Lingue slave
Le lingue slave sono un gruppo di lingue appartenenti alla famiglia delle lingue indoeuropee. Vengono, a volte, inserite nell'ipotetica sottofamiglia delle lingue balto-slave a causa di molteplici similitudini isoglottiche con le lingue baltiche, sebbene non vi siano altri tipi di legami tra i due gruppi. Le lingue slave sono parlate da oltre 315 milioni di persone abitanti in Europa orientale, centro-orientale e balcanica[2], nonché da un folto gruppo di emigrati in tutto il mondo. Alcune lingue slave usano l'alfabeto latino con alcuni segni diacritici (polacco, croato), altre quello cirillico (russo, bulgaro), con variazioni minime tra una lingua e l'altra. Sulla base delle lingue slave sono state create diverse lingue artificiali che possono essere comprese da coloro che parlano almeno una lingua slava. SuddivisioniGli studiosi dividono tradizionalmente le lingue slave in tre gruppi principali sulla base di principi geografici e genealogici, di cui alcuni si dividono ulteriormente in sottogruppi[3]:
Alcuni linguisti ritengono che sia esistito anche un gruppo di lingue slave settentrionali. Il dialetto dell'antica Novgorod all'interno dell'antico russo può aver riflesso alcune idiosincrasie di questo presunto gruppo. D'altra parte, il termine "slavo settentrionale" viene usato anche per combinare le lingue slave occidentali ed orientali in un solo gruppo da contrapporsi a quelle meridionali. Il grado di mutua intelligibilità gioca inoltre un suo ruolo nel definire le lingue appartenenti ai tre gruppi. Nella maggior parte dei casi all'interno di uno stesso gruppo è possibile che i locutori di diverse lingue siano in grado di capirsi almeno in parte, ma si riscontra che non sono generalmente in grado di comprendersi al di fuori del proprio gruppo di appartenenza (un paragone simile si può trovare nella facilità di mutua comprensione tra italiano e spagnolo, e la difficoltà tra italiano e francese, senza però che si ritrovi il medesimo parallelo genealogico). La differenza più rilevante tra il gruppo orientale ed il gruppo occidentale si riscontra nell'ortografia delle lingue standard: le lingue slave occidentali vengono scritte utilizzando l'alfabeto latino ed hanno subito maggiori influenze da parte dell'Europa occidentali, data l'appartenenza storica di queste popolazioni al credo cattolico romano, mentre le lingue slave orientali vengono scritte utilizzando l'alfabeto cirillico, data la secolare appartenenza al credo ortodosso ed alla profonda influenza della cultura greco-bizantina. Le lingue slave orientali hanno assorbito comunque molte parole di origine latina, francese, tedesca ed italiana durante la campagna di occidentalizzazione della Russia di Pietro il Grande, riducendo in tal modo questa differenza. Anche se il gruppo slavo meridionale presenta caratteristiche che lo distinguono dai gruppi orientale e occidentale, presenta al suo interno le medesime variazioni: il bulgaro, ad esempio, possiede alcuni tratti orientali (alfabeto cirillico, prestiti dal russo ed influenza dal greco) ed il croato molti tratti occidentali (alfabeto latino, influenza mitteleuropea come il ceco), nonostante entrambe siano lingue slave meridionali. La divisione tripartita delle lingue slave non tiene conto dei dialetti parlati di ogni lingua. Tra questi, alcuni cosiddetti dialetti di transizione e dialetti ibridi spesso fungono da collegamento tra lingue differenti, dimostrando similitudini che non emergono quando si comparano le lingue standard. Ad esempio tra lo slovacco (una lingua slava occidentale) e l'ucraino (una lingua slava orientale) funge da collegamento il russino, parlato nella Slovacchia orientale e nelle zone più occidentali dell'Ucraina.