Alla fine del 2007 si svolse così la prima riunione dell'Assemblea Costituente Nazionale del Partito Democratico a Milano, ma senza lo SDI che (dopo l'esperienza della Rosa nel Pugno insieme ai Radicali Italiani nel 2005) aveva deciso di seguire una strada diversa: nel 2008 nacque così il nuovo Partito Socialista che, nella linea della tradizione del vecchio PSI, cercò di riunire in sé tutte le forze di stampo socialdemocratico non intenzionate a confluire nel Partito Democratico.
L'Unione, precedente coalizione di centro-sinistra, si sciolse all'inizio del 2008 con la caduta del governo Prodi II causata dalla crisi politica innescata dall'UDEUR di Clemente Mastella. Le forze che l'avevano composta diedero vita a varie nuove formazioni. Il Partito Democratico decise di fare a meno della quasi totalità degli ex-alleati sia per le elezioni del Senato sia per quelle della Camera;[1] inoltre, il partito precisò che avrebbe accettato alleanze solo con i partiti che condividessero integralmente, e senza riserve, il proprio programma elettorale. Unica alleanza mantenuta dal PD fu, infine, quella con l'Italia dei Valori,[2] che, secondo gli accordi, avrebbe mantenuto il proprio simbolo nella corsa elettorale per poi formare gruppi parlamentari unificati con il compagno di coalizione.[3] I Radicali Italiani, dopo una lunga trattativa,[4] accettarono l'accordo proposto dal PD per inserire propri candidati nelle liste di quest'ultimo: la conseguenza fu che i Radicali formalmente non presentarono alcuna lista nonostante avessero presentato il proprio simbolo.
Il Südtiroler Volkspartei non entrò in nessuna coalizione per la Camera dei Deputati; tuttavia, limitatamente ai collegi del Senato in Trentino-Alto Adige, strinse un'alleanza, il cosiddetto Patto di Salorno, con il PD, l'Italia dei Valori, il Partito Socialista e alcune liste locali: nei due collegi di in cui la SVP era più forte la lista si presentò autonomamente, mentre negli altri quattro i candidati corsero sotto il simbolo di SVP-Insieme per le Autonomie.[5]
Alle elezioni politiche del 2008, Partito Democratico e Italia dei Valori raccolgono complessivamente il 37,546%[6] dei consensi alla Camera, contro il 46,811% della coalizione Il Popolo della Libertà, Lega Nord e Movimento per le Autonomie guidata da Silvio Berlusconi, e il 38,010%[7] al Senato, contro il 47,320% della coalizione avversaria. Singolarmente il Partito Democratico ha ottenuto rispettivamente il 33,17% e il 33,69% dei suffragi.
La coalizione di centro-sinistra, perse le elezioni, si schiera compatta all'opposizione del Governo Berlusconi IV. Tuttavia l'Italia dei Valori, che in campagna elettorale dichiarò la propria intenzione di costituire un gruppo unico in Parlamento[8], dopo il voto annuncia gruppi autonomi rispetto al Partito Democratico[9].
In occasione delle europee del 2009 la coalizione corre con liste separate.
La coalizione resta compatta a livello parlamentare fino all'insediamento del Governo Monti. L'IdV infatti, dopo un iniziale appoggio, passa all'opposizione sancendo la rottura definitiva col PD.
^«L'IdV presenterà le sue liste alle elezioni ma è alla ricerca di un accordo con il Pd basato su punti programmatici. Lo ha annunciato il leader Di Pietro al termine dell'esecutivo del partito. "L'esecutivo – ha spiegato Di Pietro – ha deliberato all'unanimità che alle prossime elezioni l'Idv sarà presente con il proprio simbolo e con una propria lista, sia alla Camera che al Senato che alle amministrative". Ma "ha dato mandato anche di cercare un incontro con Veltroni per vedere se ci sono dei margini per un programma comune con il Pd"», da Televideo Rai, 08-02-2008 10:30.