Verginità perpetua di MariaCon Verginità perpetua di Maria si intende la dottrina, tracciabile nella letteratura a partire dal secondo fino al V secolo in alcuni Padri della Chiesa, secondo la quale Maria è rimasta vergine prima, durante e dopo[1][2][3] la nascita di Gesù. Nella sua definizione dogmatica sulla doppia natività del Verbo di Dio, il secondo Concilio di Costantinopoli del 553 descrisse Maria come ἀειπάρθενος, aeipàrthenos, "sempre vergine": Si quis non confitetur Dei Verbi duas esse nativitates, unam quidem ante saecula ex patre sine tempore incorporaliter alteram vero in ultimis diebus eiusdem ipsius, qui de caelis descendit, et incarnatus de sancta gloriosa Dei Genitrice et semper Virgine Maria, natus est ex ipsa, talis an. s.[4] Secondo alcuni teologi tale espressione non è una definizione dogmatica della perpetua verginità di Maria: "Le affermazioni accessorie, chiamate obiter dicta, sono esempi di espressioni non definitive".[5][6][7] Ad ogni modo, secondo l'insegnamento della Chiesa cattolica, "quando su una dottrina non esiste un giudizio nella forma solenne di una definizione, ma questa dottrina, appartenente al patrimonio del depositum fidei, è insegnata dal magistero ordinario e universale – che include necessaria-mente quello del Papa – , essa allora è da intendersi come proposta infallibilmente".[8] La dottrina della verginità perpetua di Maria prima, durante e dopo il parto fu affermata dal Concilio Lateranense (649)[9], alla presenza di Massimo il Confessore[10], e ribadita dal Concilio di Costantinopoli III (6° concilio ecumenico) nel 680. È una triplice dottrina: per quanto riguarda il "durante" la nascita di Gesù, la Verginità viene considerata una conseguenza implicita dell'Incarnazione di Gesù Cristo nel grembo della Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo, così come è affermata nel Prologo del Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18), e nel Credo (già dal 325). Questa dottrina è sostenuta dalla Chiesa cattolica e ortodossa, nonché da molti dei primi riformatori protestanti tra cui Lutero e Zwingli e più tardi John Wesley.[11] In tale ottica, i "fratelli di Gesù" nominati nei Vangeli[12] (con polisemia nel testo ebraico) sono in realtà considerati cugini o fratellastri. Le chiese nate dalla Riforma fanno proprio il Credo apostolico e il concepimento verginale di Gesù in Maria, ma non tutte le riconoscono la verginità perpetua; considerano i "fratelli" e le "sorelle" di cui parla il Vangelo come figli concepiti da Maria e Giuseppe dopo la nascita di Gesù.[13] Culto liturgicoIl dogma cattolico trova una sua corrispondenza nella liturgia secondo la massima lex orandi lex credendi. In particolare nel rito romano la verginità perpetua di Maria è ricordata e contemplata nell'antifona Alma Redemptoris Mater con la precisa formulazione Virgo prius ac posterius, ossia «Vergine prima e dopo [il parto]». Nel tratto delle feste mariane che cadono dopo la Domenica di Settuagesima si ripete post partum Virgo inviolata permansisti («dopo il parto sei rimasta vergine inviolata»). La madre di Gesù è ricordata come «sempre Vergine» nel Confiteor, nel Communicantes del Canone Romano e nell'antico prefazio della Beata Vergine Maria (nel Messale di Paolo VI Prefazio I della Beata Vergine Maria). Nel Prefazio II, introdotto dalla riforma liturgica, Maria viene chiamata semplicemente «Vergine», così come si contempla la verginità di Maria anche nel Credo[Nota 1], nelle Litanie lauretane[14] e nelle antifone Salve regina[Nota 2], Sub tuum praesidium[Nota 3] e Ave Regina Caelorum.[Nota 4] Nel rito bizantino la perpetua verginità di Maria è ricordata nelle preghiere di lode alla "Madre di Dio e sempre vergine" che seguono la grande e la piccola ektenia. Panoramica generaleLa dottrina della verginità perpetua vuole che Maria sia rimasta vergine prima, durante e dopo la nascita di Gesù Cristo.[1][2][3] Parte di questa dottrina è la nascita verginale di Gesù Cristo[1][2][3]. La verginità, intesa come castità, totale astinenza e privazione di qualsiasi tipo di unione carnale perdurò per tutta la sua vita, fino alla Assunzione. Il dogma della Verginità perpetua non deve essere confuso con quello dell'Immacolata Concezione, che si riferisce alla concezione miracolosa di Maria (non di Gesù), nel grembo di sua madre, Sant'Anna, senza essere mai toccata dal peccato originale, (macula in latino) .