Con la morte di Commodo (31 dicembre 192) terminava la dinastia degli Antonini . L'uccisione di Commodo portò sul trono uno dei migliori generali di quell'epoca, che in passato era stato tanto vicino a Marco Aurelio nei lunghi anni di guerra lungo il fronte settentrionale. Si trattava di Pertinace, tanto devoto al Senato da pensare, in un primo momento, di cedere il trono al nobile senatore Acilio Glabrione. Egli si sforzò di riformare le distribuzioni di alimenti (congiaria) e di terre, ma si scontrò con l'antagonismo della nobiltà e della guardia pretoriana, che si aspettava da lui generosi donativi. Una seconda cospirazione portò al suo assassinio da parte della guardia pretoriana che non ne aveva apprezzato l'operato e le prospettive future.
SAECVLO FRVGIFERO COS II, il Saeculum Frugiferum con corona radiata, in piedi verso sinistra, tiene un caduceo ed una spiga di grano nella mano destra tesa ed un forcone appoggiato sulla spalla sinistra.
Settimio Severo, il fondatore della dinastia dei Severi, apparteneva ad un'importante famiglia di Leptis Magna della provincia d'Africa che si era alleata con un'importante famiglia della Siria romana, grazie al suo matrimonio con Giulia Domna. Con questo imperatore può dirsi iniziare il cosiddetto periodo del Dominato, di stampo militare. Tale forma di governo si presentava in forma dispotica, nella quale l'imperatore, non più contrastato dai residui delle antiche istituzioni della Repubblica romana, poteva disporre quale padrone assoluto dell'Impero, in qualità di dominus, da cui la definizione di dominatus.
Le origini provinciali influenzarono molto il suo modo di dirigere il nuovo Stato romano a partire dalla riorganizzazione dell'esercito (con la creazione di tre nuove legioni quali la legio I, II e III Parthica; l'aumento della paga del legionario; la riforma del cursus honorum nelle alte gerarchie militari a vantaggio degli Equites), alla guardia pretoriana ora formata con componenti provinciali (in particolare provenienti dall'Illyricum), fino a concedere, sempre ai provinciali, il permesso di sposarsi durante il servizio militare, abitando con la propria famiglia fuori dalle fortezze legionarie, nelle canabae. Non è infatti un caso che l'appoggio militare che l'imperatore ottenne dagli eserciti provinciali, ne abbiano accresciuto notevolmente il potere ed abbiano determinato il conseguente scioglimento delle pericolose coorti pretorie, sostituite con elementi non italici.[6]
la prima al momento della assunzione del potere imperiale, il 9 aprile del 193, (II) nel tardo 193, (III e IV) nel 194, (V, VI, VII e VIII) nel 195, (IX, X e XI) nel 197 e (XII) nel 207.
Settimio Severo, dopo essere stato sostenuto nella corsa al potere imperiale dalle legioni pannoniche, mise in atto una serie di riforme e modifiche al precedente ordinamento militare, aumentando prima di tutto il numero delle legioni romane, fino a 33, con la costituzione di ben tre unità, in vista delle campagne partiche: la legio I, II e III Parthica. L'esercito ora poteva contare su 442.000 armati complessivamente.[14] Egli favorì, quindi, i legionari in vari modi, aumentando loro la paga e riconoscendo loro il diritto di sposarsi durante il servizio,[15] oltre ad abitare con la propria famiglia fuori del campo (canabae). Tale riforma comportò una "regionalizzazione" delle legioni, che in questo modo si legarono non solo al loro comandante, ma anche a un territorio ben preciso.
In seguito a questi avvenimenti Settimio Severo mosse su Roma dove, dopo aver congedato in massa i pretoriani italici, e sostituiteli con truppe tratte dal suo esercito, ottenne anche quello del Senato dove si fece riconoscere princeps. Consapevole di non poter combattere su due fronti, Severo diede a Clodio Albino il secondo consolato nel 194 e lo nominò cesare (quasi l'avesse designato a succedergli, pur avendo Severo già due eredi naturali nei figli Caracalla e Geta),[17] lasciandogli il governo delle province occidentali delle Gallie e della Britannia, mentre egli stesso si concentrava nella lotta contro Pescennio ad Oriente, riuscendo a batterlo nel 194.
