Le persecuzioni dei cristiani sono un fenomeno oppressivo contro comunità e persone di fede cristiana, avvenute in diversi periodi storici e tutt’oggi registrate in alcune circostanze e luoghi.
Nel corso della storia i cristiani morti per la loro fede sono stimati in circa settanta milioni, di cui quarantacinque milioni solo nel XX secolo[2][3].
Storia delle persecuzioni
Prime persecuzioni
Le prime comunità cristiane incontrarono presto l'ostilità del mondo esterno[4]. Le notizie che ci sono giunte sui primissimi anni del cristianesimo provengono principalmente dal Nuovo Testamento. Secondo quanto riportato dagli Atti degli Apostoli, in particolare, le autorità ebraiche di Gerusalemme avversarono fin dall'inizio i primi cristiani e tentarono con vari mezzi di impedirne la predicazione. Tra le vittime di queste prime persecuzioni vi furono Stefano, lapidato per blasfemia per aver affermato la divinità di Cristo (Atti 6,8-7,60[5]), e l'apostolo Giacomo il Maggiore, fatto giustiziare dal re Erode Agrippa (Atti 12,1-2[6]), mentre Pietro si salvò fuggendo da Gerusalemme. Anche in altre città, dentro e fuori dalla Palestina, le comunità ebraiche preesistenti si opposero alla diffusione del cristianesimo e Paolo in particolare ne fu spesso il bersaglio: nelle sue lettere racconta di essere stato più volte frustato, bastonato e una volta lapidato[7]. Quest'ultimo prima di diventare Cristiano era un membro della setta dei Farisei, come egli stesso amava definirsi, ed era un accanito persecutore della Chiesa nascente. Un giorno, recatosi a Damasco portando con sé le lettere che lo autorizzavano a imprigionare tutti i Cristiani della città e portarli legati a Gerusalemme egli ebbe una visione di Gesù Cristo che disse «Saulo, perché mi perseguiti?». Dopo questo evento divenne un Cristiano e cominciò il suo ministero che lo porterà ad essere definito come "l'Apostolo delle genti".
Le persecuzioni ebraiche nei confronti dei primi cristiani sono confermate dallo storico Flavio Giuseppe, il quale narra che il sommo sacerdote Anano, approfittando della morte del procuratore Porcio Festo, fece lapidare Giacomo il Giusto. La decisione provocò l'ira del nuovo procuratore Lucceio Albino e di re Erode Agrippa II, il quale destituì Anano e nominò al suo posto Giosuè (Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche, XX, 200).
La persecuzione di Nerone, riportata anche da Tacito, scoppiò nel 64 quando i cristiani furono accusati di avere appiccato il Grande incendio di Roma che distrusse gran parte della città. In questa persecuzione furono uccisi gli apostoli Pietro e Paolo.
Nei successivi due secoli e mezzo il cristianesimo rimase sempre formalmente una religione illecita punibile con le massime pene: i suoi fedeli venivano accusati, in particolare, di empietà in quanto si rifiutavano di compiere i sacrifici, obbligatori per legge, agli dei della religione romana ufficiale[8]. Rispetto a questa il cristianesimo appariva una forma di "ateismo", in quanto rinnegava ogni divinità tradizionale; si trattava quindi di una minaccia alla pax deorum ed alla stessa autorità dell'imperatore che doveva garantirla. Altri vi vedevano una superstitio, cioè una devozione irrazionale venata di magia, come altre che erano parimenti perseguitate o lo erano state. La volontà di liquidare il Cristianesimo[9], considerato una "deleteria superstizione"[10], emerge comunque dalla testimonianza di Plinio il Giovane che, in relazione alle persone accusate di essere cristiani e interrogate sotto tortura, scrive: «se perseveravano, ordinavano che fossero messi a morte».
Tuttavia fino al 250 non furono ricercati attivamente: questo consentì la diffusione del cristianesimo, ma in comunità semiclandestine che, anche per le particolari norme morali e familiari, erano oggetto di una accesa intolleranza popolare. Le persecuzioni consistevano per lo più in attacchi violenti, più o meno assecondati dalle autorità locali, verso i cristiani fatti capri espiatori di qualcosa[11][12][13].
Salito al trono in un periodo di grave crisi per l'impero, Decio nel 250 volle invece costringere ogni cittadino dell'impero, pena la morte, a professare devozione agli dèi pagani ed implicitamente all'imperatore, in primis i cristiani che erano ormai molto numerosi, soprattutto nelle regioni orientali dell'impero. Molti furono i martiri, ma molti di più furono i lapsi che cedettero alla forza. Anche la persecuzione di Valeriano si concluse in tempi brevi, ma si caratterizzò per l'attacco mirato ai leader delle comunità ed ai loro beni, segno della floridità economica acquisita. Partita nel 303 sulla stessa linea, la "grande persecuzione" voluta da Diocleziano diventò violenta nel 304, ma non in tutto l'impero. Fu proseguita principalmente da Galerio fino al 311. Lo stesso Galerio, con l'Editto di tolleranza, e Costantino I con l'editto di Milano del 313 ordinarono la cessazione delle persecuzioni, che tuttavia ebbero ancora strascichi con Licinio[14][15][16][17][18].
Le stime sul numero complessivo di cristiani uccisi si basano principalmente su fonti agiografiche del tempo e sono quindi materia di dibattito tra gli studiosi: si ritiene comunque che le vittime siano state migliaia[19].
Altre persecuzioni antiche
Nel 338 un intensificarsi nelle ostilità in corso tra la Persia sasanide e l'Impero romano sfociò in persecuzioni nei confronti dei cristiani da parte dei persiani[20]. I cristiani furono percepiti come potenziali traditori perché amici di una Roma ormai cristianizzata dopo Costantino e nei decenni successivi migliaia di loro, denominati oggi martiri persiani, persero la vita.
Nel III e IV secolo i missionari cristiani, e più di tutti Ulfila, convertirono i Goti alla cristianità ariana che i Goti vedevano come un attacco alla loro religione e cultura. Il re visigoto Atanarico avviò tra il 369 e il 372 una persecuzione dei cristiani[21], molti dei quali vennero uccisi.
Nel 429 i Vandali, anch'essi ariani, conquistarono l'Africa Romana, perseguitando i cristiani non ariani. Durante il regno di Unnerico, re dei Vandali dal 477 al 484, una terribile persecuzione causò la morte di 4.966 martiri, tra i quali i vescovi Felice e Cipriano.
