La vittoria di Claudio il Gotico contro i Goti nella battaglia di Naisso del 268 caratterizzò, però, una significativa svolta dall'inizio della crisi. Con lui, ma soprattutto con il suo successore Aureliano (270-275) tornarono sotto il dominio degli "Imperatori legittimi", sia l'impero delle Gallie sia il regno di Palmira, che si erano staccati dalla parte centrale durante il Principato di Gallieno: l'impero romano era nuovamente riunito.[1][2] Vi è da aggiungere che il prezzo da pagare per la sopravvivenza e la riunificazione dell'Impero fu molto alto, anche in termini territoriali. Già sotto Gallieno (nel 260), vennero abbandonati in modo definitivo i cosiddetti Agri decumates,[3] oltre ai territori della provincia delle Tre Dacie proprio sotto Aureliano (attorno al 271).[4] Ad Aureliano succedette Marco Claudio Tacito, imperatore dal 275 al 276 e subito dopo Marco Annio Floriano, ma per pochissimo tempo. Di rilievo fu poi il suo successore Marco Aurelio Probo, imperatore dal 276 al 282 che si fece notare per aver sconfitto ripetutamente i barbari sul Reno e il Danubio.
Claudio il Gotico, il cui nome completo era Marco Aurelio Flavio Valerio Claudio (latino: Marcus Aurelius Flavius[5] Valerius[6] Claudius), regnò dal settembre[7]/ottobre del 268 alla sua morte, comunque per un periodo di un solo anno e nove mesi,[8] periodo troppo breve per poter porre in atto riforme in campo militare, finanziarie o sociali.[9] Di stirpe illirica[10] fu il primo di un gruppo di imperatori che nel III secolo cercarono di sistemare i gravi problemi dell'impero. Gli ottimi rapporti che ebbe con il senato di Roma,[9] che trovarono il fondamento principale nella gratitudine della Curia romana per l'eliminazione di Gallieno, si manifestarono anche dopo la morte di Claudio con l'elezione ad Augusto del fratello Quintillo.[11] Portò a termine la guerra con i Goti, meritandosi il titolo di Gothicus Maximus[12][13]
la prima al momento della assunzione del potere imperiale, la seconda sembra entro la fine del 268,[22] poi con l'assunzione dei titoli di Germanicus, Gothicus e Parthicus Maximus.
Ascesa al trono: dalla fine di Aureolo alla visita di Roma
Claudio, una volta acclamato imperatore, ottenne la resa di Aureolo, il quale, una volta consegnatosi venne messo a morte ed ucciso[27][28] da Aureliano, contro il parere dello stesso Claudio.[29][30] Dopo aver affidato ad Aureliano la conduzione della guerra contro i barbari della Meotide[31] si recò, in primis, a Roma per ottenere omaggiare il senato romano ed ottenere la ratifica del titolo di Augustus (conferitogli in precedenza dalle armate settentrionali),[11] oltre ad ottenere il consolato per l'anno successivo e la deificazione di Gallieno.[20] Claudio non volle commettere l'errore del suo predecessore, Massimino Trace (235-238), il quale, una volta ottenuta la porpora imperiale, non mise mai piede nella capitale, preferendo trascorrere il suo regno lungo i confini settentrionali, senza mai omaggiare il senato romano.[32] La monetazione del periodo riporta l'aequitas o la felicitas dei tempi.
Dalla fine di Aureolo alla visita di Roma e del Senato (fine del 268-inizi del 269)
IMP C CLAVDIVSAVG, testa radiata e busto con drappeggio e corazza di Claudio.
LIBER-ALITAS AVG, la Liberalitas in piedi di fronte, la testa verso sinistra, tiene una cornucopia nella mano sinistra ed una tessera nella destra (vengono distribuiti congiaria alla plebe di Roma).
settembre 268/gennaio 269 (l'imperatore giunto a Roma, omaggia il Senato e il popolo romano con gratuite distribuzioni di grano)
Divenuto imperatore, respinse un'invasione di Alemanni verso gli inizi del 269, meritandosi il titolo vittorioso di Germanicus Maximus, e poco dopo si recò lungo il fronte del basso danubio per respingere una precedente invasione di Goti ottenendo una schiacciante vittoria presso Naisso ed ottenendo il titolo di Gothicus Maximus.
