Le precipitazioni si concentrano nei periodi compresi tra marzo e maggio, con un leggero calo nei mesi estivi, e un riacutizzarsi nel periodo compreso tra ottobre e novembre inoltrato.
Origini del nome
Il toponimo Olgiate deriverebbe del celticoolca e indicherebbe una zona pianeggiante oggetto di aratura.[6]
Il territorio olgiatese fu abitato fin dai tempi più remoti. Ancora oggi sono conservate diverse testimonianze romane ed altomedievali, la maggior parte delle quali si trovano a Beolco. Questa frazione custodisce una bella ara romana di epoca ignota e, nella chiesa di San Pietro risalente all'XI-XII secolo, la celebre lapide funeraria di Aldo e Grauso, nobili longobardi qui sepolti verso il 700 e ricordati da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum. Beolco fu uno dei principali centri altomedievali della Brianza, tanto da dare i natali a Ferlinda, moglie dell'ultimo conte di Lecco, morto nel 975, e divenne sede di un canonicato privato, fondato forse dalla stessa Ferlinda, morta senza eredi diretti. Altri centri antichi sono Pianezzo e Porchera (Vicus Porcarius in un documento del 960) entrambi di origini romane, Olgiate vecchio (attuale villa Sommi Picenardi) e Borlengo (presso S. Zeno), nuclei di probabile origine longobarda o franca. Uno sviluppo agricolo della zona fu promosso dalla regina longobarda Teodolinda, la quale avviò una bonifica di una zona paludosa che, a causa dello straripamento dell'Adda, si veniva a formare tra Beolco e Casternago.[6] A tal fine, le sponde dell'Adda alla convergenza dei colli di Monte e Buonmartino vennero sbancate, provocando un allargamento dell'alveo che permise di evitare l'allagamento delle terre.[6]
La ricchezza della storia di Olgiate Molgora si riflette nell'alto numero di frazioni e cascine sparse nell'intero territorio comunale. Molti di questi nuclei hanno avuto una storia ed uno sviluppo urbanistico peculiari. Per esempio, nel basso medioevo si svilupparono centri abitati come Mondonico o Olcellera, con funzione di colonizzazione agraria dei territori acquitrinosi. Alcuni insediamenti furono fondati o sviluppati da monasteri importanti; Porchera, infeudata all'abbazia di San Pietro al Monte di Civate, e ancora Olcellera, soggetta al monastero di San Dionigi di Milano per via di una donazione da parte dell'arcivescovo Ariberto da Intimiano (cessione suggellata da Corrado II in un documento datato 23 marzo 1026[6]). Altri nuclei abitati piuttosto consistenti, come Canova e Pilata, furono edificati da contadini emigrati dai vicini nuclei di Beolco e Olgiate, allora residenze di nobili o ecclesiastici quali i Vimercati, i Calchi o i Cittadini, mentre il nucleo di Monticello sembra essere stato fondato da famiglie provenienti dal Monte di Brianza e dalla Valletta di Hoè.
Una rivolta capeggiata da Giovanni da Cicognola contro i feudatari del luogo fu repressa nel sangue: chi non morì durante gli scontri fu messo al rogo davanti al monastero di Santa Maria Hoe o lasciato morire di stenti nelle prigioni del castello di Viganò.[6]
Dagli Statuti delle strade milanesi del 1345 emerge che i nuclei autonomi più importanti erano Beolco, Porchera, Olgiate e Mondonico, accanto ai centri minori di Pianezzo e Monticello. Nel corso dei secoli Olgiate, Pianezzo, Porchera, Mondonico, Olcellera e Borlengo divennero comuni autonomi, ai quali nel XVII secolo si aggiunse Valicelli, piccola cascina nei pressi di S. Zeno. Sembra, inoltre, che le frazioni di Monticello, Brugo, Buonmartino, Pilata, Stalli e Beolco abbiamo vissuto una breve stagione di autonomia amministrativa tra il Quattrocento e il Cinquecento. Gli austriaci fusero tutte queste entità autonome in due comuni (Olgiate e Mondonico).
Nel 1646 Olgiate ottenne il riscatto dall'infeudazione.[6]
Nel 1854 nel Dizionario corografico della Lombardia, di Olgiate Molgora viene scritto[8]:
«OLGlATE. Provincia di Como (diocesi di Milano), distretto (Xll) di Brivio. comune con convocato, che colle frazioni di Beolco. Monticello. Cassina-Pilata, Cassina-Nuova, Brugo, Buon Martino e Cassina Pianezza fa 977 abitanti.