In seguito all'espansione degli Arabi, i cristiani assunsero nelle terre islamiche lo status di "dhimmi" a cui venne concesso il permesso di praticare la propria fede, ma al prezzo di diverse discriminazioni religiose e giuridiche. Non mancarono nel corso dei secoli diversi episodi di martirio e persecuzione[22].
Persecuzioni tra cristiani
I primi scontri tra cristiani avvennero nel IV secolo, quando si diffusero posizioni dottrinali, poi rifiutate come eretiche dalla Chiesa cattolica, come l'Arianesimo: molto spesso il potere politico si schierò a favore di una posizione, reprimendo chi sosteneva le posizioni contrarie.
Durante il Medioevo avvennero diversi episodi più o meno circoscritti di repressione di movimenti eretici: si possono citare i casi dei Valdesi, degli Hussiti, e quello di fra Dolcino, nominato anche da Dante. Invece per il più noto e importante movimento ereticale medievale, quello dei Catari, strettamente parlando non si può parlare di persecuzione dei cristiani, in quanto la dottrina catara era così distante da quella cristiana da configurarsi come una religione a sé stante.
Nei due secoli successivi alla Riforma protestante avvennero in alcune parti d'Europa numerosi episodi di persecuzione in tutte le direzioni: vi furono protestanti perseguitati dai cattolici, cattolici perseguitati dai protestanti, e anche diverse confessioni protestanti che si perseguitavano fra loro. Come esempi di questi tre casi si possono citare la strage di san Bartolomeo, avvenuta in Francia durante la guerra civile tra cattolici e ugonotti Nella notte di San Bartolomeo furono uccisi circa 30.000 ugonotti in Francia di cui 6000 solo a Parigi; la persecuzione dei cattolici in Inghilterra e Irlanda nel XVI e XVII secolo, tra le cui vittime vi furono san Tommaso Moro e numerosi Gesuiti; e la repressione dei puritani, sempre in Inghilterra, che portò i Padri Pellegrini ad emigrare in America, dove fondarono il primo nucleo delle colonie che divennero gli Stati Uniti.
Nell'età moderna
In epoca moderna, i cristiani sono stati perseguitati in diverse nazioni. Spesso, soprattutto al di fuori dell'Europa, essi venivano repressi anche perché considerati portatori di un'"influenza straniera" che si vedeva come una minaccia al potere costituito o alla struttura tradizionale della società. Questo è il caso, ad esempio, del Giappone nel XVII secolo, dove cristiani vennero crocifissi in pubblico: la persecuzione terminò nel 1637 con la ribellione di Shimabara, dove furono uccise 40 000 persone[23]. Da allora solo un piccolo numero di cristiani continuò a praticare in segreto in Giappone[23]. Da considerare è certamente il genocidio armeno e il genocidio assiro, che fu uno sterminio di cristiani fatto da seguaci di Maometto.
Rivoluzione francese
Il primo caso fu quello della Rivoluzione francese: qui la persecuzione del cristianesimo si inquadrò in un più generale tentativo di sradicare completamente tutte le tradizioni dell'Ancien Régime, con aspetti singolari come il culto della "dea Ragione" o la sostituzione dei nomi dei mesi del calendario.
L'assoggettamento della Chiesa cattolica da parte dello Stato francese si ebbe con Costituzione civile del clero, una legge che imponeva ai sacerdoti di giurare fedeltà alla Repubblica e rinnegare la Chiesa di Roma, per costituire una Chiesa nazionale alle dipendenze del potere politico. I "preti refrattari", cioè coloro che rifiutarono il giuramento (la grande maggioranza), potevano essere passibili anche di pena di morte ed infatti alcuni furono ghigliottinati. I conventi vennero chiusi e i religiosi dispersi.
La difesa del cristianesimo costituì una delle motivazioni dell'insurrezione armata della Vandea (1793), che dopo alcuni anni di scontri fu repressa con estrema violenza dall'esercito rivoluzionario. Questa repressione, le cui vittime furono circa 117.000[24], viene considerata da alcuni studiosi uno dei primi genocidi della storia moderna[25]. Solo di recente la repressione della Vandea ha cominciato a essere concettualizzata come genocidio, definizione questa oggetto in Francia di un acceso dibattito in ambito accademico[26][27].
In Messico a partire dalla metà del XIX secolo si affermò una classe politica anticlericale e massonica, che aveva tra i suoi obiettivi quello di distruggere la forte tradizione cattolica del paese. Dopo numerosi episodi di violenza e il varo di leggi che limitavano severamente la libertà religiosa, nel 1926 nella popolazione cattolica prese avvio una rivolta armata, la cosiddetta Cristiada: gli insorti riuscirono ad organizzare un vero e proprio esercito che giunse a contare anche 50.000 uomini. La Cristiada durò fino al 1929; seguì un periodo di dura repressione, nel quale i sacerdoti fedeli a Roma venivano ricercati e fucilati.
Sono note le immani persecuzioni razziali rivolte contro coloro che avessero "sangue semitico", ma il Nazionalsocialismo attuò fortissime persecuzioni anche per motivi di religione. Lo scontro tra Chiesa e Nazismo, assopito dal concordato tra Santa Sede e Terzo Reich del 20 luglio 1933, diventò sempre più aperto e frontale. Pio XI nell'enciclica Mit brennender Sorge (con bruciante preoccupazione), del 1937 aveva dichiarato l'inconciliabilità della fede cristiana con la divinizzazione della razza germanica, del popolo tedesco e del Führer. E così, se la "soluzione finale" nei confronti degli Ebrei ebbe per i Nazisti una priorità rispetto al trattamento da riservare alla Chiesa, l'eliminazione di questa era "l'ultimo grande compito" che Hitler si riservava per il dopoguerra (come sappiamo dalle registrazioni di Bormann[28] e dalle confidenze fatte ai gerarchi più vicini)[29]. Nel 1941, in una circolare indirizzata ai gauleiter (ed allegata agli atti d'accusa a Norimberga), Martin Bormann espresse con chiarezza l'assoluta incompatibilità tra cristianesimo e nazionalsocialismo.
Già nel giugno 1934 in Germania era cominciata l'eliminazione fisica di membri della Chiesa distintisi per la loro opposizione al nazismo come Erich Klausener, Adalbert Probst, Fritz Beck e Fritz Gerlich. Le persecuzioni, gli arresti, le condanne a morte, le deportazioni in campo di concentramento dei cristiani continuarono con violenza distruttrice fino alla fine del regime nel maggio 1945. Giovanni Paolo II, citando Jakob Gapp, concordava con lui nel vedere in questa contrapposizione tra Cristianesimo e Nazismo un'espressione visibile della lotta apocalittica tra Dio e Satana. Padre Jakob Gapp, religioso austriaco, fu ghigliottinato dai nazisti il 13 agosto 1943.