[15]. Infatti, secondo la dottrina cattolica, ogni creatura che si forma nel grembo della donna riceve subito un'anima, che reca il peccato originale. E che con il Battesimo viene cancellato definitivamente. Il termine Aeiparthenos (greco antico ἀειπάρθενος: sempre Vergine), è il titolo attribuito dalla Chiesa Ortodossa alla Theotókos usato di frequente nella liturgia orientale[16]. La parola greca Aeiparthenos è attestata per la prima volta in Sant'Epifanio di Salamina fin dal IV secolo d.C.[17]. Pure il Catechismo della Chiesa Cattolica (art. 499) menziona la parola Aeiparthenos, mentre la costituzione Lumen Gentium (n. 57) afferma: «La nascita di Gesù Cristo non diminuisce l'integrità della Madre Vergine, anzi la santifica» Alcuni iniziatori della riforma protestante, come Lutero, sostennero questa dottrina. Tuttavia, è stata poi abbandonata da alcune Chiese protestanti,[21][22]. Attualmente è professata dai teologi anglicani e luterani. La dottrina della Verginità perpetua è sostenuta anche da una parte della Chiesa anglicana e luterana.[23][24][25][26] Origini storicheLa verginità di Maria è affermata nelle Lettere di Ignazio di Antiochia (I secolo).[27][28] La Verginità perpetua è scritta nell'atto di fede di Sant'Epifanio di Salamina, nel 374[29]: «Il figlio di Dio "incarnato, cioè, è stato generato perfettamente da Santa Maria, la sempre Vergine, dallo Spirito Santo".» «Il Logos divenne un Uomo perfetto, prendendo un'anima di natura inferiore [psychè, inferiore allo Spirito], un corpo e un'anima razionale (nous), e tutto ciò che un uomo è, eccetto il peccato [...], si formò la carne per farne una sola santa unità, [...]: "il Logos infatti divenne carne" (Gv 1,14), senza subire mutamento né trasformare la propria divinità in umanità» Nel 391 Sant'Ambrogio scrive il trattato Sulla educazione della vergine e sulla verginità perpetua di Maria.[31] La verginità perpetua è proclamata come una solenne verità di fede già a partire dal secondo Concilio di Costantinopoli II nel 553 d.C., che verbalizza nel secondo anatema: «il Verbo di Dio, incarnatosi nella Santa e gloriosa Madre di Dio e sempre Vergine Maria, nacque da lei» Antico TestamentoIn Deuteronomio (22, 13-21) si trova un riferimento alla legge divina e alla legge umana data a Mosè, per il quale le donne erano tenute alla verginità fino al giorno del matrimonio, essendo vietata quindi qualsiasi forma di sesso prematrimoniale. La violazione del divieto era considerata gravemente disonorevole e infamante, equiparata all'adulterio e alla fornicazione, e punita con la pena della lapidazione (Deut. 22:21). Questa legge orale e scritta rispondeva anche a un diffuso costume ebraico, frequente nelle altre società antiche di tipo patriarcale. Nel racconto del patriarca Giacobbe, quando Dina fu violentata dal principe Sichem, i suoi fratelli Simenone e Levi uccisero Sichem e suo padre Hamor trafiggendoli con la spada. Dopo questa azione, (Gn 35), Rachele diede alla luce Beniamino, l'ultimo dei 12 discendenti, mentre il capitolo si conclude dicendo che Giacobbe visse fino a 188 anni (Gn 35,38). L'assenza di un castigo divino, alla luce della legge data, è interpretabile come il segno della Grazia del Signore che era ancora su Giacobbe e la sua discendenza. Lo stesso costume della lapidazione sopravvive ancora al tempo della Sacra Famiglia di Nazareth, come si legge nella Pericope dell'adultera (Gv 8,1-11). Se Gesù Cristo le risparmiò la vita, pure affermò che la legge e le profezie erano pienamente valide e confermate, anche dopo la Sua morte e resurrezione. La genealogia regale di Giuseppe e di Maria, il contesto storico-culturale, il diritto dell'uomo a ripudiare la moglie infedele (e la giovane età di Maria), sostengono decisamente l'ipotesi di una verginità fino al matrimonio, cui seguì dopo brevissimo tempo l'Annunciazione del Cristo. Nuovo TestamentoNé Matteo (cfr. 1,25[34]) né Luca si interessano in modo particolare alla verginità di Maria dopo la nascita di Gesù. «Infatti non conobbe uomo - dice - finché non partorì il Figlio suo primogenito» (Matteo 1,25).[10][35] Luca non menziona altri figli di Maria e Giuseppe nel racconto della visita della famiglia al tempio, quando Gesù afferma «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?», uno dei primi passi in cui manifesta di essere Dio. Ecce homoSi basa, inoltre, vicino alla Croce di Gesù dove erano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleofa, e Maria di Magdala, sulle parole di Gesù sulla croce nel Vangelo secondo San Giovanni (19:26-27) dove Gesù affida la madre, la Vergine Maria, al discepolo Giovanni: «Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.» San Giovanni Crisostomo (347-407) difese la dottrina della verginità perpetua di Maria, fra gli altri argomenti, anche proprio sulla base di questo passo evangelico.[36][37]. Di nuovo, nel II secolo questo fatto narrato fu il razionale per concludere che da quel momento Giovanni portò Maria a vivere nella sua dimora dato che ella, dopo la morte di Gesù e Giuseppe, non avrebbe avuto altri famigliari o persone cui affidarla.[38][39]
