La Seconda Divisione 1925-1926 fu la quarta e ultima edizione del torneo cadetto del campionato italiano di calcio organizzata a livello interregionale dalla Lega Nord.
Al campionato parteciparono 44 squadre suddivise in quattro gironi. In origine avrebbero dovuto essere 40 ma, in seguito al ricorso del L.R. Vicenza, che era passata dalla promozione alla retrocessione dopo la condanna per il caso dei suoi tesserati ungheresi, tra cui il talentuoso Ignác Molnár, la Lega Nord il 25 luglio 1925 decise di riammettere i berici nella Seconda Divisione. Fu così che, in una concatenazione di decisioni che partì dall'amnistia per i berici, si allargò il presente torneo a 44 squadre, con l'ammissione in sovrannumero di Vicenza, Petrarca di Padova, Edera di Trieste e Trevigliese.
Tuttavia, nell'agosto del 1925, all'Assemblea Federale si stabilì che dalla stagione 1926-1927 si sarebbe creata una Divisione d'Onore con le migliori società del paese, mentre le altre divisioni sarebbero scalate di conseguenza. La riforma dei campionati proposta all'Assemblea Federale dell'agosto 1925 era la seguente:[1]
Divisione d'Onore (a 16 squadre, girone unico)
Prima Divisione (II livello, 24 squadre)
Seconda Divisione (III livello, 40 squadre)
Questo schema riguardava solo il Nord, e partiva evidentemente dal presupposto di porre la nuova divisione elitaria come un cappello al di sopra dei due vecchi tornei che avrebbero mantenuto le loro vecchie formule. Fu stabilito che la Prima Divisione Sud, riqualificata in un girone unico interregionale, sarebbe stata parificata al nuovo secondo livello vista la notevole superiorità del calcio settentrionale, e di immettere una squadra meridionale nel massimo torneo solo dal 1927.[1] Alla nuova Prima Divisione 1926-1927 declassata a campionato cadetto, a 24 squadre, avrebbero dovuto parteciparvi, a rigor di logica, le otto escluse dalla Divisione d'Onore, a cui si sarebbero aggiunte le prime quattro classificate dei quattro gironi di Seconda Divisione Nord. Si stabilì inoltre di istituire un nuovo comitato, la Lega delle Società Minori, con sede a Genova, che avrebbe coordinato l'attività dei comitati regionali organizzanti la Terza e la Quarta Divisione, e avrebbe gestito direttamente le finali interregionali Nord di Terza Divisione.[1] Per stabilire la formula definitiva del campionato 1926-1927, con le connesse promozioni e retrocessioni, fu perciò istituita la cosiddetta "Commissione dei tredici".[1]
Nel frattempo, la cosiddetta "Commissione dei tredici" decise di mantenere invariato l’organico complessivo dei 64 club della Lega Nord,[2] limitandosi a distribuirlo su tre tornei anziché due, restringendo il futuro declassato campionato di Seconda Divisione a 24 club eliminando due gironi, risultato matematicamente raggiungibile facendo retrocedere le ultime tre classificate di ogni girone come sarebbe avvenuto normalmente in assenza di riforme. La piramide stabilita a fine settembre 1925 dalla "Commissione dei tredici" era infatti la seguente:[3]
Divisione Nazionale a 16 squadre (girone unico): «le sedici squadre della Divisione Nazionale saranno le prime otto classificate nei due gironi della I Divisione del Campionato 1925-1926».
Prima Divisione a 24 squadre (due gironi interregionali da 12): «le ventiquattro squadre saranno costituite dalle otto eliminate dalla Divisione Nazionale e dalle sedici prime classificate (quattro per ognuno dei quattro gironi) nel Campionato di II Divisione 1925-1926».
Seconda Divisione a 24 squadre (due gironi interregionali da 12): «le ventiquattro squadre saranno costituite dalle classificate dalla quinta all'ottava nei quattro gironi del campionato di Seconda Divisione 1925-1926 e dalle otto prime classificate nel campionato di III Divisione 1925-1926, le quali si sostituiranno alle ultime dodici classificate (tre per ogni girone) nella II Divisione 1925-1926 (portata in deroga temporanea a 11 squadre) che dovranno retrocedere».