Col dilagare della Seconda guerra mondiale e le occupazioni naziste morì per mano dei tedeschi anche un grande numero di preti, suore e religiosi. Diversi sacerdoti sono stati deportati e uccisi nei campi di concentramento: il più famoso di questi è Massimiliano Kolbe. A Buchenwald il sacerdote austriaco Otto Neururer, per aver battezzato un prigioniero, venne sospeso a testa in giù a una trave finché, dopo due giorni di agonia, morì (30 maggio 1940). A Mauthausen padre Edmund Kalas, polacco, aveva allontanato una guardia tedesca da un prigioniero che stava uccidendo a calci; la reazione fu feroce: il sacerdote venne fatto lapidare dagli stessi prigionieri (7 giugno 1943). Durante l'occupazione nazista di Roma (1943-1944), lo stesso papa Pio XII rischiò di essere deportato in Germania: il piano tedesco prevedeva di relegarlo in un monastero del Wartburg oppure nel Liechtenstein[30].
È innegabile, dunque, che durante i dodici anni di vita del Terzo Reich, la Chiesa dovette subire restrizioni e vessazioni perché giudicata ostile dal governo nazista. Durante il processo di Norimberga uno dei capi d'accusa imputati ai gerarchi nazisti era la persecuzione religiosa. L'accusa dichiarò infatti: «Essi ( I cospiratori nazisti) hanno dichiarato il loro obiettivo di eliminare le chiese cristiane in Germania e hanno perciò cercato di sostituirle con le istituzioni e le credenze naziste; in ordine di ciò hanno perseguito un programma di persecuzione di sacerdoti, chierici e membri di ordini monastici che essi ritenevano opporsi ai loro intenti, ed hanno confiscato le proprietà della chiesa»[31].I nazisti, come confessato a Norimberga, erano intenzionati a distruggere l'influenza della chiesa nella società e si adoperarono a far chiudere scuole, giornali e associazioni cattoliche, a licenziare i religiosi dalle scuole pubbliche, a togliere i crocifissi dagli edifici, a limitare i pellegrinaggi, a confiscare monasteri e a proibire la pubblicazione di articoli a carattere religioso[32]. «Più di un terzo del clero secolare e un quinto circa del clero regolare, ossia più di 8000 sacerdoti furono sottoposti a misure coercitive (arresti illegali, prigione, campi rieducativi...), 110 morirono nei campi di concentramento, 59 furono giustiziati, assassinati o perironoin seguito ai maltrattamenti ricevuti»[33]. Dal conteggio sono ovviamente esclusi i laici vicini alla Chiesa e si riferiscono alla sola Germania e non a tutti i territori occupati, dove la persecuzione contro la chiesa fu ancora più tragica (in particolare, nella regione del Warthegau, in Polonia, dove la politica contro la Chiesa attuata dal Gauletier locale, Arthur Greiser, rappresentò una sorta di "laboratorio sperimentale", nella futura politica dei nazisti riguardante la religione)[34][35].
Una confessione cristiana duramente perseguitata dai nazisti fu quella dei testimoni di Geova. Circa 4200 credenti furono internati nei campi di concentramento: le vittime furono circa 1600, delle quali 370 uccise per esecuzione, mentre le altre morirono di stenti.[36]
Fascismo
In Italia con il fascismo ci furono forti persecuzioni contro alcune sette cristiane come i Pentecostali che, a causa della credenza del battesimo nello Spirito Santo con l'evidenza del parlare in altre lingue ignote per chi le parla, venivano classificati come malati di mente[senza fonte]. Il regime emanò anche una circolare compilata dal politico fascista Guido Buffarini Guidi, che prevedeva il confino per i credenti pentecostali in tutta l'Italia, infatti molti furono uccisi alle fosse ardeatine dai nazisti, altri mandati al confino e altri ancora nei campi di concentramento[senza fonte]. Anche i Testimoni di Geova furono duramente colpiti dal Fascismo: fin dal 1928 fu vietata la diffusione della loro rivista "Torre di Guardia", e decine furono inviati al carcere o al confino per il loro rifiuto alla guerra e perché consideravano il Duce e il Fascismo come "emanazione del Demonio".[37]
Nikolaj Bucharin (1888 - 1938) nella sua opera L'ABC del comunismo (1919) dichiarò che "la religione e il Comunismo sono incompatibili sia in teoria che in pratica"[38]. Nel 1931 a Mosca la Cattedrale di Cristo Salvatore, la più grande chiesa ortodossa mai costruita, venne deliberatamente distrutta. Nella Russia sovietica, l'aperta persecuzione contro i cristiani proseguì per buona parte degli anni trenta e si tradusse in numerose uccisioni, torture e deportazioni. Oltre a confiscare i beni ecclesiastici e a chiudere le chiese per convertirle in musei antireligiosi, le autorità tentarono inoltre di guidare un movimento modernista denominato "chiesa vivente", che non trovò però seguito presso la popolazione[39].
Già nei primi anni con Lev Trockij, commissario del popolo alla Guerra e membro del Politburo furono assassinati 28 vescovi e 1 200 sacerdoti[40]. Nel 1921 Lenin, a capo dello Stato sovietico, approfittando di una terribile carestia che colpì il paese, incrementò la persecuzione contro la Chiesa russa ordinando la confisca di tutti i suoi beni. Ottomila religiosi furono uccisi, migliaia tra vescovi e sacerdoti furono imprigionati ed esiliati senza contare il numero dei fedeli morti mentre difendevano gli oggetti consacrati. Il governo sovietico pose il patriarca di Mosca, Belavin Tichon, agli arresti domiciliari e venne dichiarato decaduto il patriarcato. La persecuzione contro la chiesa con Stalin, successore di Lenin, si fece ancora più accanita[41]: durante gli anni del Grande Terrore venne eliminato il 90% del clero ortodosso.[42]
Nel pieno delle persecuzioni, Pio XI nell'enciclica Divini Redemptoris del 1937 definì il comunismo come un "flagello satanico" che "mira a capovolgere l'ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà cristiana" facendo precipitare le nazioni in una barbarie "peggiore di quella in cui ancora giaceva la maggior parte del mondo all'apparire del Redentore". Fu anche emanata la scomunica ai comunisti.
