Sedilo si trova sul limitare dell'altopiano di Campeda-Abbasanta. La zona altimetrica è quella della collina interna. Il suo territorio è attraversato dal fiume Tirso, il più lungo della Sardegna, il cui sbarramento presso Busachi origina il lago Omodeo. L'invaso occupa parte del territorio di Sedilo.
Dal punto di vista geologico il territorio di Sedilo come lo si può osservare oggi, si è originato in seguito al fenomeni erosivi e di ruscellamento che sono seguiti ad un'intensa attività tettonica e vulcanica. I fenomeni erosivi hanno portato alla sedimentazione all'interno della vallata di Ottana, ai quali è seguita un'attività vulcanica di tipo effusivo che ha portato alla formazione di estese colate di basalto. I litotipi presenti nel territorio di Sedilo, elencati in ordine cronologico di formazione, sono i seguenti[7]:
La morfologia del versante occidentale del territorio è caratterizzata da un altopiano basaltico sulla cui sommità si trovano numerose sorgenti. Nel settore meridionale, in prossimità del fiume Tirso, si trovano basse colline mentre tutta la zona ad est del fiume presenta una morfologia determinata dalla presenza di strati alternati duri e teneri (ignimbriti e tufi)[8].
Secondo la classificazione di Köppen il clima di Sedilo può essere definito un clima temperato sublitoraneo (Csb), con inverni miti e piovosi ed estati calde e secche. Di rado si verificano gelate. Alcuni giorni autunnali e primaverili possono essere caratterizzati dalla formazione della nebbia.
Con l'età giudicale la Sardegna viene suddivisa in quattro regni autonomi, i giudicati. Sedilo faceva parte della curatoria di Guilcier, o Gilciber, detta più tardi Ozier Real, posta nella porzione centro-settentrionale del giudicato di Arborea. Con la fine del giudicato e la conquista aragonese Sedilo venne infeudato nel 1410. Nel 1416 tutto il Gilciber e i territori della curatoria di Parte Barigadu vennero concessi in feudo a Valore di Ligia, un arborense che aveva tradito il giudice di Arborea Ugone III nel corso delle guerre tra Aragona e Arborea; quando però Valore e suo figlio Bernardo si recarono a prendere possesso del feudo, vennero uccisi insieme alla loro scorta a Zuri dagli abitanti delle due contrade.
Nel 1435 il paese venne concesso in feudo dal re d'Aragona Alfonso Vil Magnanimo a Galcerano de Requenses.
Nel 1537 il feudo, che comprendeva anche i paesi di Tadasuni, Boroneddu e Zuri, venne venduto da un nipote del Requenses alla famiglia dei Torresani, e nel 1566 venne elevato al rango di contea confermata agli stessi Torreani. Nel 1726, estinta la famiglia Torresani, il feudo passò al demanio del Regno di Sardegna, amministrato quindi direttamente da funzionari reali e non da signori feudali. Nel 1737 la contea venne elevata a marchesato e concessa al canonico Francesco Solinas. Dal Solinas i feudi passarono ai Delitala che fissarono la residenza a Sedilo. Nel 1839 il sistema feudale venne abolito, il paese fu riscattato agli ultimi feudatari e divenne un libero comune.
«Partito: nel primo, di argento, alla torre di rosso, merlata di due alla guelfa, murata di nero e aperta del campo, appuntata dall'aquila rivolta di nero, rostrata e allumata di argento, il tutto sormontato dalla bilancia di rosso; nel secondo, di azzurro, alla torre di argento, murata e aperta di nero, sormontata dal sole raggiante, di oro. Ornamenti esteriori da Comune.»
(D.P.R. 13 luglio 1987)
La blasonatura del gonfalone è invece la seguente:
«Drappo partito di azzurro e di bianco, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.»
(D.P.R. 13 luglio 1987)
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista.
Chiesa del Carmine[14] (conosciuta localmente con il nome di Chiesetta delle Anime).
Con i fondi derivati dalla Misura 4.14b del Programma operativo regionale Sardegna 2000/2006 è stata predisposta, dall'Ente foreste della Sardegna, una rete di sentieri percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo attraverso le campagne del paese[18]. Un sistema di segnali in legno indica i percorsi con le relative distanze[19]. I sentieri si ricollegano ad una rete più ampia comprendente il territorio dei comuni limitrofi, tra i quali Nughedu Santa Vittoria arrivando fino all'oasi naturalistica di Assai (in territorio di Neoneli).
Le manifestazioni culturali sono principalmente legate alla vita religiosa della comunità.
L'evento di maggiore interesse e risalto è la festa in onore di San Costantino Imperatore che culmina, nei giorni del 6 e 7 luglio, con l'Ardia, sfrenata corsa a cavallo presso il santuario a lui dedicato. Mediamente otto giorni dopo l'Ardia a cavallo (l'ottava o s'ottada) ne viene svolta una a piedi che segue lo stesso percorso.
Altra festa caratteristica è quella in onore di Sant'Antonio Abate, il 16 gennaio, durante la quale viene acceso un grande falò, in sardo sa tùva, nella piazza antistante la chiesa omonima. Questa tradizione è tipica dei paesi della Sardegna centrale.
Il 15 maggio viene festeggiato Sant'Isidoro. La processione lungo le vie del paese è accompagnata da carri, che vengono ornati da fiori, e attrezzature agricole.
San Basilio Magno viene festeggiato il primo giorno di settembre. Si svolge la caratteristica sfilata degli asinelli.
Economia
L'attività economica principale è l'allevamento, prevalentemente ovino.
G. Tanda (a cura di), SEDILO 2. I monumenti del territorio del Comune, Villanova Monteleone, Antichità Sarde. Studi e Ricerche, 1996.
Antonio Francesco Spada, Sedilo I. La Storia, Sedilo, Comune di Sedilo, 1998.
Antonio Francesco Spada, Sedilo II. La Gente, Sedilo, Comune di Sedilo, 1998.
Francesco Floris (a cura di), Sedilo (PDF), in Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Editoriale La Nuova Sardegna, 2007, pp. p.505, ISBN non esistente. URL consultato il 12 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2012).