Castelletto sopra Ticino
Castelletto sopra Ticino (Castelet in dialetto locale, pronunciato [kasta'let]) è un comune italiano di 9 886 abitanti della provincia di Novara in Piemonte. Geografia fisicaIl comune di Castelletto sopra Ticino è situato nell'alta pianura novarese orientale, al confine con la Provincia di Varese, su quote comprese tra i 189 m s.l.m. e i 304 m s.l.m. Si estende su una superficie di 14,61 km²[5]. La sua posizione geografica delimitata dal Lago Maggiore, dal fiume Ticino e da un anfiteatro morenico, ha favorito un insediamento fin dall'età del bronzo. Fu il più grande centro protourbano dell'Italia nord-occidentale, nato e sviluppatosi proprio a Castelletto e che nel corso del VII-VI secolo a.C. giunse a occupare l'intero promontorio compreso nell'ansa del Ticino. StoriaI reperti archeologici trovati in situ fanno risalire le prime popolazioni residenti all'età del bronzo. Ne è testimone una necropoli risalente al XIII secolo a.C. (cultura di Canegrate) riportata alla luce verso il 1950 in località Glisente. La cultura di Golasecca è una particolare cultura protostorica sviluppatasi nell'area nord-occidentale della penisola italiana, tra le Alpi e il Po (compreso in Svizzera il Canton Ticino), specialmente lungo le sponde del Lago Maggiore e del Lago di Como, tra il IX e il V secolo a.C., durante la prima età del ferro. La sua denominazione è legata alla località in cui l'abate Giovanni Battista Giani documentò nel 1824 i primi ritrovamenti. Il territorio castellettese, circostante l'uscita del Ticino dal lago, era a quei tempi caratterizzato da una serie di ghiaioni e cateratte, che giustificano il toponimo di Golasecca, e protetto da un anfiteatro di colline moreniche. In quel periodo storico si costellò di piccoli e grandi villaggi, con scali per la gestione della navigazione e controlli nei punti nodali di scambio dei prodotti provenienti dall'ambiente mediterraneo-etrusco e destinati ai mercati transalpini. Significative testimonianze, restituite da necropoli rinvenute in occasioni di scavi archeologici effettuati nel territorio di Castelletto Ticino, hanno permesso di verificare l'appartenenza degli abitanti a una popolazione di lingua celtica. Il culto dei morti prevedeva il rito della cremazione e la sepoltura delle ceneri in urne di argilla, deposte in nuda terra oppure protette da ciottoli o da cassette litiche. Gli ossari talvolta contenevano oggetti di corredo personale quali anelli, armille, fibule, orecchini, perle di collane, coppette e bicchieri fittili. Le loro sepolture erano spesso protette da strutture in pietra più o meno complesse. È possibile osservare, nel Parco Comunale Giovanni Sibilia, la struttura di alcune di queste tombe. Alcuni reperti dell'area e dell'epoca sono conservati nel Museo Archeologico di Milano. I golasecchiani abitavano in capanne di modeste dimensioni, costituite da una struttura in tronchi e da pareti in paglia e fango seccati, coperte da rami intrecciati con frasche. I pavimenti erano realizzati in sabbia e ciottoli, sistemati a vespaio e ricoperti di argilla cotta. Recenti scoperte archeologiche di iscrizioni su pietra e su ceramiche funerarie hanno consentito di far risalire la conoscenza dell'alfabeto al VII secolo a.C. e di definirlo di origine leponzia connessa alla lingua etrusca. Il V secolo a.C. fu testimone di un improvviso abbandono dell'insediamento locale: la comparsa del centro di Milano, fondato dagli Insubri, posto in una posizione strategica per i traffici viari, portò al declino dei centri golasecchiani insediati sulle sponde del Ticino. Nel 338 a.C. si verificarono penetrazioni di gruppi gallici, ricordate dallo storico latino Tito Livio, che caratterizzarono un diverso assetto urbanistico e sociale. La successiva età romana, di cui sono emerse scarne testimonianze, rispecchiò la condizione giuridica