Vincenzo Stefano Breda
Vincenzo Stefano Breda (Limena, 30 aprile 1825 – Padova, 4 gennaio 1903) è stato un ingegnere, imprenditore e politico italiano. BiografiaSi laurea nel 1847 in scienze matematiche e successivamente, come dipendente della ditta di costruzioni Talachini, è direttore dei lavori durante la costruzione della ferrovia Venezia-Milano (Padova - Vicenza, Vicenza - Verona, Verona - Brescia) e compie le prime mosse come imprenditore nel 1854 quale socio della Società per le strade ferrate dell'Italia Centrale[1]. Nel marzo 1867, come candidato della Destra, è eletto per la prima volta deputato, carica che manterrà fino al 1879. Nel 1872 fu tra i fondatori della Società Veneta Costruzioni Pubbliche, di cui assunse la presidenza per oltre vent'anni; nel 1884 fu tra coloro che promossero le Acciaierie di Terni. Partecipò all'edificazione di importanti opere architettoniche, tra cui il Palazzo delle Finanze, sede del ministero delle finanze e il quartiere residenziale dell'Esquilino a Roma, oltre alla costruzione del forte Aurelia Antica e del forte Braschi. Nel resto d'Italia si occupò fra l'altro della realizzazione degli acquedotti di Venezia e Napoli e dell'ampliamento e ristrutturazione dei porti di Genova e di Palermo.[2] Già nel 1881, infatti, Breda aveva acquisito la maggior parte del capitale della Società alti forni e fonderie di Terni, principale fornitrice delle tubazioni di ghisa utilizzate dalla Società Veneta per l'acquedotto di Venezia e poi per l'acquedotto di Napoli; all'inizio del 1884, il consiglio di amministrazione della Veneta aveva deliberato la trasformazione dell'impresa in una nuova società per la produzione dell'acciaio, di cui Breda aveva assunto la gestione[1]. Tra i suoi interessi vanno annoverate la politica (cinque volte deputato e poi senatore), e l'ippica: a lui, infatti, si deve la costruzione dell'Ippodromo Vincenzo Stefano Breda di Padova (che ancora porta il suo nome, pur essendo noto anche come Le Padovanelle.[3]) Si trova a Ponte di Brenta, frazione di Padova dove Breda abitava. Lasciò un profondo segno nella storia dello sviluppo economico e sociale dell'Italia contemporanea e per questo Padova lo ricorda con l'intitolazione di una via nelle centralissime Piazze, la cui lapide attribuisce a Breda anche la qualità di filantropo. ArchivioLa documentazione prodotta da Vincenzo Stefano Breda durante il periodo di attività nell'azienda (1884-1903) è conservata nel fondo Breda dell'Archivio storico Breda[4] conservato presso Fondazione ISEC. Istituto per la storia dell'età contemporanea. Il fondo filmico Breda (1921-1966) che documenta le attività svolte dalla Breda negli stabilimenti di Sesto San Giovanni è stato depositato dalla Fondazione ISEC presso l'Archivio nazionale del cinema d'impresa[5], mentre il fondo Acciai speciali Terni spa (1881-1973), che contiene anche documentazione precedente alla costituzione della società nel 1884, è tuttora conservato presso la società Acciai speciali Terni spa[6]. Pia Fondazione BredaIl nome dell'illustre padovano è ricordato da una fondazione (che gestisce fra l'altro l'ippodromo già nominato, oltre a varie attività di pubblica assistenza), la Pia Fondazione Vincenzo Stefano Breda,[7], coinvolta nel marzo 2008 in uno scandalo giudiziario.[8][9][10][11][12] Nel primo grado del procedimento penale, gli imputati padovani Sergio Scalisi, ex consigliere d'amministrazione della Breda e l'imprenditore Federico Caporello, sono stati condannati rispettivamente a sei anni e sei mesi e a cinque anni e otto mesi di reclusione, mentre il geometra Stefano De Cia e il figlio dell'ex direttore dell'IPAB Liviano Cibin a due anni.[13] Le imputazioni comprendono truffa ai danni dello Stato, corruzione e turbativa d'asta, falso ideologico e materiale.[14][15] OnorificenzeNote
Bibliografia
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