Divenne professionista nel 1984, ingaggiato dalla neonata La Vie Claire, la squadra capitanata da Bernard Hinault. Dopo esser stato gregario di Hinault e di Greg LeMond fino al 1986, gareggiò al Tour de France 1987 come capitano della squadra data l'assenza di LeMond (Hinault si era intanto ritirato dalle corse). In quella Grande Boucle vinse due tappe, entrambe a cronometro, indossò la maglia gialla al termine della cronometro del Mont Ventoux e concluse la corsa al terzo posto assoluto, dietro a Stephen Roche e Pedro Delgado. Nel 1987 vinse anche una frazione al Giro d'Italia e il Giro dell'Emilia.
Al Giro d'Italia dell'anno seguente conquistò tre tappe e indossò la maglia rosa nei primi tre giorni di gara, ma cadde in un tunnel scarsamente illuminato mentre era in lizza per la vittoria finale e fu costretto al ritiro. Nella caduta si infortunò seriamente alla schiena. L'anno successivo fu colpito da una fibrosi al ginocchio sinistro e dovette sottoporsi a un intervento chirurgico, restando fermo per alcuni mesi. Nel 1990 vinse una frazione alla Vuelta a España, in estate però una piaga da sella e un'altra operazione lo costrinsero a rinunciare al Tour de France.[1] Anche a causa dei problemi fisici non riuscì a confermare quelle qualità che avevano spinto gli osservatori a considerarlo la massima promessa del ciclismo francese[2].
Nel gennaio 1991 lasciò la Toshiba (ex La Vie Claire) per trasferirsi, dopo aver firmato con un contratto biennale, alla Banesto di Delgado e Indurain, rinunciando alle sue ambizioni di leader per mettersi a disposizione dei due capitani[2]. Divenne il luogotenente di Indurain durante gli anni del dominio dello spagnolo al Tour, ma riuscì comunque a ottenere qualche successo significativo, come quello nella classifica finale della Parigi-Nizza 1992.