Invasioni barbariche: combatte prima gli Alemanni (inizi del 269) e poi i Goti (metà/fine del 269)
IMPCLAVDIVS P(ius) F(elix) AVG, testa radiata e busto con drappeggio e corazza.
FIDE-SM-ILIT, la Fides in piedi di fronte, la testa verso sinistra, tiene due insegne militari (signa); in esergo "S"(ecunda oficina).
269, la fedeltà degli eserciti all'imperatore Claudio, da mettere in relazione alla guerra contro gli Alemanni oppure a quella successiva contro i Goti;
IMPCLAVDIVS P(ius) F(elix) AVG, testa radiata e busto con drappeggio e corazza.
PA-XA-VG, la dea Pax avanza verso sinistra, tiene uno scettro di traverso nella sinistra ed un ramoscello d'olivo nella destra; una "T"(ertia officina) in esergo.
269, forse da mettere in relazione alla pace prima della guerra contro gli Alemanni;
IMPCLAVDIVS P(ius) F(elix) AVG, testa radiata e busto con drappeggio e corazza.
VIRTVS AVG, Marte che avanza verso destra, tiene un trofeo con la mano sinistra e una lancia di traverso con la mano destra; in esergo "P"(rima oficina).
gennaio/estate del 269, da mettere in relazione alla guerra contro gli Alemanni oppure a quella successiva contro i Goti;
Secondo quanto ci tramanda la Historia Augusta, Quintillo, dopo aver assunto il potere imperiale, con il consenso sentatoriale, morì dopo soli diciassette giorni di regno[33] (o secondo altri, venti[34]):
«Molti narrano che il fratello di Claudio, Quintillo, trovandosi in Italia per la sua difesa, quando sentì della morte di Claudio, assunse l'impero; quando poi gli giunse notizia che Aureliano era stato fatto imperatore, venne abbandonato da tutto l'esercito. E poiché aveva fatto un discorso contro lo stesso [Aureliano], ma non era stato ascoltato dai soldati, si tagliò le vene e morì nel ventesimo giorno di impero.»
Lucio Domizio Aureliano, originario di Sirmium, fu imperatore dal 270 alla sua morte, in seguito ad una congiura nel 275. Militare di carriera, fu elevato alla porpora dai soldati, e dai soldati fu ucciso dopo appena cinque anni di regno.
Aureliano mise in atto una nuova riforma monetaria, attuata attorno al 274 allo scopo di risolvere il periodo di crisi del III secolo, denominato dell'anarchia militare, iniziato con la fine della dinastia dei Severi (nel 235), che aveva comportato pesanti conseguenze economiche e sociali. Aureliano era intenzionato a cercare di frenare la svalutazione della moneta agendo principalmente su due leve: sul valore dei nominali e sull'organizzazione delle zecche, che si erano affiancate a quella principale di Roma.[62][63] Si trattava di una serie ridotta di zecche imperiali, create durante il periodo della crisi del III secolo e collocate soprattutto in posizioni strategiche.[64]
Una volta divenuto imperatore nel 270, Aureliano fu subito costretto a fare i conti con i numerosi sfondamenti del limes danubiano da parte delle popolazioni germanico-sarmatiche. La più grossa di queste minacce si verificò dopo pochi mesi di regno, quando un'importante invasione congiunta di Alemanni, Marcomanni e forse di alcune bande di Iutungi,[65] penetrò fino in Italia. Aureliano, costretto ad accorrere in soccorso del cuore imperiale, se inizialmente fu sconfitto dalla coalizione dei barbari presso Piacenza, in seguito ottenne la resa e la cacciata di queste popolazioni che si erano spinte fin nelle Marche.
V-IRTVS AVG, Marte avanza verso destra, tiene una lancia in avanti ed un trofeo sopra la spalla sinistra; ai piedi un prigioniero legato seduto verso destra.
