Arazzeria MediceaPer Arazzeria Medicea, termine che trova corrispondenti in Arazzeria fiorentina e Arazzeria granducale, s'intende la produzione a Firenze di arazzi dal 1546 al 1738. Le marche più significative sono il giglio di Firenze fra due F e lo stemma de' Medici. StoriaLa fabbrica di arazzi fiorentina è nata per felice intuizione del granduca Cosimo I de' Medici che nel 1546 chiamò a Firenze i due esperti maestri arazzieri fiamminghi Nicolas Karcher e Jan Rost - che a Ferrara lavoravano alla corte del duca Ercole II d'Este - allo scopo di impiantare in città una bottega di arazzeria. L'industria della tessitura dei panni di lana e di seta aveva una lunga storia a Firenze: già nel Duecento i tessitori appartenevano ad una Arte e avevano propri statuti. I due arazzieri fiamminghi sottoscrissero un regolare contratto che prevedeva un emolumento di seicento scudi, pagabili in rate mensili. In cambio essi dovevano creare una scuola di arazzeria ed impegnarsi a tenere sempre in esercizio almeno dodici dei ventiquattro telai a basso liccio, forniti dal granduca. Ogni arazzo prodotto veniva pagato in ragione della sua dimensione e della finezza di tessitura. Nicolas Karcher e Jean Rost potevano anche tessere per proprio conto, anche su richiesta di committenti non fiorentini, fissando a loro giudizio i prezzi dei prodotti finiti. A carico degli arazzieri era l'emolumento dei praticanti e il materiale per tessere. I cartoni, dipinti da artisti pagati dal granduca, restavano di proprietà degli arazzieri, cui era poi consentito riprodurli.[1] L'arazzeria Medicea visse a stretto contatto con pittori che operavano alla corte de' Medici, tra cui Agnolo Bronzino, il Pontormo, Francesco Salviati, Alessandro Allori. Le botteghe fiorirono in vari punti della città: via della Ninna, via dei Cimatori, via del Cocomero, via San Gallo, via dei Servi, via degli Arazzieri. Per un periodo l'arazzeria fiorentina fu diretta dal pittore barocco Alessandro Rosi. A metà del Cinquecento la direzione fu assunta dal pittore fiammingo Giovanni Stradano (Jean van der Straet), sotto la cui guida fu eseguita la serie delle Storie di Cristo e quella della Caccia. Nel Settecento l'arazziere Leonardo Bernini affrontò la tessitura della serie le Quattro parti del mondo e quella degli Elementi. La produzione si estinse completamente nel 1738, poco dopo la morte di Gian Gastone de' Medici che era stato settimo Granduca di Toscana e ultimo della dinastia dei Medici. Il suo successore Francesco I di Lorena chiuse le botteghe e licenziò gli arazzieri che si trasferirono in massa a Napoli.[1] La produzioneQuasi impossibile determinare il numero di arazzi prodotti a Firenze: probabilmente alcune migliaia. Oltre a quelli destinati ad ornare le pareti di palazzi cittadini e di ville nobiliari, venivano tessuti panni per decorare strade e piazze in occasione di festività, come il Corpus Domini o il giorno di San Giovanni, patrono di Firenze. Gli arazzi medicei rimasero in ville e in palazzi, a Firenze, a Siena, a Pisa - esposti alle pareti, oppure arrotolati e quasi dimenticati - fino a quando il barone Bettino Ricasoli li fece dichiarare proprietà demaniale e ordinò di raccoglierli a Palazzo Vecchio. Nel 1864 furono ceduti alla direzione delle "R. R. Gallerie e Musei" di Firenze che ne poté esporne solamente una parte, dal 1865 al 1882, anno in cui furono tutti trasferiti in una Galleria degli arazzi, a Palazzo della Crocetta.[2] Nel 1922 dovettero nuovamente traslocare, per fare spazio al nuovo Museo Archeologico: furono disseminati in palazzi pubblici fiorentini, oppure arrotolati in depositi. Agli Uffizi alcuni arazzi granducali furono esposti, insieme alla serie degli Arazzi di Valois - di fabbricazione fiamminga - e agli arazzi francesi delle Stagioni. Nel 1967 agli Uffizi è arrivata una portiera granducale. Arazzi in museiAlcuni prodotti usciti dai telai fiorentini sono entrati nella collezione di arazzi degli Uffizi, altri sono a Palazzo Vecchio, altri ancora a Palazzo del Quirinale. Agli Uffizi sono presenti due arazzi, tessuti nel 1549 da Nicolas Karcher, su cartone di Francesco Salviati: Ecce Homo e Deposizione dalla Croce. La Resurrezione di Cristo, sempre di Karcher su disegno di Salviati, è del 1553. Tessuti da Karcher, nel periodo 1549-1553, su disegno del Bachiacca, sono due spalliere. La serie degli Arazzi dei Mesi, composta da quattro panni, ognuno con la raffigurazione di tre mesi, è stata tessuta dal Karcher e da Jan Rost dal 1552 al 1553. L'arazziere Guasparri Papini realizzò tre sovraporte con lo stemma dei Medici, su disegno di Alessandro Allori, 1590-1600. Sette sono i panni della Serie della Passione, tessuti dal Papini, fra il 1600 e il 1605, su cartone di Allori. Tra gli arazzi più recenti: Mosè salvato dalle acque e Passaggio del Mar Rosso del fiammingo Bernardino Van Asselt, 1653 circa, su cartone di Agostino Melissi; Incoronazione di Giovanna d'Austria, tessuto da Giovanni Pollastri su cartone di Giacinto Gemignani, 1654-1656 e Ingresso di Cosimo I a Siena, 1666 (arazziere Pollastri e disegnatore Gemignani).[3] Al Palazzo del Quirinale ci sono arazzi fiorentini, tessuti su cartone di Agnolo Bronzino e di altri pittori, che hanno dato il nome alla Sala del Bronzino, oggi utilizzata come luogo di primo incontro, tra il Presidente della Repubblica e altri Capi di Stato in visita. Questi panni fanno parte della serie biblica dei venti Arazzi con le storie di Giuseppe ebreo, tessuti su commissione di Cosimo I de' Medici nel 1544-1553 e destinati ad ornare le pareti della Sala de' Dugento di Palazzo Vecchio. Jan Rost e Nicolas Karcher li realizzarono sulla traccia dei cartoni disegnati da Agnolo Bronzino, con la collaborazione di Jacopo Pontormo e di Francesco Salviati. Per riempire le sale del Quirinale, lasciate vuote a settembre 1870, i Savoia ne fecero prelevare alcuni, mentre i restanti arazzi rimasero al loro posto. Mostre
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