Bottidda è situato ai piedi del Monte Rasu e a ridosso del Colle "Sa Corona", il cui nome deriva da un nuraghe situato sulla sua sommità.
Ha un territorio vasto circa 3300 ettari di cui 430 appartengono al demanio forestale e 220 a quello comunale.
Origini del nome
Il nome Bottidda deriva dall'antica denominazione del villaggio, che in origine si chiamava Gossilla[4] o Gocilla[5]; da Gocilla si sarebbe passati a Gotilla, Botilla, Botidda, fino all'odierno Bottidda[6].
Storia
Il territorio fu abitato fin dalla Preistoria, come testimoniato dalla presenza di numerosi nuraghi e di una tomba dei giganti, quest'ultima denominata Pasciarzu o Su Passiarzu III.
Su tutta l'estensione comunale si contano 26 nuraghi: da nord-ovest a sud-est, Contra Austinu, S'Unighedda, De sa Teula, Tocco Scuzzones, Arvas, Tanca 'e Pedde, Restiddi, Gallisai, Cugurutta, Cherchizzu, Sa Corona, Pala 'e Rughes, Larattu, Tanca Noa, Nuraghes, Nuraghes II, Muselighes, Ortiocoro, Oruscula, Sa Pietade, Mola sa Serra, S'Orculana, Maronavia, Mastru Porcu, Sos Schidas e Ortivai.
Lo stemma e il gonfalone del comune di Bottidda sono stati concessi con decreto del Presidente della Repubblica del 29 dicembre 1995.[7] Lo stemma si blasona:
«semitroncato partito: nel primo, troncato d'oro e d'argento, all'aquila coronata di nero; nel secondo, d'oro, al palo da vigna, di nero, fondato sulla pianura di verde, accollato da una pianta di vite, di verde, pampinosa dello stesso e fruttata di porpora; nel terzo, di rosso, alla croce d'argento. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di bianco.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Molto suggestiva è l'area di Monte Rasu, non solo per le bellezze naturalistiche, ma anche per il convento francescano che vi sorge, il primo sorto nell'Isola; secondo la tradizione, sarebbe stato fondato intorno al 1220 da Giovanni Parenti, discepolo di Francesco d'Assisi. Non sono invece rimaste tracce dell'altro convento francescano, costruito intorno al 1645 accanto alla chiesa di S. Maria degli Angeli, più nota come chiesa di S. Antonio. Quest'ultimo convento fu edificato per volontà del mons. Andrea Bacallar, vescovo di Alghero.
Monumenti naturali
In località S'Orculana, nei pressi dell'omonimo nuraghe, si trova un grande olivastro millenario (Olea europaea subsp. oleaster)[8]: il suo tronco si allarga alla base per 17 m e la sua chioma raggiunge gli 8 m di altezza[9].
Bottidda, grazie alla sua naturale collocazione, gode di una disposizione ordinata dell'agglomerato urbano. Questo anche grazie alle numerose piazze circondate dal verde e abbellite da alcuni murales, realizzati da artisti sassaresi e locali.
Economia
In passato la popolazione era particolarmente dedita all'agricoltura, specie quella viticola, ma il forte calo demografico e le varie crisi che hanno investito le campagne hanno ridotto la produzione.
Bottidda vive prevalentemente di pastorizia, inoltre una risorsa importante arriva dall'area forestale di Monte Pisanu e dalla località di "Su Pizzu", dove sorgono alcune strutture sportive per il tempo libero.
A Bottidda è presente un campo sportivo comunale in erba sintetica, dove disputa le partite la squadra locale ASD Bottidda Calcio, fondata nel 1975 che nel 2024-2025 milita nel Girone C sardo di Prima Categoria.
Note
^Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2023.
Francesco Floris (a cura di), La grande enciclopedia della Sardegna: eventi storici, politici e culturali, artistici, letterari, sportivi, religiosi, soldati e attori, gastronomia, costumi e bellezze naturali dalle culture prenuragiche fino ai grandi avvenimenti del nostro secolo, Roma - Cagliari, Newton & Compton - Edizioni della Torre, 2002, ISBN9788882897482, OCLC879899382.