Nel 1977 per l'Alessandria si chiuse definitivamente l'era-Sacco. Alla presidenza approdò Bruno Cavallo, industriale tessile astigiano, già dirigente di Asti e Mantova, abile a coltivare giovani calciatori poco conosciuti per poterli rivendere e avere, così, un ritorno economico: la sua scoperta più celebre fu quella di Giancarlo Antognoni[1]. All'Alessandria, svuotata completamente con l'eccezione del capitano Colombo, si ripeté lo stesso copione; in questa logica rientrarono gli ingaggi dei tanti giocatori di Serie C e D.
Un campionato particolarmente difficile, poiché la prevista creazione di una quarta serie professionistica comportava otto retrocessioni, iniziò in salita per i grigi[1]: l'11 dicembre una sconfitta a Novara relegò la squadra al quindicesimo posto e comportò l'esonero di Trebbi[2]. Inizialmente, sotto la guida di Romano Mattè, la situazione sembrò addirittura peggiorare: il 12 marzo i grigi si ritrovarono penultimi, alla pari con Pro Patria e Audace[3]. In aprile la squadra risalì inaspettatamente la china, e malgrado un andamento non troppo lineare, riuscì a strappare all'ultima giornata, sul campo della capolista Udinese, il punto decisivo per la permanenza in terza serie[4].