Con il tempo, soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale, la dirigenza sovietica prese però atto della persistenza della religione, comunque considerata un nemico dichiarato, e scese a compromessi, concedendo ai fedeli un proprio spazio di libertà, sia pure molto ristretto e soggetto a pressioni[39].
Tirando le somme si può affermare che la repressione della Chiesa ortodossa in Unione Sovietica nonché persecuzione contro i cristiani tutti è stata violentissima, considerando lo stato ateo dal 1917 al 1992. Secondo alcune fonti[43][44] 50 000 religiosi sono stati uccisi, molti dei quali torturati in modo brutale e mandati nei gulag durante i governi di Lenin e Stalin. Quasi tutti i seminari vennero chiusi, fu vietata ogni pubblicazione religiosa, abolito l'insegnamento religioso nelle scuole, e nel 1922 vennero proibiti i canti e le celebrazioni religiose perfino all'interno delle abitazioni private.
La persecuzione nei confronti dei cristiani e delle altre religioni venne portata avanti con metodi più o meno brutali ma in modo sistematico anche in tutti gli altri paesi governati dai regimi comunisti che proclamavano l'ateismo di stato[45]. I comunisti iugoslavi massacrarono in massa molti preti: tra questi i Martiri di Široki Brijeg e altri cinquanta nei massacri delle foibe, compreso Francesco Giovanni Bonifacio;[46]
secondo il cardinale Alojzije Viktor Stepinac, perseguitato e imprigionato, furono trucidati tra i 260 e 270 sacerdoti, inoltre furono chiuse le scuole cattoliche, espropriate le proprietà della Chiesa, requisite le tipografie e violata la libertà di stampa, aggrediti i vescovi ed eliminata la religione dall'insegnamento ufficiale delle scuole.[47] La persecuzione antireligiosa nella Romania comunista colpì le varie confessioni cristiane come la ortodossa e la cattolica, oltre quella ebraica. In Polonia Jerzy Popiełuszko fu assassinato nel 1984 e la notizia del suo assassinio scatenò un tumulto popolare; in Ungheria il cardinale József Mindszenty fu arrestato due volte: nel 1919 e nel 1948 quando fu pure torturato. Ancora oggi, nei paesi che si proclamano comunisti e dove vige l'ateismo, i cristiani subiscono discriminazioni e violenze a causa del loro credo[48].
Nella Repubblica popolare cinese i cristiani sono sempre perseguitati da quando tale Stato comunista fu istituito: tutte le confessioni sono viste come una minaccia pericolosa al mantenimento del potere da parte del regime, che tollera solo autorità clericali controllate e sottomesse alle leggi vessatorie dello Stato. Cattolici, protestanti, ortodossi, testimoni di Geova e altri non possono manifestare liberamente il loro credo religioso.[49][50]
Nella Repubblica Popolare Democratica di Corea non sono ammesse religioni sebbene le religioni in Corea del Nord abbiano avuto un ruolo storicamente importante nel paese.[51]
I cristiani tentano di svolgere un'attività clandestina, ma il rischio di essere individuati, arrestati, torturati e giustiziati è notevole poiché la persecuzione è strutturata su un controllo capillare dei cittadini tramite polizia e forze militari. Coloro che possiedono una Bibbia sono giustiziati, spesso con esecuzioni pubbliche a prescindere dal fatto che siano cristiani oppure no, infatti accurate ricerche e studi statistici dimostrano che questo Stato comunista perseguita i cristiani più di tutti gli altri Stati del mondo, considerando i primi tre lustri di questo secolo.[52][53]
Comunisti stalinisti in Spagna
In Spagna, durante la guerra civile spagnola, anarchici, socialisti rivoluzionari e comunisti trucidarono migliaia di preti, suore e semplici credenti, che sono ricordati e commemorati come Martiri della guerra civile spagnola: tra questi figurano dodici vescovi.[54] La Chiesa cattolica poi, di tali Martiri, rese 2056 Beati e 11 Santi tra il 1987 e il 2022.[55]
Comunisti stalinisti in Italia
In Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale, negli anni quaranta del secolo scorso vi fu la strage dei preti perpetrata da comunisti stalinisti: il sacerdote e storico imolese Mino Martelli calcolò in 110 il numero complessivo di delitti[56]. Il parroco Umberto Pessina venne ucciso nella sua parrocchia in San Martino di Correggio (Italia) nel 18 giugno1946; il vescovo di Reggio EmiliaBeniamino Socche scrisse nel suo diario:
«... la salma di don Pessina era ancora per terra; la baciai, mi inginocchiai e domandai aiuto per partire con tutta la forza che la Santa Chiesa dà nelle mani di un Vescovo... Parlai al funerale di don Pessina: naturalmente, la gente era sotto l'incubo del terrore: ma io presi la Sacra Scrittura e lessi le maledizioni di Dio per coloro che toccano i consacrati del Signore. Il giorno dopo era la festa del Corpus Domini; alla processione in città partecipò una moltitudine e tenni il mio discorso, quello che fece cessare tutti gli assassinii. "Io - dissi - farò noto a tutti i Vescovi del mondo il regime di terrore che il comunismo ha creato in Italia»
Secondo il quotidiano cattolico Avvenire, dal 2011 i cristiani sono vittime del 75% delle violenze anti-religiose e in Medio Oriente rischiano l'estinzione[58].Todd M. Johnson e David B. Barrett del Center for the Study of Global Christianity hanno stimato il numero di martiri cristiani in 109.000 all'anno in media nel corso del decennio 2000-2010, considerando la seconda guerra del Congo, che vide cristiani in conflitto contro altri cristiani, come la più grande "situazione di martirio" del decennio (responsabile da sola del 75% delle vittime)[59][60][61]. Secondo Thomas Schirrmacher dell'International Society for Human Rights, escludendo casi controversi come la guerra in Congo, i martiri cristiani possono essere approssimativamente stimati in 7-8.000 all'anno[61][62]. Nel 2011 il Parlamento europeo, rilevando come la maggior parte degli atti di violenza religiosa nel mondo siano perpetrati contro cristiani, ha condannato tali attacchi e ha chiesto lo sviluppo di una strategia comune per tutelare la libertà religiosa[63].