[5] In maniera simile il polacco condivide caratteristiche di transizione sia con i dialetti ucraini occidentali che con i dialetti bielorussi. Il dialetto croato kajkavo è più simile allo sloveno che al croato standard. Anche se le lingue slave si sono suddivise da una comune protolingua più tardi di ogni altro gruppo di lingue indoeuropee, esistono sufficienti differenze tra i vari dialetti e lingue slave per rendere difficile la comunicazione tra locutori di diverse aree slave. All'interno delle singole lingue, i dialetti possono variare di poco, come quelli russi, o presentare grandi differenze, come quelli sloveni. StoriaOrigini e parentela genealogicaLa radice delle lingue slave è il proto-slavo, che a sua volta deriva dal protoindoeuropeo, l'antenato comune di tutte le lingue indoeuropee, passando attraverso una fase balto-slava. I linguisti storici più importanti (Oswald Szemerényi, August Schleicher) postulano che il proto-slavo sia derivato a sua volta dal proto-balto-slavo, un antenato comune di proto-slavo e proto-baltico. Secondo questa teoria, l'Urheimat del proto-balto-slavo si trovava nei territori circostanti l'odierna Lituania in un qualche momento dopo che la comunità linguistica indoeuropea si era separata in differenti regioni dialettali (all'incirca 3000 a.C.). I locutori slavi e baltici condividerebbero almeno 289 parole che potrebbero provenire da quella ipotetica proto-lingua. Durante il periodo balto-slavo si svilupparono alcune isoglosse esclusive nella fonologia, nella morfologia, nel lessico e nella sintassi che resero le lingue slave e quelle baltiche le più vicine genealogicamente tra loro. Si ritiene che il processo di separazione del proto-slavo dal proto-baltico sia avvenuto nel periodo tra il 1500 ed il 1000 a.C.[6] Alcuni linguisti dei paesi baltici hanno tradizionalmente sostenuto che il gruppo slavo differisca così radicalmente dal vicino gruppo baltico che non avrebbero potuto condividere un antenato comune dopo la frammentazione del continuum linguistico indoeuropeo circa cinque millenni fa. Questa teoria venne supportata all'inizio del XX secolo da Antoine Meillet, soprattutto perché si è rilevato che le lingue baltiche orientali (lituano e lettone) presentano più affinità con il gruppo slavo rispetto alle lingue baltiche occidentali (antico prussiano). Perciò una teoria diffusa è la visione delle lingue baltiche e delle lingue slave come gruppi indoeuropei separati, ma intrecciati in un continuum dialettale, privo di netti confini linguistici e le affinità e somiglianze tra i due gruppi sarebbero dovute al continuo contatto linguistico.[7] Evoluzione delle lingue slaveL'imposizione dell'antico slavo ecclesiastico agli slavi di religione ortodossa avvenne spesso alle spese dei dialetti locali. Lockwood, un indoeuropeista, afferma: "(L'antico slavo ecclesiastico) è rimasto in uso fino ai tempi moderni, ma è stato influenzato sempre di più dalle lingue vive ed in evoluzione, in modo che si possano distinguere varietà bulgare, serbe e russe. L'uso di un tale mezzo di comunicazione impedì lo sviluppo delle lingue locali per scopi letterari e i primi tentativi avvennero in uno stile misto". Lockwood inoltre nota che queste lingue si sono arricchite acquisendo i termini per i concetti astratti dal vocabolario dell'antico slavo ecclesiastico. La situazione nei paesi cattolici, dove il latino era più importante, era diversa. Il poeta rinascimentale Jan Kochanowski e gli scrittori del barocco croato del XVI secolo scrivevano nei loro rispettivi dialetti (anche se il polacco aveva ampiamente assimilato termini dal latino come il russo dall'antico slavo). Nonostante l'antico slavo ecclesiastico avesse soffocato la letteratura vernacolare, tuttavia favorì l'attività letteraria slava e promosse l'indipendenza linguistica da influenze esterne. Solo la tradizione letteraria vernacolare croata si è accordata con quella slavo ecclesiastica nel tempo. Iniziò con il codice di Vinodol ed è continuata attraverso il Rinascimento fino alla codificazione della lingua croata nel 1830, anche se molta della letteratura tra il 1300 ed il 1500 veniva scritta nello stesso stile misto che prevaleva in Russia e negli altri paesi. Il più importante documento della prima letteratura croata è la lapide di Bescanuova della fine dell'XI secolo. È una larga tavoletta di pietra ritrovata nella piccola chiesa di Santa Lucia dell'Isola di Veglia - oggi croata -, contenente un testo scritto prevalentemente in čakavo, oggi un dialetto del croato, scritto in glagolitico croato. L'indipendenza di