In seguito si arruolò nel XXXIX Reggimento Fanteria del Regio Esercito, partecipando alla prima guerra mondiale col grado di sottotenente. Mentre si trovava a combattere sul fronte in Austria fu fatto prigioniero e internato in un campo di Sigmundsherberg. Durante il periodo di permanenza forzata entrò in contatto con la cultura russa, come dichiarò egli stesso:
«Il destino volle che nel cassetto del tavolo della camera assegnatami, io trovassi tre libri e una lettera […] Furono il punto di partenza del mio accanito studio del russo, la cui conoscenza mi permise presto di decifrare la lettera e di leggere gli autori presentatimi dal caso»
Nel 1919 iniziò la sua collaborazione con Zoja Matveevna Voronkova, già sua insegnante di russo, che divenne in seguito sua moglie e collaboratrice. Dal matrimonio nacque una figlia, la traduttrice Anjuta Maver Lo Gatto.
Nel 1921 rientrò in Italia, assumendo la segreteria dell'Istituto per l'Europa Orientale di Roma, costituita quello stesso anno su iniziativa del senatore Francesco Ruffini e di Giovanni Gentile.
Nella sua intensa ricerca delle culture slave dell'est europeo fu tra i fondatori della rivista Russia, poco fortunata ma di importanza per le materie trattate, che venne pubblicata dal 1920 al 1926. Maksim Gor'kij fu tra le personalità russe e slave di rilievo che collaborarono al progetto editoriale.
Compì un paio di viaggi nell'Unione Sovietica, nel 1928 e nel 1929, durante il quale portò a termine i suoi scritti più celebri.
Dal 1936 al 1940 si stabilì a Praga dove insegnò presso l'Istituto Italiano di Cultura. L'anno seguente rimpatriò riprendendo la cattedra all'Ateneo della Capitale, e continuando la sua opera di divulgazione soprattutto con lo slavista Giovanni Maver. La sua Storia della letteratura russa, edita originariamente nel 1942 e subito tradotta in spagnolo e francese, fu più volte riproposta e ampliata.
Gli artisti italiani in Russia, nella raccolta L'opera del genio italiano all'estero, Roma, Libreria dello Stato, 1932-1943; Milano, Scheiwiller, 1991.
I. Gli architetti a Mosca e nelle province, Roma, Libreria dello Stato, 1932.
II. Gli architetti del sec. XVIII a Pietroburgo e nelle tenute imperiali, Roma, Libreria dello Stato, 1933.
III. Gli architetti del secolo XIX a Pietroburgo e nelle tenute imperiali, 1943.
Puskin. Storia di un poeta e del suo eroe, Mursia, Milano 1959. Premio Viareggio nel 1960[3]
Il mito di Pietroburgo. Storia, leggenda, poesia, Milano, Feltrinelli, 1960.
Correnti e tendenze della letteratura russa, Milano, Rizzoli, 1974.
I miei incontri con la Russia, Torino, Mursia, 1976.
Traduzioni
Fëdor Dostoevskij, Lettere dal sottosuolo. Romanzo, tradotto direttamente dal russo, Napoli, L'Editrice Italiana, 1919.
Alessandro Puškin, Eugenio Onjéghin, traduzione, introduzione e note, Firenze, G. C. Sansoni, 1925.
Alessandro Kuprin, La fossa. Romanzo russo, traduzione, Milano, Monanni, 1928.
Fëdor Dostoevskij, Diario di uno scrittore (1873), traduzione dal russo, Torino, Einaudi, 1943.
Aleksàndr Puškin, Opere in prosa, 2 voll., Roma, De Carlo, 1946.
Storia della rivolta di Pugačev, Collana Compagnia Extra n.113, Macerata, Quodlibet, 2023, ISBN978-88-229-2058-4.
Aleksàndr S. Puškin, Tutte le opere, 2 voll., Milano, U. Mursia, 1959.
^Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2019).
1954 Francesco Cedrangolo, Silvio Garattini, Tommaso Lucherini, Pietro Valdoni · 1957 Michele Arslan, Ida Bianco, Vittorio Erspamer, Ezio Silvestroni, Luigi Villa · 1959 Sergio Abeatici, Luigi Campi, Raoul De Nunno, Francesco Morino, Gian Franco Rossi, Alberto Zanchetti · 1961 Giovanni Marcozzi · 1963 Vincenzo G. Longo · 1965 Enrico Greppi · 1967 Giovanni Felice Azzone