Dopo aver aderito a Forza Italia sin dalla sua fondazione nel 1994, è stato ripetutamente eletto deputato alla Camera (XII, XIII, XIV, XV e XVI) e ha ricoperto incarichi governativi in tutti e quattro gli esecutivi presieduti da Silvio Berlusconi, oltreché nel governo Letta. È stato anche eletto all'Assemblea regionale siciliana nella XIV (2006-2008), XVII (2017-2022) e XVII (2022-in corso) legislatura regionale, e nelle prime due occasioni ha ricoperto la carica di presidente dell'Assemblea stessa. Nel 2010 fuoriesce dal Popolo della Libertà per formare il partito Forza del Sud, confluito poi in Grande Sud. Nel 2013 torna nella rinata Forza Italia, salvo fuoriuscirne nuovamente nel 2024 per dissidi con la dirigenza regionale del partito, aderendo al Movimento per l'Autonomia.
Nel settembre 2022 è eletto senatore nelle elezioni politiche e deputato alle regionali siciliane tenutesi nello stesso giorno. Poiché le due cariche sono incompatibili, nel gennaio 2023 opta per l'Assemblea siciliana e si dimette dal Senato.
È stato dirigente d'azienda per undici anni presso l'Irfis (Istituto Regionale per il Finanziamento delle Industrie in Sicilia), controllato dalla Regione e dalla banca dove lavorava il padre.
Alle elezioni politiche del 2001 viene rieletto alla Camera, nella lista proporzionale di Forza Italia, nella medesima circoscrizione. Le elezioni nazionali sono vinte dalla coalizione di centro-destra Casa delle Libertà; in Sicilia Miccichè, da coordinatore regionale del suo partito nell'isola, la porta a vincere in tutti i collegi uninominali, fatto che gli valse il soprannome di "mister 61 a 0".[8]
Alle elezioni amministrative del 2001 candida Diego Cammarata, allora neo-deputato sconosciuto, a sindaco di Palermo per la coalizione di centro-destra.[5] La candidatura da parte di Miccichè crea malumori sia nel centro-destra che in Forza Italia, dove Ciccio Musotto (nemico storico di Miccichè) si candida senza successo in autonomia a primo cittadino; inoltre il giorno dell’annuncio sui muri del centro storico di Palermo comparve la scritta: "Cammarata ma cu è? U sciacquino di Miccichè?".[5] Ciononostante, Cammarata viene votato in massa ed eletto al primo turno col 56%.[5]
A gennaio 2008 Miccichè invita Cuffaro alle dimissioni da presidente della Regione Siciliana, a causa della sua condanna di primo grado a cinque anni per favoreggiamento semplice, rassegnate qualche giorno dopo. Il successivo febbraio, dopo averlo a lungo smentito,[11] annuncia di volere candidarsi alla Presidenza della Regione Siciliana con una lista propria dal nome "Rivoluzione siciliana", anche in contrasto con Berlusconi, non potendo appoggiare il candidato in pectore del MpA e dell'UDCRaffaele Lombardo a causa del suo stretto legame con Salvatore Cuffaro. Miccichè, dopo le critiche dei suoi alleati di Alleanza Nazionale[12] e del suo stesso Partito che lo invitano a desistere e dopo un incontro con Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, rinuncia alla corsa solitaria in cambio di una posizione importante nel futuro governo Berlusconi. Il 24 febbraio annuncia quindi il proprio sostegno a Raffaele Lombardo.
Nonostante sia stato tra i parlamentari che hanno sostenuto la riforma federale voluta dalla Lega Nord, durante la primavera del 2008 Miccichè annuncia più volte la volontà di partecipare alla costruzione di un nuovo "Partito del Sud", in grado di bilanciare il crescente e forte squilibrio che nel quarto governo Berlusconi si va affermando a favore del nord del Paese. Il progetto, che lo vede inizialmente co-protagonista assieme al Presidente della Regione Siciliana e leader dell'MpARaffaele Lombardo, naufraga dopo le pressioni di Berlusconi.