Secondo la World Watch List dell'Associazione Porte Aperte, nel 2015 i primi tre Paesi per persecuzione dei cristiani nel mondo sono stati Corea del Nord, Iraq ed Eritrea, e oltre 7.100 cristiani sono stati uccisi nel mondo a causa della loro fede (4.344 nel 2014)[64].
Attualmente persecuzioni contro i cristiani sono in atto in diversi paesi del mondo, sia ad opera di regimi islamisti o comunisti, sia di organizzazioni fondamentaliste islamiche o indù, con restrizioni governative che impediscono la pratica religiosa, o con attacchi a membri del clero e a singoli fedeli[65][66] e attentati in luoghi di culto[67]. Anche in paesi a maggioranza buddista sono state registrate violenze e discriminazioni contro i cristiani.[68]
I due continenti nei quali le persecuzioni contro i cristiani sono maggiormente presenti sono l'Africa e l'Asia. In generale nei paesi arabi i cristiani, nonostante in tutto il Vicino Oriente ed in Nordafrica incluso il Sudan costituissero la popolazione originaria, sono oggetto, da parte della popolazione musulmana, di forme di discriminazione più o meno gravi, che negli ultimi decenni hanno portato molti di loro a emigrare o forzati a convertirsi all'Islam. La popolazione cristiana è in calo più o meno pronunciato in tutti i paesi del Vicino Oriente, ed in via di sparizione dall'Iraq. La conversione di musulmani al Cristianesimo è poi vista come un crimine (apostasia) la cui pena è la morte e, anche nei paesi in cui la legge non la vieta apertamente, i convertiti sono spesso oggetto di minacce, vendette, ricatti, linciaggi da parte della popolazione. Alcune organizzazioni monitorano tale fenomeno e redigono da anni un elenco dei 50 paesi nei quali è più pericoloso essere cristiani[69]. Nel dicembre 2018 il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato una legge di iniziativa congressuale in cui la persecuzione dei cristiani in Siria e Iraq ad opera dell'Isis e di gruppi terroristi affini è definita come un "genocidio"[70].
Egitto: nel 2011 un attentato nella chiesa dei Santi, ad Alessandria d'Egitto, ha provocato 21 morti[72]. L'episodio si inserisce nel contesto di numerosi attacchi alla chiesa cristiano-copta: nel 2010 un agguato all'uscita della messa di Natale ha provocato otto vittime[73]. La situazione è degenerata ulteriormente il 9 ottobre 2011, quando migliaia di cristiani copti si riuniscono a Il Cairo per manifestare contro l'ennesimo attacco a una chiesa: l'intervento dell'esercito provoca una strage, con più di 20 morti e 200 feriti[74]. L'episodio ha avuto un precedente nel novembre 2010, quando due cristiani sono stati uccisi, e quasi duecento arrestati, durante una protesta per il rifiuto alla costruzione di una chiesa a Giza[75]. Contrasti e prevaricazioni da parte dei musulmani nel paese sono spesso legate alla mancanza di eguaglianza tra moschee e chiese: mentre le prime possono infatti essere costruite ovunque, per le chiese cristiane dei copti, che rappresentano circa il 5-10% della popolazione egiziana, è invece necessario un permesso da parte del Presidente della Repubblica[76].
Libia: Nel gennaio 2012 viene annunciata la creazione del primo partito islamico libico, che mira alla costruzione del nuovo Stato secondo la sharia, annunciando il rifiuto di trattare con "formazioni in contraddizione con la sharia", la quale proibisce l'evangelizzazione e prevede la pena di morte per "bestemmia" (critica dell'islam) e "apostasia" (conversione ad altra religione).[77]
Nigeria: la vigilia di Natale 2010 è segnata da una serie di attacchi armati ed esplosivi che causano 86 vittime[78]. La vicenda si ripete l'anno successivo, dove già a novembre sei chiese erano state attaccate a Damaturu, con numerose vittime. In occasione del Natale 2011, cinque attentati sono stati condotti contro chiese cristiane provocando la morte di almeno 39 persone[79]. Nelle settimane successive una serie ulteriore di attentati, realizzati da una setta musulmana con l'obiettivo dichiarato di provocare l'esodo dei cristiani dal nord del paese, ha provocato la morte di altre 28 persone[80]. Gli eventi provocano la fuga di decine di migliaia di cristiani dal nord del paese[81]. L'8 aprile 2012, in occasione della Pasqua, un nuovo attentato con esplosivo vicino a una chiesa a Kaduna ha colpito la Nigeria settentrionale: almeno venti i morti e decine i feriti.[82] Poche settimane dopo, un commando armato ha aperto il fuoco sui fedeli che assistevano a una messa a Kano, causando venti morti e decine di feriti gravi[83]. Il 3 giugno 2012 un attacco condotto da un kamikaze che conduce un'auto imbottita di esplosivo contro una chiesa a Yalwa (Bauchi) nel nord del Paese, causa oltre 15 morti[84]. La settimana successiva un duplice attentato condotto da un kamikaze e da uomini armati contro due chiese durante lo svolgimento di funzioni religiose ha causato la morte di almeno quattro persone e il ferimento di decine, alcune delle quali in gravissime condizioni. Anche questi attentati sono stati rivendicati dalla setta islamica Boko Haram, che vuole cacciare i cristiani dal Nord del Paese, dove vuole imporre un califfato islamico[85]. Il macabro rituale degli attentati contro i cristiani in occasione delle messe festive è proseguito anche nella domenica successiva: nello Stato settentrionale di Kaduna sono state colpite tre chiese, con un bilancio di almeno 23 morti, compresi diversi bambini, e circa 80 feriti[86].
Somalia: nel 1989 fu ucciso il vescovo di Mogadiscio e da allora la sede vescovile è rimasta vacante. Dopo la guerra civile in Somalia, nel 2008 fu rasa al suolo la cattedrale di Mogadiscio: da allora, ogni pratica religiosa diversa dall'islam è proibita. Il 25 settembre 2011 un ragazzo cristiano di 17 anni, rapito, viene decapitato a Oddur da militanti al-Shabaab. Gli stessi estremisti islamici sono responsabili dell'uccisione di donne cristiane a Mogadiscio (7 gennaio 2011), Warbhigly (gennaio 2011), della decapitazione di un altro giovane cristiano il 2 settembre 2011, e dell'uccisione a colpi di arma da fuoco di un giovane cristiano di 21 anni il 18 aprile 2011. Ad essi viene attribuito il rapimento di due volontari spagnoli dal campo profughi di Dadaab il 13 ottobre 2011[87].