La Prima e la Seconda Divisione sarebbero state gestite dalla Lega Nord delle Società Maggiori, mentre i campionati regionali di Terza e Quarta Divisione sarebbero stati coordinati dalla Lega delle Società Minori del Nord, che avrebbe organizzato direttamente le finali per la promozione in Seconda Divisione.[3] Era prevista l'istituzione delle leghe delle società maggiori e delle società minori anche al Sud.[3]
La delusione delle dodici società di Seconda Divisione destinate a retrocedere, contrariamente a quanto inizialmente proposto in assemblea, fu formalmente raccolta dalla Carta di Viareggio che tramite la nuova piramide:
Divisione Nazionale a 20 squadre (di cui 17 del Nord, una in più del previsto)
Prima Divisione a 32 squadre (di cui 23 del Nord, una in meno del previsto)
Seconda Divisione Nord a 36 squadre (3 gironi da 12, un girone in più del previsto),
annullò tutte le retrocessioni in Terza Divisione.
Fu così che, essendo rimasto libero il posto in Prima Divisione che doveva spettare all'Alessandria, ammessa in extremis in Divisione Nazionale, fu ammessa in suo luogo l'Anconitana, che finora aveva militato nella Lega Sud. Nella sostanza però, queste riammissioni vennero svilite dall’esclusione della Seconda Divisione dall’associazione di vertice, quel Direttorio Divisioni Superiori in cui il regime trasformò la Lega Nord, per declassarla in blocco nel successore della Lega delle Società Minori, il Direttorio Divisioni Inferiori. Il disegno originario di riqualificazione mediante un allungamento della piramide dei campionati si riduceva nella sostanza ad un glissement delle denominazioni dei tornei. A maggior prova di tale tendenza, in seguito fu deciso un riassestamento verso la Prima dequalificando di conseguenza la Seconda, arrivando allo schema definitivo basato tutto su gironi da dieci club ciascuno:
Divisione Nazionale a 20 squadre
Prima Divisione a 40 squadre (di cui 30 del Nord, inclusa l'Anconitana)
Seconda Divisione Nord a 30 squadre (3 gironi da 10).
Fu così che, complice la fusione tra le società fiumane dell'Olympia e del Gloria, anche alle quinte e le seste classificate fu consentito di mantenere il proprio livello nel Direttorio Divisioni Superiori che dal 1926 sostituì la Lega Nord: per gli altri clubs il destino fu quello di confluire nell'ex Lega delle Società Minori ridenominato dalla Carta di ViareggioDirettorio Divisioni Inferiori Nord, il comitato di tipo interregionale chiamato a gestire il declassato torneo di Seconda Divisione nell'Italia settentrionale.[4]
Quale norma transitoria introdotta all'inizio della stagione, la F.I.G.C. decise che in caso di qualsiasi parità di punti e anche per l'assegnazione del primo posto in classifica non si sarebbe giocato lo spareggio ma doveva essere applicato il goal-average[5] (quoziente reti) ovvero il rapporto tra reti fatte e subite. Avrebbe regolato anche tutti gli altri pari merito.
Questa norma fu subito accantonata all'inizio della stagione seguente perché ci furono troppi casi sospetti di combine a causa di eclatanti risultati superiori alle 8-10 reti (forse concordati ma non provati) in modo da evitare problemi con le seconde classificate.
A differenza delle precedenti stagioni, i campionati regionali di Seconda Divisione del Meridione, cui si erano aggiunti l’Umbria e gli Abruzzi, avrebbero dovuto essere propedeutici a due triangolari finali interregionali gestiti dalla Lega Sud, i cui vincitori avrebbero dovuto sostituire le ultime classificate dei programmati due gironi di Prima. La mancata approvazione di quest’ultimo progetto all'assemblea federale dell'agosto 1925 fece sì che la Seconda Divisione Sud si arrestò alla fase regionale.