Quando Aureliano subentrò a Claudio il Gotico nell'impero (estate del 270), la situazione nella provincia d'oltre Danubio era ormai irrimediabilmente compromessa e prossima all'abbandono definitivo, come accadde tra il 271 ed il 274.[66]
IMPAVR E LIANVSAVG, testa radiata busto con corazza verso destra, indossa un'aegis (armatura di Minerva);
DAC-IA FELIX, la Dacia in piedi di fronte, la mano destra tiene un bastone sormontato da una testa di un draco con drappeggio; in esergo una "S"(ecunda).
IMPAVRELIANVSAVG, testa laureata e busto con corazza e drappeggio verso destra di Aureliano; in esergo Δ;
VABALATHVS VCRIMDR (forse il significato è: Valabathvs V[ice]C[aesar]R[omani]IM[peri]D[estinatvs]R[ector]), testa laureata con drappeggio e corazza verso destra di Vaballato.
ORIENSAVG, ORIENS AVG, il Sole avanza verso destra con un ramo di alloro ed un arco, calpestando un prigioniero, una stella sulla sinistra; in sesergo XXI R.
VICT-O-RI-A AVG, la Vittoria che avanza verso sinistra, tiene una corona ed una palma; a sinistra sotto un prigioniero seduto verso sinistra, Є in esergo.
CONCORDIA AVG(ustorum), Ulpia Severina e Aureliano, tengono uno scettro, uno di fronte all'altro e si stringono la mano destra; tra di loro in alto una testa radiata del Sol Invictus verso destra; in esergo una Γ.
AETERNITAS AVG, un Ercole nudo in piedi verso sinistra, tiene una mazza ed una pelle di leone, mentre poggia sulla testa di Floriano una corona di alloro, in abiti militari, tiene una lancia con la punta verso il basso e una spada nel fodero.
IMPPROBV-S P F AVG, testa laureata con corazza verso destra, tiene una lancia ed uno scudo decorato con scene di profectio;
MON-ETAAV-G, le tre divinità delle Monetae in piedi di fronte, le teste rivolte verso sinistra, ognuna tiene in mano una bilancia nella destra con un sacchetto di monete ai piedi delle tre divinità, oltre ad una cornucopiae nella mano sinistra.
coniato probabilmente quando era a Roma, partente per il fronte nel 276 o nel 281.
22,66 g;
Gnecchi II pg. 118, 24 and pl. 120, 5; Pink VI/I, pg. 59; Toynbee -; Dressel -; BMCREM pg. 74, 3; MRV -; MFA 77; Cohen 376.
VICTOR IAGERM, la Vittoria che avanza verso destra, due prigionieri germanici legati ai piedi della stessa, con la scritta sul fondo R A ed al centro una stella.
PROVIDENT(ia) AUGG(ustorum), la Provvidenza in piedi verso sinistra, triene una cornucopia e una spiga di grano sopra un modio verso sinistra; in esergo VI (oficina) XXI.
Gian Guido Belloni, La moneta romana. Società, politica, cultura, Roma 2004.
Giuseppe Cascarino, Carlo Sansilvestri, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. III - Dal III secolo alla fine dell'Impero d'Occidente, Rimini, Il Cerchio, 2009, ISBN88-8474-215-3.
Maila Chiaravalle, La produzione delle zecche di Milano e di Ticinum, in Catalogo della Mostra "Milano capitale dell'Impero romani (286-402 d.C.)", a cura di Gemma Sena Chiesa, Milano 1990.
(EN) Michel Grant, Gli imperatori romani, storia e segreti, Roma, 1984, ISBN88-541-0202-4.
(EN) András Mócsy, Pannonia and Upper Moesia, Londra, 1974.
Roger Rémondon, La crisi dell'impero romano, da Marco Aurelio ad Anastasio, Milano, 1975.
(EN) Chris Scarre, Chronicle of the roman emperors, New York, 1999, ISBN0-500-05077-5.
Marina Silvestrini, Il potere imperiale da Severo Alessandro ad Aureliano, a cura di Arnaldo Momigliano & Aldo Schiavone, 18-La Roma tardo-antica. Per una preistoria dell'idea di Europa, da Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Torino, Giulio Einaudi Editore per Il Sole 24 ORE, 2008, ISSN 1826-3801 (WC · ACNP).
(EN) Pat Southern, The Roman Empire: from Severus to Constantine, Londra & New York, Routledge, 2001, ISBN0-415-23944-3.