41 Tauri è situata nell'emisfero boreale celeste; grazie alla sua posizione non fortemente boreale, può essere osservata dalla gran parte delle regioni della Terra, sebbene gli osservatori dell'emisfero nord siano più avvantaggiati. Nei pressi del circolo polare artico appare circumpolare, mentre resta sempre invisibile solo in prossimità dell'Antartide. Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra fine ottobre e aprile; da entrambi gli emisferi il periodo di visibilità rimane indicativamente lo stesso, grazie alla posizione della stella non lontana dall'equatore celeste.
41 Tauri ha magnitudine pari a 5,2,[1] che la pone al limite della visibilità ad occhio nudo; pertanto per essere osservata senza l'ausilio di strumenti occorre un cielo limpido e possibilmente senza Luna. Sebbene sia una stella doppia, le due componenti non sono risolvibili. È una stella variabile, la cui luminosità varia tra le magnitudini di 5,150 (max) e 5,220 (min) in 7,2 giorni.[2]
Negli anni sessanta e settanta, il sistema fu oggetto di osservazioni volte a determinarne le caratteristiche orbitali. Una prima stima del periodo di rotazione, valutato in 11,94 giorni, fu data nel 1962 dall'astronomo austriaco Karl D. Rakos, grazie ad osservazioni ottenute dall'osservatorio Lowell.[14] Sebbene tale valore sia stato sostanzialmente confermato dieci anni dopo da C. Blanco e F. A. Catalano dell'osservatorio astrofisico di Catania,[9] si è rivelato sbagliato. Nel 1973, l'astronoma statunitense Sidney C. Wolff dimostrò che il sistema è in rotazione sincrona, ovvero che il periodo di rotazione di ciascuna stella coincide col periodo di rivoluzione attorno al comune centro di massa.[15] Inoltre, determinò tale periodo in 7,227 giorni, confermato nel 1984[5] e oggi ritenuto il valore corretto, salvo l'esser stata raggiunta una maggiore precisione nella misura.[6]
Stante la particolarità della stella, è stata classificata sia come appartenente alla classe A, sia come appartenente alla classe B. In questo caso, come B9 pSi.[20][2]
Con una parallasse determinata mediante Gaia in 8,0667 ± 0,1063 mas,[1] la distanza dal sistema solare può essere calcolata in 123,96 parsec (404,3 al).
(EN) M.-C. Artru e R. Freire-Ferrero, Line variations in the ultra-violet spectrum of the Ap-Si star HD 25823, in Astronomy and Astrophysics, vol. 203, 1988, pp. 111-116, Bibcode:1988A%26A...203..111A.
(EN) M. Muciek, J. Gertner, P. North e F. G. Rufener, The Phase Behaviour of the Geneva Z and Delta(V1-G) Parameters for 41 Tau, 56 Tau and 49 Cnc, in Information Bulletin on Variable Stars, n. 2480, 1984, pp. 1-4, Bibcode:1984IBVS.2480....1M.
(EN) J. S. Plaskett, W. E. Harper, R. K. Young e H. H. Plaskett, One hundred spectroscopic binaries, in Publications of the Dominion Astrophysical Observatory Victoria, vol. 1, n. 10, 1920, pp. 163-185, Bibcode:1920PDAO....1..163P.
(EN) Karl D. Rakos, Photoelectric investigation of magnetic and spectrum variable stars, in Bulletin of the Lowell Observatory, vol. 5, n. 117, 1962, pp. 227-256, Bibcode:1962LowOB...5..227R.