Con un comunicato di inizio ottobre 1925 la Lega Sud delle Società Maggiori annunciò che avrebbe gestito anche il campionato di Seconda Divisione per la stagione 1925-1926, comunicando che le società aventi diritto avrebbero dovuto inviare entro il 18 ottobre alla Segreteria di Lega regolare adesione con denuncia del campo di gioco ed entro il 31 regolare iscrizione accompagnata dal pagamento della tassa annuale di lire 125 e tassa di iscrizione di lire 250.[41] La Lega Sud gestì direttamente i campionati regionali di Seconda Divisione compilandone i calendari e omologandone i risultati.[42]
Era prevista la retrocessione della sesta classificata di ogni girone regionale nonché della settima classificata del girone campano, eccezionalmente a sette squadre, in deroga al regolamento che stabiliva un tetto massimo di sei squadre per regione, onde venire incontro alle esigenze locali. Non è da escludere che fosse prevista la promozione per la prima classificata almeno per i campionati regionali di maggiore prestigio.[43] In ogni caso la promozione era subordinata al possesso di determinati requisiti economici e strutturali, senza contare le continue modifiche ai regolamenti e i frequenti dissesti societari che potevano eventualmente sovvertire i verdetti del campo.
Con la redazione della Carta di Viareggio la FIGC attuò un progressivo inserimento delle squadre meridionali e lo fece valutando vari fattori, capacità finanziaria, meriti sportivi e impianti sportivi a norma, che furono anche influenzati dall'ingerenza politica del regime fascista. Per quanto riguarda la Seconda Divisione Sud, si decise che le regioni minori sarebbero state d'ora in poi raggruppate in modo da avere tornei interregionali di almeno dieci giornate per squadra, lasciando il mero ambito locale alla Terza Divisione come al Nord.
In seguito alla riforma dei campionati, il Direttorio Divisioni Superiori istituito dalla Carta di Viareggio decise di non ammettere nessuna squadra di Seconda Divisione Sud in Prima Divisione 1926-1927, ma tutte le squadre furono ammesse al declassato gruppo Sud della Seconda Divisione 1926-1927, che costituì una sezione del nuovo terzo campionato italiano, gestita dal Direttorio Divisioni Inferiori Sud.
Nessuna promozione o retrocessione (secondo il regolamento originario avrebbero dovuto retrocedere in Terza Divisione la sesta e la settima classificata, onde tornare a sei squadre per la stagione successiva, mentre la prima avrebbe dovuto essere promossa in Prima Divisione).[53]
Non si iscrive al campionato successivo.
Regolamento:
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
In caso di pari merito in qualsiasi posizione della classifica, le squadre sono classificate grazie al miglior quoziente reti (QR).
Sicilia e Calabria
Campionato appena normalizzato mediante l’iscrizione dei vincitori dei quattro campionati provinciali previgenti.
^I quattro club in più di cui si è sopra accennato in conseguenza del caso Vicenza, erano infatti solo in sovrannumero e in deroga temporanea, e a norme vigenti avrebbero dovuto essere riassorbiti.
^Notevole al riguardo un articolo apparso sul giornale "Il Paese Sportivo" di Torino a fine primavera 1926 in cui la testata sportiva torinese denunciò tra maggio e giugno (quindi molto prima della realizzazione delle riforme) lo sproporzionato aumento dei costi gestionali che per il campionato di Prima Divisione 1925-1926 si aggiravano già tra le 100 e le 120 000 lire. Solo l'abolizione della Quarta Divisione obbligò le società sportive appartenenti a quella categoria, che per il 1925-1926 avevano pagato 185 lire, a prepararsi a sborsarne 775 per il campionato di Terza Divisione 1926-1927. È per questo motivo che in molte preferirono continuare l'attività sportiva con l'ULIC in ambito locale pur di non essere obbligate a preventivare bilanci superiori alle mille lire.
^All'epoca la terminologia calcistica era ancora legata alla lingua inglese.
^abcAvrebbe dovuto partecipare alle finali. Alla redazione della Carta di Viareggio le finali furono cancellate per campionati terminati troppo tardi.
^2 punti di penalizzazione per due rinunce. Non dette alcun forfait definitivo perché disputò anche l'ultimo recupero da giocare l'11 luglio 1926 a Como.
^Il giornale "Il Biellese", male informato a riguardo della partita ripetuta a Como l'11 luglio 1926 scrisse che era stata data vinta 2-0 a tavolino al Como per forfait definitivo dei Vercellesi Erranti. Il giornale biellese, non vedendo alcuna cronaca né comunicato ufficiale della Lega Nord sulla rosea credette che il forfait fosse legittimo e in tal modo completò la classifica finale la settimana dopo attribuendo 3 punti di penalizzazione ai vercellesi. Di fatto, presero una solenne cantonata, ignorando che l'appena insediata triade della Carta di Viareggio aveva appena revocato alla Gazzetta dello Sport la qualifica di "addetto stampa del CONI" e come tale anche il diritto di poter pubblicare a pagamento qualsiasi comunicato ufficiale della FIGC che non le furono più inviati. I comunicati di quella giornata non comparirono affatto sulla rosea, bensì sul Paese Sportivo di Torino che li pubblicò a titolo gratuito anche nelle stagioni successive (trisettimanale consultato presso l'Emeroteca della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze decentrata presso il Forte Belvedere).
