Laconi sorge su un costone dell'altipiano del Sarcidano, la sua altitudine varia dai circa 500 ai 635 m s.l.m. della stazione ferroviaria. Il suo vasto territorio che si estende per quasi 125 km² è tra i più vari e ricchi dal punto di vista naturalistico e geologico della Sardegna.
Il comune comprende tre frazioni: "Crastu", posta nella parte pianeggiante del territorio, "S. Sofia" e "Su Lau", che si trovano sull'altipiano del Sarcidano. Il territorio di Laconi conserva ancora vaste porzioni di bosco e possiede decine di sorgenti.
Le tracce più antiche della presenza dell'uomo nel territorio di Laconi appartengono al Neolitico Antico (6000-4500 a.C.). I ritrovamenti effettuati nelle numerose spelonche evidenziano lo stanziamento di gruppi di cacciatori: ne sono una prova i reperti rinvenuti nella "Grotta Leòri" e a "Sa Spilunca Manna".
Tra la fine del neolitico e l'inizio dell'Età dei metalli (3700-2400 a.C.), quando prende piede l'agricoltura e l'allevamento, prendono vita le prime forme di insediamento permanente attraverso villaggi di capanne testimoniati dai resti presenti a Sarcidanu, Monte Feurrèddu, e a Cirquìttus. Le testimonianze del periodo successivo (2500-1800 a.C.) sono affidate ai numerosi menhir presenti nelle campagne di Laconi.
La Civiltà nuragica, così come in tutta la Sardegna, ha lasciato i segni più evidenti della presenza dell'uomo. Il numero di nuraghi presenti evidenzia l'importanza del territorio nell'antichità. Oltre ad un cospicuo numero di nuraghi, sono presenti le domus de janas di Is Mureddas, Cirquittus, Pranu 'e Arranas e di Pranu Corongiu. L'importanza strategica del luogo oltre ad essere evidenziata dai numerosi nuraghi è confermata dai resti di una fortificazione Cartaginese del V secolo a.C. A partire dall'anno 238 a.C. è possibile trovare i segni della presenza dei Romani.
Anche l'etimologia del nome Laconi, seppur non certa ma probabile, sottolinea l'importanza del luogo: risalirebbe infatti al sardo preromano lacana,[4] ovvero “confine o limite”.
Dall'età giudicale a quella moderna
Laconi viene citata per la prima volta su documenti scritti in epoca bizantina (XI e XII secolo), quando la Sardegna è divisa in Giudicati. Proprio da Laconi proveniva la potente famiglia dei Lacon, che ritroviamo in numerose casate giudicali (Lacon-Gunale, Lacon-Serra, Lacon-Zori, Lacon-Massa). Il 24 gennaio 1388 giungono a Laconi i rappresentanti per la firma della pace tra Arborensi e Aragonesi.
Nella notte fra il 20 e 21 giugno del 1668Agostino di Castelvì viene assassinato, e successivamente Francesca Zatrillas di Siete Fuentes, rimasta vedova, si risposa con Silvestro Aymerich. Nel 1733 dopo alterne vicende (fronda sarda - omicidio del viceré Camarassa), divenne marchese di Làconi Giuseppe Aymerich figlio di Caterina Castelvì, moglie di Gabriele Aymerich.
Nel 1870 a Laconi viene costruita la strada statale permettendo lo sviluppo economico della zona.
Nel 1927 Laconi passa dalla provincia di Cagliari alla neonata Provincia di Nuoro. Con delibera comunale nell'agosto del 1999, anche a seguito di un referendum nel quale i sì furono il 94%, si chiese il passaggio alla provincia di Oristano. Conseguentemente, ai sensi della Legge Regionale n. 10 del 13 ottobre 2003, che ha ridefinito le circoscrizioni delle nuove province sarde, il comune è passato alla Provincia di Oristano.
Simboli
«D'azzurro, alla torre di rosso, mattonata di nero, finestrata e chiusa dello stesso, merlata alla ghibellina di tre, posta a destra, fondata sulla pianura di verde, accompagnata dal leone d'oro, allumato e linguato di rosso, posto a sinistra all'altezza del cantone e del fianco sinistri, afferrante con entrambe le zampe anteriori il pane al naturale. Ornamenti esteriori da Comune.»
