Riconquista del Fezzan
Situazione della LibiaL'occupazione italiana della Libia[1] nell'autunno 1911 (prime operazioni belliche il 29 settembre, sbarchi a Tobruch il 4 ottobre e a Tripoli, il 5 ottobre) fu preceduta da una grande preparazione diplomatica, accompagnata da una grande mobilitazione dell'opinione pubblica italiana.[2]. Mancava però una preparazione politico-militare specifica, era convinzione diffusa che fosse necessario fronteggiare poche migliaia di soldati turchi, non la popolazione libica, la cui dura resistenza (esplosa il 23 ottobre nei combattimenti di Sciara Sciat, un quartiere di Tripoli) fu accolta con sorpresa. La speranza del governo italiano, quando iniziò la guerra, era infatti quella di risolvere tutto in pochi mesi, tanto che già il 5 novembre 1911 (quindi in una situazione militare tutt'altro che chiara) emanava il decreto di annessione della Tripolitania e della Cirenaica. Il corpo di spedizione italiano fu portato rapidamente a 100.000 uomini, quasi la metà della forza di pace dell'esercito; ma si trattava di truppe di leva inadatte a muovere nel territorio desertico.[3] L'occupazione italiana fu quindi limitata alla zona costiera. Il trattato di Ouchy (12 ottobre 1912), con cui la Turchia rinunciava alla sovranità sulle regioni libiche, non comportò la fine della resistenza, pur indebolita dall'interruzione dei pochi rifornimenti dall'estero e dal progressivo ritiro degli ufficiali turchi. Tuttavia la stanchezza delle tribù seminomadi dell'interno permise un miglioramento della situazione; nel 1913-1914 l'occupazione italiana fu estesa alla Tripolitania settentrionale e il colonnello Miani con una colonna di ascari eritrei si spinse fino al lontano Fezzan.[2] Allo scoppio della prima guerra mondiale, l'Italia si trovò in difficoltà nel mantenere il controllo sui suoi presidi nel Fezzan, dove peraltro l'attività dei ribelli Senussi era sempre viva e alimentata dalla Turchia, alleata degli imperi centrali. Nel dicembre del 1914 pertanto tutti i presidi militari italiani furono abbandonati, compreso quello di Brak ove erano state concentrate le forze prima del ripiegamento.
Fino al 1921 il dominio italiano rimase precario, e limitato ad una esigua fascia costiera. Badoglio governatore della LibiaNominato, nel gennaio 1929, Ministro delle colonie il generale Emilio De Bono, le due Colonie libiche vennero riunite sotto unico governo, e a questo fu destinato il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. Egli iniziò la sua azione di governo lanciando alle popolazioni un proclama che invitava tutti coloro che ancora militavano tra le file ribelli a scegliere fra la sottomissione con la clemenza del Governo, e lo sterminio. Contemporaneamente, egli informò la sua azione al principio che «per pacificare le colonie è indispensabile innanzi tutto occupare l'intero paese». Avvennero scontri a Umm Melah, nell'estremo nord del Fezzan, dove una grossa mehalla nemica venne distrutta e, poco più tardi, nel maggio, verso Bir Sciueref, dove un altro grosso gruppo di ribelli subì la stessa sorte. Alla fine del maggio 1929, la situazione complessiva della Tripolitania consentiva ormai al Governatore di prepararsi ad operare nel Fezzan. L'inizio delle operazioniDopo le operazioni della primavera 1929 nella Ghibla, molti gruppi ribelli si erano rifugiati nel Fezzan, facendo capo nella parte occidentale a Salem en Nebi e a Mohammed ben Hassel e in quella orientale ai fratelli Seif en Nasser. «Affrontare e liquidare successivamente, uno alla volta, sempre quando possibile, i vari nuclei in cui appariva frazionato l’avversario, e sempre in condizioni di avere il sopravvento anche nel caso sfavorevole che il nemico riuscisse ad opporci una massa unica.» La preparazione logistica fu basata sul presupposto della integrale occupazione del Fezzan: la base principale posta all'ingresso del Fezzan, a Hon (nell'attuale distretto di Wadi al-Shatii), le tre basi sussidiarie erano a Gheriat, Bir esc-Sciueref (entrambi i villaggi sono nella Tripolitania meridionale, nell'attuale distretto di al-Jabal al-Gharbi) e Derg (nell'attuale distretto di al-Jabal al-Gharbi, Tripolitania meridionale). Tali basi dovevano alimentare i reparti durante il loro concentramento e fornire loro, all'atto della partenza, i mezzi necessari per l'autonomia di un mese.
Furono migliorate le comunicazioni stradali fino alle basi, così da renderle idonee al transito degli automezzi.
La colonna dello Sciueref giunse il 5 dicembre a Brak dopo aver attraversato 265 chilometri di deserto senza incidenti: gli abitanti di Brak fecero atto di sottomissione al Duca delle Puglie. Gli italiani ritrovarono e diedero sistemazione alla tomba della medaglia d'oro capitano De Dominicis, caduto a Maharuga quindici anni prima, durante la spedizione Miani; la salma del militare venne poi trasportata a Tripoli nel Mausoleo delle medaglie d'oro. A Brak gli italiani lasciarono un presidio militare affidato al tenente colonnello Natale. L'avanzata nell'estremo sudSubito dopo l'occupazione di Brak, il 14 dicembre, la Colonna orientale del colonnello Cubeddu occupava Sebha, la capitale storica del Fezzan, senza incontrare resistenze nemiche. Note
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