Fino al 31 dicembre 2017 ha costituito un comune autonomo.
Il suo territorio è diviso in due entità, la maggiore dove è inserito il centro storico, l'altra costituita da boschi e alpeggi, separate tra loro dall'area appartenente al comune di Cerano d'Intelvi.
Gli annessi agli Statuti di Como del 1335 riportano il “comune de Casascho” tra le località facenti parte della pieve d'Intelvi[6]. Pieve di cui Casasco non fece più parte nel 1644, anno in cui il comune risultò invece inserito nel territorio dei “Cinque Comuni della Mezena”, ossia un raggruppamento che, all'interno del Contado di Como del Ducato di Milano, vedeva la partecipazione dei cinque comuni di Cerano, Mezzena, Pigra, Schignano e, appunto, Casasco[6].
Sempre inserito nel territorio dei Cinque Comuni, nel 1751 Casasco risulta comprendere anche i cassinaggi di “Cassina Bresera di sopra”, “Cassina Bresera di sotto” e “Cassina Bresa"[6]. Nello stesso anno, nonostante il 21 giugno 1647 Casasco avesse ottenuto la redenzione dall'infeudazione previo concordato di pagamento quindecennale in denaro, il comune risultava soggetto a una tassa annuale a favore dei conti Andreotti, ai quali la Valle Intelvi era stata concessa in feudo nel 1713[6]. Il motivo alla base di tale annualità rimase tuttavia ignoto[6].
Nel 1863 il comune assunse la denominazione di Casasco d'Intelvi[10], dicitura che assunse anche in seguito all'aggregazione nel neonato comune di Centro Valle Intelvi, avvenuta il 1º gennaio 2018.
Simboli
Lo stemma del comune di Casasco d'Intelvi era stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 6 ottobre 2003.[11]
«Semipartito troncato: il primo, di rosso, alle lettere maiuscole C ed I, ordinate in fascia, d’oro, alternate dalla stella di sei raggi, dello stesso; il secondo, d'oro, ai due lupi passanti, di nero, allumati di rosso, uno sull'altro; il terzo, di azzurro, al faggio privo di foglie, al naturale, nodrito nella pianura di verde.»
Il gonfalone municipale era un drappo di giallo con la bordatura di verde.
Collocata alla destra del campanile e in posizione sopraelevata rispetto alla strada, la chiesa si presenta con una facciata rivestita in lastre di pietra grigia nella parte inferiore e con paraste in travertino e specchiature intonacate e dipinte in quella superiore[14].
Internamente, la chiesa è a singola navata, conclusa da un'abside semicircolare orientata verso nord e caratterizzata dalla presenza di quattro nicchie laterali con altrettante cappelle, delle quali la prima a sinistra conserva un dipinto di Fermo da Caravaggio[14][15]. Sempre nella prima cappella a sinistra, l'altare (XVI secolo) proviene dalla chiesa milanese di Santa Maria delle Grazie.[13] La navata si compone di due ampie campate sostenute da colonne in finto marmo e coperte da volte a calotta impostate su pennacchi[15]. Una volta a semicalotta ricopre invece il presbiterio[15].
Oratorio della Vergine del Carmelo
Costruito e rielaborato a più riprese[13] tra la seconda metà del XVI secolo e il Settecento,[16] l'oratorio della Vergine del Carmine si presenta come un edificio barocco[17]. L'unica navata è divisa in tre campate con volte a botte, mentre le cappelle laterali sono rettangolari.[16] Il presbiterio, dietro cui si sviluppa un ampio locale aggiunto successivamente alla realizzazione della zona dell'altare[18], è coperto da una volta decorata da stucchi realizzati da Giulio Quaglio[16].
Dal presbiterio si accede al campanile, torre a pianta quadrata realizzata in muratura che, sui quattro lati esterni del campanile, è lasciata a vista in piccole specchiature situate al di sotto della cella campanaria[16].
Architetture civili
Nel centro storico del paese si trovano ancora costruzioni civili databili tra il Seicento e al Settecento.[13][17]
Lungo la strada per Erbonne si trova l'ex-crotto Fuin, fondato nel 1848, teatro della cattura di Andrea Brenta.[19]