Museo d'arte sacra e dei Missionari: tra le varie opere esposte vi è una scultura lignea raffigurante Gesù Bambino in trono dormiente, di iconografia unica in Sardegna, ma molto diffusa in Spagna. Infatti l'opera è considerata di produzione spagnola e risalente alla fine del XVI secolo.[8]
Feste e tradizioni
La festa più sentita dai laconesi è senza dubbio quella che si celebra per Sant'Antoni 'e su fogu ossia Sant'Antonio abate, in onore del quale ogni anno vengono accesi in vari rioni del paese dei grandi falò, detti "fogones", il maggiore dei quali viene eretto nel sagrato della chiesa a lui dedicata che si trova nella parte alta del centro abitato. Mentre il fuoco arde si fa festa, si mangiano salsicce arrosto, vengono offerti dei dolci, tra cui il prelibato "pane de saba" locale, e si beve del buon vino. Ma quello che avviene la vigilia del 17 gennaio non è che la conclusione di una lunga organizzazione che nei giorni precedenti vede impegnati diversi gruppi di persone (le leve o "fedales", gruppi di amici, associazioni), nel trasporto dei tronchi necessari per i falò, dai boschi che circondano Laconi. Il trasporto della legna viene preceduto da una vera e propria festa, generalmente un pranzo organizzato in campagna dove vengono preparati dei piatti tipici, tra i quali non manca il maialetto arrosto, il tutto innaffiato dal buon vino locale. Quando viene trasportato il tronco si raggiunge senz'altro il momento più eccitante, anticamente veniva generalmente caricato sui carri trinati dai buoi, mentre ora si usa caricarlo sopra i moderni trattori, che oltre ai tronchi accoglieranno molte persone urlanti e felici. Una specificità della festa laconese è rappresentata dai motti che si urlano a squarciagola: un gruppo dice "Sant'Antò!" e un altro risponderà "Toidò!", il significato di queste parole misteriose è incerto, però questo mette in evidenza l'allegria e la devozione della gente per il Santo. Altra usanza legata a questa festa è quella di annerirsi la faccia con il carbone, rito legato appunto al fuoco e forse all'inizio del Carnevale, in questa occasione, infatti, fanno la loro prima uscita "Is Corongiaios", la tipica maschera carnevalesca laconese.
Alla fine del mese di agosto si celebra la grande festa in onore di Sant'Ignazio da Laconi: per alcuni giorni migliaia di pellegrini provenienti da varie parti della Sardegna si danno appuntamento per quella che rappresenta una festa religiosa e non solo. Il Parco Aymerich viene preso d'assalto da gruppi di villeggianti che dopo aver onorato il santo in chiesa o presso la casa che gli diede i natali nel 1701, lo onorano a tavola. All'ingresso del paese nel ponte di Muru decine di arrostitori preparano muggini e anguille arrosto, mentre poco più su vi sono gli arrostitori di carne, con le tradizionali "paradas", una sorta di trattoria volante. Nelle strade del paese si organizza una piccola fiera con le bancarelle che vendono di tutto: dai campanacci per pecore e buoi ai finimenti per cavalli, dagli immancabili torroni di Tonara alla "carapigna" di Aritzo. Dopo le serate con balli e canti, la festa si conclude con una processione a cui partecipano vari gruppi in costume tradizionali e cavalieri che precedono il simulacro del santo che viaggia su un carro trainato da un giogo di buoi.
Altre feste si celebrano a maggio per San Daniele presso la chiesetta campestre a lui dedicata e per San Giovanni a cui è dedicata la chiesa nei pressi del cimitero.
Il Carnevale o "Segaripezza" vede protagonisti "Is Corongiaios", la maschera tradizionale di Laconi, riscoperta da alcuni anni dopo un lungo periodo di oblio.
^Maura Picciau, Ambito spagnolo (?), Gesù Bambino in trono dormiente, in La Fragilità e la Forza. Antonello da Messina, Bellini, Carpaccio, Giulio Romano, Boccioni, Manet, 200 capolavori restaurati, XIX edizione di Restituzioni.Tesori d'arte restaurati, catalogo di mostra, Milano, 2022, pagg. 605 - 613.
Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. URL consultato il 28 novembre 2015 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2012).