comune a tutto il Novarese. Da Castelletto sopra Ticino, in epoca romana, passava la via Severiana Augusta, strada romana consolare che congiungeva Mediolanum (la moderna Milano) con il Verbannus Lacus (il Lago Verbano, ovvero il Lago Maggiore, e da qui al passo del Sempione (lat. Summo Plano). MedioevoNel Medioevo, in un atto notarile del 1145, apparve per la prima volta il nome di Castelletto, legato chiaramente al castello, appartenuto prima alla signoria dei Torriani e donato come feudo il 6 agosto 1329 dall'imperatore Ludovico il Bavaro a Ottorino Visconti, i cui discendenti lo abitano tuttora. Pur essendo stato adattato alle nuove esigenze abitative, conserva ancora l'imponente torrione originale quadrato, a blocchi di pietra, testimone di plurime vicende storiche. Nel 1332 Giovanni Visconti, divenuto vescovo di Novara, incluse l'ampio territorio nel Ducato di Milano. A questo periodo storico risale la concessione imperiale delle peschiere, fissate prevalentemente nell'alveo del Ticino. Le più antiche erano quelle di Sambrasca, Novelliola e Piana situate prima dell'ansa del Motto del Castello. Al 1340 risalgono gli Statuti di Castelletto, insieme di leggi che governarono la vita del borgo, trascritti da Simone Gafforio, che testimoniano il prestigio di questo Comune. Lo si vede, infatti, dominare in quell'epoca il traffico mercantile tra i Cantoni transalpini, Milano, Pavia, Venezia coi suoi abili navaroli e paroni alla guida di burchielli, che scendevano le acque del Ticino e lo risalivano contro corrente dall'alzaia, al traino di coppie di cavalli. Tra gli edifici ecclesiastici che segnalano il diffondersi della religiosità si ricordano la Chiesa di Santa Maria d'Egro, ricostruita in età barocca, la chiesetta di Sant'Anna all'interno ancora decorata da affreschi e l'oratorio di Sant'Ippolito di Glisente con affreschi dei secoli XV e XVI. Incisiva fu la presenza del vescovo Carlo Bascapè, giunto a Novara nel 1593, sostenitore dei principi emanati dal Concilio di Trento. La sua fermezza nell'organizzazione e nel controllo della diocesi diede impulso a una più profonda religiosità e favorì la fondazione delle Confraternite. Qui si costituirono quelle del S.S. Sacramento, del Rosario e del Suffragio. Seguirono gradualmente la ricostruzione della Chiesa di Santa Maria d'Egro, l'erezione dell'annessa Cappella Ossario, della nuova chiesa parrocchiale di Sant'Antonio abate e dell'oratorio di San Carlo. Edicole e piloniNel XV secolo si diffusero, come segno di sentita devozione popolare, edicole, immagini votive e piloni[6]. Di particolare importanza è quello di S. Maurizio, eretto a ricordo dell'omonima chiesa cristiana ubicata nel nucleo di Dorbiè, l'antica Dulbiarum. Casa SavoiaDopo il Trattato di Aquisgrana (1748) il possesso del centro di Castelletto passò ai Savoia. L'armistizio di Cherasco del 1796, a seguito delle vittorie napoleoniche sulle truppe sabaude, segnò l'occupazione del territorio da parte dei francesi. Inserito nella Repubblica Cisalpina, fu interessato all'apertura della nuova arteria del Sempione, inaugurata nel 1805. Tale evento modificò la vita del paese, affidando alla strada le attività commerciali che fino allora si avvalevano quasi esclusivamente della via fluviale e avevano come riferimento porti di rilevante importanza. Uno era a Cicognola, dove le merci venivano daziate o pagavano il pedaggio, e ben due, natanti, erano situati alla Briccola e al Presualdo. Dopo il Congresso di Vienna (1815) il Comune ritornò possedimento dei Savoia. A quel periodo risale la Delibera del Consiglio Comunale (1833) per l'erezione della nuova torre campanaria, in un'area presso la chiesa parrocchiale, dove sorgevano due casupole della Fabbriceria. I lavori furono ultimati nel 1840. Risorgimento e Unità d'ItaliaDurante le vicende del Risorgimento anche Castelletto Ticino venne