Superficie pertiche 5713. Estimo scudi 58,015. 4.
Villaggio della Brianza, unito alla parrocchia di Calco, da cui dista un miglio, e tre miglia a ponente da Brivio. Sta in un'amena posizione; dalla villeggiatura Sala si ha un bel punto di vista. Un miglio a borea di questo villaggio ovvi il casale di Olchielera.»
Nel 1863, dopo l'Unità d'Italia, il comune di Olgiate assunse la denominazione di Olgiate Molgora, per distinguersi da altre località omonime.[7]
Nel 1927 furono aggregati a Olgiate Molgora i comuni di Calco e Mondonico;[9] in conseguenza di ciò, l'anno successivo il comune di Olgiate Molgora mutò la propria denominazione in Olgiate Calco.[10]
Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1953, venne ricostituito il comune di Calco, e Olgiate Calco recuperò la denominazione di Olgiate Molgora.[11]
Attualmente Olgiate Molgora conta più di 6 000 abitanti.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR dell'8 ottobre 1976.[12]
«D'argento, al castello di rosso, chiuso e murato di nero, torricellato di due pezzi laterali, merlato alla guelfa, sormontato da un corno da caccia d'azzurro.»
Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di rosso.
Oratorio di San Giuseppe, realizzato attorno al 1840[21]
Architetture civili
Torre di Porchera, edificata nel XIII secolo[22] ma rimaneggiata nel XV secolo[23].
Villa Sala Sommi Picenardi (XVII secolo),[24] immersa in un giardino formale[25][6], ospita una collezione di modellini di mobili.[6] La villa, che si presenta in stile neoclassico, originariamente era un edificio barocco.[25] La villa ospita la chiesetta dedicata ai santi Ambrogio e Galdino (1702).[25]
Villa Gola (XVI secolo), detta "il Buttero"[26], dimora della nobile famiglia dei Gola, tra i quali il pittore Emilio.[6] La villa nacque a partire da un primo nucleo del XV secolo, eretto laddove si trovava una torre della famiglia Calchi.[25] Ulteriori strutture vennero aggiunte nei secoli XVI, XVIII e XIX.[25] Il cardinal Dugnani fu il committente della cappella dedicata a Santa Maria della Neve (inizio XIX secolo).[25]
Il paese è costituito di due parrocchie: Maria Madre della Chiesa e San Zeno.
La parrocchia di Maria Madre della Chiesa è molto recente, è stata fondata il 24 settembre 1970; il primo parroco è stato don Natale Beretta che ha guidato la parrocchia fino al 2005. La chiesa parrocchiale è stata costruita nel 1978-1979. Fanno parte del territorio parrocchiale la chiesa di San Rocco in Canova, la chiesa di San Pietro di Beolco e la chiesa privata della Madonna della Neve al Buttero. La chiesa di Pianezzo, dedicata a San Michele, fu eretta verso la fine del Cinquecento ed è soggetta alla parrocchia di Pagnano.
La parrocchia di San Zeno fu eretta il 31 ottobre 1585: si trattava di una piccola chiesa vicina all'abitato di Borlengo, esistente almeno dal XIII secolo. Il primo parroco fu don Francesco Laino, fino al 1586. Alla parrocchia di San Zeno sono soggette le chiese dei Santi Rocco e Sebastiano di Monticello, San Biagio di Mondonico, Santa Maria Addolorata di Porchera, San Carlo al Foppone e la chiesa privata di Villa Sommi Picenardi dedicata ai Santi Ambrogio e Galdino; erano inoltre parte della parrocchia le chiese, oggi sconsacrate, di San Giuseppe al Monastirolo, Santa Croce al Casino e San Luigi Gonzaga in Villa Maria a Mondonico. La costruzione dell'attuale chiesa parrocchiale iniziò nel 1750 e terminò nel 1816.
^ Glauco Sanga, Dialettologia lombarda, Pavia, Università di Pavia, 1984.
Bibliografia
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
Lorenzo Brusetti e Massimo Cogliati, Olgiate Molgora, una storia in cammino, Bellavite Editore, Missaglia, 2001.