L'alleanza tra Settimio Severo e Clodio Albino ebbe però breve durata. Il 19 febbraio del 197 i due pretendenti alla porpora imperiale si scontrarono nella valle della Saône. Dopo una battaglia sanguinosa e rimasta a lungo incerta Settimio Severo prevalse sul rivale, tanto da costringere Clodio Albino ad uccidersi, gettandosi sulla propria spada.[18]
Settimio Severo intraprese una nuova guerra contro i Parti in due riprese. La prima fu condotta nel 195 al termine della quale ricostituì la provincia di Mesopotamia ponendovi a presidio due delle tre nuove legioni appena create (la legio I e la III Parthica), sotto la guida di un prefetto di rango equestre. La seconda campagna fu condotta dall'estate del 197 alla primavera del 198. Durante questa guerra i suoi soldati saccheggiarono nuovamente la capitale dei Parti, Ctesifonte e per questi successi si meritò l'appellativo di Adiabenicus e Parthicus maximus, oltre alla costruzione di un arco di Trionfo.[19]
DI PATRII, Bacco a sinistra, in piedi di fronte, la testa verso destra, tiene una coppa ed un tirso; di fronte a lui Ercole a destra, in piedi di fronte, la testa verso sinistra, tiene una mazza appoggiata a terra ed una pelle di leone; ai piedi di Bacco, a sinistra, una pantera.
L'usurpazione di Albino dimostrò a Severo che, poiché in Britannia stazionavano tre legioni per mantenere la sicurezza lungo i confini settentrionali, potevano fornire ad un uomo ambizioso, munito di scarsa lealtà verso il potere centrale, una potente base per la ribellione. Come conseguenza, il possibile ursurpatore avrebbe potuto poi spogliare l'isola delle sue guarnigioni, per marciare su Roma a pretenderne la porpora imperiale, lasciando, di fatto, l'isola indifesa contro gli attacchi delle popolazioni a nord del grande vallo di Adriano, come accadde infatti sotto Albino nel 196.
A seguito della sconfitta di Albino, Settimio Severo cercò di risolvere il problema, prima dividendo in due la provincia (Britannia Inferiore e Superiore), poi conducendo, negli ultimi anni di vita, una campagna militare che aveva come obbiettivo quello di occupare l'intera isola, e quindi tutta la Caledonia, progetto quasi portato a termine un secolo prima da Gneo Giulio Agricola (dalla fine del 208/inizi del 209 al 211). Morto però Severo, i territori appena conquistati vennero abbandonati dal figlio Caracalla, dopo la morte del padre avvenuta ad Eburacum il 4 febbraio del 211.[23]
Caracalla (ovvero Lucio Severo Bassiano, poi Marco Aurelio Severo Antonino) ed il fratello Geta (ovvero Lucio Severo Geta) erano figli di Settimio Severo. Il primo regnò dalla morte del padre, avvenuta nel 211 ad Eburacum lungo il fronte settentrionale della Britannia, fino al 217 e condivise per un breve periodo con il fratello il regno, fino al 211, quando decise di commettere un fratricidio.
Avendo lo stesso accresciuto il suo potere oltre misura, in una forma di dispotismo assoluto, creò le premesse, come era successo in modo similare anche a Commodo venticinque anni prima, per il suo assassinio (217), a cui prese parte, quasi certamente, il prefetto del pretorio, Macrino, che non apparteneva all'ordine senatorio e che a lui successe per poco tempo (217-218), pur non appartenendo alla dinastia dei Severi.
Settimio Severo aveva due figli: Caracalla e Geta. Quest'ultimo fu sempre posto in secondo piano rispetto al fratello maggiore. I conflitti erano costanti e spesso richiedevano la mediazione della madre Giulia Domna. Settimio Severo diede a Geta il titolo di "Cesare" nel 198, mentre al fratello quello di "Augusto". Quando Settimio Severo morì il 4 febbraio del 211 ad Eburacum in Britannia, Caracalla e Geta furono proclamati insieme imperatori e ritornarono a Roma, ma l'anno seguente, Geta venne ucciso dal fratello Caracalla tra le braccia della madre Giulia Domna.
CONCORDIAE AVGG(ustorum), Caracalla e Geta in piedi, uno di fronte all'altro, ognuno in tenuta militare che tengono una lancia nella mano sinistra, e si stringono le mani.