Ragusa facilitò la continuità della tradizione. Le lingue degli slavi cattolici si avvicinarono pericolosamente all'estinzione in varie occasioni. Il polacco venne attestato la prima volta nel XIV secolo; prima la lingua d'amministrazione era il latino. Il ceco era continuamente in pericolo di venire cancellato dal tedesco e le lingue lusaziane (superiore ed inferiore) parlate solo in Germania hanno quasi lasciato totalmente il passo al tedesco. Sotto l'influenza tedesca ed italiana, lo sloveno era relegato a lingua regionale parlata dai contadini, e venne elevata agli standard della scrittura solo dagli scrittori protestanti nel XVI secolo. Le influenze più recenti seguono tutte lo stesso schema generale nelle lingue slave come da tutte le altre parti, e sono regolate dalle relazioni politiche degli slavi. Nel XVII secolo la lingua dei borghesi russi (деловой языкdelovoj jazyk) assorbì parole tedesche attraverso contatti diretti tra i russi e le comunità tedesche in Russia. Nell'era di Pietro il Grande, gli stretti contatti con la Francia attirarono una grande quantità di prestiti e di calchi dal francese, una significante parte dei quali non solo è sopravvissuta ma ha anche rimpiazzato i vecchi prestiti antico-slavi. Il russo, a sua volta, influenzò la maggior parte delle letterature slave in un modo o nell'altro nel XIX secolo. Gli scrittori croati prendevano in prestito liberamente parole ceche, mentre a loro volta gli scrittori cechi, tentando di rivitalizzare la loro lingua morente prendevano in prestito molte parole (es. въздух, văzduch, aria) dal russo. Un ruolo più diretto il russo lo ebbe con il bulgaro, dove le parole russe vennero importate in massa per rimpiazzare i prestiti turchi e greci, cosicché ci sono parole in bulgaro che hanno un'impronta di base fonetica russa (cioè hanno una struttura fonetica inusuale per la lingua bulgara o per le lingue slave meridionali in generale). Differenziazione delle lingue slaveIl proto-slavo esisteva approssimativamente verso la metà del primo millennio d.C. Intorno al VII secolo, si era diviso in grandi zone dialettali. Non ci sono ipotesi realistiche sulla natura della successiva divisione degli slavi occidentali e meridionali. Generalmente si ritiene che il gruppo slavo orientale si sia fuso in una lingua antico russa, e che quest'ultima sia esistita almeno fino al XII secolo. Si crede oggi che gli slavi meridionali siano arrivati nella penisola balcanica in due ondate, e che tra di loro ci fosse una numerosa popolazione di valacchi. La differenziazione linguistica ricevette una grande spinta dalla dispersione dei popoli slavi su un grande territorio, che in Europa centrale eccedeva i confini degli odierni stati slavofoni. I documenti scritti del IX, del X e dell'XI secolo possiedono già alcune caratteristiche linguistiche locali. Ad esempio i monumenti di Freising mostrano una lingua che contiene alcuni elementi fonetici e lessicali peculiari dei dialetti sloveni (es. rotacismo, la parola krilatec). Il movimento degli slavofoni nei Balcani, nei secoli del declino dell'Impero bizantino espanse l'area delle parlate slave ma le scritture precedenti sopravvissero in quest'area. L'arrivo in Pannonia nel IX secolo delle popolazioni magiare interpose una seconda popolazione non-slava tra gli slavi occidentali e quelli meridionali, recidendo così la connessione tra gli slavi nella Croazia bianca (o Crobazia, nell'odierna Polonia) e la Serbia bianca (o Sorabia, nell'attuale Lusazia, in Germania) e gli slavi meridionali, croati e serbi. Le conquiste dei Franchi completarono la separazione geografica tra questi due gruppi, recidendo la connessione tra gli slavi in Moravia e la Bassa Austria (Moravi) da quelli dell'odierna Stiria, Carinzia, Tirolo orientale in Austria e delle province della moderna Slovenia, dove gli antenati degli sloveni si stabilirono durante la prima colonizzazione. Storia linguisticaDi seguito vengono elencati i principali mutamenti linguistici che hanno coinvolto i dialetti indoeuropei (PIE) che si sono sviluppati poi nello slavo comune (SC), stadio immediatamente successivo la comparsa del proto-slavo (PS).