coinvolto e visse particolari momenti di patriottismo nel 1848, come pure nel 1859 durante il passaggio di Garibaldi. Ponte sul TicinoUnificata l'Italia, nel 1868 si provvide a congiungere la sponda destra del Ticino con quella lombarda mediante un ponte in larice del Tirolo, lungo 270,10 m e coperto da un tetto in tegole marsigliesi. Ricostruito tra il 1951-52 e attualmente esistente è quello progettato dall'ingegner G.B. Biadego, per una lunghezza di 300 m circa, fu realizzato nel Napoletano e montato, per constatarne la validità, tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata. Fu poi trasferito e assemblato sul Ticino (il ponte attuale è comunque quello ricostruito dopo la seconda guerra mondiale). XX secoloNel Novecento il Comune fu partecipe dei cambiamenti economici e sociali della civiltà moderna: all'artigianato affiancò, infatti, specifici macchinari per la lavorazione dell'uva e della seta. Sorsero così in un ampio parco il Cantinone[7] (1902), per l'azienda vinicola dei Fratelli Barberis, e a Porta Nuova il setificio Filatoio Strazza (1908), per la produzione di fibre seriche, ottenute dai bozzoli dei bachi, nella seconda metà del secolo scorso trasformato per la produzione di filati e tessuti sintetici. Guerre MondialiSi verificarono poi i due conflitti mondiali: 1915-18 e 1940-45. Il 1º novembre 1944 i militi della Xª Flottiglia MAS fucilarono cinque partigiani presso l'imbarcadero del paese[8]. Dopo la Liberazione, nonostante le dure ferite riportate, Castelletto ritrovò un nuovo equilibrio: accanto alle tradizionali occupazioni della pesca e dell'agricoltura vide lo sviluppo di eterogenee attività industriali e nel 1951-1952 ricostruì il ponte di ferro demolito dai bombardamenti del 1944. Tra Castelletto e Sesto Calende è sempre esistito un servizio di barche a remi, recentemente a motore, per consentire l'attraversamento del fiume per i pedoni. Monumenti e luoghi d'interesse
SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[15] Etnie e minoranze straniereGli stranieri residenti nel comune sono 1 128, ovvero il 11,0% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[16]: Lingue e dialettiOltre alla lingua italiana, a Castelletto sopra Ticino è utilizzata una variante locale del dialetto varesotto. Come in tutti i comuni orientali della provincia di Novara, al confine con la Lombardia, la componente predominante del dialetto locale è lombarda e non piemontese. EconomiaA partire dal XX secolo, all'artigianato si affiancò la lavorazione dell'uva e della seta. Castelletto Sopra Ticino conta ora numerosi insediamenti commerciali. Ha però conservato ombrose zone boschive, verdi pianure, irrigate da torrenti, rogge e ruscelli e specchia nel suo fiume ville signorili di pregevole stile architettonico. È inserito nel Parco naturale della Valle del Ticino, che si prefigge di tutelare e valorizzare l'ambiente; è collegato a Varallo Pombia da una suggestiva pista ciclabile e dal 19 maggio 2002 vanta un percorso botanico, con finalità didattiche e divulgative del patrimonio concernente la flora e la fauna, presso la Fondazione Domenico Morino di Vernome[14]. È meta di turisti, che nella stagione estiva possono fruire di vari campeggi situati sulle sponde del Lago Maggiore. Infrastrutture e trasportiStradeIl centro cittadino è attraversato dalla Strada statale 33 del Sempione. AutostradeIl paese possiede un proprio casello autostradale sull'Autostrada A8/26. FerrovieCastelletto Ticino era servita da una stazione ferroviaria posta sulla linea Luino-Oleggio. Dal 15 dicembre 2013 la stazione risulta chiusa al servizio viaggiatori. NauticaVi è la possibilità di attraversare il Ticino in barca tra Castelletto e Sesto Calende. AmministrazioneDi seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Note
Bibliografia
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