Vittore Catella
Vittore Catella (Trivero, 15 giugno 1910 – Torino, 16 giugno 2000) è stato un ingegnere, politico e dirigente sportivo italiano. Combatté durante la guerra d'Etiopia e la seconda guerra mondiale, venendo decorato con due medaglie d'argento e tre di bronzo al valor militare, e cinque Croci al merito di guerra,[2] per poi assurgere alla notorietà nel secondo dopoguerra con la presidenza della squadra di calcio della Juventus, ruolo ricoperto dal 1962 al 1971.[3] BiografiaBiellese,[4] sportivo molto attivo, giocò a rugby, e praticò l'atletica leggera e la pallacanestro; nel 1933 e nel 1937 partecipò ai Giochi mondiali universitari di bob.[1] Appassionatosi al mondo dell'aviazione, dopo aver conseguito la laurea in ingegneria, si arruolò nella Regia Aeronautica come ufficiale di complemento. Con il grado di tenente prese parte alla guerra d'Etiopia in forza alla 1ª Squadriglia Somala Ricognizione Terrestre,[N 1] al comando del capitano Gastone Gorelli, equipaggiata con 9 IMAM Ro.1. Rientrò in Italia decorato con due[N 2] Medaglie di bronzo al valor militare. Partì poi per combattere nella guerra civile spagnola, assegnato alla 230ª Squadriglia B.T. equipaggiata con i Fiat BR.20 Cicogna, venendo decorato con una Medaglia d'argento e una di bronzo al valor militare. Partecipò alla seconda guerra mondiale come ufficiale pilota, e per un'azione di bombardamento effettuata su Gibilterra nel luglio 1940, fu decorato con una seconda Medaglia d'argento al valor militare. Nel 1942 fu assegnato alla Fiat come capo collaudatore, portando in volo per la prima volta il prototipo del velivolo da trasporto quadrimotore Piaggio P.108T (18 luglio dello stesso anno).[5] La sua passione per il volo continuò nel dopoguerra, tanto da collaudare nel 1947 il Fiat G.212 da trasporto civile, e nel 1951 il Fiat G.80,[1] primo aereo a reazione italiano, che aveva contribuito a progettare.[6] Successivamente divenne deputato al Parlamento italiano per il PLI, e nel 1958 assunse l'incarico di Presidente provinciale del CONI, e in seguito anche quella di presidente regionale.[1] Da presidente della Juventus, incarico assunto nel 1962 su pressione di Gianni Agnelli e per cui fu costretto ad abbandonare l'attività aviatoria, si ritrovò a rifondare la squadra dopo i successi del Trio Magico.[1] Sul piano finanziario, condusse la società nella trasformazione da azienda con capitale privato a responsabilità limitata,[7] a società per azioni;[8] sul versante sportivo, in un decennio egemonizzato dalla Grande Inter, la squadra bianconera vinse una Coppa Italia nel 1965 e uno scudetto nel campionato 1966-67. Lasciò l'incarico nel 1971, sostituito da Giampiero Boniperti.[3] Successivamente fu presidente dell'Aero Club d'Italia (1970-1974), dell'Union Internationale Motonautique[9] (1972-1975) e dell'Istituto Nazionale del Nastro Azzurro (1973-2000).[3] Continuò a seguire la Juventus da semplice tifoso senza perdersi, fino a 87 anni, una sola partita.[10] Si spense a Torino il 16 giugno 2000, dopo una breve malattia.[11] È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino. Onorificenze«Ufficiale pilota volontario in missione di guerra per l'affermazione degli ideali fascisti, partecipava in qualità di capo equipaggio di apparecchio da bombardamento, a molte azioni belliche, e riusciva sempre a colpire efficacemente i centri della resistenza nemica, malgrado la reazione contraerea e la minaccia della caccia, dando costante esempio di sereno coraggio e elevate virtù militari. Cielo di Spagna, ottobre-dicembre 1938.»
«Partecipava in qualità di pilota ai primi bombardamenti su Gibilterra. Superando grandi difficoltà derivanti dall'impiego di un velivolo di nuovo tipo, affrontava vittoriosamente dopo sette ore di volo notturno alturiero, la munita difesa contraerea della piazzaforte avversaria. Portava così a distanza finora mai raggiunta, un forte carico offensivo che sorprendeva il nemico per la potente efficacia dell'azione e che riaffermava sulle estreme rive del Mediterraneo il dominio dell'ala fascista. Cielo di Gibilterra, 18-26 luglio 1940.»
— Regio Decreto 3 luglio 1942[12] «Ardito e provetto pilota con apparecchio monomotore effettuava lunghe missioni belliche spesso in zone lontane dalla base e con proibitive condizioni atmosferiche. Da ogni volo riportava preziose notizie sull'attività e sulle posizioni del nemico, sul quale volando a bassa quota, eseguiva bombardamenti e mitragliamenti leggeri, sprezzante il pericolo dell'attiva e violenta reazione avversaria. Esempio di completa dedizione al dovere. Cielo di Megga, Iavello, Agheremariam, Uadarà, maggio-novembre 1936.»
«Pilota sicuro e valoroso, già distintosi in precedenti azioni confermava nelle successive azioni di grande polizia coloniale le sue preclari doti di pilota e combattente, effettuando numerosi voli di ricognizione collegamento e mitragliamento su nuclei ribelli. Durante una ricognizione, avvistati ribelli che tentavano di nascondersi con abile manovra e con mitragliamenti a bassa quota, riusciva a fermarli, dando modo alle nostre truppe di effettuare la cattura. Cielo dell'A.O.I., novembre 1936-14 marzo 1937.»
«Ufficiale pilota già distintosi in precedenza, partecipava a numerose altre azioni di bombardamento, rese spesso difficili dalle avverse condizioni atmosferiche e dalla caccia avversaria, ed assolveva brillantemente i compiti affidatigli, quale capo equipaggio e puntatore di squadriglia, dando rinnovate prove di coraggio e abnegazione. Effettuava inoltre, isolatamente, varie ricognizioni strategiche e si addentrava arditamente in territorio nemico, spesso senza scorta, riportandone informazioni preziose ed abbondante materiale fotografico. Cielo di Spagna, dicembre 1938-marzo 1939.»
— Roma, 1978.[13]
Note
Bibliografia
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