Caratteristiche comuniLe lingue slave sono una famiglia linguistica relativamente omogenea, in confronto ad altri sottogruppi di lingue indoeuropee (ad esempio le lingue germaniche, le lingue romanze e le lingue indo-iraniche). Ancora nell'XI secolo d.C. l'intera area slavofona funzionava ancora come una sola lingua permeata di differenze a livello dialettale, detta slavo comune. In comparazione con la maggior parte delle altre lingue indoeuropee le lingue slave sono moderatamente conservative, in particolare in termini di morfologia (cioè i modi di flessione nominale e coniugazione verbale per indicare le differenze grammaticali). La maggior parte delle lingue slave possiede una ricca morfologia fusiva che preserva buona parte della morfologia flessiva del protoindoeuropeo.[8] Ecco alcune delle principali caratteristiche comuni delle lingue slave:
FoneticaConsonantiLa tabella successiva mostra l'inventario consonantico del tardo slavo comune:[9]
1Il fonema /sʲ/ non compare in slavo occidentale, dove si presenta invece sotto forma di /ʃ/. Questo inventario di fonemi è abbastanza simile a quello che si trova nella maggior parte delle lingue slave moderne. La serie estesa di consonanti palatali, insieme alle affricate *ts e *dz si sono sviluppate attraverso una serie di palatalizzazioni successive che avvenne durante il periodo protoslavo da sequenze di consonanti velari seguite da una vocale anteriore (es. *ke, *ki, *ge, *gi, *xe, e *xi), o di svariate consonanti seguite da *j (es. *tj, *dj, *sj, *zj, *rj, *lj, *kj, e *gj, dove *j indica il suono della i di ieri o della j di Jacopo). Il maggior mutamento in questo inventario è il risultato di un'ulteriore palatalizzazione generale che è avvenuta alla fine del periodo dello slavo comune, dove tutte le consonanti divennero palatalizzate prima di una vocale anteriore. Ciò produsse un gran numero di nuovi fonemi palatalizzati (o "molli"), che andarono a formare delle coppie con i corrispondenti fonemi non palatalizzati (o "duri")[8] ed assorbirono i fonemi palatalizzati già esistenti *lʲ *rʲ *nʲ *sʲ. Questi fonemi si sono conservati meglio in russo, mentre sono andati persi in modi differenti nelle altre lingue (in particolare in ceco e slovacco). La tavola successiva mostra l'inventario fonologico del russo moderno:
Questo processo generale di palatalizzazione non è avvenuto in serbo-croato ed in sloveno. Come risultato l'inventario consonantico moderno di queste lingue è quasi del tutto identico a quello del tardo slavo comune. Il tardo slavo comune ammetteva relativamente pochi gruppi consonantici. Ad ogni modo, come risultato della caduta di alcune vocali (le jer), le lingue slave moderne ammetto dei gruppi consonantici relativamente complessi. come nel termine russo взблеск [vzblʲɛsk] ("lampo"). In molte lingue slave si possono trovare dei gruppi consonantici abbastanza rari linguisticamente, come nel russo ртуть [rtutʲ] ("mercurio") o nel polacco mchu [mxu] ("muschio", gen. sing.). La parola per "mercurio" con il gruppo iniziale rt-, per esempio, si può trovare anche il altre lingue slave orientali ed occidentali, anche se lo slovacco ha conservato una vocale epentetica (ortuť). VocaliUn inventario vocalico tipico è:
Il fonema ɨ si trova solamente in alcune lingue (russo, bielorusso, polacco), ed anche il queste lingue non è chiaro se si tratti di un fonema a sé stante o di un allofono di /i/. Ciononostante è una caratteristica notevole delle lingue in cui è presente.
Lo slavo comune aveva anche due vocali nasali: *ę [ẽ] ed *ǫ [õ]. Queste vocali si sono conservate solamente nel polacco moderno (ed in alcuni dialetti delle altre lingue, si veda Jus per maggiori chiarimenti).