Sotto Caracalla vennero iniziate le famose terme sull'Aventino (tra il 212 e il 217), l'edificio più imponente e tra i meglio conservati della Roma imperiale. Sempre all'epoca di Caracalla venne costruito quello che forse era il tempio più grandioso della città, il Serapeo sul Quirinale. La pianta marmorea incisa sotto Settimio Severo su un muro del Tempio della Pace e in parte pervenutaci ci dà una rappresentazione planimetrica della Roma di quegli anni. Si procedette inoltre alla ristruttutrazione di numerosi edifici pubblici, tra cui lo stesso Circo Massimo.
Dopo circa quarant'anni, i Cattigermanici tornarono a sfondare il limes romano, mentre per la prima volta furono menzionati gli Alemanni, nel Wetterau (nel 212). Gli anni che seguirono portarono l'Imperatore Caracalla a condurre contro queste popolazioni numerose campagne militari soprattutto lungo il limes germanico-retico, tanto che in seguito a queste vittorie il giovane imperatore assunse l'appellativo di Germanicus maximus (6 ottobre del 213[29][30]; riformulato in "Alemannicus" dalla storiografia posteriore[31]). Tuttavia, pare che avesse comprato la pace con i barbari, come suggerisce Cassio Dione.[32]
E sempre a questo periodo allo stesso anno sarebbero da attribuire nuove incursioni in Dacia e in Pannonia inferiore, lungo il tratto danubiano attorno ad Aquincum, ad opera di Carpi e Vandali.[33] L'anno successivo, infatti, Caracalla fu costretto egli stesso ad intervenire lungo il fronte danubiano, contro Quadi e sarmatiIazigi.[34][35] Caracalla riuscì a battere anche gli Iazigi, alleati probabilmente a Quadi e Vandali, assumendo l'appellativo di "Sarmaticus", come si racconta nella biografia del fratello Geta[25] Nel 215 infine, giunto in Dacia, dopo aver ispezionato l'intero limes pannonico,[36] riuscì a respingere la prima invasione di Goti e Carpi, assumendo per queste vittorie l'appellativo di "Gothicus".[37]
ProfectioAVG, Caracalla in piedi, tiene una lancia; dietro di lui due stendardi militari.
moneta coniata probabilmente quando Caracalla era succeduto al padre, dopo la morte del fratello Geta, in un periodo compreso tra il 212 ed il 213. Qui si celebra la Profectio dell'Imperatore che parte per una campagna militare verso il fronte settentrionale;
VICTORIA GERMANICA, la Vittoria che avanza verso destra, tiene un trofeo nella sinistra appoggiato alla spalla sinistra ed una corona di alloro nella destra tesa in avanti.
P MTR P XVIIIMP IIICOS IIIIP P, S C in esergo; Roma seduta verso sinistra con corazza circondata da armi, un elmo ai suoi piedi, tiene la Vittoria nella mano destra tesa, ed una spada che punta verso il basso nella sinistra, davanti a lei un Germano in ginocchio alla destra.
ANTWNINOC • CC • B • AVT K M A, testa laureata e busto con corazza e drappeggio verso sinistra;
•DHMARC EX • UPATO • TO • D •, un'aquila in piedi di fronte, la testa verso destra con le ali aperte, tiene una corolla nel becco, • D • • E • sotto ogni ala.
VIC PARTP MTR P XXCOS IIIIP P, Caracalla in piedi verso sinistra, tiene un globo ed uno scettro, incoronato dalla Vittoria che sta dietro di lui; un prigioniero ai piedi dell'Imperatore.
LIB-ERALITAS AVG, Diadumeniano con toga ed il padre Macrino, con alloro e toga, seduti su una sedia curule su un podio, ciascuno tende la mano destra verso una figura piccola ai piedi del podio, mentre sale le scale per ricevere una tessera; la Liberalitas in piedi a sinistra, tiene un aboco nella destra ed una cornucopia nella sinistra nella parte sinistra del podio; un littore imperiale alle spalle dei tue imperatori tiene i fasces.
La corte imperiale era dominata da donne formidabili,[43] le quali riuscirono ad eliminare il nuovo imperatore, Macrino, ed a imporre un "nipote acquisito" di Settimio Severo, tramite sua moglie, Giulia Domna. Egli si faceva chiamare Eliogabalo o Elagabalo (ovvero Sestio Vario Avito Bassiano, poi Marco Aurelio Antonino).