Sudan: il conflitto tra nord del paese prevalentemente arabo e un sud cristiano e animista ha alimentato da una guerra civile che è durata più di 40 anni e costituisce una delle più gravi situazioni umanitarie esistenti e ha portato all'indipendenza del Sudan del Sud il 9 luglio 2011. Tuttavia questo ha lasciato i cristiani del nord, oltre 1 milione, in una situazione molto precaria. L'8 giugno 2011 uno studente del Seminario di San Paolo è ucciso di fronte alle porte della Missione ONU a Kadugli's al Shaeer. Il 18 luglio, estremisti islamici attaccano la casa del vescovo anglicano Andudu Adam Elnail, al momento fortunatamente assente, con l'intenzione di ucciderlo. Gli attaccanti lasciano una lettera minatoria. Il 5 agosto cristiani che lavoravano alla costruzione della Chiesa Sudanese di Cristo vicino a Khartoum sono aggrediti e gli viene intimato che "il Cristianesimo non è più una religione accettata nel paese".[88] Nel 2014 ha suscitato l'attenzione dei media la vicenda di Mariam Yehya Ibrahim, una donna di 27 anni all'ottavo mese di gravidanza condannata a morte perché ha professato la fede cristiana, nonostante il padre sia musulmano[89].
Asia
Afghanistan: la conversione al cristianesimo è ancora punibile con la morte[90]. I cristiani non si radunano pubblicamente e, se sono noti come tali, subiscono pressioni dalla società e dalle istituzioni[91].
Arabia Saudita: in base alle disposizioni sciaraitiche circa la dhimmitudine, che significa soggezione con umiliazione, è formalmente vietata ogni religione che non sia quella musulmana; la presenza di stranieri cristiani è tacitamente tollerata, ma essi non possono in alcun modo manifestare la propria fede. Persino il possesso della Bibbia è considerato un crimine.
Bhutan: il processo di transizione democratica, sancito nel 2008 dall'approvazione della Costituzione da parte del parlamento, sta migliorando notevolmente il livello di libertà religiosa nel paese, a maggioranza buddhista. La pratica cristiana è comunque ancora esercitata privatamente, e con discrezione[92].[93] Nel 2010 un cristiano nepalese è stato condannato a tre anni per "tentata promozione di disordini civili" dopo aver proiettato film a contenuto cristiano.
Brunei: il governo ha implementato le norme penali della sharia applicandole anche ai non musulmani, anche se questi ultimi sono esonerati da alcune sezioni; la sharia si applica anche agli stranieri.[94] Nel 2015 è stato approvato un decreto che impone ai cristiani di celebrare il Natale esclusivamente in forma privata.[95]
Corea del Nord: la dittatura ateo-comunista proibisce qualsiasi appartenenza a gruppi cristiani. Dal 1949 non si hanno più notizie del vescovo di Pyongyang, mons. Francis Hong Yong-ho e di altri 166 sacerdoti. Al 2015, tra i 50 000 e i 70 000 cristiani[96] sono imprigionati a vita nei campi di lavoro forzato insieme agli avversari politici e agli altri wrong-thinkers ("quelli che hanno opinioni sbagliate")[97].
Cina: il governo ha istituito una "Chiesa patriottica nazionale", separata da Roma. I cattolici fedeli al Papa sono considerati "agenti di una potenza straniera". Anche se in tempi recenti il governo cinese ha aperto una trattativa con il Vaticano, tuttora continuano le incarcerazioni di sacerdoti e vescovi. Secondo il rapporto pubblicato dall'organizzazione China Aid, nel 2013 le persecuzioni contro i cristiani sono in costante aumento[98]. Nel 2014 il governo cinese ha approntato e iniziato a realizzare un progetto di contrasto alla diffusione del cristianesimo demolendo le chiese e i simboli religiosi cristiani presenti nei territori dov'è maggiore il proselitismo[99]. Anche altre religioni "non autorizzate" vengono duramente represse.
India: molti cristiani sono oggetto di torture ed uccisioni da parte di fondamentalisti indù[100]. Nel 2008 un'ondata di violenza culminata con numerose uccisioni ha costretto 20000 cristiani a cercare riparo in rifugi allestiti nello Stato dell'Orissa[101][102]. Il 14 gennaio 2012 viene pubblicato il rapporto sulle persecuzioni in India dal "Catholic Secular Forum", organizzazione ecumenica fondata da cattolici indiani e sostenuta dal cardinaleOswald Gracias, arcivescovo di Bombay. In esso si afferma che nel 2011 sono stati 2 141 i cristiani colpiti in India da aggressioni, attacchi e persecuzioni, senza contare familiari ed amici, e che le violenze, in gran parte opera di gruppi estremisti indù, sono destinate a crescere nel 2012[103]. Anche il 2015 segna numerosi attacchi violenti contro comunità cristiane:[104] a Delhi numerose chiese cristiane sono attaccate e la chiesa di San Sebastiano distrutta; a marzo la cappella di una scuola cattolica nel Bengala Occidentale viene saccheggiata e una suora violentata; vengono assaltate una chiesa dello Stato del Haryana, la Chiesa di San Giorgio a Bombay, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Jabalpur viene assalita e una dozzina di fedeli feriti; a Raipur, nello Stato del Chhattisgarh, persone armate di bastoni attaccano una chiesa durante la messa al canto Jai Sri Ram (la vittoria è di Rāma) e feriscono numerosi fedeli. Nei primi tre mesi del 2016 si sono contati ben 26 incidenti di questo tipo.[104] Secondo l'All India Christian Council, il 2016 si conclude con una frequenza di 40 attacchi al giorno contro istituzioni e persone[105]. Nel 2021, durante una manifestazione “contro le conversioni” svoltasi nel distretto di Surguja, sul palco erano presenti anche figure di spicco del BJP, il partito nazionalista indù del premier Narendra Modi, come ad esempio l'ex presidente della Commissione nazionale per le caste svantaggiate, Nand Kumar Sai, che applaudivano a queste parole dello swami Parmatmanand: “Tenete i bastoni in casa. La gente nelle città non lo fa, ma nei nostri villaggi tiene anche le accette. Decapitateli quando vengono per operare conversioni religiose”[106].
