Jacques Blanchard nacque a Parigi nel 1600, due anni dopo l'editto di Nantes, figlio di un uomo d'affari originario di Condrieu, in Lyonnais, che sposò la figlia del suo padrone di casa, il pittore Baullery.
La madre di Jacques, nata Baullery, apparteneva a una famiglia di pittori. Jacques Blanchard aveva una sorella e due fratelli, Pierre e Jean-Baptiste (1595- 1665), anche lui pittore.[1]
Nell'ottobre del 1624 in compagnia del fratello Jean-Baptiste si trasferì in Italia, dapprima a Roma e poi a Venezia dove soggiornò per circa un biennio.[2]
Nella città lagunare ricevette le influenze dello stile Rubensiano di Domenico Fetti e del caravaggescoLiss, evidenziate nel dipinto Cimone ed Efigenia, che si caratterizzò per gli sfumati nudi femminili alternati al realismo delle figure maschili. Intorno all'anno 1628, ispirato dalle tendenze di Tiziano, realizzò la Metamorfosi d'Ovidio e nella primavera del 1628 si mise al servizio del duca di Savoia, Carlo Emanuele di Savoia a Torino, per il quale dipinse sette o otto dipinti tra cui Gli amori di Venere e Adone, opere successivamente trasferite a Parigi.[3]
Ritornato a Parigi nel 1629, entrò a far parte dell'Accademia di san Luca e perfezionò i suoi soggetti mitologici e paesaggistici influenzato dallo stile di Tiziano, di Tintoretto e del Veronese.[2]
Sposato due volte, ebbe un figlio, Louis-Gabriel Blanchard (1630-1704), anche lui pittore e tesoriere dell'Accademia, oltre che due figlie, che morirono qualche tempo dopo il loro matrimonio.
Jacques Blanchard, morì a Parigi, quando era all'apice della carriera, nel 1638, a soli trentotto anni per una polmonite.[1]
Le sue opere a tema mitologico furono realizzate nei palazzi di Pierre Puget, signore di Montmauron, ed in quelli di Jean Perrault; inoltre si occupò di affreschi di argomento religioso eseguiti presso la cattedrale di Notre-Dame, tra i quali si ricordano La discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.
Il suo stile concesse talvolta qualche concessione alla classicità della corrente poussiniana e con opere del calibro di Angelica e Medoro si avvicinò ad una base accademica accesa da una vena romantica.[2]
La Santa Famiglia con santa Elisabetta e san Giovanni (circa 1630) Museo del Louvre.