Nel 1528 altri lanzichenecchi, questa volta al comando di un altro abile comandante, il duca Enrico V di Brunswick-Lüneburg detto “il Giovane”, attraversarono la Valvestino. Per ordine del governatore spagnolo Antonio de Leyva, comandante in capo delle truppe imperiali in Italia, impegnato in una estenuante lotta contro i francesi e la Chiesa, il Brunswick calò da Trento nella penisola con 15000 fanti e 1500 cavalieri diretto nel ducato di Milano.
Il percorso
Il condottiero Guido Naldi di Brisighella
Guido Naldi, come i più celebri fratelli Babone, Giovanni e Ottaviano, militò sempre fedelmente al servizio della Repubblica di Venezia. Nel 1511 fu segnalato per la prima volta nel veronese al comando di 31 balestrieri a cavallo. Nell’agosto prese parte all’assedio di Brescia con 207 provvigionati e il mese successivo fu inserito nella prima squadra di riserva che doveva sostenere l’attacco alle mura della città. Nel 1513 partecipò alla battaglia di Creazzo inserito nella prima schiera. Nel 1514Venezia lo premiò per gli ottimi servizi prestati con una provvigione di 30 ducati per paga, per otto paghe l’anno. Sul finire dell’anno 1516 operò all’assedio di Verona e con la conquista della città scaligera da parte dei veneziani, ne è nominato connestabile. Nell’agosto 1521, con Malatesta Baglioni, presenziò ad una riunione tenuta con i rettori della Serenissima di Verona, per valutare la richiesta dei fanti tedeschi che da Trento volevano raggiungere il campo imperiale mantovano. Il Naldi ispezionò i luoghi di un loro eventuale transito, per verificare se fosse stato possibile opporre una valida resistenza. Nel 1522 fu acquartierato al campo di Rovato con 204 fanti e risultava inserito nel colonnello del fratello Babone. Con la fine della guerra rientrò a Verona. Nell’agosto del 1526 partecipò all’assedio di Cremona e durante l’attacco alle linee nemiche ebbe 3 morti, 29 feriti e 10 disertori fra i suoi uomini. Nel 1527 operò nel Polesine, a Lodi e alla conquista di Genova. Acquartierato a Cassano d'Adda, nel 1528, fu con altri capitani ad un consiglio di guerra indetto dal provveditore generale venete Tommaso Moro. Nello stesso anno operò contro gli imperiali a Caprino Bergamasco, nel Bresciano contro i “lanzi” del Brunswick, a Sant'Angelo Lodigiano e a Pavia. Nel luglio del 1529 fu particolarmente attivo alla difesa di Bergamo e nel settembre a quella di Salò al comando di ben 700 fanti. Nel marzo del 1531 gli fu riconosciuto il titolo di colonnello ed una provvigione di 40 ducati per paga, per otto paghe l’anno. Nel febbraio del 1532, durante la difesa di Verona, ebbe il compito di sorvegliare Porta Palio, mentre nel mese di marzo fu inviato con 50 fanti a Corfù attaccata dai Turchi, ove, tra l’altro, fu promosso governatore della fanteria al posto di Giovanni da Como. Morì nel 1535.
Da Garda, puntò su Rivoltella, Desenzano, Lonato facendo bottino e violenze ovunque. Il 19 maggio, il Duca impose alla Riviera di Salò una tassa di 20.000 ducati per la sovvenzione del suo esercito, accompagnando tale richiesta con feroci minacce. Vista l'impossibilità di difesa, il 21 maggio, Salò cadeva in mano agli imperiali e il Brunswick riduceva così la sua pretesa a 10.000 ducati che, in realtà, non furono mai pagati in quanto il condottiero tedesco, sollecitato nel viaggio, abbandonava la Riviera pochi giorni dopo. La Repubblica di Venezia, sdegnata dal comportamento passivo dei suoi provveditori nei confronti dei tedeschi, ordinava il 1º giugno la loro destituzione e il 7 luglio imponeva il versamento al suo fisco della somma non pagata al Duca.
Il resoconto del cronista Marin Sanuto
Del passaggio in Valle ne veniamo ancora a conoscenza dai resoconti del cronista e diplomatico veneto Marin Sanudo:
«1528 febbraio 28, Brescia. Di Brexa vidi lettere di sier Zuan Ferro capitanio, dì 4. Come, per lettere del provveditor di Anfo, sier Daniel Trun, par si fazi mozion di zente, quali è per desender per la via de Gargnano il la Vale de Vestin; ed il conte Paolo di Terlago è andato a Lodron, qual è capitanio nominato....»
«1528 maggio 31, Brescia. Di Brexa, di sier Zuan Ferro capitanio, dì 6. Di le cose di sopra, per uno venuto che se partite domenica di Trento, disse che venere passato fo adì primo, essere stato in un loco ditto Menz di sopra Trento serca 15 mia , e che in quello contorno erano cavalli et fanti da 6000; et che domenica se lavorava de sopra di Lodron per 6 mia per far le spianate per venire a la volta di la Rocca d'Anfo e a Boca di Valle[1] per vegnir per la via de Casal; et non sono venuti li fanti; pur si dice i saranno grossi et penso non verranno cussì presto. Le preparation son gaiarde; aspetano in questa città domino Guido de Naldo con fanti 450, qual vien per la securità della città.»
In effetti il condottiero veneto Guido Naldi, sostenuto da 200 fanti delle milizie di Battista Martinengo, sbarrò inutilmente loro il passo a Gavardo. La colonna di fanteria tedesca, superata la debole resistenza veneziana, dilagò nella pianura devastando ogni cosa lungo il loro cammino.
Vito Zeni, La Valle di Vestino. Appunti di storia locale, Fondazione Civiltà Bresciana, Brescia 1993
Claudio Fossati, Notizie intorno a Francesco Calzone di Salò e alla sua famiglia, Brescia stab. Tip, “La Sentinella”, 1888.
Padre Cipriano Gnesotti, Memorie delle Giudicarie, Trento 1973.
Marino Sanuto, I Diari 1496-1533, tomo 28.
Gianpaolo Zeni, Al servizio dei Lodron. La storia di sei secoli di intensi rapporti tra le comunità di Magasa e Valvestino e la nobile famiglia trentina dei conti di Lodrone, Biblioteca comunale di Magasa, Bagnolo Mella 2007.