La enula baccherina (nome scientifico Inula conyzae (Griess.) Meikle, 1985) è una pianta erbacea, perenne a fiori gialli, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
Etimologia
Il nome generico (Inula) potrebbe derivare da un analogo vocabolo latino usato dai Romani per indicare proprio queste piante. Altri Autori propongono un'altra etimologia: una derivazione da un vocabolo grecoenàein (= purificare) facendo riferimento alle presunte proprietà mediche di alcune piante di questo genere[1].
L'epiteto specifico (conyzae) deriva dalla parola grecakonops e significa pulce (anticamente si pensava che questa pianta allontani tali animali). Sembra sia stato usato da Plinio per indicare un fiore non meglio precisato[2].
Il binomio scientifico attualmente accettato (Inula conyzae) è stato proposto dal botanico tedesco Ludwig Griesselich e successivamente perfezionato dal botanico irlandese (del Royal Botanic Gardens) Robert Desmond Meikle (1923 -) in una pubblicazione del 1985.
Descrizione
L'altezza di queste piante può variare normalmente da 5 a 12 dm. La forma biologica della specie è emicriptofita bienne (H bienn); ossia sono piante a ciclo biologico bienne con gemme poste al livello del suolo con fusto allungato e mediamente foglioso. A volte sono anche emicriptofita scaposa (H scap), ossia perenni. Questa specie non è vischiosa come altre dello stesso genere.
Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un breve rizoma.
Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta, fogliosa e ramificata in più infiorescenze. La superficie del fusto è arrossata e fittamente pubescente e con ghiandole sparse. Alla base il fusto può essere legnoso, mentre la sezione è cilindrica.
Foglie basali: la forma è lanceolata, sono molto grandi ed hanno il picciolo; la superficie è percorsa da prominenti nervi reticolari (è ruvida di sopra e pelosa di sotto).
Foglie cauline: la forma è ellittica o lanceolato-lineare, sono sessili (ma la base non abbraccia il fusto), e non sono decorrenti lungo il fusto.
Lunghezza del picciolo: 2 – 4 cm. Dimensione delle foglie basali: larghezza 5 – 6 cm; lunghezza 10 – 12 cm.
Infiorescenza
L'infiorescenza è una pannocchia formata da medi capolini sia solitari ma anche in formazioni corimbose con pochi capolini. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro, composto da più squame subeguali fra di loro, embricate e disposte in 3 - 4 serie che fanno da protezione al ricettacolo nudo sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati molto brevi (quasi assenti) e quelli interni tubulosi di colore giallo. Le squame sono uninervie, quelle inferiori sono pubescenti, quelle superiori sono ghiandolose all'apice; le esterne sono ripiegate all'infuori; dopo l'antesi le squame si colorano all'apice di bruno rossastro. Diametro dei capolini: 8 – 12 mm. Diametro dell'involucro cilindrico: 6 mm.
Corolla: i fiori periferici (ligulati) sono nastriformi provvisti di brevissime linguette e disposti su un unico rango. Quelli del disco centrale (tubulosi) hanno delle corolle tubulari a 5 denti. Lunghezza del tubo corollino: 4 – 5 mm. La ligula dei fiori periferici (femminili) è di 1 mm.
Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo. Le antere alla base sono prolungate in una appendice filiforme (antere caudate).
I frutti sono degli acheni pelosi, cilindrico-costoluti con pappo a setole dentate disposte in un unico rango. L'epidermide dell'achenio è caratterizzata da lunghi cristalli[4]. Dimensione del frutto achenio: 2,5 mm. Lunghezza del pappo: 6 – 7 mm.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Distribuzione: in Italia è comune ovunque, è presente anche nelle Alpi italiane che oltreconfine. Sui vari rilievi europei si trova dappertutto ad esclusione delle Alpi Dinariche. Fuori dall'Europa si trova nell'Africa del Nord e in Asia occidentale.
Habitat: l'habitat tipico sono i boschi di latifoglie, le zone incolte e siepi; ma anche le schiarite, tagli forestali, margini erbacei, arbusteti, luoghi torbosi, pinete, gineprai, carpineti, querceti, castagneti e betuleti. Il substrato preferito è calcareo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente secco.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1350 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e montano (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[6]:
Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri
Classe: Trifolio-Geranietea sanguinei
Ordine: Origanetalia vulgaris
Tassonomia
La famiglia di appartenenza della Inula conyzae (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[7] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[8]). Il genere di appartenenza (Inula) è mediamente numeroso comprendente circa un centinaio di specie, diffuse quasi unicamente nell'emisfero boreale (Europa, Asia e Africa del Nord), delle quali una dozzina circa sono proprie della flora italiana. All'interno della famiglia delle Asteraceae le “Inule” fanno pare del gruppo delle Tubiflore (denominazione tradizionale); gruppo caratterizzato dall'avere capolini con fiori ligulati alla periferia e fiori tubulosi al centro, squame dell'involucro ben sviluppate e frutti con pappo biancastro e morbido.
Il numero cromosomico di I. conyzea è: 2n = 32[9].
Il basionimo per questa specie è Aster conyza Griess. (1836)
Sinonimi
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Aster conyza Griess. (1836)
Conyza squarrosa L.
Inula squarrosa Bernh., non L.
Inula suaveolens Jacq.
Inula vulgaris Trevis.
Inula foetida Dulac (1867)
Inula pseudoconyza Alboff (1894)
Jacobaea conzya (DC.) Merino
Specie simili
I capolini di questa specie sono molto caratteristici, si distinguono a stagione inoltrata, soprattutto per la loro colorazione variopinta (giallo, verde, rosso scuro, viola). L'Inula conyzae potrebbe essere confusa con la Dittrichia graveolens (L.) Greuter, ma quest'ultima si distingue per l'infiorescenza non corimbosa ma distribuita lungo il fusto. Altre specie come la Conyza bonariensis (L.) Cronq. oppure la Conyza canadensis (L.) Cronq., hanno capolini molto più piccoli.
Usi
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Farmacia
Secondo la medicina popolare queste piante hanno le seguenti proprietà medicamentose[10]:
Le foglie secche (o le radici) se bruciate possono essere usate come incenso per allontanare pulci (hanno una certa funzione antiparassitaria e insetticida)[10].
Giardinaggio
Per una buona crescita queste piante si devono porre in zone ben soleggiate su terreni medio-pesanti (argillosi) ma ben drenati. Le foglie basali formano una rosetta di circa 30 cm di diametro distruggendo quindi tutta l'erba sottostante[10].
Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 114, ISBN88-7621-458-5.
Wolfgang Lippert Dieter Podlech, Fiori, TN Tuttonatura, 1980.