Si possono trovare altre vocali fonematiche in certe lingue (ad esempio lo scevà /ǝ/ in bulgaro ed in sloveno, vocali distinte medio-chiuse e medio-aperte in sloveno, e la vocale quasi anteriore quasi chiusa non arrotondata /ɪ/ in ucraino). Lunghezza vocalica, accento e tonoUn'area di grande differenziazione tra le lingue slave è quella della prosodia (cioè della distinzione in termini di quantità vocalica, accento e tono). Lo slavo comune ha un complesso sistema prosodico, ereditato con piccole modifiche dal protoindoeuropeo e consiste nella fonemicità della lunghezza vocalica ed un accento libero e mobile:
Le lingue moderne presentano grandi differenze nelle modalità in cui hanno preservato o innovato questo sistema. Da un lato il serbo-croato conserva il sistema quasi inalterato (specialmente nel dialetto ciacavo, molto conservativo); dal lato opposto il macedone moderno ha praticamente perso questo sistema nella sua interezza. Tra questi esempi si trovano numerose varianti:
GrammaticaLe lingue slave hanno delle diffuse alternanze morfofonemiche nel proprio sistema morfologico flessivo e derivativo,[8] incluse alternanze tra consonanti velari e postalveolari, vocali anteriori e posteriori, e tra la presenza o meno di una vocale (le cosiddette o, e, a ed ъ mobili.[10] (ad esempio, russo угол (ugol, nominativo singolare, angolo) - угла (ugla, genitivo singolare, dell'angolo); ceco pes (nominativo singolare, cane) - psa (genitivo singolare, del cane); serbo-croato pas (nominativo singolare, cane) - psa (genitivo singolare, del cane); bulgaro ъгъл (ăgăl, singolare, angolo) - ъгли (ăgli, plurale, angoli)). Flessione nominaleLa maggior parte delle lingue slave preserva buona parte del sistema dei casi indoeuropeo. In particolare si conservano i seguenti casi[11]:
Le lingue slave occidentali, come il ceco[12] e meridionali, come il serbo-croato[13], preservano tutti i casi che si ricostruiscono per lo slavo comune, mentre un'altra parte delle lingue, specialmente orientali, come il russo[14], hanno perso l'uso del vocativo. Notevole è il caso del bulgaro e del macedone, che hanno perso completamente il sistema flessivo dei casi, affidandosi all'uso delle preposizioni, mantenendo però l'uso del vocativo[15]. Spicca anche l'esempio della lingua slovena, che ha preservato l'utilizzo del numero duale[16], presente nello slavo comune, unica fra tutte le lingue slave moderne. LessicoDi seguito viene elencata una breve selezioni di termini del vocabolario di base nelle maggiori lingue della famiglia linguistica slava. Ciò serve per dare l'idea della forte somiglianza ancora presente fra le lingue, del grado di mutua intelligibilità ancora presente, nonché dei cambiamenti fonetici che hanno invece differenziato queste lingue. Questa non è da intendersi come un vocabolario: questi termini hanno un'origine comune ma il loro significato può essere mutato con il tempo o possono essere stati sostituiti da prestiti più recenti.
Influenza sulle lingue vicineLa maggior parte delle lingue dell'ex Unione Sovietica, della Russia e dei paesi adiacenti (per esempio il mongolo) sono state significativamente influenzate dal russo, specialmente nel vocabolario. Ad occidente, il romeno e l'ungherese e l'albanese testimoniano l'influenza delle vicine nazioni slave specialmente nel lessico della vita urbana, dell'agricoltura, del commercio e dei trasporti, ovvero le maggiori innovazioni culturali ai tempi in cui i contatti su larga scala avvenivano raramente. In ognuna di queste lingue i prestiti lessicali di origine slava rappresentano almeno il 20% del vocabolario totale. Ad ogni modo il romeno dimostra un'influenza slava significativamente minore rispetto all'albanese ed all'ungherese. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che le tribù slave attraversarono i territori abitati dagli antichi illiri e dai valacchi e solo in esigua parte vi si stabilirono, nelle loro migrazioni verso i territori balcanici. I contributi slavi alle lingue germaniche rimangono tutt'oggi una questione dibattuta, pur se il glottologo Max Vasmer ha affermato che non ci sono prestiti slavi nel proto-germanico. Tuttavia, molti linguisti, tra cui Andrzej Poppe, considerano enorme il contributo degli slavi alle lingue germaniche. Nella lingua gotica c'è un gran numero di prestiti slavi: hlaifs (pane, dallo proto-slavа hleb), katils (caldaia, dallo proto-slavа kotel), biuþs (tavolo, dallo proto-slavа bliudo), kaupjan (comprare, dallo proto-slavа kupit), skeinan (luce, dallo proto-slavа sianye), boka (lettera, from proto-slavа bukva).