Prendendo il testo alla lettera, la tradizione ritiene che se Maria avesse avuto altri figli, sarebbero stati questi altri figli a prendersi cura della loro madre, secondo la legge patriarcale ebraica, assumendo il ruolo di capofamiglia al posto del figlio primogenito: Gesù non avrebbe dovuto affidare la madre a Giovanni, che non era suo fratello. Cristianesimo primitivoAlcuni dei primi autori cristiani, come Tertulliano, Elvidio e Eunomio di Cizico, interpretarono l'affermazione di Matteo 1,25, nel senso che Giuseppe e Maria avrebbero avuto normali relazioni coniugali dopo la nascita di Gesù e che Giacomo, Giuseppe, Giuda e Simone erano davvero figli naturali di Maria e Giuseppe, un punto di vista per il quale c'è poca evidenza anche prima del loro tempo.[40] Elvidio invoca Tertulliano per combattere la fede nella verginità continua di Maria, mentre San Girolamo gli risponde con un famoso discorso,[41], De Virginitate Beatae Mariae. Adversus Helvidium, che è anche l'unica fonte storica per documentare l'intervento di Elvidio, nel quale afferma che Tertulliano non apparteneva alla Chiesa.[42] Tuttavia, secondo la ricostruzione di Rahner, non vi è consenso completo sulla dottrina della Verginità perpetua al tempo del cristianesimo primitivo, fino alla fine del secondo secolo. Ad esempio, Tertulliano (ca 160- 225) non lo insegna (anche se si riferisce alla Nascita Verginale di Gesù), mentre Ireneo di Lione (130- 202) menziona la Verginità perpetua insieme ad altri temi mariani. Anche Ippolito di Roma menziona la verginità perpetua.[43] Un'accettazione più ampia comincerebbe ad emergere nel secolo seguente. Già nel IV secolo, la dottrina della Verginità perpetua di Maria era ampiamente condivisa fra i Padri della Chiesa[44]. Ippolito di Roma chiamava Maria tabernacolo privo di impurità e corruzione[45]. Il riconoscimento si trova nei santi autori del IV secolo: Atanasio di Alessandria[46], Epifanio di Salamina[47], Ilario di Poitiers[48] Didimo il Cieco[49], Ambrogio di Milano[50], San Girolamo[51]. Da Papa Siricio in poi[52] la dottrina è stata ripetutamente attestata, una tendenza che ha acquisito ancora più slancio nel secolo successivo[53]. La dottrina della Verginità perpetua fu affermata nel corso di molteplici Concili Ecumenici. Ed è parte integrante e sostanziale del credo di cattolici, anglicani, ortodossi, e ortodossi di Oriente, come è evidente dall'espressione di "Maria sempre Vergine", pronunciata nel corso della liturgia.[23][54][55] Inoltre, viene chiamata in questo modo anche in importanti preghiere esorcistiche della tradizione cattolica e ortodossa, ovvero nella Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos[56] di fine '800. Tuttavia, la dottrina riformata ha più tardi letteralmente abbandonato l'idea[21][22]. La verginità perpetua è, tuttavia, attualmente difesa da alcuni teologi luterani[23][24][57][58]. Origene (mai dichiarato santo), nel suo commento su San Matteo intorno al 248 d.C., menziona espressamente la fede nella verginità perpetua di Maria. Come fa notare Luigi Gambero, "non solo Origene non ha dubbi, ma sembra implicare direttamente che si tratta di una verità già riconosciuta come parte integrante del deposito della fede"[59]. Padri della Chiesa e MedioevoOltre a Giovanni Crisostomo (347-407), sopra citato per l'Ecce homo, al tempo di Gregorio di Nissa e Agostino d'Ippona, in una rinascita generale della devozione mariana, iniziò ad apparire un ruolo sempre più importante di Maria nella storia della salvezza[60]. Agostino elaborò diversi argomenti a sostegno di questa dottrina[61][62]. Alla fine del IV secolo, interpretò Luca 1,34 come una chiara indicazione del voto di Verginità perpetua di Maria[60]. Questa nozione del "Voto di Maria" era menzionata nel Protovangelo di Giacomo (4:1), dove Anna, madre di Maria, offrì Maria come "Vergine del Signore" nel Tempio e che Giuseppe, vedovo,[senza fonte] sarebbe servito come suo tutore[63]: la protezione giuridica per le donne dipendeva da un tutore: padre, fratello o, in assenza di questi, un marito. Agostino riprende questa tesi (fuorché per il Giuseppe, in precedenza sposato). All'inizio del VII secolo, nel suo "Pequeno Livro sobre a Virgindade Perpétua da Abençoada Maria", Isidoro di Siviglia collega mariologia e cristologia, e mette in relazione la natura divina di Gesù Cristo con la Verginità di Maria, come un unico articolo di fede.