Indonesia: dal 1975 al 30 agosto 1999 la regione di Timor Est, prevalentemente cristiana, è stata occupata dal regime di Suharto nonostante l'opposizione dell'ONU. L'occupazione militare ha provocato 200.000 vittime e 250 000 profughi su una popolazione totale di circa 800-900 000 abitanti. Nel 1999 iniziano le stragi nell'arcipelago delle Molucche, che causeranno almeno 13 500 vittime e circa 500 000 profughi. Numerosi sono i casi registrati di conversioni forzate, circoncisioni fatte col rasoio e senza anestesia, stupri, infibulazioni, evirazioni, sventramenti e decapitazioni. Ci furono anche distruzioni di chiese, scuole, ospedali, lebbrosari e centri medici. A Poso tre ragazze furono assalite mentre andavano ad una scuola cattolica e sgozzate. La testa di una di loro fu ritrovata davanti alla chiesa cristiana di Kasiguncu[107][108]. Dal 17 al 19 ottobre 2011 oltre 5 000 abitanti della Nuova Guinea Occidentale si riunirono a Jayapura per il terzo Congresso annuale, cui presenziarono molti leader religiosi. Il 19 ottobre giunsero oltre 3 100 militari in assetto da combattimento: oltre 300 gli arresti, decine i feriti e sei morti[109].
Iran: le persecuzioni contro i cristiani e altre minoranze religiose hanno conosciuto un crescendo dopo le elezioni presidenziali del 2009: Amnesty International denuncia casi di imprigionamento, anche senza processo. Particolare attenzione presso i media ha destato la vicenda di un ministro di culto cristiano, il pastore protestante Youcef Nadarkhani, che, essendo nato da genitori musulmani, rischia una condanna a morte per apostasia[110]. Nel luglio del 2012 le autorità iraniane hanno deciso la chiusura della Chiesa protestante Immanuel di Teheran. Secondo quanto riportato dal reverendo Sergey Shaverdian, la chiusura della Chiesa sarebbe stata ordinata dall'apparato di intelligence delle Guardie Rivoluzionarie. Va ricordato che, importanti membri della Chiesa,quali il Signor Mehrdad Sajadi e sua moglie e Forogh Dastianpoor, sono stati arrestati nel maggio del 2012[111].
Iraq: molti cristiani vengono uccisi, perseguitati o costretti ad abbandonare il paese.[112] Dal 2004 al 2009 si sono registrati circa 65 attentati a chiese cristiane:[113] quello realizzato nel 2010 nella chiesa della Nostra Signora della Salvezza, a Baghdad, ha provocato da solo oltre 50 morti[114]. Nel 2014 Mark Arabo, un leader cristiano, denuncia alla CNN la fine della cristianità a Mosul ad opera dell'Isis, dichiarando che i terroristi musulmani uccidono sistematicamente le famiglie cristiane, decapitano i bambini e ne espongono le teste in un parco issate su dei bastoni[115].
Maldive: l'Atto di Unità Religiosa, proclamato nel 1994, vieta la promozione di ogni religione diversa dall'Islam o di ogni opinione che sia in disaccordo con quella degli esperti islamici. Nel 2011 le autorità hanno espulso un'insegnante accusata di diffondere il Cristianesimo, dato il ritrovamento di una Bibbia nella sua casa.[116] Il 10 dicembre 2011 alcuni manifestanti riuniti per chiedere la libertà di religione nelle Maldive furono attaccati con dei lanci di sassi e minacciati di morte[117].
Nepal: è uno dei 50 stati in cui i cristiani sono più perseguitati. Oltre l’81% della popolazione è di fede indù. I cristiani sono meno dell’1,5% e sono trattati come cittadini di seconda classe. Ad esempio, in alcune regioni sono stati esclusi dagli aiuti statali anti COVID-19. Come l’India, il paese ha adottato una legge anti conversione che, di fatto, sotto l’influenza degli integralisti indù, viene applicata per colpire i cristiani. Il 14 settembre 2021, con l’accusa di proselitismo e attività di conversione al Cristianesimo, sono state arrestate e richiuse in carcere due suore coreane della congregazione di San Paolo di Chartres, suor Gemma Lucia Kim e suor Martha Park, che gestivano Happy Home, un centro di formazione per 120 bambini di una baraccopoli[118]. La richiesta di libertà su cauzione avanzata dalla Chiesa locale non è stata accolta. Monsignor Paul Simick, vicario apostolico del Nepal, in un comunicato pervenuto alla fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre, ha affermato che “Le accuse di conversione sono del tutto infondate e ingiuste. Quanto sta avvenendo rivela non solo l’intolleranza verso le nostre missionarie, ma anche una totale ignoranza verso le necessità dei più poveri”.
Pakistan: la legge contro la blasfemia viene utilizzata come strumento di pressione: la semplice professione di fede cristiana può diventare bestemmia punibile con la pena di morte. In generale, i membri delle minoranze religiose soffrono nel paese di abusi crescenti che riguardano omicidi, sequestri e intimidazioni. Le manifestazioni di intolleranza, anche violenta, sono numerose: nel 2010 a Gorja, nel Punjab, una folla di mille persone ha attaccato un quartiere cristiano, bruciando vive sei persone, tra le quali un bambino.[119] Nello stesso anno la condanna a morte per blasfemia di una donna cristiana, Asia Bibi, ha sollevato ampie proteste internazionali. L'Asian Human Rights Commission ha inoltre denunciato la diffusione ormai allarmante raggiunto dalla pratica del sequestro e dello stupro di donne per forzarne la conversione all'islam: il fenomeno si estende e si allarga anche per l'atteggiamento delle forze di polizia, che si schiera a fianco dei gruppi islamisti e tratta le minoranze religiose come "forme inferiori di vita"[120]. La pressione e la discriminazione in atto contro i cristiani sono confermate anche da un recente provvedimento dell'Autorità per le Telecomunicazioni che ha imposto alle società di telefonia mobile di bloccare ogni SMS contenente la parola "Gesù Cristo". Contro il divieto ha protestato P. John Shakir Nadeem, della locale Conferenza Episcopale, che ha affermato: "Se il divieto venisse confermato, sarebbe davvero una pagina nera per il paese, un ulteriore atto di discriminazione verso i cristiani e una aperta violazione del Costituzione del Pakistan"[121].
Siria: con lo scoppio della guerra civile in Siria sono iniziate violente persecuzioni contro le comunità cristiane delle regioni sotto il controllo degli insorti[122].
