Segretario della Commissione speciale per l'esame dei disegni di legge: Cassa per il Mezzogiorno (n.1170) ed Esecuzione di opere straordinarie nell'Italia settentrionale e centrale (n.1171) (dal 21/03/1950)
II legislatura:
Vicepresidente della Commissione speciale per l'esame dei disegni di legge nn.2453 e 2454: "Provvedimenti per il Mezogiorno" e "Disposizioni integrative della legge 10 agosto 1950, n.647, per l'esecuzione di opere straordinarie di pubblico interesse nell'italia settentrionale e centrale" e di altre proposte di legge per il Mezzogiorno (dal 05/10/1956)
Professore emerito di storia del diritto romano nelle Università di Messina, Bari e poi nella sua alma mater a Napoli. Da accademico dei Lincei, pubblicò numerose opere nel campo delle istituzioni e dell'economia dell'antica Roma. Tra di esse vanno ricordate l'imponente Storia della costituzione romana in sei volumi, tra le maggiori trattazioni romanistiche del Novecento, che fu definita da Nicholas Purcell come il più ambizioso tentativo di intraprendere un compito del genere nei nostri tempi[1], e la Storia economica di Roma antica, tradotta in tedesco[2], spagnolo[3] e inglese.
A lui sono intitolati il Dipartimento di Diritto Romano, Storia e Teoria del Diritto dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II" e la relativa Biblioteca.[4][5]
Nel luglio 1976 fu estromesso da segretario del partito dopo che il PSI alle elezioni del giugno 1976 era sceso per la seconda volta sotto il 10%; al suo posto venne eletto segretario Bettino Craxi.
Il 5 aprile 1977 venne rapito a Napoli suo figlio Guido, che rimase prigioniero per 40 giorni. Per la sua liberazione i rapitori chiesero un riscatto di un miliardo di lire che venne raccolto con una colletta. Guido venne liberato il 15 maggio[7].
De Martino fu deputato ininterrottamente dal 1948 al 1983; nel 1983 fu eletto senatore su candidatura comune socialista e comunista nel collegio senatoriale napoletano di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo.[8] Nel 1987, ormai in netta minoranza nel contrasto con Craxi, rinunciò alla candidatura al Parlamento[8] poiché la direzione nazionale del PSI aveva deciso di non ripetere l'esperienza di candidature unitarie al Senato col PCI.