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«Potenza del Dio supremo, inerente all'unità e virtualmente presente in essa, manifestandosi e manifestando l'Unico durante l'atto creatore: Poiché questo atto in Egitto come altrove, avviene con l'emergere della luce, l'aspetto luminoso viene associato alla nozione di 3ḫ (Akh)»
(Gertie Englund Akh-une notion religieuse dans l'Egypte pharanoique. Acta Universitatis Upsaliensis Boreas. Uppsala, 1978, 11)
Akh (in egizio ȝḫ) è un termine del vocabolario religioso dell'antico Egitto che si ritiene indichi essenzialmente lo splendore del numinoso e la sua potente energia[1]. La nozione di Akh indica quindi la potenza del Dio che si esprime attraverso l'aspetto luminoso.
Akh viene rappresentato con il geroglifico dell'Ibis eremita con il piumaggio caldamente colorato e ricco di riflessi metallici.
Gli Dei Atum e Ra sono qualificati come Akh[2], mentre era specialmente richiamato dal nome dell'arcaico dio-ibisAkhti[3][4].
Stele Akh iker en Ra ("L'eccellente spirito di Ra") di Pashed, tra il 1292 e il 1190 a.C. (Nuovo Regno). Museo Egizio, Torino (C. 1570).
Note
^Christian Cannuyer. L'illuminazione del defunto come ierofania della sua divinizzazione nell'antico Egitto: in Simbolismo ed esperienza della luce nelle grandi religioni. Atti del colloquio internazionale del Lussemburgo 29-31 marzo 1996. Milano, Jaca Book, 1997, pagg. 53 e segg.