Turchia: il 5 febbraio 2006 viene assassinato a Trebisonda, don Andrea Santoro; il 16 dicembre 2007, padre Adriano Franchini, cappuccino italiano da 27 anni in Turchia, viene accoltellato a Smirne da un diciannovenne; il 3 giugno 2010 il monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia, viene assassinato nella sua abitazione ad Iskenderun (la greca Alessandretta) dal suo autista, il ventisettenne Murat Altun. Il 25 dicembre 2010 la messa di Natale celebrata nei villaggi di Rizokarpaso e Ayia Triada per i trecento cristiani residenti nella Repubblica Turca di Cipro del Nord viene interrotta con l'uso della forza dalle autorità locali. Il Parlamento europeo ha condannato l'episodio ma non è seguito alcun altro provvedimento[63][123].
Vietnam: tutti i gruppi religiosi devono essere registrati presso il governo. Nel 2010-2011 i cristiani che vivevano nelle montagne centrali e frequentavano chiese non registrate sono stati vittime di un'ondata di violenze, arresti e intimidazioni[124].
Minacce e violenze contro i cristiani sono stati registrati anche in Cisgordania e nella Striscia di Gaza.[125][126]
Europa
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Motivo: È difficile credere che nelle nazioni dell'UE, democratiche e con popolazioni a maggioranza cristiana, ci siano discriminazioni vere e proprie contro i cristiani, tali da arrivare alla "negazione dei pari diritti" rispetto agli altri cittadini. L'argomento andrebbe approfondito con l'aggiunta di esempi concreti ed episodi circostanziati, corredati da fonti attendibili e obiettive.
Unione europea: il rapporto pubblicato dall'Osservatorio sull'intolleranza e sulla discriminazione contro i cristiani in Europa (OIDCE in acronimo inglese), organizzazione non governativa con sede a Vienna e membro della Piattaforma dei diritti fondamentali dell'Agenzia europea dei diritti fondamentali, segnala come nel Vecchio Continente i casi di intolleranza e di discriminazione nei confronti dei cristiani siano in aumento. Diversi i casi riportati nei vari paesi membri in cui la negazione dei pari diritti e l'emarginazione sociale dei cristiani è stata evidenziata.[127]
Svezia: nel 2015 a Göteborg, città in cui è forte il reclutamento jihādista, case e negozi dei cristiani assiri sono state marchiate con la "N" di Nazareno, nello stile dell'Isis, e imbrattate con frasi di minaccia quali "convertitevi o morirete".[128]
^W. Liebeschütz La religione romana in AA.VV. Storia di Roma - vol. 2 L'impero mediterraneo, tomo III La cultura e l'impero, 1992, Torino, Einaudi
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^L. Pietri Le resistenze: dalla polemica pagana alla persecuzione di Diocleziano in AA.VV., Storia del Cristianesimo – Vol. 2 La nascita di una cristianità (250 – 430)
^G. Filoramo Alla ricerca di un'identità cristiana in AA.VV., a cura di G. Filoramo e D. Menozzi Storia del Cristianesimo – L'antichità, 1997, Editori Laterza, Bari
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^La stima del numero totale di vittime è estremamente difficile: C. Lepelley (I cristiani e l'Impero romano in AA.VV., Storia del Cristianesimo – Vol. 1 a cura di L. Pietri Il nuovo popolo: dalle origini al 250, 2003, Borla / Città Nuova, Roma, p. 248) sostiene che fino a prima della persecuzione di Decio i martiri sarebbero stati “diverse migliaia”. Le cifre non dovettero variare molto in seguito: secondo W.H.C. Frend (Martyrdom and Persecution in the Early Church, 1965, Basil Blackwell, Oxford, p. 413) furono probabilmente centinaia sotto Decio; per la "grande persecuzione", A. Marcone (La politica religiosa in AA.VV. Storia di Roma - vol. 3 L'età tardoantica, tomo I Crisi e trasformazioni, 1993 Einaudi, Torino, p. 239) ritiene abbastanza attendibile la cifra di 91 vittime fornita da Eusebio per la sola provincia di Siria Palestina. Solidoro Maruotti riporta una stima complessiva di 18.000 martiri o meno (in Laura Solidoro Maruotti, Sul fondamento giuridico della persecuzione dei cristiani, Lezione tenuta presso la Sede napoletana dell'AST il 17 febbraio 2009).
^A. Corbin, Storia del cristianesimo, 2007, pag. 123.
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^abL. E. Sullivan, P. Villani, Grandi religioni e culture nell'estremo oriente: Giappone, 2006, pag. 79
^"[...] anche se spesso viene raccontato come una guerra civile, di fatto venne condotto un genocidio su larga scala in Vandea, in cui furono assassinati indiscriminatamente circa 117 000 abitanti", in Rudolph Joseph Rummel, Stati assassini. La violenza omicida dei governi, Rubbettino, 2005.
^Adma Jones, Genocide: A Comprehensive Introduction, 2010.
^François Lebrun, "La guerra della Vandea: massacro o genocidio? "La Storia", Parigi, n° 78, luglio 1985, pag. 93-99. Nel n° 331 di "La Storia", pubblicato nel maggio 2008, ha dichiarato che l'uso del termine genocidio "per le violenze commesse dalle truppe repubblicane sulla Vandea durante la guerra civile è storicamente ingiustificata. "
^«Il Führer è inesorabilmente determinato ad annientare le Chiese Cristiane dopo la vittoria» annotava Joseph Goebbels nel suo diario il 24 maggio 1942. Citato in Pier Luigi Guiducci, Il Terzo Reich contro Pio XII, Torino 2013, pagina 110..
^Justo Fernández Alonzo, Martiri della Guerra di Spagna, voce da Bibliotheca sanctorum, Città Nuova
^L'11 marzo 2001papa Giovanni Paolo II ha beatificato Josè Aparicio Sanz e i 232 compagni martiri di Valencia, appartenenti a 37 diverse diocesi della Spagna. Tra di loro figurano sia religiosi che laici, impegnati in diverse attività apostoliche, uomini e donne di tutte le età e appartenenti a diverse professioni e ceti sociali. A tutti loro è stato riconosciuto il martirio in odium fidei, cioè l'uccisione per il solo fatto di professare la fede. Tutti morirono perdonando i propri carnefici e mantenendo fede al loro credo
^Mino Martelli, Una guerra e due resistenze, 1940-1946, Bari, Edizioni Paoline, 1976.
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^Secondo la Chiesa copta sarebbero inoltre inadeguate le pene previste nel confronto dei frequenti attacchi alle chiese. La Stampa, "Egitto, no all'eguaglianza fra chiese e moschee", 25 ottobre 2011, Copia archiviata, su vaticaninsider.lastampa.it. URL consultato il 21 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2011).
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