Eliogabalo era, per diritto ereditario, l'alto sacerdote del dio sole di Emesa, sua città d'origine. Il nome "Eliogabalo" deriva da due parole siriache, El ("dio") e gabal (concetto associabile a "montagna"), e significa "il dio [che si manifesta in una] montagna", chiaro riferimento alla divinità solare di cui era sacerdote, rappresentata da un betilo (una pietra sacra); non venne mai usato da Avito Bassiano, né dai suoi contemporanei, ma è attestato solo a partire da una fonte del IV secolo.
Col sostegno della madre, Giulia Soemia, e della nonna materna, Giulia Mesa, venne acclamato imperatore dalle truppe orientali, in opposizione all'imperatore Macrino, all'età di quattordici anni. Il regno di Eliogabalo fu fortemente segnato dal suo tentativo di importare il culto solare di Emesa a Roma e dall'opposizione che ebbe questa politica religiosa. Il giovane imperatore siriano, infatti, sovvertì le tradizioni religiose romane, sostituendo a Giove, signore del pantheon romano, la nuova divinità solare del Sol Invictus, che aveva gli stessi attributi del dio solare di Emesa; contrasse anche, in qualità di gran sacerdote di Sol Invictus, un matrimonio con una vergine vestale, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere il matrimonio tra il proprio dio e Vesta.
La politica religiosa e i suoi eccessi sessuali gli causarono una crescente opposizione del popolo e del Senato romano che culminò col suo assassinio per mano dalla guardia pretoriana e l'insediamento del cugino Alessandro Severo.
Il suo governo gli guadagnò tra i contemporanei una fama di eccentricità, decadenza e fanatismo, probabilmente esagerata dai suoi successori. Questa fama si tramandò anche grazie ai primi storici cristiani, che ne fecero un ritratto ostile. La storiografia moderna ne dipinge un ritratto più articolato, riconducendo il fallimento del suo regno al contrasto tra il conservatorismo romano e la dinamicità del giovane sovrano siriano, alla sua incapacità di scendere a compromessi e alla sua incomprensione della gravità e solennità del ruolo di imperatore. Il suo regno, però, permise alla dinastia severiana di consolidare il proprio controllo dell'impero, permettendo di preparare il terreno per il governo di Alessandro Severo.
Molte delle monete coniate da Eliogabalo riportano le leggende FIDES EXERCITVS o FIDES MILITVM ("lealtà dei soldati"), enfatizzando propagandisticamente la lealtà delle forze armate come base del potere dell'imperatore. All'inizio del suo regno, però, Eliogabalo dovette confrontarsi con le ribellioni di due legioni romane.
Il nome "Eliogabalo" deriva da due parole siriache, El ("dio") e Gabal (concetto associabile a "montagna"), e significa "il dio [che si manifesta in una] montagna", chiaro riferimento alla divinità solare di cui il nuovo imperatore era sacerdote (associabile al concetto di Sol Invictus). Per abituare i Romani ad essere governati da un imperatore che era in realtà un sacerdote orientale, la madre Giulia Mesa fece inviare a Roma un ritratto di Eliogabalo in vesti sacerdotali, che venne posto sopra l'altare della Vittoria nella Curia.[50]
SUMMUS SACERDOS AUG, Elagabalo in piedi verso sinistra, tiene una corona e sacrifica con una patera sopra un tripode verso sinistra; una stella sulla sinistra.
Eliogabalo sposò, per poi divorziare, cinque donne,[51] delle quali solo tre sono conosciute. La sua prima moglie fu Giulia Cornelia Paula,[52] che sposò poco dopo essere giunto a Roma (autunno 219), allo scopo di avere presto dei figli con i quali continuare la dinastia, ma dalla quale divorziò nelle prime settimane del 220 sulla base di una non meglio specificata imperfezione fisica, allo scopo di sposare la seconda moglie, la vergine vestaleAquilia Severa;[52] nel giro di un anno, però, pose fine al controverso legame con Aquilia per sposare Annia Faustina (luglio 221),[52] una discendente di Marco Aurelio e la vedova di Pomponio Basso, fatto giustiziare da poco da Eliogabalo stesso; entro la fine dell'anno, infine, tornò da Aquilia.[51]
CONCORDIA, Elagabalo con testa laureata e togato, Annia Faustina con diadema e drappeggio, in piedi uno di fronte all'altro, si strignono la mano destra; una stella tra di loro.
