^Per le cronologie riportate, nella loro interezza e oltre le fonti già citate, si è attinto dall'opera di Carlo A-Valle "Storia di Alessandria. Dalle origini ai giorni nostri" e dal libro di Lucio Bassi e Alberto Ballerino "Il Palazzo Comunale di Alessandria". Ove non specificato diversamente da altre fonti a corredo, dunque, si veda Storia di Alessandria vol. IV dalla pagina 84, e Bassi, Ballerino dalla pagina 102.
^«Il Ghilini asserisce, essere stato podestà d'Alessandria in questo anno Aliprando Fava, bresciano, figliuolo di Bonapace. Ma in un instromento dell'undici aprile mille cento novantatre, passato fra gli astigiani e il marchese Bonifazio, il podestà di Alessandria chiamasi Robba, senz'altra indicazione.».
^La carica è segnalata dal 20 novembre 1450 con Bartolomeo Porro.
^La struttura amministrativa istituita da Carlo Emanuele III, re di Sardegna, era articolata attorno ad un "Consiglio" composto da quattordici membri selezionati direttamente dal monarca. All'interno di questo organismo, un gruppo di cinque consiglieri costituiva la "Ragioneria", un ente che, per le sue funzioni, può essere paragonato ad una giunta comunale. Di questi cinque membri della Ragioneria, due ricoprivano la carica di "Sindaco".
^Vittorio Amedeo III introdusse significative modifiche nell'organizzazione amministrativa. Il Consiglio venne ristrutturato per includere dieci membri appartenenti alla nobiltà, definiti come rappresentanti della "prima classe", e un numero uguale proveniente dalla borghesia, ovvero la "seconda classe". Questa bipartizione si riflesse anche nella composizione della Ragioneria, formata da quattro consiglieri e due sindaci, uno per ciascuna delle due classi sociali. Il nuovo schema organizzativo riconosceva le crescenti prerogative della borghesia, pur preservando l'influenza predominante dell'aristocrazia. La nomina del sindaco e dei dieci consiglieri nobili, la prima classe, era prerogativa del corpo dei decurioni, espressione dell'aristocrazia locale. Inizialmente, anche i dieci rappresentanti borghesi furono designati direttamente dal re; tuttavia, le modalità di selezione sarebbero state modificate in seguito, prevedendo l'elezione tramite un voto che coinvolse sia i borghesi sia i nobili. La durata del mandato per i sindaci venne fissata in un anno, mentre i consiglieri rimanevano in carica per cinque anni. Era previsto, inoltre, che ogni anno il Consiglio rinnovasse due membri per ogni classe, assicurando così un continuo ricambio al suo interno.
^Dal mese di maggio subentra Nicolò Francesco Canefri
^Fermo restando le prerogative e gli assunti base del 1775, secondo quanto stabilito dal provvedimento del 1815, nei centri urbani con una popolazione superiore ai tremila abitanti, come nel caso di Alessandria, la nomina del sindaco sarebbe stata prerogativa del governo, il quale avrebbe dovuto effettuare la scelta all'interno di un elenco di tre candidati proposti dal consiglio comunale. Questo meccanismo di selezione, applicato ad Alessandria, iniziava a generare perplessità all'interno della burocrazia del regno sabaudo, particolarmente a causa della figura del segretario comunale. Quest'ultimo, grazie alla natura permanente della sua posizione, accumulava una conoscenza dell'amministrazione comunale superiore a quella del sindaco di prima classe, il quale veniva eletto per un mandato annuale, creando così una dinamica di potere che suscitava interrogativi sulla sua effettiva funzionalità e equilibrio (cfr. Saverio Almini).
^La Regia Patente emanata il 22 dicembre 1840 introdusse importanti cambiamenti nell'organizzazione amministrativa comunale. Con la scomparsa di molte famiglie dell'aristocrazia, il sistema del decurionato fu di fatto dismesso. Nonostante ciò, la distinzione in due classi sociali fu preservata, ma con una novità significativa: l'accesso alla prima classe fu esteso a tutti i cittadini beneficiari del 'privilegio di nobilità'. Per quanto riguarda i sindaci, la novità introdotta riguardò la durata del loro mandato, che fu esteso a tre anni, modificando così la precedente prassi che prevedeva incarichi di durata più breve.
