La vettura fa parte della serie Dino, il cui nome era in memoria del figlio del fondatore della casa di Maranello, appunto Dino Ferrari, che aveva oltretutto progettato il suo motore V6 e la cui sigla era il risultato della cilindrata del propulsore 2000 cm³, seguita dal 6 che rappresentava il numero dei cilindri.
Sulla vettura non appariva il marchio Ferrari bensì la scritta Dino in corsivo su fondo giallo.
La sua realizzazione seguì una lunga gestazione, in quanto ne vennero prodotti sei prototipi dalla Pininfarina tra il 1965 e il 1967, mentre la presentazione ufficiale della versione definitiva avvenne il primo novembre[3] al salone di Torino.[4]
La 206 GT era dotata di un propulsore Dino V6 con angolo tra le bancate di 65° montato in posizione centraletrasversale, abbinato a tre carburatoriWeber 40DCNF3 che erogava 180 CV di potenza per una velocità massima di 230 km/h. Il cambio che lo gestiva era a cinque velocità. La lubrificazione era a carter secco.
La carrozzeria, costruita dalla Carrozzeria Scaglietti, era interamente in alluminio e avvolgeva un telaio tubolare in acciaio a sezione mista circolare ed ellittica. Nelle sezioni laterali erano presenti delle prese d'aria per il raffreddamento delle componenti meccaniche della vettura, mentre le parabole dei fari erano incassate nei parafanghi.