[17] D'altra parte, secondo gli scienziati Rasmus Rask e August Schleicher, questo numero di slovenismi nelle lingue germaniche è dovuto al fatto che le lingue germaniche e slave hanno un'origine comune.[18][19] Molto di quanto si è detto per lo yiddish vale anche per la lingua ebraica oggi parlata e scritta in Israele, in quanto si tratta di una lingua ricostituita, almeno agli inizi, da persone in buona parte di madrelingua yiddish o slava. Esso dunque, pur avendo basi lessicali e morfologiche semitiche, quindi del tutto diverse, ha subito un forte influsso yiddish e slavo nella fonetica, nella sintassi e, in parte, nei neologismi del lessico. [23] L'inglese deriva quark (un tipo di formaggio, non la particella subatomica) dal tedesco Quark, che è stato derivato a sua volta dallo slavo tvarog, che significa "caglio". Molti cognomi tedeschi, in particolare nella Germania orientale ed in Austria sono di origine slava. La parola ceca robot si trova orma nella maggior parte delle lingue del mondo, come la parola pistola, proveniente probabilmente anch'essa dal ceco, si trova in molte lingue indoeuropee, tra cui il greco (πιστόλι, pistóli). Una parola slava ben conosciuta in quasi tutte le lingue europee è vodka, un prestito dal russo водка (vodka), a sua volta presa in prestito dal polacco wódka (pronunciato /vutka/), letteralmente "piccola acqua, acquetta", dallo slavo comune voda (acqua, parente dell'inglese water e del tedesco Wasser e del greco hydor), con la desinenza diminutiva -ka.[24][25] A causa del commercio medievale di pellicce con la Russia settentrionale i prestiti pan-europei provenienti dal russo includono parole come zibellino[26] (oltre all'italiano anche lo stesso termine inglese sable fa parte di questi prestiti[27]) La parola vampiro è stata presa in prestito (forse attraverso il francese vampire) dal tedesco Vampir, a sua volta preso in prestito nel primo XVIII secolo[28] dal serbo вампир/vampir, discendente dal termine proto-slavo *ǫpyrь,[29][30] anche se lo studioso polacco K. Stachowski ha sostenuto che l'origine della parola risale allo slavo comune *vąpěrь, proveniente dal termine di origine turca oobyr.[31][32][33][34] In svariate lingue indoeuropee, tra cui l'inglese, si ritrova il termine polje (dal significato di "pianura, campo") direttamente dalle lingue slave meridionali occidentali (cioè sloveno, croato e serbo). Durante il periodo della guerra fredda nel XX secolo si sono diffuse in tutto il mondo molte parole di origine russa: da (да, si), soviet (совет, letteralmente consiglio), sputnik (спутник, letteralmente compagno di viaggio, satellite), perestroika (перестройка, letteralmente ricostruzione, ristrutturazione), glasnost (гласность, letteralmente trasparenza), kolchoz (колхоз, acronimo di proprietà agricola collettiva), ecc. Inoltre è possibile trovare anche la parola samovar (letteralmente. "che bolle da sé") per riferirsi allo specifico oggetto di origine russa per preparare il tè. Lista delle lingue slave con i codici ISO 639 e SILLa seguente lista deriva per la maggior parte dai risultati di Ethnologue per le lingue slave.[35] Quando presenti, include i codici ISO 639-1 e ISO 639-2 così come il codice SIL. L'ISO 639-2 possiede anche il codice sla per un uso generalizzato per le lingue slave che non possiedono un proprio codice. Protolingua:
Lingue soprannazionali
Un antico testo di una messa in slavo ecclesiastico sopravvive in Croazia ed in Repubblica Ceca, meglio conosciuto attraverso il suo rifacimento musicale da parte di Leoš Janáček (la Messa glagolitica). Pidgin
Lingue artificiali a base slava
Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
Collegamenti esterni
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