa di S. Georgii de Decimo all'Ordine di San Vittore di Marsiglia[5]. Il toponimo Decimoputzu viene per la prima volta citato nel 1414 nelle forme di Decimopozzo o Decimo Pupussi, quando il territorio era parte integrante della curatoria di Gippi, che fece parte del giudicato di Cagliari prima e del Regno di Sardegna in seguito, durante il dominio aragonese-spagnolo, ove fu incorporato come feudo nell'Incontrada di Parte Gippi. Fece poi parte del marchesato di Villasor, feudo degli Alagon. Venne riscattato ai Da Silva - Alagon nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del comune di Decimoputzu sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 22 maggio 2002.[6] Lo stemma si blasona:
«semipartito troncato: il primo di rosso, alla lettera maiuscola D d'oro; il secondo, di azzurro, a sette spighe di grano d'oro, impugnate, legate d'argento; il terzo di azzurro, mantellato d'oro, alla statuetta della Dea Madre dello stesso. Ornamenti esteriori da Comune.»
Vi sono raffigurati la lettera D, iniziale del nome del comune, le spighe, simbolo dell'attività cerealicola, e la statuetta di divinità femminile in alabastro, rinvenuta nel territorio comunale e conservata presso il Museo archeologico nazionale di Cagliari.[7]
Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di bianco.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle Grazie
Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. URL consultato il 4 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2012).