Durante i quattro anni di regno, Elagabalo si trovò a dover guerreggiare continuativamente contro i barbari del nord lungo il limes danubiano. Sappiamo infatti che durante il suo breve regno, quest'ultimo stesse preparando una spedizione militare contro i Marcomanni, poiché un oracolo gli aveva riferito che questa guerra sarebbe stata portata a termine da un membro della sua dinastia: questa notizia sembra suggerire la presenza di nuove infiltrazioni barbariche lungo i confini della Pannonia superiore e una conseguente controffensiva romana.[53] Sembra che Eliogabalo sia stato l'ultimo della dinastia dei Severi capace di mantenere fortificazioni oltre il Danubio, come Celemantia.[54]
MARS VICTOR, Marte avanza verso destra, tiene una lancia ed un trofeo (potrebbe riferirsi alle continue guerre contro i barbari del nord, in particolare contro i Marcomanni).
VICTO-R-IA AVG, la dea Vittoria avanza verso sinistra, tiene una corona ed una palma (potrebbe riferirsi alle continue guerre contro i barbari del nord).
IMPTR P IIICOS IIIPP, Elagabalo guida una quadriga verso sinistra in trionfo, tenendo un ramo di ulivo ed uno scettro con aquila; una stella verso l'alto; S C in esergo (potrebbe riferirsi alle continue guerre contro i barbari del nord).
E da ultimo, Alessandro Severo, ovvero Marco Giulio Alessiano Bassiano, poi Marco Aurelio Severo Alessandro. Divenne imperatore alla tenera età di soli 13 anni, ed inevitabilmente il suo potere fu gestito dalla madre, Giulia Mamea, donna di notevoli virtù, che lo circondò di saggi consiglieri, incidendo sullo sviluppo del suo carattere, e determinando la futura conduzione dell'amministrazione imperiale. La madre cercò di farlo passare come "figlio naturale" dello stesso Caracalla per rafforzarne la legittimità a regnare, oltre ad aggiungere al suo nome quello di Severo, per accrescerne il richiamo alla sua discendenza.
Il nuovo monarca non riuscì però negli anni successivi di regno a beneficiare delle alleanze militari, troppo lontane dalla vita di corte, ma fondamentali, come aveva dimostrato il fondatore della dinastia, per la sua futura sopravvivenza. E benché condusse con discreti risultati alcune campagne in Oriente contro i Sasanidi e lungo il limes germanico-retico contro la confederazione degli Alemanni, si alienò i favori dell'esercito.
L'imperatore, mentre si trovava tra le sue truppe nel quartier generale di Mogontiacum nella Germania superiore, per trattare le condizioni di pace con le popolazioni germaniched'oltre confine, venne ucciso il 18 o 19 marzo del 235, insieme alla madre, a causa dell'ammutinamento, quasi certamente promosso dal futuro imperatore Massimino il Trace, generale di origine tracia.
la prima al momento della assunzione del potere imperiale nel 222 (I-II), 225 (III?), 227 (IV?), 228 (V?), 229 (VI?), 230 (VII?), 232 (VIII-IX?), 234 (X).