^La partita dell'11 aprile terminò 3-2 per il Como ma fu annullata e ripetuta. Il Biellese il 13 luglio 1926 riportò il forfait degli Erranti nella ripetizione dell'11 luglio e pubblicò il 20 luglio 1926 una classifica coerente con tale forfait. Fontanelli, invece, riporta il risultato di 5-1 per il Como nel tabellone perché secondo quanto scritto nei due libri del Como la partita ebbe regolare svolgimento senza alcun ritiro dal campo della squadra vercellese. In entrambi i libri viene trascritta la sequenza delle reti: Sangiorgi, Roncoroni (2-0), Ansaldo (2-1), poi Gulyás Butti e Cetti (III). Il giornale Biellese fu fuorviato dalla mancata pubblicazione sulla rosea sia del risultato il lunedì che della mancata pubblicazione sia del tabellino che del commento alla partita invece presenti su tutti i quotidiani comaschi dell'epoca (La Provincia, L'Ordine e il Corriere delle Prealpi). I Vercellesi Erranti non subirono il terzo punto di penalizzazione visto che anche il comunicato ufficiale della Lega Nord, pubblicato integralmente dal giornale torinese "Il Paese Sportivo", non lo riporta affatto.
^Il FIAT non si iscrsse ai campionati federali FIGC. Continuò l'attività sportiva in ambito locale nell'U.L.I.C..
^Ritirata dopo 14 giornate e penalizzata dei 7 punti conseguiti.
^Con comunicato ufficiale del Direttorio Federale del 16 novembre 1926 la U.S. Novese dichiarò ufficialmente la propria inattività. Sullo stesso comunicato nel paragrafo Nuove affiliazioni la F.I.G.C. rese nota l'affiliazione del Gruppo Sportivo Acciaierie e Ferriere di Novi Ligure che si iscrisse alla Terza Divisione Piemontese (girone C) 1926-27. Pubblicato dal Corriere dello Sport di Bologna di venerdì 19 novembre 1926, Biblioteca universitaria di Bologna (B.U.B.), Bologna.
^FIAT-Savona 1-1: altre fonti riportano un 7-1 per la FIAT.
^In un articolo del giornale partenopeo Il Mattino pubblicato sul numero del 13-14 maggio 1926 i giovani calciatori del Pro Poggiomarino (campione campano di Seconda Divisione) venivano descritti come "assurti alla massima divisione attraverso un campionato durissimo".
^Nel comunicato ufficiale della Lega Sud pubblicato su L'Ora del 24-25 dicembre 1925, p. 7, annunciò che la Presidenza della Lega Sud aveva ammesso eccezionalmente sette squadre al girone campano per venire incontro alle esigenze locali, precisando che la sesta e la settima classificata avrebbero dovuto retrocedere in Terza Divisione. Inoltre alcuni articoli del Mattino nel 1926 sostennero che il Pro Poggiomarino era stato promosso in Prima Divisione (ad esempio Il Mattino del 13-14 maggio 1926 descrive i giovani calciatori della Pro Poggiomarino come "assurti alla massima divisione attraverso un campionato durissimo"). In ogni caso spesso i verdetti del campo venivano sovvertiti dalle continue modifiche del regolamento e dai dissesti societari, e il Direttorio Divisioni Superiori istituito dalla Carta di Viareggio non ammise nessuna squadra di Seconda Divisione Sud nel gruppo Sud di Prima Divisione.
^A fine stagione S.C. Stadium assume la denominazione di U.S. Littorio Stadium.
Bibliografia
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Davide Rota e Silvio Brognara, Football dal 1902 Storia della Biellese, Biella, Edizioni Editrice "Il Biellese", 1996, pp. 90 e 91.
Carlo Fontanelli, Bruno Galante e Fulvio Andreoni, Le Aquile volano in... B 1906-2006, un secolo di calcio a Spezia, Geo Edizioni S.r.l., 2006.
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