La prima vera testimonianza storica del dominio della Serenissima nel territorio gallierano si ha nel 1518, quando Pietro Cappello fu Zuanne denuncia la sua abitazione e una casa da stazio con stalla, teza, colombara, orto e brolo di campi nove. Si tratta della villa di Galliera, detta l'"imperiale".
Alla morte dell'ultimo dei discendenti Cappello, la proprietà della villa passa al Regio Demanio.
Nel 1858 l'Imperatrice Maria Anna di Savoia, moglie di Ferdinando I d'Austria, acquista l'intera proprietà che, nel corso degli anni, passerà a varie famiglie fino ad essere messa all'asta nel 1929.
La proprietà venne acquisita dall'Inps che l'adibì a sanatorio per malati di tubercolosi. Durante la seconda guerra mondiale venne requisita dall'autorità militare tedesca. Oggigiorno la struttura è in gran parte adibita a casa di cura.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 24 novembre 1983.[5]
«D'azzurro, alla vera da pozzo d'argento, sostenente due galli arditi e affrontati, al
naturale. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro.
Al 31 dicembre 2015 gli stranieri residenti nel comune sono 694, ovvero il 9,71% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[7]:
Si suddivide in Mottinello Vecchio e in Mottinello Nuovo. Quest'ultima è la parte più popolosa ed è divisa fra i comuni di Galliera e Rossano Veneto (il confine si muove lungo la centrale via Mottinello). Tra i luoghi d'interesse, villa Comello (in comune di Rossano), grande palazzo signorile con parco, acquisito dai padri Camilliani nel 1926 che ne fecero sino alla fine degli anni settanta istituto seminariale per la formazione dei giovani preti e dalla fine degli anni ottanta luogo di incontri e formazione per gruppi famiglia, associazioni e comunità.
^ab Carla Marcato, Galliera Veneta, in Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, Garzanti, 1996, p. 294, ISBN88-11-30500-4.
^Galliera Veneta, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 25 giugno 2023.