Durante tutti i tredici anni di regno, Alessandro Severo si trovò a dover fronteggiare continue invasioni dei barbari lungo il limes danubiano fin dall'inizio del suo regno (222). Ancora nel 225 la monetazione celebra una Victoria Augusta, molto probabilmente sui Germani.[60] Nel 227/228 gli Iazigi portarono una nuova incursione lungo il limes della Pannonia inferiore, come risulterebbe dalla monetazione del periodo.[56][61] Due anni più tardi (nel 230), La guarnigione romana del Regno del Bosforo Cimmerio (composta da vexillationes della I Italica[62]), nell'attuale Crimea, fu massacrata dai Borani, mentre i Goti, che si erano spinti fino alle coste del Mar Nero, riuscirono ad occupare la città di Olbia (presso la moderna Odessa), probabilmente in mano romana dai tempi di Nerone, che era difesa dal governatore della provincia di Mesia inferiore.[63] Ancora nel 231-232 il limes pannonico inferiore subì nuovi attacchi da parte degli Iazigi. Nel respingerne questa nuova incursione fu decisivo l'intervento del futuro imperatore Marco Clodio Pupieno Massimo.[61][64] Nel 233, fu la volta del limes del Norico, tra Wachau e Wienerwald nella zona del Tullnerfeld, e di quello germanico-retico, che vennero attaccati pesantemente dagli Alemanni. La difesa di questo tratto di limes potrebbe essere stata affidata proprio al futuro imperatore Pupieno, che anche questa volta riportò un successo contro i barbari. Notevoli sono le testimonianze archeologiche delle distruzioni riportate in queste province nel corso delle incursioni, da Castra Regina a Pfünz fino ad Augusta Treverorum (oggi Treveri).[64][65] Ancora nel 234-235Alessandro Severo, partito da Roma per il fronte settentrionale[66] dopo aver arruolato numerose nuove truppe ausiliarie (tra cui Armeni, Osroeni e perfino Parti,[67]) riuscì a respingere le incursioni degli Alemanni, che avevano sfondato il fronte degli Agri Decumates. L'imperatore però commise l'errore di voler concludere con i Germani un trattato di pace, offrendo loro grandi somme di denaro: questo atteggiamento fu accolto male dal suo esercito che, sotto la guida del generale Massimino il Trace, si ribellò e trucidò Alessandro e la madre. Poco dopo le legioni proclamarono il nuovo imperatore romano nello stesso Massimino.[68]
IMP SEV ALE-XANDER AVG testa laureata di Alessandro Severo a destra, e busto con paludamentum appuntato sulla spalla sinistra.
IOVI CONSERVATORI Giove stante, a sinistra, con folgore e scettro nella mano destra e sinistra, con mantello su fianchi e braccia; S C ai lati. Ai piedi di Giove, Severo Alessandro con toga.
La reazione romana non si fece attendere. Nel 232, col supporto del regno d'Armenia, i Romani invasero la Media (oggi Hamadan, Iran) puntando alla capitale Ctesifonte, già diverse volte occupata dalle armate romane al tempo dei Parti. Di questa campagna sasanide di Alessandro Severo esistono due racconti contrastanti: quello di Erodiano, che non ha remore a mostrare gli errori dell'imperatore romano nella conduzione della guerra e descrive una situazione negativa per i Romani, salvo poi raccontare che i Sasanidi accettarono lo status quo ante bellum; nella Historia Augusta, nel Cesari di Aurelio Vittore, nel Breviario di storia romana di Eutropio o nel Chronicon di S.Girolamo, invece, si racconta della grandiosa vittoria di Alessandro sui nemici.[77][78] Il risultato finale fu che Ardashir mise da parte temporaneamente le sue mire espansionistiche ad Occidente per cinque o sei anni, ed a concentrarsi nel consolidamento del suo potere ad oriente.
P MTR P X-I COS III P [P]; S C ai lati, Sol Invictus avanza verso sinistra. Alza il braccio destro, ha una frusta nella sinistra, la clamide appuntata sulla spalla destra, e la corona a raggi sulla testa.
^Yan Le Bohec, L'esercito romano. Le armi imperiali da Augusto a Caracalla, Roma 1992, pp. 256 e 268.
^C.Scarre, Chronicle of the roman emperors, London & New York 1995, p.131.
^I ludi saeculares celebrati da Settimio Severo nel 204, cadevano esattamente 220 anni dopo l'effettiva celebrazione Augustea, come ci racconta Zosimo (Storia nuova, II) e Censorino (De Die Natali, 17.11).
^Un saeculum, presumibilmente la massima lunghezza possibile della vita umana, era considerato durare tra i 100 ed i 110 anni.
^Historia Augusta- Caracalla, 5.3; Mócsy, p. 198-199; Erodiano, Storia dell'Impero dopo Marco Aurelio, IV, 7.3; Cassio Dione, Storia romana, LXXVII, 20.3.
^Giuseppe Dobiaš, Il limes romano nelle terre della Repubblica Cecoslovacca, VIII, p. 27.
^Sarcastico il ritratto che ne fa Giorgio Ruffolo: «Dopo l'effimera parentesi di Macrino, l'Impero fu invaso dal clan profumato delle principesse siriache, che tendevano a trasformare una brutale dittatura militare in una molle satrapia dell'Oriente» (Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004, p. 90).