A tappe forzate il reparto attraversò la valle di Haddas arrivando sull'altipiano dell'Adigrat dove si fermò in attesa di ricevere ordini.[4] Alle ore 11 del 1 marzo 1896, durante la battaglia di Adua, ricevette ordine di portare il reparto[N 3] alle falde dell'Amba Raio, schierandosi a difesa di quelle posizioni perché gruppi di scioani, dopo aver rotto lo schieramento della colonna del generale Giuseppe Arimondi e occupato il colle di Erarà,[N 4] e minacciavano di accerchiare i reparti italiani sulla sinistra.[4]
Giunto l'ordine di ritirata[N 5] ne dispose l'attuazione, e nel tentativo di proteggere i superstiti delle Brigate Arimondi e Ellena combatté accanitamente fino a che non scomparve nella mischia trafitto da numerosi colpi.[4] Il sacrificio degli uomini del 5º Reggimento permise al generale Oreste Baratieri, che aveva stabilito il proprio posto di comando sull'Amba Raio,[5] e al suo Stato maggiore, di ripiegare su Adigrat, Adi Ugrì ed Adi Caiè.[4] Fu insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1]
Il suo corpo risulta seppellito presso il Monumento ai Caduti di Daragonat (Etiopia).[4]
Riconoscimenti
Nel 2007 nella caserma di Schio a lui intitolata è stata posta una lapide a ricordo[6]
Dal mese di aprile 2012, presso la Fortezza di Bardi, a cura dell'Amministrazione Comunale, (Sindaco Giuseppe Conti), con il patrocinio dell'Associazione Nazionale Alpini Sezione di Parma e del Gruppo di Bardi, sono state aperte al pubblico "5 Sale Alpine" intitolate a Pietro Cella. Le sale contengono uniformi ed altro materiale fotografico e documentario della storia alpina dal 1872 al 1940. La terza sala è dedicata all'eroe bardigiano e qui è conservata anche la sua spada. L'esposizione è curata dal collezionista Carlo Riccardi proprietario del materiale esposto.
«Comandante delle compagnie alpine 3ª e 4ª distaccate sulla sinistra dell’occupazione di Monte Raio, le tenne salde in posizione contro soverchianti forze avversarie finché furono pressoché distrutte, e combattendo valorosamente lasciò la vita sul campo prima di cedere di fronte all’irrompente nemico. Adua (Eritrea), 1º marzo 1896.[7].» — marzo 1898[8]
Note
Annotazioni
^La mobilitazione generale era cominciata il 25 dicembre 1895, ed entro il 10 marzo 1896 arrivarono in Eritrea 1.537 ufficiali, 38.063 sottufficiali e uomini di truppa, e 8.584 muli.
^Tale reggimento era in forza alla III Brigata del generale Giuseppe Ellena.
^Arimondi aveva occupato il colle Erarà credendolo erroneamente il colle Chidane Meret, ma accortosi dell'errore proseguì la marcia occupando il vero Chidane Meret, ma così facendo aprì un enorme buco nelle linee italiane che fu subito riempito dagli etiopici.
^Baratieri emise l'ordine di ritirata generale alle 12.30.
Andrea Bianchi, Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN978-88-902153-1-5.
Roberto Battaglia, La prima Guerra d'Africa, Torino, Einaudi, 1958.
Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale. Dall'unità alla marcia su Roma. Vol. 1, Milano, A. Mondadori Editore, 2002, ISBN88-04-46946-3.
(EN) Sean McLachlan, Armies of the Adowa Campaign 1896, Botley, Osprey Publishing Company, 1902, ISBN1-84908-458-0.
Periodici
Mario Montanari, Adua 1896, in Storia Militare, n. 32, Parma, Ermanno Albertelli Editore, maggio 1996, pp. 4-10, ISSN 1122-5289.