[64]. Il Concilio Lateranense (649) detta l'affermazione della Verginità di Maria prima, durante e dopo il parto. Un altro libro Storia di Giuseppe il falegname presenta Gesù che, in punto di morte del padre, parla di Maria come "madre mia, Vergine incorrotta"[65]. Nel corso dei secoli, l'interpretazione di Maria come "la sposa sempre Vergine del Signore che ha fatto voto di verginità perpetua" si diffuse e si consolidò all'epoca Ruperto di Deutz nel XII secolo[60]. Nel secolo seguente, Tommaso d'Aquino, santo e dottore della Chiesa, elaborò una lunga riflessione teologica che paragonava la negazione della Verginità perpetua di Maria alla negazione della Perfezione di Cristo (nessun essere umano è mai esente da peccato, tranne l'unica eccezione di Gesù Cristo che è Dio), un insulto allo Spirito Santo, e un affronto alla Madre di Dio[66][67]. Maria quale "Seconda Eva"Già a partire dal IV secolo, nella cornice della discussione sul piano salvifico di Dio per la creazione, emerse un tema parallelo nel quale l'obbedienza e umiltà di Maria ("avvenga di me secondo la Tua volontà", Luca 1,38), e la dottrina della Verginità perpetua furono contrapposte al peccato di orgoglio e disobbedienza di Adamo ed Eva, allo stesso modo in cui l'obbedienza di Gesù Cristo al Padre era stata contrapposta alla disobbedienza di Adamo all'ordine del Signore (Lettera ai Romani 5, 12-21)[10][60]. Il concetto di Maria come "seconda Eva" fu introdotto per la prima volta da Giustino Martire nel 155[68]. Sotto questo punto di vista, come fu discusso nel dettaglio da Ireneo, condiviso da Girolamo e dopo di lui diffusamente, il voto di Verginità perpetua e di obbedienza di Maria la costituisce come "Seconda Eva" nel piano salvifico di Dio, come Gesù Cristo è secondo Adamo.[10][60]. Lo sviluppo di questo tema teologico fra i Padri della Chiesa correva in parallela a quello di Paolo di Tarso, il quale comparava il peccato di Adamo all'obbedienza di Gesù Cristo al Padre, durante il Calvario[69]: «Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. Il parallelo Gesù Cristo - secondo Adamo è decisivo per il concetto della Redenzione è la remissione ("cancellazione") dal peccato mediante la passione, morte in croce e resurrezione del Figlio dell'uomo, profetizzato nel Libro di Ezechiele. Come Adamo determinò la perdita dell'Eden, così Gesù Cristo riapre al genere umano le porte del Paradiso.
L'insegnamento della "seconda Eva" ha continuato a diffondersi tra i cattolici e, nel discutere della verginità perpetua, il Catechismo del Concilio di Trento, del 1566, insegna esplicitamente che, mentre Eva, nel credere nel serpente, ha portato una maledizione sulla razza umana, Maria, credendo nell'Angelo, lo ha portato di nuovo nella benedizione di Dio: tanto l'opera di Eva e il suo peccato fanno vincere il serpente mentre Dio reca la morte a lei e agli altri uomini, quanto l'opera di Maria senza peccato vince il serpente mentre Gesù Cristo dona la vita eterna a lei e al genere umano. Questo concetto è parte viva del magistero della Chiesa cattolica. Papa Pio XII lo riprende nella sua enciclica Mystici Corporis Christi, e da papa Giovanni Paolo II durante un'udienza generale in Vaticano nel 1980[72][73]. Papa Giovanni si spingerà a dire che Maria è Corredentrice del genere umano. Nell'arteLa verginità di Maria anche dopo la nascita di Gesù è una presenza ricorrente nell'arte cristiana in entrambe le chiese ortodosse orientali e orientali (come anche nella prima arte religiosa occidentale), con l'inserimento nel presepe di Gesù. In molte icone, la Verginità perpetua di Maria è simboleggiata da tre stelle che appaiono alla sua sinistra, alla sua destra, e sotto o sulla sua testa, per rappresentare la sua verginità prima, durante e dopo aver partorito.[74][75] Verginità di MariaIn base al dogma della verginità, Maria viene comunemente chiamata "Maria Vergine" ed è detta "la Vergine" per antonomasia. Note
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