^Nel 1848 si assistette alla conclusione del sistema bicamerale dei sindaci. In seguito alle agitazioni popolari di aprile, Giovanni Figarolo di Groppello e Carlo Aliora furono sollevati dai loro incarichi insieme all'intero consiglio municipale. In questo clima di cambiamento, venne istituita una giunta d'ordine e vigilanza. Successivamente, il 7 aprile dello stesso anno, Carlo Alberto decise di nominare un unico sindaco, scegliendo per questo ruolo l'avvocato di orientamento liberale Carlo Parvopassu, segnando così una svolta significativa nella gestione amministrativa comunale. Il 7 ottobre 1848, il Governo Alfieri, su iniziativa del ministro dell'interno Pinelli, introdusse la nuova Legge Comunale e Provinciale. Questa normativa stabiliva l'adozione del voto segreto per l'elezione dei membri dei consigli comunali. Una volta eletto, il consiglio comunale sarebbe stato soggetto alla scelta governativa per la nomina del sindaco. Quest'ultimo, dunque, assumeva un ruolo duplice: leader dell'ente locale e al contempo rappresentante dello Stato all'interno della comunità, riflettendo una nuova concezione dell'incarico di sindaco che integrava le funzioni amministrative locali con responsabilità statali (cfr. Legge Comunale e Provinciale 1848)
^Prima dell'entrata in vigore della Legge per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia, 20 marzo 1865, n. 2248, il sindaco era ancora nominato secondo la precedente Legge comunale e provinciale del 7 ottobre 1848.
^Inizialmente facente funzioni, in seguito nominato sindaco.
Francesco di Paola III Guasco Gallarati di Bisio, Famiglia Guasco di Alessandria, in Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e monferrine dal secolo IX al XX, vol. 1, Casale, Tipografia Cooperativa Bellatore, Bosco & C., 1924.
Francesco Guasco di Bisio, Famiglie Ghilini, Lanzavecchia, Gavigliani, Straneo, in Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e monferrine dal secolo IX al XX, vol. 6, opera postuma riveduta e pubblicata dal figlio Emilio, Casale, Tipografia Cooperativa Bellatore, Bosco & C., 1930.
Francesco Gasparolo, Cartario alessandrino fino al 1300, Torino, Miglietta Milano & C., 1928.
Caterina Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco : (1450-1500), Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri per la storia di Milano, 1948.
Francesco Gasparolo, Notizie storiche sul regime comunale di Alessandria dalla sua origine (PDF), in Rivista di Storia Arte Archeologia per le provincie di Alessandria e Asti, Anno XL, Quaderni I/II, Alessandria, Società Storia Arte Archeologia Alessandria, gennaio/giugno 1931, pp. 36-156.
Alessandro Laguzzi, Guida di Montaldeo (PDF), in Guide dell'Accademia Urbense, vol. 42, Ovada, Accademia Oltregiogo - Accademia Urbense, 2002.
Pietro Civalieri, Memorie storiche di Alessandria. Parte I (PDF), a cura di Roberto Livraghi, Gianluca Ivaldi e Gian Maria Panizza, Alessandria, Ministero per i beni e le attività culturali. Archivio di Stato di Alessandria, 2006. URL consultato il 2 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2022).
Lucio Bassi e Alberto Ballerino, Il Palazzo Comunale di Alessandria, Alessandria, Edizioni Il Piccolo, 2008.
Lodovico Vergano e Stefano Gardino, La donazione dei marchesi di Occimiano ad Alessandria nel 1198 (PDF), in Rivista di Storia Arte Archeologia per le provincie di Alessandria e Asti, quaderno unico, Alessandria, Società Storia Arte Archeologia Alessandria, Accademia degli Immobili, 1970, pp. 610-621.
^il capoluogo dell'Emilia-Romagna è ufficialmente la città metropolitana di Bologna, ma la carica di sindaco metropolitano (esistente dal 2015) spetta al sindaco del comune di Bologna.