Ferrante era il terzo dei figli di Francesco II Gonzaga -quarto marchese di Mantova e fratello del primo duca Federico II- e di Isabella d'Este, marchesi di Mantova, che lo destinarono alla carriera delle armi, inviandolo nel 1523 a Madrid, alla corte di Carlo V, dove l'anno successivo giungerà anche il mantovano Baldassarre Castiglione, nominato nunzio apostolico presso l'imperatore. Il Gonzaga era, secondo la descrizione fatta dai suoi contemporanei, «di buona statura e piuttosto grande che picciolo, corpulento, robusto e di natura fortissima. Haveva la barba folta e i capelli crespi [...] e anco per il continuo uso della celata [era] divenuto calvo. Il corpo suo era gagliardo e molto forte, sano e gran sopportatore delle fatiche.»[2]
Molto apprezzato dall'imperatore[3] nel 1526 era uno dei capitani imperiali, impegnato nella guerra contro la Francia e nel 1527 fu, ventenne, tra i comandanti protagonisti del sacco di Roma[4]. Nell'occasione protesse la madre Isabella che si trovava a Roma per trattare la nomina a cardinale del figlio Ercole.[5]
Ambiva intanto alla dote di Isabella di Capua[7], figlia del defunto Ferrante di Capua, che gli avrebbe procurato Molfetta, Giovinazzo e la contea di Benevento; Ferrante, avuto il consenso del papa, dell'imperatore e della madre di Isabella Antonicca del Balzo, sposò la principessa di Molfetta a Napoli quello stesso 1529[8] diventando così per matrimonio uno dei maggiori feudatari del Regno di Napoli.
Governatore
Nel 1530 comandava l'assedio di Firenze: la caduta della Repubblica fiorentina e il ritorno dei Medici a Firenze gli fece guadagnare la riconoscenza del mediceo papa Clemente VII, che lo nominò governatore di Benevento.
Mentre il fratello Federico veniva nominato da Carlo V comandante generale dell'esercito imperiale in Italia e otteneva il titolo di duca, a Ferrante veniva assegnato nel 1531 l'onorificenza del Toson d'Oro. Nel 1532 era in Austria, per contrastare le minacce turche su Vienna.
Durante il governo di Milano Ferrante fu promotore di vaste riorganizzazioni edilizie della città e in particolare ordinò l'erezione dei bastioni che circondarono Milano fino alla fine dell'Ottocento. Diede ordine di demolire l'antico e ricco complesso di Sant'Angelo lungo il naviglio della Martesana e di erigerne uno nuovo presso Porta Nuova, oggi chiesa di Sant'Angelo; fece demolire inoltre la piccola chiesa di Santa Tecla che ara stata eretta a lato del Duomo tra il 1481 e il 1489 in sostituzione della vecchia basilica di Santa Tecla.[10]
Rimase più o meno indirettamente coinvolto nella congiura che provocò la morte di Pier Luigi Farnese a Piacenza per mano di Giovanni Anguissola; in questo modo contribuì ad alimentare il dissidio che sorse tra le dinastie Gonzaga e Farnese e che caratterizzò i successivi decenni.
Conte di Guastalla
Ferrante I fu il capostipite del ramo cadetto dei Gonzaga di Guastalla, città che acquistò per 22.230 scudi d'oro nel 1539 dalla contessa Ludovica Torelli. Rispetto agli altri feudi acquisiti per merito o per matrimonio nel Mezzogiorno, la Contea di Guastalla godeva di ampie autonomie giurisdizionali nell'ambito del Sacro Romano Impero; perciò grazie a questa acquisizione Ferrante divenne anche il capo di un piccolo stato praticamente indipendente, nei pressi di Mantova, dando appunto vita ad una dinastia autonoma di governanti[11].
Morte
Morì nel 1557 a Bruxelles in seguito a una «strana, varia malatia» che colpì il Gonzaga dopo la Battaglia di San Quintino.[12] Giunta a Mantova la notizia della morte, furono tenute in Duomo esequie ricchissime a cui parteciparono tutti i cavalieri e notabili della città; l'orazione funebre fu letta da Giulio Gabrielli di Gubbio.[13] Le spoglie, che erano prima state sepolte nel luogo di morte, furono poi trasportate a Mantova e riposte in una cassa di piombo e legno posta in luogo alto a sinistra dell'altare maggiore nel Duomo della città;[14] oggi si trovano nella sacrestia della cappella del Santissimo Sacramento della medesima chiesa. Nel 2007 per motivi di studio fu effettuata una ricognizione delle spoglie.[15]
^Il suo biografo Giuliano Goselini rileva che, «se agli Astrologi si dee credere», Ferrante aveva l'ascendente Capricorno comune con Carlo, Venere nello stesso segno e «il Trino di Giove al Sole e 'l Toro nella quarta, che a' potentissimi amico e caro lo rendevano»
^A. Luzio, Isabella d'Este e il Sacco di Roma, in «Archivio Storico Lombardo», XXXV, 1908 e I. Bini, Il sacco di Roma e gli armeggi dei Gonzaga attorno ai capolavori predati, in «Civiltà mantovana», 4, 1985
^G. Capasso, Don Ferrante Gonzaga all'impresa di Puglia del 1529, in «Rivista storica italiana», XII, 1895
^Isabella sposò Trainano Caracciolo ma il matrimonio fu annullato poco dopo per esigenze politiche. M. Ziccardi, Gambatesa e i di Capua. I pastori e i signori, in D. Ferrara, Il Castello di Capua e Gambatesa. Mito Storia e Paesaggio, Campobasso 2010; biografia di Isabella di Capua cfr. C. de Gioia Gadaleta, Isabella de Capua Gonzaga Principessa di Molfetta - Signora di Guastalla, Molfetta 2003.
^G. Goselini, Vita del prencipe don Ferrando Gonzaga, pp. 452-453.
^"La militanza nelle Fiandre fece del cadetto Ottavio Gonzaga di Guastalla,
figlio del celebre Ferrante, prima un personaggio molto influente nell'entourage
di don Giovanni e di Alessandro, poi, quando egli abbandonò i Paesi Bassi,
il comandante della cavalleria italiana a Milano. Gli altri Gonzaga, tuttavia,
non riuscirono a superare la condizione di quasi privati signori, per di più alle
prese con il fasto e l’alterigia dei grandi baroni dell’Italia centro-meridionale": Angelantonio Spagnoletti, Le dinastie italiane e la guerra delle Fiandre, Società e storia. Fascicolo 125, 2009, p. 436.
Pompeo Litta, “Gonzaga di Mantova”, in Pompeo Litta, Famiglie celebri italiane, Famiglia n. 54, fascicolo XXXIII, dispense 48, 49, 50, 51, Milano, Giulio Ferrario, 1835, SBNIT\ICCU\LO1\1405418.
Adelaide Murgia, I Gonzaga, Milano, Mondadori, 1972.
Luigi Pescasio, Don Ferrante Gonzaga, principe di Molfetta, signore di Guastalla, viceré di Sicilia, governatore di Milano, stratega dell'imperatore Carlo V, Suzzara, Bottazzi, 2000.