Júnior iniziò da difensore laterale lungo la fascia destra; poi fu spostato sul lato opposto del campo, sebbene calciasse col piede destro. Notevoli erano le sue proiezioni offensive e la precisione nei cross e nelle conclusioni[1]. Nella fase finale della carriera agì da regista di centrocampo, distinguendosi per l'abilità nell'organizzazione della manovra offensiva quanto per la capacità di adempiere ai compiti difensivi, oltre che per l'eleganza, la saggezza tattica[2][3] e le doti di leadership[4]. Fu inoltre un ottimo tiratore di calci di punizione e rigori[5].
Il 12 giugno 1984 venne acquistato dal Torino per circa due milioni di dollari[6]. Júnior chiese e ottenne delle garanzie per giocare da centrocampista anziché da difensore laterale, sia perché considerava il primo come il ruolo a lui più congeniale ma anche in quanto lo riteneva meno logorante, così da poter prolungare la propria carriera[3].
Nonostante fosse ormai trentenne, dopo qualche difficoltà iniziale[7] divenne il cardine del centrocampo della formazione allenata da Gigi Radice[8]. Durante il suo primo anno in Italia fu vittima di due episodi di razzismo. A Milano venne ripetutamente insultato e coperto di sputi mentre usciva dallo stadio assieme alla madre e al padrino. A Torino, in occasione di un derby, alcuni tifosi della Juventus esposero degli striscioni gravemente offensivi riguardanti il colore della pelle[9]; i torinisti risposero con un altro striscione: «Meglio negro che juventino»[10]. Al termine della stagione, conclusa al secondo posto dietro al Verona, fu giudicato giocatore dell'anno[3].
Nel corso della sua militanza col Torino gli venne pure attribuito il nomignolo "Papà Júnior", per via dell'età e dell'aspetto non più giovane.
Nel 1987 si deteriorò il rapporto con Radice. Questi riteneva il suo rendimento inferiore a quello della prima stagione[11], mentre Júnior rimase particolarmente stizzito per essere stato sostituito durante la partita di coppa UEFA contro l'Hajduk Spalato che determinò l'eliminazione della squadra: ciò portò Radice a dire di non essere un assistente sociale tenuto a preoccuparsi dei problemi dei giocatori e Júnior replicò rancorosamente[12].
Pescara
Júnior passò al Pescara, squadra appena promossa in Serie A e con la quale riuscì subito ad affermarsi: durante il ritiro estivo il capitano in carica Gian Piero Gasperini gli cedette la carica, avendone riconosciuto il carisma[13]. In quel periodo Júnior condusse anche, sul canale locale Telemare, un programma televisivo intitolato Brasi... Leo, durante il quale si occupava di calcio ma anche di musica, sua grande passione[4][13]. Col Pescara disputò complessivamente due stagioni: nella prima la squadra si classificò quattordicesima e mantenne la permanenza in Serie A, nell'altra terzultima e dovette tornare in Serie B.
Nel 1989 Júnior decise di tornare in patria a causa del logoramento causatogli dalla lotta per non retrocedere. Rimase inoltre particolarmente amareggiato per l'espulsione inflittagli nella gara contro il Cesena, prima in carriera: il guardalinee segnalò all'arbitro una sua gomitata, ma il giocatore negò con fermezza di aver compiuto tale gesto[14]. A conclusione della sua ultima stagione in Italia venne giudicato secondo miglior straniero del campionato, precedendo campioni come Careca, Maradona e Gullit[14].
Ritorno al Flamengo
Tornato a vestire la maglia del Flamengo, che gli garantì solo la quarta parte dell'ingaggio percepito in Italia[14], vincerà ancora una Coppa del Brasile nel 1990, un Campionato carioca nel 1991 e un Brasileirão nel 1992, ultimo conseguimento della sua longeva attività agonistica. Nel 1991 fece una breve riapparizione nel Torino, disputando da aggregato la vittoriosa finale della Coppa Mitropa 1991.
Si ritirò infatti nel 1993, ormai trentanovenne, nonostante fosse ancora tra i primi nelle tabelle di merito[15].
Júnior ha allenato il Flamengo in due diverse occasioni, nel 1993-1994 e nel 1997. Nel 1998 ha commentato i Mondiali per la televisione brasiliana e nel 2004 ha ricoperto per un breve periodo la carica di direttore sportivo, sempre per il club rubro-negro. Da allora lavora come commentatore televisivo e analista per il canale brasiliano Rede Globo[3].