A marzo 2010 Miccichè dichiara di essere disposto a lasciare il PdL per creare il "Partito del Sud", e che non farlo sarebbe "criminale".[15]
Nell'estate del 2010 il rapporto tra Miccichè e Lombardo si deteriora, e quello che era il "PdL - Sicilia" si spacca in Futuro e Libertà per l'Italia (nuova formazione politica di Gianfranco Fini) e nel gruppo di ex forzisti guidati da Miccichè, che annunciano la nascita di un nuovo partito.[16] Nel rimpasto che dà vita alla quarta giunta della Presidenza Lombardo, il gruppo di Miccichè viene tagliato fuori e si colloca all'opposizione.[17]
Il 12 ottobre 2010 Miccichè lascia il PdL e fonda il nuovo partito denominato Forza del Sud, con un gruppo parlamentare all'ARS di 5 deputati regionali[18], che viene presentato ufficialmente il 30 ottobre successivo.[19][20]
Durante la campagna elettorale prende nettamente le distanze dalle precedenti esperienze al fianco di Berlusconi, dichiarando di essersi pentito di averlo appoggiato in passato e di "essere scappato" una volta capito l'errore.[23]
Pochi mesi dopo le regionali siciliane, in occasione delle elezioni politiche del 2013, Miccichè ricolloca Grande Sud nella coalizione di centro-destra guidata da Berlusconi, che vede come principale alleato la Lega Nord di Roberto Maroni[26]. La scelta di ritornare nella coalizione di Berlusconi crea, però, malumori e la fuoriuscita di molti esponenti siciliani del partito[27], che subisce una significativa riduzione anche in seno all'Assemblea regionale siciliana.[28]
Il 6 febbraio 2013, durante un incontro politico a Messina, viene colto da un malore; trasportato d'urgenza all'ospedale Papardo di Messina, viene sottoposto ad intervento di angioplastica.[29]
Ad agosto 2013, in seguito alla conferma in Cassazione della condanna a 4 anni nei confronti di Berlusconi, rimette, insieme ad esponenti PdL, il mandato per dimettersi da sottosegretario a quest'ultimo, a cui il 30 settembre vengono annunciate le dimissioni "irrevocabili" dei ministri PdL, poi ritirate.[32]
Rientro nella ricostituita Forza Italia
Il 16 novembre 2013, con la sospensione delle attività del PdL, aderisce alla rinascita di Forza Italia, facendovi confluire Grande Sud il 23 novembre[33]. In seguito al passaggio di Forza Italia all'opposizione parlamentare, Miccichè rassegna le dimissioni da sottosegretario del governo Letta.
Il 19 luglio 2018 diventa europarlamentare subentrando a Salvo Pogliese, dimessosi dopo la sua elezione a sindaco di Catania.[48] Nonostante l'illegittimità del doppio mandato non si dimette da europarlamentare, fino a quando la Corte di Cassazione non lo ha dichiarato decaduto il 4 settembre, per incompatibilità con il suo ruolo da deputato regionale all'ARS.[49][50] Al suo posto subentra l'ex assessore regionale siciliano Innocenzo Leontini.
Il 12 gennaio 2022 entra a far parte del gruppo dei 58 delegati regionali, in rappresentanza della maggioranza nell'Assemblea Regionale Siciliana con 44 voti (il più votato), a partecipare all'elezione del Presidente della Repubblica.[55][56]
Elezioni regionali e politiche del 2022
Il 10 febbraio 2022 il suo partito propone la candidatura di Miccichè alla presidenza della Regione Siciliana, da lui accolta con favore[57][58]; ma successivamente si consuma una rivalità interna al centro-destra tra il presidente uscente Musumeci (allora deciso a ricandidarsi per un secondo mandato) e Miccichè stesso sulla scelta del candidato, che ripercuoteva a livello nazionale la rivalità tra Fratelli d'Italia, in ascesa, con Lega e Forza Italia, sempre più deboli.[59]
Alla fine il candidato indicato dal centro-destra è stato l'ex presidente del SenatoRenato Schifani; alle concomitanti elezioni politiche anticipate del 2022 Miccichè è stato invece candidato al Senato della Repubblica come capolista nel collegio plurinominale Sicilia - 01. Nonostante ciò Miccichè si candida anche alle regionali come capolista di Forza Italia nella circoscrizione di Palermo[60], con l'intenzione dichiarata di rinunciare al seggio del Senato se sarà eletto, sostenendo di volere "dare spazio ai giovani".[61] Micciché raccoglie circa 6.800 preferenze a Palermo, risultando il terzo classificato del suo partito,[62] e il 19 ottobre annuncia di rinunciare al seggio del Senato in favore di quello dell’ARS[63], come poi accadde il 18 gennaio 2023, venendo sostituito da Daniela Ternullo.[64]
Allontanamento da Forza Italia e adesione al MpA
A gennaio 2023 lascia il gruppo di Forza Italia all'ARS per aderire al Misto[65][66][67], entrato in contrasto con il presidente Schifani e il gruppo di Forza Italia, che ha chiesto la sua destituzione. L'11 marzo seguente Berlusconi lo sostitusce con Marcello Caruso come commissario regionale[68][69]. Nonostante ciò, anche dopo la morte di Berlusconi, Miccichè ribadisce la volontà di non lasciare il partito[70]. Tuttavia, il 12 agosto 2024, annuncia la sua fuoriuscita da Forza Italia e, contestualmente, la sua adesione al Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo.[71]
A maggio 2024 viene indagato con le accuse di peculato, truffa e false attestazioni per aver usato a fini personali l’auto blu, incluso, secondo l'accusa, l'acquisto e il recapito a domicilio, da parte del suo autista, di cocaina; il GIP dispone anche il divieto di dimora a Cefalù, suo comune di residenza, e il sequestro di 2.000 euro.[73]
^Candidato Io? Certamente No..., su blog di Gianfranco Miccichè. URL consultato il 26 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2008).