Soprannominato Puliciclone (appellativo inventato da Gianni Brera) o, più affettuosamente, Pupi,[1][2] con 172 gol totali con la maglia del Torino è il primatista dei marcatori del club granata di tutti i tempi.
Nel 2014 è stato inserito nella Hall of Fame del Torino; il suo è stato il primo nome in assoluto a venirvi eletto, nella categoria "Attaccanti".[3]
Dal 1990 insegna il gioco del calcio presso la Tritium, occupandosi della scuola calcio che porta il suo nome.[1][4]
Caratteristiche tecniche
Giocatore
Destro naturale, era molto abile anche col piede sinistro;[5][6] veloce[5] e forte fisicamente,[7] era particolarmente dotato nel gioco aereo e acrobatico.[8] Era inoltre un abile rigorista.[7][8]
Carriera
Giocatore
Club
Scartato dall'Inter,[5][6] il Torino lo acquistò nel 1967 dal Legnano inserendolo nella formazione Primavera.[9] L'allenatore Edmondo Fabbri lo lanciò come titolare nella stagione 1968-1969 nella partita Torino-Cagliari (0-0). Nelle prime quattro stagioni in maglia granata (di cui tre da titolare) disputò 79 partite di campionato realizzando solamente 9 reti, a causa di carenze tecniche e di mancanza di freddezza sottoporta.[7]
Nel 1972 l'allenatore Gustavo Giagnoni lo escluse dall'undici titolare per un periodo di due mesi, dedicato al raffinamento della tecnica individuale con l'ausilio dei tecnici del settore giovanile,[5][7] e nel campionato 1972-1973 realizzò 17 reti, laureandosi capocannoniere del campionato insieme a Gianni Rivera e Giuseppe Savoldi.[10] Si ripeté nel 1975 e nel 1976, quando realizzò 21 reti[10] nel campionato vinto dai granata, giocando in coppia con Francesco Graziani (i due vennero soprannominati i gemelli del gol[2][6]): suo il gol decisivo, all'ultima giornata contro il Cesena.[2]
Con la maglia granata, con la quale disputò 14 campionati, ha giocato 437 partite, segnando 172 reti tra campionato e coppe. Oltre allo scudetto, conquistò un secondo posto in campionato nella stagione 1976-1977 e, in precedenza, la Coppa Italia 1970-1971.
Nelle annate successive allo scudetto il numero di reti diminuì, fino a un minimo di 3 nella stagione 1979-1980, in concomitanza con l'esaurimento del ciclo legato a Luigi Radice. Nel 1982 ottenne la lista gratuita dal Torino[11] e si trasferì all'Udinese; nel corso del campionato si assisté a un episodio particolare: durante la partita che vedeva impegnata l'Udinese contro la sua ex squadra, il Torino, il pubblico granata arrivò a fischiare il diretto marcatore di Pulici, Luigi Danova, pur molto amato dai tifosi, a ogni contrasto sull'ex beniamino.
Dopo una stagione in Friuli, passò alla Fiorentina, con la quale chiuse la sua carriera agonistica.
Nazionale
In nazionale disputò 19 partite segnando 5 gol; anche qui venne spesso schierato in coppia con Graziani ma, a differenza di quest'ultimo, in maglia azzurra non riuscì a ripetere le prestazioni offerte in granata, vedendosi a conti fatti precluso il posto in squadra dal più efficace Roberto Bettega.[6] Fu convocato anche per due edizioni dei mondiali (Germania Ovest 1974 e Argentina 1978), ma in entrambe le occasioni non fu mai schierato in campo.[5][6]
Allenatore
Dopo il ritiro è entrato a far parte dello staff tecnico del Piacenza come allenatore in seconda,[1] dopo che la società emiliana lo aveva contattato per riprendere l'attività agonistica.[12] Dal 1986 al 1988 è stato al fianco di Titta Rota,[13][14] mentre nella stagione 1988-1989 ha ricoperto il ruolo di vice di Enrico Catuzzi e successivamente di Attilio Perotti.[15]
Il calciatore è stato occasionalmente omaggiato in ambito musicale. La band ska torinese Statuto gli ha dedicato, nell'album Sempre, la canzone Facci un gol; lo stesso Pulici compare nel videoclip del brano e ha partecipato ad alcune esibizioni dal vivo della band. Il cabarettista e musicista Flavio Oreglio, nonostante la sua fede interista, ha dedicato a Pulici la canzone Ciclone contenuta nell'album Il momento è catartico... e ci chiamano poeti (2004).[16]